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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 42 mercoledì 4 ottobre 2017
“I will stand my ground. And I won’t back down” Tom Petty (1950-2017)
Un Nobel (anche) italiano
L’EDITORIALE
La nostra scienza:

persone, menti e risorse
Sergio Gaudio A PAGINA 3
Fisica Il Nobel premia il lavoro di un gruppo di 1500 scienziati, tra cui 200 italiani
Il ricatto
Mdp minaccia il governo Gentiloni.
A rischio riduzioni fiscali
e provvedimenti per i più deboli. Pisapia si smarca: “D’Alema divide, si faccia da parte”
A PAGINA 2


#10ANNIPD
Ripartiamo da noi
Pierluigi Castagnetti
L’L’ambizione non ci mancava. Volevamo fare un partito contemporaneo, postideologico ma non a-valoriale, aperto, cioè “dei” cittadini nello spirito dell’art.49 della Costituzione, europeo nel senso di potenzialmente proiettato a portare scompiglio e spirito di rifondazione nelle famiglie politiche europee più attente alla modernità, a partire da quella socialista. Ci siamo riusciti? Solo in parte. Avevamo puntati addosso gli occhi di tanti osservatori anche stranieri, che intuivano che nella nostra iniziativa si annidavano potenzialità di cambiamento preziose ben oltre i confini del sistema politico italiano. Coglievamo un interesse vero non solo tra i giovani ma anche tra quanti ci dicevano “ecco, finalmente potrò iscrivermi a un partito”. Perché allora il risultato non fu, visto nel tempo, del tutto soddisfacente. Sostanzialmente per tre ragioni. La prima. Ci siamo ben presto accorti che non tutti i partecipanti all’impresa avevano lo stesso grado di convincimento, e una certa frettolosità non ci ha aiutato a capire bene le cose che non andavano.
SEGUE A PAGINA 4
SOCIETÀ
La disabilità e la bellezza. Storia di Laura
ANNALISA CHIRICO A PAGINA 5
Governo
Èun film già visto. Altre volte in passato abbiamo assistito nella aule parlamentari al ricatto di minoranze. Questa volta non è da meno. I prota-gonisti sono i vertici di Mdp. Da quando il nuovo gruppo si è costituito in Parlamento, dopo lo strappo con gli ex compagni del Pd, abbiamo assistito a continue giravolte e tentativi di prove di forza. Quella sul Def è solo l’ultima in ordine di tempo. D’Alema e Bersani hanno imposto la propria linea: lasce-ranno l’Aula durante il voto per la relazione sul Def e voteranno a favore sullo scostamento di bilancio. Di fatto non fanno più parte della maggioranza che sostiene il governo Gentiloni. Sono loro stessi a dichiararlo, per voce del coor-dinatore Roberto Speranza: “Non mi sento più politicamente dentro questa maggioranza”. Una posizione che non può essere indolore e che non può non avere con-seguenze. La prima in termini di gravità è la presa d’atto che la maggioranza che regge il governo Gentiloni al Senato è a rischio. Virtualmente la legisla-tura finisce qui e la campagna elettorale è di fatto iniziata. I numeri infatti sono troppo stretti per andare avanti con serenità. E così i malumori di Mdp su conti e legge di bilancio, acquistano un ruolo chiave rendendo più difficile raggiungere la fatidica quota di 161 senatori. Dal governo si cerca di inchiodare i membri di Mdp alle proprie responsa-bilità, ma la questione è ancora più complessa di quello che sembra. La partita non sembra tanto sui temi economici ma sul macrotema della legge elettorale, al vaglio della commissione Affari costi-tuzionali della Camera. Nonostante gli sforzi di mediazione messi in atto dal governo, Mdp continua a credere che la legge, che potrebbe arrivare già la prossima settima-na in Aula, sarebbe troppo lesiva in termini elettorali. Bocciati gli emendamenti di Articolo1 sulle preferen-ze, non è bastato nemmeno accantonare le norme sul voto disgiunto fra collegi, per calmare gli animi di Spe-ranza & Co. La seconda conseguenza, politicamente importante, è che c’è ancora una volta una frattura tra il leader di Campo Progressista, Giuliano Pisapia, e la linea politica di Mdp. Soltanto dopo pochi minuti dalla comunicazione alla stampa di Speranza, sono infatti intervenuti i “pisapia-ni” per chiarire che erano “in disaccordo con le scelte di Mdp”. Non è un fulmine a ciel sereno: da tempo era sotto gli occhi di tutti che le due linee – quella di D’Alema e quella di Pisapia – erano inconciliabili: il primo vuole esclusivamente la sconfitta di Matteo Renzi, il secondo la scon-fitta delle destre. Eppure con la decisione di ieri è chiaro che a vincere è la linea dalemiana. La linea della vecchia politica. LEGGI SU DEMOCRATICA.COM Un ricatto da vecchia politica 26 febbraio 2017, Roberto Speranza: “Gentiloni deve aver paura di Renzi, non deve aver paura di noi. Sosterremo il governo”. 1 A giugno Mdp chiede al presidente del Consiglio Gentiloni di ritirare le deleghe al ministro Lotti, nel pieno del caso Consip che, però, nelle settimane seguenti si sarebbe lentamente sgonfiato.2 A settembre il governo viene battuto in Commissione Difesa al Senato sulla delega per la revisione del modello professionale delle forze armate. I parlamentari di Mdp votano con l’opposizione rendendo possibile il ko della maggioranza. 3 Ieri l’ultima giravolta con il viceministro Bubbico che si dimette e la volontà di non votare la relazione sul Def e di votare, invece, la mozione sullo scostamento di bilancio. Le giravolte di Mdp sul sostegno al governo “Daremo la priorità a giovani, povertà e investimenti” PIER CARLO PADOAN “1 Se saltasse il Def si avvierebbe la crisi di governo e non verrebbe approvata la legge di Bilancio. 2 Di conseguenza l’Italia, dal primo gennaio 2018, entrerebbe in esercizio provvisorio di bilancio, facendo scattare la clausola di salvaguardia. 3 Tradotto: aumenterebbe l’Iva al 25%. 4 Tra i molti provvedimenti a sostegno della crescita previsti nella legge di Bilancio, salterebbe anche il finanziamento dell’assegno anti-povertà (il reddito di inclusione), le decontribuzioni per sostenere l’occupazione giovanile e 300 milioni di investimenti pubblici Un gioco irresponsabile Nonostante le misure specifiche si vedrannosoltanto con la scrittura della legge di Stabilità (il Def è soprattutto un indirizzo economico)per Mdp le parole del ministro dell’Economia non sembrano essere sufficienti, tanto cheil coordinatore Roberto Speranza dice di non sentirsi più politicamente dentro questa maggioranza. “Mdp vota no e aumenta l’Iva a imprese e consumatori. Il Pd vota sì e aumenta la crescita” MATTEO ORFINI “DemocraticaCONDIVIDI SU Pisapia contro D’Alema: “Se pensasse al bene comune dovrebbe fare un passo di lato”
Nobel Fisica
La scienza fatta di persone, menti
e risorse

Sergio Gaudio CONDIVIDI SU
FisicO

IIn piedi dalle 3 am orario di Los Angeles (del 3 ottobre), perché arriva la notizia che il gruppo con cui stai lavorando ha conquistato un traguardo eccezionale.
Sì, perché vincere un premio Nobel non è
cosa che accada tutti i giorni, perché anche se il tuo contributo è stato minimo, LIGO rappresenta uno sforzo incredibile di persone, menti e risorse che si mettono insieme per fare il meglio della scienza, per far fare un passo in più all’umanità.
LIGO è un progetto di oltre un migliaio di ricercatori, tanti, tantissimi sono italiani, ma soprattutto LIGO è un progetto che travalica le nazioni, le appartenenze, i singoli. E’ un progetto di cui tutti dovremmo essere fieri. Io non c’ero quando Thor-ne, Weiss e Barish lo pensarono tanti anni fa, ma LIGO è la ragione per cui ci si iscrive a Fisica, per cui si fa ricerca, il fascino del mistero, dell’ignoto, della voglia di conoscenza.
LIGO era una scommessa:
LIGO ha misurato costruire degli interferometri
quella distorsione. con una sensibilità tale da ri-
Fino alla prima rileva-levare le oscillazioni di una
zione di LIGO, erava-frazione delle dimensioni del
mo limitati a quello. protone, è una scommessa a
Oggi, lo spazio, l’uni-cui pochi credevano, soprat-
verso intorno ci parla, tutto un’impresa a cui non cre-
lo possiamo ascoltare. Il “chirp” deva quasi nessuno, compreso ascoltato la prima volta nel 2015
Einstein. Una scommessa che concretamente nasce dal primo studio di Rainer Weiss negli anni sessanta, l’impegno teorico di Kip Thorne e Barry Barish che nel ’94 dopo un periodo di sostanziale difficoltà del progetto, è il principal investigator che riesce ad ottenere i fondi per un nuovo progetto.
Poi, pur essendo divenuto operativo nel 2002, si è dovuti arrivare al 2015, con il progetto avanzato dell’interferometro e con una più alta sensibilità, per poter essere in grado di rilevare le onde dello spazio-tempo. E finalmente, abbiamo cominciato a sentirlo l’universo, ne conoscevamo la lingua ma eravamo sordi.
Lo spazio-tempo: quando insegno ai ragazzi del primo anno all’università la prima cosa che faccio è stravolgere la nozione di uno spazio immutabile, di un tempo assoluto.
Sapevamo già che lo spazio si potesse curvare, lo sapevamo seguendo la deflessione del cammino della luce, lo sapevamo dalla correzione del periodo dell’orbita di Mercurio intorno al Sole, non avevamo mai verificato sperimentalmente, che quello spazio potesse subire delle fluttuazioni.
Che cosa vuol dire?
Einstein pensò lo spazio e il tempo come strettamente interconnessi; un mezzo, per semplificare, come l’acqua, l’aria. Era un’idea rivoluzionaria che cambiava la concezione e la percezione della
nostra esperienza: l’idea che lo spazio e il tempo fossero soggetti a distorsioni nella loro struttura.
Provate a tenere fra le mani un foglio di carta e provate a mettervi sopra un oggetto. Il foglio di carta si piegherà in corrispondenza dell’oggetto. Ebbene l’effetto della curvatura in prossimità di oggetti è simile in linea di principio e più è grande la massa più lo spazio si curva.
Per capire le onde gravitazionali riprendiamo l’esempio dell’acqua: se si prova a far cadere un sasso in uno stagno, l’impatto provocherà delle onde. Ecco, qualcosa di simile accade, in linea di principio, in corrispondenza di eventi catastrofici nell’universo: la fusione di buchi neri, stelle di neutroni.
Fortunatamente, mentre gli eventi che danno origine alle onde gravitazionali sono estremamente drammatici quando arrivano a noi sono estre
mamente indebolite. Qual e’ l’effetto
che si osserva? Le distanze fra gli
oggetti aumentano e diminu
iscono ritmicamente quan
do l’onda passa.
Sergio Gaudio, segretario del Pd Usa, fa parte del gruppo delle Supernovae di “Ligo”
è stato entusiasmante: abbiamo
ascoltato l’eco del rumore prodotto
da una vibrazione dello spazio-tempo!
Finalmente, noi possiamo sentire quel rumore, possiamo ascoltarlo, grazie alla rilevazione delle onde gravitazionali. Fino al 14 di agosto di quest’anno, però riusciavamo ad avere solo una vaga idea da dove quel suono provenisse. Oggi, grazie al contributo essenziale di Virgo, il progetto satellite di LIGO, siamo in grado di dire da dove quel suono provenga, possiamo dire dove quell’evento è avvenuto: possiamo
mappare l’Universo. Non solo, potremmo misurare anomalie nella struttura dell’universo, potremmo addirittura capire l’origine del Big bang.
LIGO è oggi uno degli strumenti più avanzati nel campo, rappresenta una straordinaria impresa di perfezione tecnologica. Riusciremo a mappare l’universo, riusciremo a vedere oltre i telescopi, perché un’onda gravitazionale, se ben interpretata, è come una foto dell’istante dell’evento che le ha prodotte.
Il Nobel è un riconoscimento a tutti coloro che in questi anni hanno lavorato ed è certamente un’emozione enorme che apre prospettive incredibili.
Questo è solo l’inizio. Promesso.
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SU DEMOCRATICA.COM
LIGO era una scommessa: costruire degli interferometri con una sensibilità tale da rilevare le oscillazioni di una frazione delle dimensioni del protone. Una scommessa che concretamente nasce dal primo studio di Rainer Weiss negli anni sessanta, l’impegno teorico di Kip Thorne e Barry Barish.
Si è dovuti arrivare al 2015,
con il progetto avanzato dell’interferometro e con una più alta sensibilità, per poter essere in grado di rilevare le onde dello spazio-tempo.
Fino al 14 di agosto di quest’anno, però si riusciva ad avere solo una vaga idea da dove quel suono provenisse. Oggi, grazie al contributo essenziale di
VIRGO (antenna gravitazionale
italiana istallata a Cascina), il progetto satellite di LIGO, si è in grado di dire da dove quel suono provenga, e capire dire
dove quell’evento è avvenuto: è possibile mappare l’Universo.
Il premio può essere tradizionalmente assegnato solo a singoli ricercatori e non a organizzazione di ricerca. Ma
questo Nobel è un successo
della globalità della scienza. Al progetto collaborano circa 1500 scienziati, 200 dei quali italiani.
#10anniPd
Dieci anni
Ripartiamo da noi, dall’ambizione di “cambiare il mondo”

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Pierluigi Castagnetti

Èin parte vero, come hanno sempre sostenuto Prodi e Veltroni, che la nostra gente era pronta da anni, sin dai tempi dell’Ulivo, ma i gruppi dirigenti non lo erano. Del resto come sarebbe stato possibile passare d’un tratto dalla contrapposizione elettorale del 1994 a una fusione politica a solo due anni di distanza? L’Ulivo era, come doveva essere e come in effetti è stata, l’occasione di verifica di questa possibilità e, dunque, il punto di partenza di un per
corso che avrebbe potuto essere anche più corto, se solo fosse stato meglio utilizzato per approntare il progetto della casa comune.
La seconda. Il Pd – lo dico con il senno del poi – avrebbe dovuto prendere corpo per iniziativa di soggetti nuovi, che ne esprimessero anche la leadership (penso a Prodi), ovviamente aperta a quanti militavano già nei partiti di centrosinistra. Non la creazione di vecchi partiti che si riconoscevano, ognuno con le proprie ragioni, dentro un nuovo soggetto, perlopiù inteso come contenitore di realtà preesistenti. Troppi dirigenti sono entrati già dirigenti nel nuovo soggetto, con il passo della tartaruga, ma soprattutto con l’abito della tartaruga, cioè con la propria casa sulle spalle (non accuso ovviamente nessuno, riconoscendo le mie stesse personali responsabilità, al di là delle migliori intenzioni). E’ molto difficile che persone educate e vissute lungamente in altra stagione
politica, possano reiventarsi protagonisti in un tempo diverso.
La terza. Ho già detto che il Pd nasce dall’esigenza di superare le precedenti forze politiche democratiche generate dalle ideologie del novecento, perché quelle ideologie non erano più in grado di parlare alla donna e all’uomo di questo tempo. Ma un partito non sta insieme, non crea senso di appartenenza, se non è in grado di declinare il suo pensiero sul mondo e sul modo di migliorarlo, e se rinuncia alla fatica di farsi interrogare dalle grandi questioni esistenziali che la scienza e la cultura caricano con modalità sempre inedite sulle spalle degli uomini. Pietro Scoppola, che tanto contributo ha dato alla causa del Pd, ci esortava a “mettere le mani nella morchia” (per la verità questa espressione è di Delors), a scavare cioè in profondità nelle radici storiche e morali
dei nostri vecchi partiti – come gli stessi seppero fare all’assemblea costituente – per cercare quei componenti dei vecchi motori servibili per montarne uno nuovo di zecca, apprezzabile da tutti i partecipanti alla scommessa. Bisognava cioè creare una nuova piattaforma culturale ed etica su cui costruire daccapo il senso di una nuova appartenenza. Ci abbiamo un po’ provato con la Commissione dei valori diretta da Rei-chlin ma, insomma, con risultati insufficienti.
Quando poi si è cominciato a parlare di “ditta” si è capito che la volontà di proseguire il percorso nuovo non c’era più. Anzi.
Ho parlato degli errori perché è da lì che dobbiamo riprendere il cammino. A maggior ragione oggi, a dieci anni di distanza. Un decennio nel quale sono accadute tante cose, che inevitabilmente condizionano anche l’organizzazione della politica e, dunque, la forma partito.
Pensiamo solo all’esplosione di modalità
di informazione e di comunicazione che
hanno fortemente messo “fuori uso” i tradi-
Roma – 14 ottobre – ore 10:30
2007-201710ANNIPD
zionali canali della partecipazione.
Teatro Eliseo via nazionale
Io continuo a essere convinto che i partiti debbano assolutamente ancora esistere come strumenti preziosi per collegare il popolo allo Stato, e viceversa. E se la gente noi viene più ai partiti, i partiti debbono inventarsi il modo per andare alla gente. Non penso allo strumento Feste di partito che ovviamente ha una specifica finalità mobilitativa. Penso a strumenti e modalità per andare là dove la gente si riunisce attorno a motivazioni sindacali, professionali, sociali, di intereswalter veltroni se territoriale, persino ludiche. E penso alla necessità di andare là dove la gente oggi, più
paolo gentiloni
o
meno, interviene e discute: Internet e so-
matteo renzi
cial ad esempio. Vogliamo riprendere il discorso sull’organizzazione moderna del partito, come da molti anni ad esempio stanno facendo in Germania?
So bene che il Pd non doveva essere solo una nuova modalità di organizzare la politica, ma soprattutto una nuova modalità per pensare e fare la politica. E qui il discorso diventa oggi ancora più urgente.
La gente sente oggi lontana la politica e lontanissimi i partiti, perché non avverte nei loro discorsi né una sufficiente concretezza e vicinanza ai problemi della vita quotidiana, nè una prospettiva non nebbiosa di futuro. L’eccellenza del paese tace e se ne sta fuori. Questo non può continuare.
Vorrei, perciò, che il compleanno del Pd si trasformasse in una utile occasione per parlarne e per ridarci l’ambizione di “cambiare il mondo”.

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SU DEMOCRATICA.COM
Società
La storia di Laura, un inno all’amore romantico

Annalisa Chirico CONDIVIDI SU

È Èche a volte fissiamo ipnotizzati lo schermo dello smartphone, senza guardarci attorno. Mi è capitato alcuni giorni fa quando in uno studio televisivo ho incontrato una ragazza che stava
seduta di fronte a me. ‘Tu perché sei qui?’, le
domando. ‘Partecipo a un concorso di bellez
za’, risponde. Bella è bella, abbasso gli occhi
e torno a compulsare il telefono fin quando
un assistente ci invita a lasciare le rispettive
poltrone.
Io mi tiro su, lei resta giù. Quella ragazza
è su una sedia a rotelle. Mi incuriosisco, le
chiedo i contatti, poi le telefono e la inter
visto. La inondo di domande, lei non si sot
trae. Vai in bagno da sola? Come fai a non
ingrassare? Il sesso funziona? Sono impla
cabile. Laura Miola non è la prima disabile
che incontro nella mia vita, quando dirigevo
il movimento studentesco radicale aveva
mo scelto come presidente onorario un co
etaneo bloccato sulla sedia a rotelle a causa
della sclerosi laterale amiotrofica. Marco era
nato così, quasi completamente paralizzato.
Tuttora parla fissando il puntatore oculare
che traduce ogni movimento della pupilla in
consonanti e vocali e sillabe e parole. Laura
è un’altra storia. Fino al 2011, aveva ventuno
anni, lei camminava esattamente come me.
È cresciuta come ogni bambina normodotata, talvolta si affaticava prima degli altri, ma per il resto ballava, saltellava, correva.
I genitori non le hanno mai nascosto la malattia, una neuropatia periferica genetica. Laura è vissuta nella consapevolezza che prima o poi sarebbe accaduto, prima o poi quelle gambe lunghe e affusolate avrebbero smesso di rispondere ai suoi comandi e si sarebbero atrofizzate per sempre. Sapeva che sarebbe successo, non sapeva quando.
Quando la incontro, al suo fianco c’è un ragazzo, Salvatore. Scopro che i due stanno insieme da quindici anni, da pochi mesi sono marito e moglie. Si sono fidanzati che lei aveva 12 anni, lui 15. Da allora non si sono più lasciati. Salvatore è rimasto al suo fianco prima e dopo la paralisi. Ha amato Laura quando lei saltellava sorridente e si conce
deva con lui interminabili alla propria femminilità in passeggiate lungo la batti-preda allo sconforto e alla gia. Salvatore l’ha amata
depressione. Si sentono quando lei cominciava
condannate a una vita a chiedergli le stampelle
che mette al bando le pa-per raggiungere il tavo
role ‘sesso’ ed ‘estetica’. lo prenotato in pizzeria.
Laura ti racconta che Certe volte le stampelle
adorava fare la spesa da non bastavano, e lui se
sola, girare tra gli scaffali,
Laura Miola sarà l’unica finalista italiana al primo beauty contest dedicato a ragazze disabili
la caricava sulle braccia. Salvatore la ama anche oggi che Laura è indivisibile dalla sua ‘compagna di viaggio’, la carrozzina.
La accompagnerà a Varsavia dove il 7 ottobre lei sarà l’unica finalista italiana al Miss Wheelchair World, il primo beauty contest interamente dedicato a ragazze disabili. Mi piace raccontarvi la sua storia non solo perché è un inno all’amore romantico, come un cucchiaino di miele che al mattino allieta il
risveglio. Ma soprattutto perché Laura ti fa sentire enormemente inadeguata.
Ti guarda dritto negli occhi, detesta il pietismo, ironizza sulla malattia, sui chili accumulati nei primi mesi di immobilità e sulla ferrea dieta per tenersi leggera sulle due ruote, sulla scarsa sensibilità nelle mani che per fortuna non incide sulla vita sessuale, sulle x che a Mirabilandia hanno contrassegnato le giostre interdette a lei, da sempre appassionata di giochi estremi. Laura ti mostra fiera l’abito rosso che indosserà alla finale, elenca la lista di unguenti e creme indispensabili per tenere i capelli morbidi e la pelle lucente. ‘La vanità è femmina’, mi dice. Le scrivono donne sovrappeso e disabili che rinunciano
compulsare i prodotti, leg
gere le etichette, ora le è pre
cluso perché il supermercato
più vicino dista pochi metri ma il
percorso è irto di barriere. Anche il salone del parrucchiere è divenuto una meta inaccessibile per via di tre maledetti gradini. Basterebbe installare una rampa, lei te lo racconta e sorride. Quanto le piaceva ballare il cha cha cha, abbracciata al papà. ‘Lo balliamo ancora. Io seduta, lui in piedi’.
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SU DEMOCRATICA.COM
Pensieri e parole
Il populismo fa male alle donne
Come sta il femminismo? Una conversazione con Adriana Cavarero

Beatrice Rutiloni CONDIVIDI SU

AAdriana Cavarero è una di quelle donne che ha attraversato la sua vita incrociando quella di tutte le altre alla ricerca del pensiero sulla differenza sessuale. Massima teorica dell’autodeterminazione e dell’identità femminile “di per sè” e non per contrapposizione al genere maschile, oggi insegna filosofia politica tra Verona e New York. Del femminismo, il cui più grande fallimento è l’incessante goccia cinese del femminicidio, ha come l’impressione di una rivoluzione che si è fermata, complice anche l’ondata dei populismi e il tramonto del politically correct.
Professoressa, faccio oggi la stessa domanda che le propose una studentessa del liceo Newton di Roma vent’anni fa: quanto influisce l’aspetto esteriore delle donne nella loro ascesa al potere?
Bisogna intendersi sul significato di aspetto esteriore perché un conto è la bellezza, un altro è l’enfatizzazione della femminilità culturalmente prodotto dai mass media. Le donne hanno uno stile nel mondo del lavoro che è per lo più manageriale: immaginiamo le banche, dove prevale la giacca con un modo di porsi sobrio, quasi maschile. E poi ci sono le ragazze che sono tutto un altro mondo: quello che ho notato in questi ultimi anni, e lo noto solamente in Italia, è la progressiva “velinizzazio-ne” delle studentesse che mi trovo davanti alla discussione della tesi di laurea. A volte si presentano abbigliate come se dovessero andare in discoteca, e sono solo le nove del mattino. Il punto è che questo stile, preso a prestito dalle più giovani dalle ragazze che lavorano in tv, è diventato con il tempo sinonimo di eleganza: indossare abiti da sera a ogni ora del giorno e tacchi vertiginosi, truccarsi come per una serata, significa per le studentesse essere curate e vestite per una grande occasione. Questo è un
fenomeno recente ed è un’immagine femminile creata dalla televisione ed è tutto italiano. All’estero non esiste, il giorno della laurea ci si veste in modo sobrio, c’è addirittura la cultura della toga. Qui da noi prevale un’immagine femminile che esalta la ragazza desiderabile ed esposta, faccio un altro esempio: quando mai riviste di cultura politica, simili ai nostri Panorama o Espresso, avrebbero messo in copertina donne nude?
Il corpo delle donne resta lì, come un monumento alla seduzione in un mondo a trazione maschile?
Per molti versi in Italia prevale un patriarcalismo arretrato. Se c’è una rappresentazione femminile,
che questo percorso si sia bloccato. Voglio dire: mia nonna non era laureata e io sono professore ordinario, quindi passi in avanti sono stati fatti, ma quante donne oggi in Italia ricoprono ruoli di potere?
I populismi come si inseriscono nel suo ragionamento?
Se c’è un’intera compagine sociale che resiste su posizioni patriarcali, sessiste e arretrate, su cui si inserisce un’onda populista e conservatrice, che in qualche modo mira a respingere le donne in casa, il risultato può essere molto pericoloso. Pensiamo al valore dell’aggressività che è tipicamente maschile e che ne ha soppiantati altri, come la riflessione e la coscienza. Il tramonto
è sempre di più, della donna tato via le politiche femmi-esposta, svelata, sex sym-nili, come insegna la lezio-bol. ne di Trump in America,
un populista sessista che Il femminicidio è ha schiacciato la Clinton l’unica forma di e tutto quello che rappre-omicidio che resta una sentava culturalmente costante negli anni, per ogni donna nel mon-a parte trascurabili do. flessioni, le cronache
quella continua ad essere, e lo del politically correct si è por-Il tramonto del politically correct si è portato via le politiche femminili, come insegna la lezione di Trump
sono piene di episodi di stupri: non sembra che l’emancipazione femminile abbia portato a una nuova coscienza di genere.
Purtroppo è così e molto, moltissimo dipende dalla rappresentazione femminile culturalmente prodotta in questo Paese. Insisto: se il corpo della donna è un oggetto posseduto dall’uomo, che ancora detiene il potere, è chiaro che chi ammazza ritiene di compiere un gesto che per quanto esecrabile, resta nei confini di una sua proprietà. Trovo che la situazione sia anche peggiorata, non tanto nei numeri e nelle statistiche, quanto nelle aspettative: tutti pensavamo con il passaggio della donna da oggetto a soggetto ci sarebbe stata una conseguente presa di coscienza, soprattutto da parte degli uomini. Invece ho come l’impressione
Come vede le ragazze? Sono consapevoli dei loro diritti?
Le ragazze sono mediamente più brave e studiano di più, questo lo sanno tutti, e la ragione è che sono educate all’attenzione e alla cura dell’altro. Vivono però due mondi separati: quello dell’istruzione, dove eccellono e dove non entrano in contatto con la discriminazione, e quello del mondo del lavoro, dove iniziano ad acquisire una coscienza politica, per cause di forza maggiore. Noto che l’uguaglianza è data per scontata fino a una certa età, poi, puntuali, arrivano le delusioni. Per questo mi fa sempre piacere quando vedo una donna, e qualcuna ogni tanto c’è , che si impone in mondi maschili classici, penso alla finanza, dove si registrano passi in avanti.
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