Giornalismo O Catechismo?
27 Settembre 2017
Ecoalba/Greenia: E Vogliono Sapere…
28 Settembre 2017
Mostra tutto

Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 37 Mercoledì 27 settembre 2017
“Nel rispetto del diritto a una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini al momento della nascita“. (Papa Francesco)
LA CULTURA CHE PIACE
Gli interventi Il bonus per i diciottenni, il miracolo di Matera, il
finanziamento delle imprese culturali: ora c’è una politica culturale
PAGINA 2-3
L’EDITORIALE/1

Quando i giovani comprano i libri
Anna Ascani
VVogliamo riportare I ragazzi a teatro, aprirgli le porte dei cinema, permettergli di scoprire il mondo attraverso la lettura, le mostre, I concerti, perchè esiste una domanda di cultura da parte dei più giovani che ha solo bisogno di emergere, di essere accessibile, di essere sostenuta. L’affermazione secondo la quale i giovani sarebbero dei consumatori “deboli” di cultura cambia profondamente se si articola il concetto stesso di “consumo culturale”. E’ infatti evidente che i giovani sono forti consumatori, ad esempio, di musica di largo consumo nelle sue varie declinazioni, di fumetti, di letteratura generazionale e di spettacoli cinematografici.

SEGUE A PAGINA 2
L’EDITORIALE/2

L’Europa, Macron e il Pd
Andrea Romano
LL’Europa comunitaria ha già mostrato di sapersi adattare alle difficoltà. Talvolta lo ha fatto in ritardo e con lentezza, ma una delle chiavi fondamentali per il successo di un progetto che nei suoi sessant’anni di vita si è trovato più volte in crisi profonda è stata proprio la capacità di modificare il proprio assetto. Eppure ogni volta il cambiamento non è avvenuto spontaneamente, ma solo grazie a scelte politiche coraggiose di classi dirigenti che hanno compreso la necessità di abbandonare le consuetudini per tentare strade nuove. E’ quanto sta accadendo anche in questa fase della storia comunitaria.
SEGUE A PAGINA 5
MATERA
Il segreto dei Sassi. Parla Paolo Verri
PAGINA 4
MONDO
Salvini-Di Maio coppia contro l’Europa
PAGINA 5
ESTERI
La Cina si avvicina e si apre al mondo
PAGINA 6
Focus
La cultura che funziona
Quandoi ragazzi compranoi libri

CONDIVIDI SU
Anna Ascani
Segue dalla prima

L’L’affermazione secondo la quale i giovani sarebbero dei consumatori “deboli” di cultura cambia profondamente se si articola il concetto stesso di “consumo culturale”. È infatti evidente che i giovani sono forti consumatori, ad esempio, di musica di largo consumo nelle sue varie declinazioni, di fumetti, di letteratura generazionale e di spettacoli cinematografici.
Con questa consapevolezza leggiamo i dati che siglano il successo del Bonus Cultura a un anno e mezzo dalla sua nascita
Più di 350.000 neo maggiorenni hanno utilizzato il bonus cultura e il 70% delle risorse è stato utilizzato per acquistare libri.
Tre milioni di euro spesi solo negli ultimi sette giorni per libri cinema e musica.
Una scommessa importantissima che il Governo Renzi ha lanciato a fine 2015 permettendo di ottenere 500 da spendere in cinema, concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti e parchi, teatro e danza, a chi ha compiuto 18 anni nel 2016 e che è stata rinnovata anche per tutti i giovani residenti in Italia che diventano maggiorenni nell’anno 2017.
SEGUE A PAGINA 3
Numeri di 18APP
nei primi 7 giorni (confronto 2016-2017)
2017 50.642 18enni registrati a 18app 3 milioni spesa totale effettuata
2016 35.057 18enni registrati a 18app 1 milione spesa totale effettuata
Pagina Facebook
https://www.facebook.com/18app/
Persone raggiunte ad oggi 617.000(di cui 550.000 nei primi due giorni)
4,1mila like
2,9mila commenti
1,9 mila condivisioni
oltre 1.000 messaggi privati con 100% di risposta aumento dei like alla pagina di oltre 5.000 in una settimana. 26.700 followers
Cultura
SEGUE DA PAGINA 2
“I 18enni sono un simbolo. Diciamo ai ragazzi che sono cittadini e non solo consumatori” con queste parole Matteo Renzi nel 2015 lanciava il progetto e oggi più che mai questo impegno è volto a sottolineare alcuni valori fondanti della nostra cultura politica.
Innanzitutto la centralità dei giovani e della loro curiosità culturale che ne fa attori principali del futuro del nostro Paese. Promuovere la cultura, partendo dalle giovani generazioni fa nascere una maggiore consapevolezza che stimola nei ragazzi lo sviluppo di una propria coscienza critica, per analizzare il mondo che li circonda e gli eventi che lo muovono. In secondo luogo l’importanza dei prodotti culturali e dell’educazione permanente come motore dello sviluppo del capitale cognitivo del paese, ovvero del sapere sociale diffuso, fattori cruciali per competere nel mercato globale, dove le parole chiave sono innovazione e flessibilità.
La varietà e la novità delle esperienze culturali accrescono infatti il capitale cognitivo di una comunità e dunque produttività e PIL. Le imprese del sistema produttivo culturale valgono il 7,3% del totale, circa 80 miliardi di euro. Ma la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,67: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,67 in altri settori. Gli 80 miliardi, quindi, ne ‘stimolano’ altri 134, per arrivare a quei 214 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale.
Un terzo asset del Bonus cultura riguarda la scelta di sostenere la domanda. Tradizionalmente l’investimento pubblico in cultura va prima alla tutela che alle attività, mentre la scelta di sostenere la domanda cambia la prospettiva, avendo a cuore che non si tratti solo di aumentare il numero di lettori o spettatori. Ma forse prima di tutto, si tratti di alimentare un pubblico qualificato per prodotti culturali innovativi e di alto livello, e stimolare una domanda latente, che esiste, soprattutto tra i giovani ma che non si manifesta se non sollecitata, incentivata, accompagnata.
I giovani sono formidabili consumatori di cultura, se si intende quest’ultima come l’insieme delle attività che contribuiscono a definire e ad esprimere l’orizzonte di senso degli individui e della società.
Perchè la povertà educativa e culturale, prima ancora che la povertà di reddito, sono tra i pericoli peggiori per la democrazia.
Per questo il Bonus Cultura è un fondamentale strumento di cittadinanza e di crescita culturale per il paese, una politica che dobbiamo avere il coraggio di rendere strutturale e la forza di far diventare esperimento a diffusione europea.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Così aiutiamo le start up culturali
E’ stata approvata ieri in prima lettura dalla Camera dei Deputati la proposta di legge che porta il nome di Anna
Ascani, finalizzata a rafforzare e qualificare l’offerta culturale nazionale e a promuovere e
sostenere l’imprenditorialità
e l’occupazione, in particolare
giovanile, mediante il sostegno alle imprese culturali e creative.
Con la nuova legge, le start up culturali potranno:

chiedere la concessione di beni demaniali dismessi (caserme e
scuole militari inutilizzate)

i beni sono concessi per un periodo non inferiore a 10 anni, a un canone mensile non superiore a 150 euro

tra i beni immobili possono essere inseriti anche i beni
confiscati alla criminalità
organizzata
La proposta di legge stabilisce i requisiti per essere considerati impresa culturale e creativa:
-avere per oggetto sociale l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione
o
la gestione di prodotti culturali, intesi quali beni,
servizi e opere dell’ingegno
inerenti alla letteratura, alla
musica, alle arti figurative, alle
arti applicate, allo spettacolo
dal vivo, alla cinematografia
e all’audiovisivo, agli archivi, alle biblioteche e ai musei, al patrimonio culturale e ai
processi di innovazione ad
esso collegati
-avere sede in Italia o in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo.

svolgere un’attività stabile e continuativa
La parabola dei Sassi funziona così: da luogo unico per la “sfiga” è diventato luogo unico per la bellezza. Il salto dal bianco e nero della Gerusalemme biblica di Pasolini Lei ha messo tutti al lavoro a Matera in quella che è la più grande opera immateriale: far sentire i cittadini protagonisti di un progetto culturale. Dico sempre che da cittadini Focus Cultura Beatrice Rutiloni Intervista a Paolo Verri (direttore della Fondazione Matera2019) CONDIVIDI SU Il segreto dei sassi
al futuro che la destina a Capitale della cultura europea 2019, Matera lo fa proprio grazie a quei “tuguri” da cui le persone erano state sfollate con una serie di decreti
speciali dal presidente del Consiglio De Gasperi, agli inizi degli anni Cinquanta. Il segreto è nei sassi: l’unicum del sito attira idee, teste, progetti. E ieri sono stati stanziati 400 milioni dal governo Gentiloni che si aggiungono ai 20 milioni che Renzi aveva destinato al rifinanziamento del sito, dichiarato nel 1993 dall’Unesco patrimonio dell’umanità: il primo per il Mezzogiorno Per rendere il senso della città dove vive con la famiglia il direttore
a 27 anni è il più giovane direttore del Salone del
della Fondazione Matera 2019, Paolo Verri – torinese, appartiene. Così come appartengono ai cittadini gli Abbattimento delle barriere culturali, partecipazione del territorio e sostenibilità finanziaria. Ecco perché ha vinto il progetto Matera
spazi verdi, e “Gardentopia” è uno dei progetti di libro- usa la striscia di un fumetto poi l’immagine
cui vado più fiero: abbiamo affidato gli spazi inu-di un poema didascalico latino e infine le frasi di
tilizzati della città alle persone che, affiancate da un grande filosofo, tutto in un miscuglio: ”Matera
esperti, li hanno rivitalizzati rendendoli di volta è quel luogo dove dalla mia finestra sento lo scal-
in volta luoghi utili alla collettività. ciare degli zoccoli del cavallo di Tex Willer, ma è lo stesso posto dove un bambino di sette anni può
È un progetto politico il suo.
correre a perdifiato tra i vicoli e dove un signore
Penso che dobbiamo ragionare nel perimetro del-di mezza età può specchiarsi in una pozzanghera
la civitas e non dell’urbs: è il concetto stesso di ree trovarci il significato del De Rerum Natura di Lu-sponsabilità che è politico e oggi non possiamo dare
crezio. E’ il luogo dove non c’è stato Michelangelo e non c’è stata una grande tragedia ma dove trovi i sette gradi di cultura di Umberto Eco. Il posto dove mia madre sente la forza della natura leopardiana e mia moglie vede l’opera dell’uomo nello schema dei Sassi”.
Detta così è una poesia. Lei però si definisce uno “spinotto di connessione tra l’hardware e il software del territorio”. Qual è il segreto del successo di Matera2019?
Lo dico in tre parole: responsabilità, collaborazione, fruibilità. E poi lo dico con altre tre: coraggio, frugalità, marginalità. Le tre ragioni per cui il nostro progetto ha vinto sono queste: l’idea dell’abbattimento delle barriere culturali, il livello di partecipazione del territorio e la sostenibilità finanziaria. L’idea di una Fondazione nasce per dire che il nostro è un percorso da Matera e per il mondo, non in direzione opposta. Le opere realizzate in questi anni saranno portate in giro per l’Europa fino al 2022, perché troppo spesso la nostra produzione artistica soffre di un avvitamento su se stessa. Invece dobbiamo prendere esempio da settori come la moda o il cibo e far conoscere le nostre opere.
temporanei bisogna diventare abitanti culturali. Quando sono arrivato a Matera, nel 2011, ho cominciato subito a lavorare sulla costruzione di una community, ho chiesto a ciascuno di dare il proprio apporto. Hanno risposto producendo contenuti, tutti, dai bambini delle scuole elementari con il più grande coderdojo mai organizzato in Italia,alle istituzioni con Open catasto , fino al mondo culturale con l’iniziativa della direttrice del polo museale della Basilicata di portare le opere di Primo Levi nelle case dei materani: un modo per dire che l’arte è un bene comune e che spesso rinchiusa in un museo ha poche possibilità di dialogo con il pubblico, cui davvero
per scontati diritti e doveri delle persone. Cito Kennedy: non dobbiamo chiedere al Paese di fare ma dobbiamo chiederci cosa possiamo fare noi per il Paese.
Le città che hanno gareggiato collaboreranno al progetto Italia 2019. Sembra un annozero della cultura.
È un modello nuovo. In un mondo dove il conflitto predomina a ogni livello, la collaborazione e il dialogo divengono vere risorse creative: con Ravenna abbiamo in programma di portare il Purgatorio di Dante a Matera, con Lecce una mostra sul rinascimento italiano riletto con un occhio al sud, al Mediterraneo, da Brindisi a Napoli alla Grecia che cosa è successo davvero tra il 1250 e il 1520? E ancora: con Siena lavoriamo a un progetto sulla cura, con Santa Maria della Scala e con Cagliari a uno sull’artigianato artistico, attraverso l’opera di Maria Lai.
Nessun protagonismo.
Lo dico sempre, siamo tutti parte di una ensemble.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Europa, ora o mai più
Macron, l’Europa e il Pd
Il Pd è l’unico partito che difende e rilancia
l’ideale euroepo in Italia. Il prossimo
voto sarà anche sulla collocazione internazionale del nostro Paese

Andrea Romano CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

OOvunque in Europa la divisione passa tra coloro che scommettono sulla fine dell’Unione, fomentando nuove paure e nuove divisioni, e chi invece è impegnato nel rilancio del progetto europeo attraverso la sua trasformazione. Il discorso con cui Macron ha voluto dare nuova spinta all’impegno francese in Eu
ropa, dopo il complicato voto tedesco, va nella stessa direzione per
corsa in questi ultimi tre anni dai governi italiani a guida Pd: l’ab
bandono della tradizionale retorica europeista, e dunque la messa
in discussione di posizioni tradizionali, per la ricerca di basi nuove
su cui fondare il rilancio comunitario.
Ieri la presidenza francese ha compiuto un significativo passo
avanti su temi sui quali Parigi era stata finora molto timida – di
fesa comune, necessità di un superministro delle finanze o di un
ufficio europeo per l’asilo politico, per citarne
solo alcuni – e lo ha fatto nel momento in cui
era più necessario riaffermare l’allean
za con Germania e Italia. L’innovazione
Dopo il voto tedesco servono basi nuove su cui fondare il processo d’integrazione
dell’europeismo francese richiama e
fa da sponda a quella dell’europeismo
italiano, che il Pd ha voluto volgere in
direzione della centralità di strumen
ti di crescita economica e benessere
sociale o della gestione comune della
crisi migratoria, mentre si attende di
capire come si muoverà Berlino anche
su questo piano.
Si tratta di una questione tutt’altro che
accademica, o confinata alla sola dimen
sione internazionale, perché è anche sulla
collocazione dell’Italia in Europa che si giocherà
la nostra imminente partita elettorale. Essere l’unico argine contro
il populismo, come ha ribadito Matteo Renzi chiudendo domenica
scorsa la Festa dell’Unità di Imola, significa per il Pd portare su di
sé tutta intera la responsabilità di difendere e insieme rilanciare
l’ideale europeo contro la vasta coalizione antieuropea che si è for
mata in Italia negli ultimi anni. Una coalizione centrata sull’asse tra
la Lega e il Movimento Cinque Stelle, i due partiti che hanno fatto
dell’isolamento nazionalistico del nostro paese la chiave di una vi
sione dell’Italia nel mondo, con il contorno di forze politiche come
Forza Italia che solo di recente sembrano aver archiviato l’antieu
ropeismo militante. Anche per questo è fondamentale associare
rilancio e difesa dell’ideale europeo nella proposta PD: perché la
scelta degli italiani sarà anche tra due rappresentazioni opposte del
nostro interesse nazionale, del nostro posto nella comunità inter
nazionale e in ultima istanza del contributo che l’Italia potrà (o non
potrà) dare al rilancio dell’istituzione comune che per molti decen
ni ha garantito pace e prosperità al nostro continente.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
M5S e Lega
l’alleanza antieuropeista
“Dobbiamo fare il referendum. Io voterei per l’uscita dall’euro”
LUIGI DI MAGGIO 10 GENNAIO 2017
“L’unico modo che abbiamo per salvare l’Italia è uscire dall’euro”
BLOG BEPPE GRILLO 21 GENNAIO 2016
“Dobbiamo uscire dal nazismo centrale nord europeo”
ALESSANDRO DI BATTISTA 13 MARZO 2015
“Muoia questa Europa di venduti”
MATTEO SALVINI 11 MAGGIO 2016
“L’Europa uccide i popoli europei”
MASSIMILIANO FEDRIGA 12 MARZO 2017
“Il contagio referendario della Brexit colpirà presto anche l’Italia”
LUCA ZAIA 24 GIUGNO 2016
Mondo.com
La Cina si avvicina

CONDIVIDI SU
Alessandro Maran

NNon è un mistero per nessuno che il progresso della Cina ha avuto e continuerà ad avere un impatto formidabile sul resto del mondo; e va da se che la comunità internazionale
è sempre più interessata a conoscere quali
cambiamenti avverranno in Cina e quale sarà
l’influenza che la Cina eserciterà sul resto del
mondo. Per dirla con le parole di Jinping, «La
Cina ha bisogno di conoscere meglio il mondo
ed il mondo ha bisogno di conoscere meglio
la Cina». Capire la Cina è di enorme impor
tanza. Anche per il nostro Paese. Specie se si
considera che l’Italia resta uno dei terminali
più significativi della proiezione cinese verso
la regione euro-mediterranea, un orizzonte
strategico per Pechino sia in chiave politica,
sia in termini economico-commerciali e di si
curezza (anzitutto energetica), anche alla luce
possibili aggiustamenti della politica commer
ciale americana in senso protezionista.
La «nuova Via della Seta» è, infatti, un am
bizioso progetto infrastrutturale lanciato da
Xi Jinping più di tre anni fa (la rete di infra
strutture interessa più di 60 paesi su un’area
che si estende fra Asia, Europa e Africa), attra
verso il quale Pechino vuole creare solidi rap
porti industriali con i paesi coinvolti. E la Cina
oggi promette di spendere mille miliardi di
dollari per costruire porti, ferrovie, aeroporti
e centrali energetiche non solo attraverso la
regione Euroasiatica, ma in quasi ogni angolo
del mondo. In Laos, lungo le montagne rico
perte dalla giungla, gli ingegneri cinesi stan
no scavando centinaia di tunnel e costruen
do viadotti per sostenere una ferrovia di 260
miglia, un progetto di 6 miliardi di dollari che
collegherà otto paesi asiatici; in Pakistan, il de
naro cinese sta costruendo centrali energeti
che per fare fronte alla mancanza cronica di
elettricità, parte di un investimento del valore
previsto di 46 miliardi di dollari; e gli urbani
sti cinesi stanno mettendo a punto linee fer
roviarie da Budapest a Belgrado, assicurando
un’altra arteria per il flusso delle merci cinesi
in Europa attraverso il porto greco del Pireo
controllato dalla Cina. Questi enormi progetti
infrastrutturali, assieme a centinaia di altri in
Asia, in Africa e in Europa, formano la spina
dorsale di un’ambiziosa agenda economica e geopolitica che si pone in netto contrasto con l’«America First» del presidente Trump. L’amministrazione Trump è uscita dalla Trans-Pacific Partnership, l’intesa commerciale capeggiata dall’America che era stata immaginata proprio come un rimedio alla crescente influenza cinese. Ma come ha detto Xi Jinping ai leader del mondo degli affari al World Eco-nomic Forum, «sostenere il protezionismo è come chiudersi dentro una stanza buia»; e il presidente cinese ora sta incoraggiando una leadership globale ad immagine e somiglianza della Cina, enfatizzando l’efficienza economica e l’intervento statale; e sta affastellando ogni genere di progetti infrastrutturali sotto l’ampio ombrello del piano.
Ma proprio perché la superpotenza cinese è ormai una realtà, diversi studiosi cominciano a chiedersi se l’incapacità dell’America di cogliere
Le aperture di Xi Jinping contrastano con l’America di Trump ma sono una novità
quella che, appunto, è una unità temporali più lunghe realtà, possa addirittura
e con un senso maggiore condurre gli Stati Uniti e
della gerarchia di quanto la Cina alla guerra. Non
accada negli Stati Uni-c’è dubbio che, anche se
ti (e dalle nostre parti). i politici cinesi nei loro
Per evitare la trappo-discorsi ufficiali si affan-
la di Tucidide, perciò, i nano a spiegare la teoria
policy maker americani della «ascesa pacifica»,
devono «capire la Cina» dobbiamo preparaci ad ed evitare di pensare che
un ordine mondiale radicalmente diverso, nel quale sarà la Cina a presidiare e a guidare l’Asia; e adattarsi a questo mutamento del potere globale richiederàgrande abilità da entrambe le parti se si vuole evitare un conflitto.
Per molti anni dopo l’apertura del 1978 (e le riforme), la Cina ha mantenuto un atteggiamento apparentemente schivo (Deng Xiaoping raccomandava, del resto, «di nascondere le nostre capacità e di aspettare il nostro tempo»). Ora questa sorta di timidezza è stata archiviata. La Cina si è piazzata tra i pesi massimi del globo e con la creazione di una potenza navale, le crescenti rivendicazioni territoriali in aree come il Mare cinese meridionale e l’intimidazione diplomatica dei player più piccoli, ha manifestato apertamente i suoi piani di dominio pan-asiatico.
Del resto, la posizione globale di secondo piano della Cina nel XIX e nel XX secolo è stata una sorta di anomalia storica. Al contrario, per buona parte degli ultimi Duemila anni, la
norma, dalla sua prospettiva cinese, è stata un dominio naturale su «ogni cosa sotto il cielo», noto in cinese come tian xia (un concetto che ha governato le relazioni della Cina con i paesi vicini).
Graham Allison, direttore del Center for Science and International Affairs della Harvard Kennedy School, sostiene che la sfida di una potenza emergente a una potenza egemone, ponga inevitabilmente una grave minaccia alla stabilità e alla pace e ritiene che lo scontro di hubris e paranoia che ne deriva spesso (ma non sempre) possa condurre alla guerra. Anche per questo, cominciare a riconoscere i fattori di rischio potrebbe servire ad evitare che il confronto tra i due contendenti finisca per farli cadere nella «trappola di Tucidite» (“Quello che rese inevitabile la guerra fu la crescita del potere di Atene, e la paura che questo creò a Sparta”). La Cina pensa attraverso
la Cina ragioni (e reagisca)
come ragiona (e reagisce) l’A
merica.
Numerose situazioni potrebbero innescare un conflitto militare tra gli Stati Uniti e la Cina, nonostante gli sforzi di entrambe le parti per mantenere la pace, da una collisione accidentale in mare a una incomprensione causata da un cyberattacco o da azioni intraprese da terzi come la Corea del Nord o Taiwan. Ma ciò non significa che la rinascita della Cina debba comportare necessariamente la tragedia di un conflitto armato. Dipenderà da come la Cina, i paesi vicini e gli Stati Uniti, comprenderanno e gestiranno le motivazioni più profonde e le forze strutturali in gioco. Non per caso, il New York Times (che certo non è tenero con Trump) ha suggerito nei giorni scorsi «una combinazione che potrebbe funzionare a vantaggio del mondo intero»: «self-interest» e «patient diplomacy».
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Millennials agenda
a scuola di futuro
di Arianna Furi
Lunedì 25 settembre presso la Festa dell’Unità di Roma i Millennials
hanno organizzato un
dibattito con la Ministra
dell’Istruzione Valeria Fedeli
e la Responsabile Scuola del Partito Democratico Simona
Malpezzi.
Abbiamo deciso di chiamare questo evento “Millennials a scuola di futuro” perché
la nostra è una generazione
che pensa che la scuola debba da un lato trasmettere agli studenti i valori, la storia e le radici culturali del nostro Paese, ma debba anche proiettare i
ragazzi in un futuro che cambia in continuazione.
Dunque immaginiamo una scuola, ma anche un sistema universitario che si fa interprete del mondo che cambia e che lo faccia ascoltando la nostra
generazione.
Millennials non è solo il nome che viene comunemente dato alla
nostra generazione, quella nata tra la fine degli anni
’80 e i primi anni 2000
caratterizzata da una
familiarità col mondo digitale, ma è anche una
parola identifica una scelta
precisa e innovativa del nostro Partito. Il nostro Segretario infatti durante l’Assemblea dello scorso Maggio decise di nominare
20 ragazzi della nostra generazione all’interno della Direzione Nazionale
chiedendoci di portare nel Partito le voci di una
generazione che si sente
lontana dalla politica, e tra
i giovani la conoscenza
dei valori che il Partito Democratico che è l’unica comunità in grado di farsi carico delle nostre richieste. C’è stata una grandissima
partecipazione sia sul
posto che tramite la diretta Facebook sulla nostra
pagina e sul nostro profilo
Instagram, seguita da
centinaia di ragazzi da tutta
Italia.
Da parte di Valeria Fedeli ma anche di Simona Malpezzi
c’è stata come sempre la totale disponibilità all’ascolto e la volontà a voler lavorare insieme sulle nostre proposte. Abbiamo fatto il punto
sull’educazione civica,
una nostra proposta nata
con una petizione online
che chiede di reintrodurre l’obbligo di insegnamento
dell’educazione civica nelle
scuole secondarie. Su tale proposta abbiamo registrato da subito il totale appoggio della Ministra, la disponibilità all’ascolto, al confronto, ma soprattutto l’impegno a
trovare la soluzione migliore per concretizzare la nostra
battaglia. La Ministra ha inoltre sottolineato come proprio di recente tale tema sia stato affrontato in sede europea e come sia ampiamente condivisa non
solo l’esigenza di riportare il tema della cittadinanza
attiva e consapevole nelle scuole ma anche
la soluzione verso cui è
orientato il nostro Ministero.
Nelle prossime settimane
ci incontreremo ancora al Miur per concludere il nostro lavoro in vista della
Conferenza Programmatica del PD di ottobre a Napoli.
In occasione del dibattito di lunedì abbiamo annunciato dal palco quella che sarà la nostra prossima battaglia: la lotta allo spreco dei libri. Siamo partiti dalla nostra
esperienza personale
(molti hanno conseguito la maturità quest’anno e si sono ritrovati a svuotare la
libreria per liberare spazio
in vista dei nuovi testi
universitari) raccontando
come per noi sia assurdo dover gettare via così tanti libri di testo, magari acquistati nuovi un paio di anni prima, poiché ormai sono considerati “vecchie
edizioni”. È uno spreco che come generazione
non riusciamo a concepire oltre al fatto che non poter accedere a libri di testo usati grava sulle famiglie. Ricordando come in questi giorni si stava festeggiando il primo anno di operatività dello Spreco Alimentare, abbiamo chiesto come fare per combattere insieme una battaglia contro lo spreco dei libri, magari sfruttando tutte
quelle informazioni che sono
accessibili online (potrebbe essere approntato un sistema di aggiornamento
ed integrazione digitale dei testi) senza dover ogni
anno stampare un nuovo libro. La nostra richiesta è
stata molto apprezzata sia
dal pubblico presente, dai
ragazzi che ci seguivano in streaming, sia da Valeria e
Simona.
Questa sera alle 18.00
“Giustizia e politica: l’incubo della Repubblica giudiziaria”
con
Luciano Violante, Annalisa Chirico, Giuliano Ferrara
Questa sera ore 21.00
Festival dell’Unità
Maria Elena Boschi
SEGUI LA DIRETTA SULLA PAGINA FACEBOOK DEL PD
Venerdì alle 20.30
Circolo Aurora via Bendini 11, Collegno (To)
Il Pd compie 10 anni
Incontro pubblico con
Sergio Soave, Gianfranco Morgando,
Silvia Fregolent, Stefano Esposito, Paola Bragantini, Umberto D’Ottavio, Francesco Casciano
#TerrazzaPd ieri con Graziano Delrio

L’Italia va connessa di più: lo ha detto il ministro delle Infrastrutture,

Graziano Delrio parlando a “Terrazza Pd” e
sottolineando la necessità di spostare per quanto possibile le merci dalla
gomma al ferro e di utilizzare al meglio
gli 8.000 chilometri di coste del Paese. “Siamo un grande molo dentro il Mediterraneo – ha detto – dobbiamo usare gli 8.000 chilometri di costa che abbiamo. Il 70% delle merci che importiamo arriva dal mare. I nostri porti sono una porta di ingresso straordinaria”.
Facebook
Instagram
Twitter
Social
democratica@partitodemocratico.it
Per ricevere Democratica:
www.democratica.com
scrivi su Whatsapp
www.partitodemocratico.it
a 348 640 9037
Direttore
In redazione Andrea Romano
oppure vai
Carla Attianese, Cristiano Bucchi,
PD Bob
sul messenger
Vicedirettore
Stefano Cagelli, Maddalena Carlino,
Mario Lavia
Francesco Gerace, Silvia Gernini,
Facebook
Società editrice:
Stefano Minnucci, Agnese Rapicetta,
all’indirizzo
Democratica srl
Beatrice Rutiloni
Via Sant’Andrea delle Fratte 16 – 00187 Roma
m.me/partitodemocratico.it

[download id=”1302″ format=”2″]