Di Antonio Di Brino
Più leggo le posizioni personali di “rappresentanti politici” locali del centrodestra più mi chiedo come abbiano fatto i cittadini molisani a non accorgersi che avevamo sul territorio un grande statista che meriterebbe di sedere alla destra di Angela Merkel. Il centrodestra ha bisogno di viaggiare in maniera unita se si vuole davvero riportare il Molise fuori dal collasso provocato dal centrosinistra ormai al governo da quasi cinque anni. Invece l’Idea del grande statista per far ripartire il Molise qual è? Chiudere questa regione e annetterla ad altri territori. Non sarà un caso se grandi uomini politici come La Penna, Sedati, D’Aimmo solo per citarne qualcuno, probabilmente oggi formiche a cospetto dello statista Tiberio, hanno lottato per fare in modo che al Molise venisse riconosciuta l’indipendenza dall’Abruzzo con legge costituzionale. Così in un momento in cui vari territori rivendicano maggiore autonomia, e mi riferisco alla Catalogna ma anche ad altre regioni come il Trentino, la Lombardia, il Veneto, la Romagna che vuole staccarsi dall’Emilia, in Molise a volere l’annessione con altre regioni sono esponenti dell’attuale governo di centrosinistra che hanno ridotto il Molise sul lastrico e… Maurizio Tiberio.
Qualcuno all’epoca della conquistata autonomia si chiedeva: “giova al Molise il distacco dall’Abruzzo?”. L’interrogativo scaturiva, come la stampa dell’epoca riportava, dalla constatazione degli angusti limiti regionali oltre che dalla scarsa consistenza demografica. Ma di sicuro andava fatta una riflessione che poneva il problema non solo sotto l’aspetto territoriale ma anche sotto l’aspetto storico, geografico, etnico, politico e sociale. Il Molise prima della sua autonomia altro non era che un’appendice di varie regioni. Infatti per alcuni uffici si dipendeva dall’Abruzzo, per altri dalla Campania, dalla Puglia e perfino dalle Marche. Dunque si verificavano anche contrasti di competenze ma soprattutto si diffondeva un certo disorientamento che paralizzava gli sforzi di ripresa dei molisani.
L’ autonomia ha mosso i primi passi in maniera incerta e lenta ma subito dopo ha trovato concretizzazione nella istituzione di uffici ed enti che avrebbero contribuito a dare al territorio molisano la dignità di Regione. Il tutto grazie all’impegno della classe politica espressa dal Molise nel secondo dopoguerra, una classe politica che ha creduto nelle capacità del territorio e ha saputo guardare al futuro in modo strategico. Queste battaglie oggi vorrebbero essere vanificate da chi ritiene, senza alcuna lungimiranza politica, che questa regione non deve più esistere. A noi spetta il compito allora di portare avanti una nuova battaglia: quella per la difesa del nostro territorio. Una volta, l’allora capogruppo della Margherita, Tommaso Di Domenico, di fronte alla preoccupazione degli amministratori regionali per lo smantellamento di alcuni uffici e servizi essenziali che avrebbero riportato il Molise ad una semplice entità geografica, affermò: “ci stanno rubando i mattoni dalla casa senza che nessuno se ne stia accorgendo”. Tutto questo, il vero centrodestra molisano, non lo consentirà. Allora pongo una domanda a Tiberio, strenuo difensore della chiusura del Molise: se ci tieni tanto a che la nostra terra sparisca dalla cartina geografica ed istituzionale, se la tua idea di futuro è quella di vedere la nostra terra e i suoi cittadini divenire periferia di Abruzzo e Lazio, spiega ai molisani: per quale motivo siedi al tavolo del centrodestra e tenti di individuare un’alternativa di governo al centrosinistra? Perché, per posizioni, il tuo posto sarebbe quello di stare con Antonio Di Pietro e con lo stesso Frattura. In fondo, avete la stessa idea di futuro. E mentre voi altri dovrete giustificare ai molisani perché dovrebbero darvi fiducia nel voler soddisfare l’ambizione di decidere chi debba guidare una regione che volete chiudere, noi del centrodestra abbiamo sempre sostenuto e continueremo a lottare affinché il Molise resti una regione autonoma da cui non chiedere solo doveri ma alla quale riconoscere anche diritti ai propri cittadini.