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13 Ottobre 2017
IL PRESTIGIOSO COMMUNICATION AWARD 2017, A SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE UNIMOL
13 Ottobre 2017
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 49 venerdì 13 ottobre 2017
“Aspettavano di essere in trenta per aggredire gli antifascisti quando si trovavano isolati. Se eravamo in tre, allora non ci aggredivano più!” (Sandro Pertini)
Buon
compleanno
Pd
Dem 14 ottobre 2007, nasce il nuovo partito riformista. Un compleanno nel fuoco della battaglia contro le destre
ALLE PAGINE 4 – 6

L’EVENTO
#10anniPd una squadra per l’Italia
MARIO LAVIA
IL COMMENTO
Pietro Scoppola alle radici del nuovo partito
GIORGIO TONINI
PD DOMANI
I democratici del futuro. Parlano i giovani
L’EDITORIALE

Una legge per la nuova cittadinanza
Caterina Conti
N Nella Costituzione francese del 1793 si legge che “una generazione non ha il potere di assoggettare alle proprie leggi le generazioni future”. Un’affermazione che pongo per aprire una riflessione larga sul rapporto fra mondo, norme, giovani. E il mondo delle norme, dei doveri, è spesso connesso a quello dei diritti, cioè “dell’interesse individuale o collettivo la cui rilevanza e tutela viene riconosciuta dall’ordinamento giuridico”. In un mondo che cambia a ritmo vertiginoso, che ha visto mutare in breve il concetto di reale e virtuale, di vicino e lontano, appiattendo il presente in un continuo hic et nunc scollegato da passato e futuro, mutano anche le condizioni dei cittadini di tutte le età, e pertanto vanno adattate anche le leggi. Mi preme qui sottolineare come il complesso dei diritti e dei doveri sia, nel mondo contemporaneo occidentale, sottoposto continuamente, e in modo molto più rapido del passato, a un meccanismo di aggiustamento che va dall’accumulazione alla ridefinizione.
A PAGINA 8
ROSATELLUM
Verità e bufale sulla nuova legge elettorale
Dalle polemiche sui parlamentari nominati alla bufala sulla presunta norma salva-impresentabili: la verità sul testo approvato ieri sera a larga maggioranza dalla Camera dei Deputati
ALLE PAGINA 2-3
PROGRESSISTI
Il summit della Obama Foundation
A PAGINA 7
AMBIENTE
Pfas, i veleni del Veneto e le colpe di Zaia
A PAGINA 9
Legge Elettorale LA VERITÀ E LE BUFALE Fake news / Ma quali nominati? Le opposizioni dicono che i due terzi del Parlamento saranno composti da nominati. Ma la realtà è un’altra: dopo oltre 10 anni di Porcellum, con il Rosatellum bis si torna finalmente alrapporto tra eletto ed elettore. Ecco perché: con il Rosatellum bis un terzo dei parlamentari è eletto nei collegi uninominali (come con il Mattarellum). I restanti due terzi sono eletti con metodo proporzionale, con piccoli collegi e liste bloccate di pochi candidati (da 2 a 4), con la novità di tutti i nomi dei candidati presenti sulla scheda. La Corte Costituzionale ha stabilito che liste corte e collegi piccoli garantiscono all’elettore la riconoscibilità del candidato, salvaguardando dunque la libertà di voto. Fake news / Il “salva-Verdini” Secondo l’opposizione l’emendamento all’articolo 5 della legge elettorale permetterebbe la rielezione di Denis Verdini sul quale pendono due condanne in primo grado. Se le condanne dovessero essere confermate la sua carica decadrebbe anche se eletto all’estero. La norma non è ad personam ma di reciprocità perché attualmente i cittadini italiani residenti all’estero possono candidarsi anche in Italia mentre non è possibile il contrario. Non è facile essere eletti all’estero. Intanto bisogna essere iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero. Inoltre, si vota con le preferenze e anche con il Rosatellum bis si continuerebbe a farlo. Per essere eletti è necessario raccogliere migliaia di preferenze, per questo motivo di solito gli eletti all’estero sono conosciuti nella comunità di appartenenza. In ogni collegio plurinominaleciascun partito presentaun listino bloccato di candidatiIn ogni collegio plurinominaleciascun partito presentaun listino bloccato di candidati In ogni collegio ciascunacoalizione di partiti (oun partito che corre da solo)presenta 1 candidato/a 232 COLLEGI UNINOMINALI circa 65 COLLEGI PLURINOMINALI Ciascun elettore dispone di un solo voto Seggi daattibuire: 386 Se segna un partito, il voto va ancheal candidato uninominale della coalizione;se barra solo il candidato uninominale il voto viene distribuito proporzionalmentealle liste che lo sostengono. Sono eletti in proporzione ai votiottenuti dai partiti delle coalizioniche hanno superato il 10%dei voti e dai partiti oltre il 3%,la cui coalizione non sia arrivata al 10%. Totale eletti all’estero con metodo proporzionale: 12 I resti sono recuperati a livellodi circoscrizione 4 CIRCOSCRIZIONI ESTERE Europa; Nord-America;Sud-America;Africa-Asia-Oceania Così alla Camera Così al Senato con il maggioritario con il proporzionale 12nelle Circoscrizioni Estere 1 in Valle d’Aosta 231 386 Sbarramento Partiti 3% Coalizioni10% con il maggioritario con il proporzionale 6 nelle Circoscrizioni Estere 315 Senato 109 200 630 Camera CANDIDATO UNINOMINALE CANDIDATO UNINOMINALE Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxx QUOTA DI GENERE Nei collegi uninominali e plurinominalinessuno dei due generi può essererappresentato da più del 60% dei candidati Rispetto al testo basele pluricandidature salgono da 3 a 5. Sbarramento Partiti 3% Coalizioni10%
Legge Elettorale
La paura La falsa democrazia
dei collegi
a Cinque Stelle
Altro che attentato alla
Danno lezioni di democrazia,
democrazia. La paura di Grillo
dicono di amarla, ma quando
&co è legata principalmente ai
chiedono il voto ai loro
collegi uninominali che, conti
elettori non li ascoltano,
alla mano, non convengono
come è accaduto ad esempio
affatto ai Cinquestelle. A dirlo
a Genova. Nelle ultime
sono diversi osservatori, ma
amministrative Beppe Grillo
soprattutto lo certificano i
ha annullato il voto delle
numeri. Basti pensare alle
primarie online per la scelta
9 preferenze prese nel 2012
del sindaco del Movimento
da Danilo Toninelli, uno
semplicemente perché non
tra i più attivi contestatori
gradiva il candidato.
del Movimento, quando

si candidò a consigliere

comunale di Crema.

Per questo hanno cambiato

idea sul Tedeschellum (che pure

avevano inizialmente sostenuto)

e per questo ora si scagliano

contro il Rosatellum bis.

La violenza delle parole
“Dico che fate come fece Mussolini e non vi sta bene perché vi dico “la verità in faccia, avete paura che il popoluccio possa abbattere il fascismo presente, quello del Parlamento di nominati,
“Oggi qua fuori c’è stato un parlamentare che ha detto:
“‘Lì dentro (in Parlamento) ci sono delle bestie’. Questo non è accettabile. Non si rappresentano gli italiani con la guerra”.
del controllo dei mezzi di comunicazione”. ALESSANDRO DI BATTISTA La violenza in piazza Le giornate della discussione e del voto sul Rosatellum bis sono state caratterizzate dalla violenza fisica e verbale, dentro e fuori da Montecitorio.
Quando la tv è faziosa
ETTORE ROSATO
Buon compleanno Pd
Dieci anni
Una Roma – 14 ottobre – ore 10:30 squadra Teatro Eliseo via nazionale
per l’Italia

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Mario Lavia

2007-201710ANNIPD
TTortuosa, piena di curve ma anche di luci, la strada del Pd arriva dunque ad una stazione fortemente evocativa, quella del decennale. Dieci anni! Sembrano di più: i Ds e la Margherita sfumano in una memoria che pare remota, forse perché in qualche modo il Partito democratico c’era già prima di nascere non solo nella testa di molti ma come esigenza del nostro sistema politico. Nel senso della instaurazione di una normale e moderna competizione per il governo del Paese. Il decennale cade in un momento in cui non si ha gran voglia di guardare nello specchietto retrovisore, incalzati come si è dalla crucialità della fase politica. E come è tipico di fasi come questa, si serrano le fila, ci si stringe, si studia insieme il da farsi. L’appuntamento al teatro Eliseo di Roma ha inevitabilmente il sapore di un ritrovarsi, di un riannodare il filo del discorso, di fare un punto –
walter veltroni
anche con un pizzico di solennità, come in tutti i compleanni che si rispettino. Un palcoscenico, è il caso di dire, dove
paolo gentiloni
si incarnerà la vicenda di questo Pd che compie 10 anni: ed è giusto che a spegnere le candeline siano Walter
matteo renzi
Veltroni, Paolo Gentiloni e Matteo Renzi. E se è scontato che il premier e
il segretario – loro che sono le “punte” della squadra-Pd che scenderà
e quello di Renzi. A tutti e tre il compito non solo di in campo alle elezioni politiche celebrare il compleanno ma di dare la linea, come

sono destinati a suscitare una si diceva un tempo. Di far capire al Paese come e
Un
galvanizzazione della platea, appare perché si possono combattere e vincere i populisti e altamente significativo che a prendere le destre.
compleanno
la parola sarà anche il fondatore del Pd, Non sarà facile. Non basterà dire una cosa pur vera, Walter Veltroni, l’uomo che ha incarnato e cioè che sono i governi a guida Pd a portare l’Italia
che cade
l’idea stessa del partito riformista a fuori dalla fase più acuta della crisi. Non basterà dire vocazione maggioritaria ma certo non un’altra cosa vera, cioè che gli indicatori economici
nel vivo
chiuso all’idea della costruzione di sono tornati a essere positivi. Non basterà dire che è una rete di alleanze soprattutto nella stato il Pd a garantire il riconoscimento di diritti civili
della battaglia
società. importanti. Bisognerà anche avanzare un proposta al Renzi e il gruppo dirigente in queste Paese, lungo la strada del risanamento, delle riforme,
contro le destre
settimane hanno girato la prua del dell’abbassamento delle tasse, di una più elevata
qualità della democrazia, di un crescente tasso di intese elettorali rese necessarie dalla libertà dei cittadini. Non si tratta di arraffare consensi
Pd verso altre “terre”, alla ricerca di
nuova legge elettorale fornendo l’idea di una maggiore apertura, di una più chiara disponibilità all’incontro e all’ascolto (e d’altra parte, proprio
“l’ascolto” vuole essere la cifra del famoso treno che partirà martedì
prossimo da Roma per toccare tutte le province italiane). L’operazione di allargare la squadra e di infondere l’idea di un partito inclusivo, di governo, patriottico e europeo è quella che sta sulle spalle del segretario che in effetti sta lavorando in questa direzione; Gentiloni è il premier che porta più che degnamente a conclusione una legislatura non facile ed è personalmente un ottimo anello di congiunzione fra il Pd di Veltroni
a casaccio. Si tratta di aprire una pagina diversa della vicenda italiana. La manifestazione all’Eliseo dunque descrive l’arco che congiunge i puntini della vita del Pd lungo questi dieci anni e rilanciare la propria
proosta al Paese. Una storia difficile che ha conosciuto momenti
complicati, sempre sotto il fuoco di haters vecchi e nuovi più o meno
consapevoli, uno snodarsi di tappe e di facce che infine ha portato qui,
in un antico e glorioso teatro romano (quello di Eduardo e del Berlinguer del discorso sull’austerità) un partito che intende dire la sua, da protagonista.
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Buon compleanno Pd
Dieci anni
Pietro Scoppola, alle radici del Partito Democratico

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Giorgio Tonini

Capitò a me dare la notizia, nell’aula del Senato, della scomparsa di Pietro Scoppola. Erano da poco passate le 10,30 di giovedì 25 ottobre di dieci anni fa. Scoppola era morto nella notte, dopo una lunga e logorante malattia. Ricordai che era entrato in Senato da giovanissimo funzionario e poi, in una breve pausa della sua feconda carriera di docente di storia contemporanea, era tornato come senatore democratico cristiano nella nona legislatura (19831987). Ricordai anche il suo impegno per le riforme, costituzionali ed elettorali, e per l’Ulivo e il Partito democratico. Concludevo osservando: “C’è un filo di ironia della storia o – per chi crede – della Provvidenza, nel fatto che il professor Scoppola sia mancato due giorni prima dell’assemblea costituente del Partito democratico”. La costituente del Pd era stata eletta dieci giorni prima, il 14 ottobre, e si sarebbe riunita per la prima volta, per ratificare l’elezione a segretario di Walter Veltroni, il sabato successivo. Al mio annuncio, l’aula del Senato, per pochi minuti, si trasformò. Era un’aula spaccata in due come una mela: da una parte l’Unione di centrosinistra, divisa al suo interno su tutto, ma schierata a disperata difesa del governo Prodi; dall’altra quella che allora appariva la falange berlusconiana, protesa nel tentativo di far saltare governo e legislatura, convinta di essere maggioranza nel paese. La notizia della morte di Scoppola impose un’ora (scarsa) di cessate il fuoco. E si unirono nell’omaggio all’uomo di studi, mai disgiunti da una forte passione civile e politica, personalità antitetiche tra loro come Quagliariello e Russo Spena, Salvi e Zanone, D’Onofrio e Palermi.
Il testo che Democratica ha deciso di riproporre ai suoi lettori è forse il testamento politico di Scoppola. Si tratta della relazione che il professore tenne a Orvieto, il 6 ottobre del 2006: in quel seminario, arricchito anche dai contributi di Salvatore Vassallo e Roberto Gualtieri, furono gettate le fondamenta culturali e politiche del Partito democratico. Che nacque da un compromesso: tra le istanze radicalmente e talvolta astrattamente innovative del movimento ulivista e gli equilibri, anche di potere, tra e nei partiti fondatori.
Scoppola vede lucidamente il compromesso e non lo demonizza. Del resto, uno dei tratti salienti della ricerca intellettuale, della vicenda politica e perfino della meditazione spirituale di Scoppola è sempre stato il suo collocarsi sulla sottilissima soglia tra conflitto e mediazione. Il conflitto, per non degenerare in dissoluzione, deve aprirsi alla mediazione, che a sua volta deve accettare la sua insuperabile provvisorietà e strutturale insufficienza. Ciò che conta è che questa dialettica non si spenga, mai. “I partiti facciano i passi oggi possibili — conclude Scoppola la sua storica relazione — ma avvertano il rischio e la tremenda responsabilità delle parole: il rischio che le speranze cresciute in questi anni diventino nuove delusioni”.

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Pietro Scoppola
Ènecessario produrre un’integrazione che dia

senso dell’appartenenza comune, senso dei di­ritti e dei doveri, delle regole, della partecipazio­ne attiva e del confronto, che sono tra le eredità più positive lasciateci dal mondo cattolico e dal movimento dei lavoratori. Centrale è dunque la questione della cittadinanza, cioè della piena appartenenza alla comunità politica, che è anche una comunità di culture plurali che si riconoscono reciprocamente, di storie plurali ognuna delle quali trova un posto e un ruolo rispetto alle altre, in cui non ci sono ghetti o isole di esclusione o di autoesclusione. (…) I grup­pi dirigenti dei partiti e i partiti si incontrino e diano vita per quanto possibile a un nuovo soggetto unitario ma avvertano il rischio e la tremenda responsabilità delle parole: il rischio che le speranze cre­sciute in questi anni, che negli ultimi mesi i partiti stessi hanno acce­so e diffuso e che hanno dato vita ad un significativo protagonismo femminile, ad una mobilitazione di popolo che ha coinvolto milioni di donne, di uomini e di giovani diventino nuove delusioni. Non si può ripetere all’infinito che il paese è maturo per un partito demo­cratico, che c’è una diffusa domanda di base, senza compiere poi atti conseguenti, seri ed efficaci. I partiti facciano i passi oggi possi­bili, ma lascino aperta una grande finestra verso il futuro. E tenia­mo noi tutti, cittadini della Repubblica. viva dentro e fuori i partiti una prospettiva più ampia, un disegno più ambizioso, una tensione ideale che superi le singole appartenenze, che non guardi più alle componenti come realtà separate e non comunicanti, ma piuttosto esalti i valori comuni. Valori comuni da cercare proprio nella nostra Costituzione. Si discusse alla Costituente se la nuova Costituzione dovesse avere un presupposto ideologico e un punto di incontro fu trovato nell’idea della dignità della persona umana. Era una idea di matrice cristiana che laicamente declinata ispirò largamente il testo costituzionale. Mi chiedo se quella intuizione che ha fondato non solo tutte le tradizionali libertà ma il principio di uguaglianza e il rifiuto della guerra non possa diventare principio animatore della vita associata, non possa ispirare una laicità e una libertà di coscien­za e di religione che non neghino, anzi valorizzano, l’apporto delle esperienze religiose alla vita sociale, non possa animare non solo le iniziative statali di welfare, ma uno spirito di solidarietà (di amici­zia) in tutto il tessuto sociale, non possa sollecitare la ricerca di nuo­vi modelli di sviluppo. Il partito democratico può trovare in questo
patrimonio di valori la sua stella polare.
LEGGI QUI IL TESTO COMPLETO DELLA RELAZIONE DI PIETRO SCOPPOLA AL SEMINARIO DI ORVIETO “VERSO IL PARTITO DEMOCRATICO” DELL’OTTOBRE 2006
Buon compleanno Pd

il del nostro futuro
“I primi dieci del PD
“Il Pd tra 10 anni è la “Il Pd dovrà essere la casa
portano con sé una
vittoria dell’entusiasmo dei coraggiosi, di coloro
contro la rassegnazione, della concretezza contro i populismi e del coraggio contro la paura. Una comunità piena di giovani orgogliosi del proprio Paese.”
ARIANNA FURI (19 ANNI)
“Vorrei che fra dieci anni il Pd fosse il partito che ha realizzato quegli obiettivi e quei cambiamenti per cui noi e molti ragazzi anche prima di noi, hanno messo impegno e cuore per costruire una nuova classe dirigente. Per ricominciare
che pur avendo timori e incertezze preferiscono affrontare le paure e non rifugiarsi nel becero populismo. Perché il
coraggio non significa non
aver paura, ma superare i propri timori”
FRANCESCO DANISI (26 ANNI)
“Il Pd è elaborazione collettiva e partecipazione. Partendo da profonde radici interpreta il presente
per affrontare le sfide del
futuro in ottica europeista e riformista. Oggi è il tessuto vitale del nostro Paese, domani nuova linfa
meravigliosa promessa che è anche una scelta di destino: lottare ogni giorno per un’Italia migliore in un’Europa sempre più coesa, forte e solidale”.
GIULIA IACOVELLI (20 ANNI)
“La nostra missione è quella di tener duro quando tutti cedono, perché intolleranti e populisti non ci spaventano. Sono orgoglioso di militare nel più grande partito riformista d’Europa”
a credere che la Politica sia una cosa bella”
FRANCESCO PEDALINO (27 ANNI)
per l’Europa”
MARTINA GONNELLA (24 ANNI)
VITTORIO PECORARO (24 ANNI)

Progressisti
Proviamo a cambiare il mondo
Stefano Cagelli CONDIVIDI SU
“L“La nostra missione ispirare e creare le condizioni affinché le persone possano cambiare il mondo”. Barack Oba-ma l’aveva detto: non
sarò più presidente ma continuerò a fare a
politica. E lo sta facendo con tutta l’influen
za che può esercitare una figura come la
sua, punto di riferimento di tutti i progressi
sti nel mondo. Lo sta facendo utilizzando lo
strumento più efficace che è riuscito a met
tere in piedi in questi anni, la Obama Foun
dation.
Un laboratorio di idee, un cantiere in evo
luzione, un hub dove fare formazione, dove
condividere sensibilità e speranze, con un’u
nica finalità: creare una nuova generazione
di leader in grado di affrontare le sfide del
presente e del futuro, promuovendo l’idea
di una società aperta, inclusiva, tollerante,
moderna.
Coinvolgendo innovatori civici, giovani
leader, cittadini comuni, la fondazione si
propone di dare a tutti gli strumenti neces
sari per creare il cambiamento, ognuno a
partire dalla propria comunità.
Una storia che ha preso il via nella città na
tale di Barack Obama, la Chicago dei grandi
paradossi e delle grandi contraddizioni. Ed
è proprio a Chicago che si svolgerà il sum
mit annuale della fondazione, a cui è stato chiamato a partecipare in veste di relatore il segretario del Pd Matteo Renzi.
Al centro del dibattito ci saranno tutti i temi cari al modello di leadership progressista, dall’ambiente al lavoro, dalla crescita economica all’eguaglianza sociale, con un occhio di riguardo al ruolo della tecnologia nella creazione di una coscienza civica comune.
Il summit sarà un’occasione unica: centinaia di leader da tutto il mondo si incontreranno e scambieranno idee, cercheranno soluzioni creative per i problemi comuni, condivideranno esperienze civiche e culturali. L’inizio di un grande viaggio per continuare a cambiare il mondo.
OBAMA FOUNDATION SUMMIT
“L’evento di Chicago sarà un’occasione unica”

Il summit di Chicago
I relatori:
Il Principe Henry di Galles
Matteo Renzi
Whitney Kimball Coe
Direttrice National Rural Assembly
Hamdi Hulukaya
Humanitarian and Founder of Chobani
Bahia Shehab
Artista
Brian Alexander
Giornalista e autore
Tod Williams e Billie Tsien
Architetti Obama Presidential Center
Gabriella Gomez-Mont
Laboratorio para la ciudad
Eric Liu
CEO of Citizen University
Elizabeth Alexander
Poetessa e autrice
Theaster Gates
Artista
Diritti
I benefici dell’alternanza scuola lavoro, parlano i giovani
Una legge per la nuova cittadinanza
Caterina Conti CONDIVIDI SU
Direzione nazionale PD e responsabile nazionale GD per le politiche dell’integrazione
NNella Costituzione francese del 1793 si legge che “una generazione non ha il potere di assoggettare alle proprie leggi le generazioni future”. Un’affermazione che pongo per aprire una riflessione larga sul rapporto fra mondo, norme, giovani. E il mondo delle norme, dei doveri, è spesso connesso a quello dei diritti, cioè “dell’interesse individuale o collettivo la cui rilevanza e tutela viene riconosciuta dall’ordinamento giuridico”. In un mondo che cambia a ritmo vertiginoso, che ha visto mutare in breve il concetto di reale e virtuale, di vicino e lontano, appiattendo il presente in un continuo hic et nunc scollegato da passato e futuro, mutano anche le condizioni dei cittadini di tutte le età, e pertanto vanno adattate anche le leggi. Mi preme qui sottolineare come il
complesso dei diritti
temporaneo
occidentale, sottoposto continuamente, e in modo molto più rapido del passato, a un meccanismo di aggiustamento che va dall’accumulazione alla ridefinizione. E se è vero, come diceva Norberto Bobbio, che ai diritti, vecchi o nuovi, non si può guardare senza una attenzione costante per le situazioni storiche che ne condizionano il riconoscimento e l’attuazione, è ugualmente evidente che una parte della società italiana pone la richiesta di un nuovo modello di convivenza, che contrassegna questa stagione politica a partire dalla presa in carico dei nuovi diritti individuali In questo senso, l’approvazione della legge sulle unioni civili rappresenta un punto di arrivo importante. Ma restano latenti le battaglie che riguardano il diritto alla casa, il delicato ambito del fine vita, la questione delle droghe leggere, ecc. In questo quadro si pone anche il diritto alla cittadinanza per i nati da genitori provenienti da Paesi terzi e cresciuti in Italia. Una battaglia su cui i Giovani Democratici si stanno impegnando da tempo, posta al centro del #cittadinanzaDAY di venerdì 13 ottobre alle 16 a piazza Montecitorio a Roma, una manifestazione promossa da “L’Italia sono anch’io” e “Italia

ni senza cittadinanza” proprio nel secondo anniversario dall’approvazione del cosiddetto “ius soli” alla Camera – ferma, come è noto, al Senato. La questione ha più risvolti: riguarda il riconoscimento di una realtà già esistente, e cioè la presenza di 800mila ragazzi che in Italia hanno la loro sola patria; concerne, più in generale, una riflessione sui volti dei nuovi italiani di questo millennio, al di là di paure e stereotipi; attiene alla necessità e alla convenienza a includere, evitando un’emarginazione sociale che crea nuovi rischi. Per la nostra cultura politica, per i nostri valori, per i nostri ideali è l’acquisizione di diritto a rendere più giusto il mondo in cui viviamo, e questo è tanto più vero se le leggi sono in grado di sancire una volta di più l’uguaglianza sostanziale degli individui. Solo così si può attualizzare nel mondo di oggi, nel mondo delle nuove generazioni, una fra-ternité conclamata dal 1789 che ha sempre bisogno di declinazioni inedite.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
e dei doveri sia, nel mondo con-
Veneto
I veleni nelle acque venete e la propaganda di Zaia
CONDIVIDI SU
Alessia Rotta
QQuando il patto con le istituzioni viene disatteso interveniamo per salvare la salute dei nostri figli. Senza sconti, definitivo e composto come la loro determinazione, l’appello delle mamme e dei genitori che a Lonigo hanno organizzato la mobilitazione di 8 mila persone per chiedere acqua libera dai Pfas. L’abbreviazione – sconosciuta ai più sino a poco tempo fa – sta per sostanze perfluoroalchiliche e si traduce in veleni contenuti nell’acqua che esce dai rubinetti di 90 comuni del Veneto delle province di Padova Vicenza e Verona. Le analisi del sangue – cui sono stati sottoposti in tempi recenti bambini e ragazzi di queste zone mostrano nel sangue valori pericolosamente alterati di queste sostanze: una classe di composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi. Sono gli scarichi dell’industria e di una industria su tutte, la Miteni, ad aver inquinato le acque. Un inquinamento che continuava silenzioso da 40 anni: sconosciuti i componenti, le sostanze e così era rimasto, come le paure, nascosto, sotto traccia, relegato alle cronache locali. Solo da qualche anno la task force interministeriale e regionale ha accelerato su conoscenze e risposte.
L’urgenza delle risposte richiede la massima collaborazione da parte delle istituzioni come è doveroso: tra Regione e Governo per far fronte ad una emergenza sanitaria che rischia di fare – triste – storia e precedente in Europa.
Zaia ha cercato di scaricare sul Governo la responsabilità
Le istituzioni da cui la popo
lazione si sente trascurata
devono rispondere, senza
fare speculazione politica o
campagna referendaria. È
quello che senza troppo cla
more ha fatto il Governo con
almeno tre linee di intervento.
Primo nel 2013 l’istituzione di
un tavolo interministeriale con Isti
tuto superiore di sanità e Ispra per studiare le sostanze e la loro depurazione dalle acque. Board che assiste con esperti e tecnici la Regione.
Secondo lo stanziamento di 80 milioni nell’ultima legge di stabilità per costruire fonti di approvvigionamento alternative, nuovi pozzi e nuove condotte.
Terzo e non ultimo – a parziale risarcimento di quanto lamentato dai cittadini che oltre al
danno subiscono la beffa di dover pagare in bolletta il prezzo dei nuovi filtri che calmierano la situazione – sapere che grazie all’introduzione del reato di disastro ambientale, voluta dal governo Renzi, i colpevoli pagheranno. Prima di questa legge infatti l’azienda responsabile poteva dire di non sapere di inquinare, oggi è colpevole di disastro ambientale.
A ciò si aggiunga la richiesta all’Europa di definire delle soglie e dei limiti per queste sostanze da monitorare e bandire nella normativa Reach.
Sappiamo che i litigi e la querelle politica e polemica sulla pelle delle persone non soddisfa le richieste dei cittadini: tentare – come ha fatto la Regione Veneto -di scaricare le proprie responsabilità ha soltanto aggravato la situazione. Ora la regione chiede lo stato di emergenza, dicendo alla cittadinanza che altrimenti ci vorrà troppo tempo per bandire gare e assegnare i lavori necessari per le nuove fonti di approvvigionamento. Nessun problema, ma prima si presentino i progetti. Perché nonostante ci fosse un precedente stanziamento di 23 milioni (fermi al ministero dal 2005 e sbloccati lo scorso anno) da un anno si attendono i progetti per il risanamento del fiume Fratta Gorzone, inquinato a causa di concerie e Pfass. Solo la scorsa settimana la Regione ne ha proposto una prima versione.
Il governatore Zaia ha poi cercato di scaricare sul Governo la responsabilità di fissare i limiti di inquinanti tollerati nell’acqua: curioso che cerchi uno standard nazionale quando ha l’autonomia – a lui tanto cara – di poterlo fare da solo a livello regionale.
Questi tentativi di scaricare la coscienza non rendono giustizia allo spirito collaborativo del Governo, non aiutano i cittadini e il loro sentirsi protetti. Come ha detto il vescovo di Vicenza Pizziol chiedere acqua è chiedere vita. Senza colori politici.
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