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26 Settembre 2017
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 36 martedì 26 settembre 2017
“Sopravviveremo all’era Trump, il nostro popolo rifiuterà la visione cupa di America First” (Bill De Blasio, sindaco di New York)
IL SORPASSO
Sondaggio Effetto Di Maio e “buffonarie”: il M5s perde più di un punto in una settimana. Pd primo partito, cala anche la Lega, cresce Forza Italia
PAGINA 4
L’EDITORIALE / 1

Di Maio, il nuovo uomo qualunque
Elisabetta Gualmini
C’C’è poco da crederci alla svolta governativa dei 5 Stelle. Quella che ci stanno raccontando tutti da Rimini in poi. Di Maio è la
faccia moderata del Movimento, l’alter ego
gentile e noioso di un giullare arruffapopolo
come Grillo, il leader rassicurante che dal
Vaffa degli albori porge l’altra guancia a
tutti, poteri forti e turbocapitalisti inclusi.

In verità l’incoronazione di Di Maio
conferma ancora di più i tratti iperpopulisti
del M5Stelle, un partito esattamente come
gli altri, il cui assioma principale risiede
nella contrapposizione assoluta tra il
popolo buono, onesto e incontaminato da
un lato e le istituzioni marce e corrotte
dall’altro.
SEGUE A PAGINA 4
L’EDITORIALE / 2

Il treno di Renzi e la sintonia con il Paese
Claudio De Vincenti
NNella fase travagliata che attraversa la vita politica italiana, il PD costituisce un’àncora democratica fondamentale: l’unico vero partito di massa, che riscuote un ampio consenso popolare e al tempo stesso strutturato su regole democratiche di confronto interno e di selezione dei quadri e dei dirigenti. Erede delle grandi tradizioni di partito che lo hanno costruito. Per questo, come ha sottolineato il segretario a Imola, è sulle spalle del PD che grava una responsabilità particolare nei confronti del Paese: è il PD l’unica forza in grado di farsi carico dell’interesse generale alla rinascita nazionale e alla ricostruzione di un orizzonte di speranza per i nostri giovani.
SEGUE A PAGINA 7
SPORT PARALIMPICO
Impianti all’avanguardia e per tutti
PAGINA 2
LEGGE ELETTORALE
Ettore Rosato: “Possiamo fare il miracolo”
PAGINA 5
EUROPA
Sandro Gozi: “Cambiare ora
o
mai più”
PAGINA 6
Focus Sport
Un sogno per tutti gli atleti paralimpici

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Luca Lotti
Ministro dello Sport

LL’inaugurazione della Cittadella dello Sport paralimpico, un modello unico nel suo genere, deve essere celebrata come si fa quando si inaugura una grande infrastruttura di
interesse strategico per il paese.
Qualche giorno fa Oscar De Pellegrin, oro nel
tiro con l’arco individuale e uno degli ambascia
tori dello sport paralimpico, in occasione della
presentazione di un progetto del Cip ha pro
nunciato parole che mi hanno colpito profon
damente: “Nella nostra società, quello che non
si conosce, si esclude. Noi del movimento para-
limpico dobbiamo essere i principali attori per
farlo conoscere. E dobbiamo dare una speranza
ai ragazzi che ancora non ce l’hanno fatta”.
Sono parole che ci fanno capire che il cam
mino da fare è ancora lungo e che il nastro che
tagliamo oggi non può essere quello della linea
del traguardo. Per questo il Governo, attraverso
il Cipe e il Ministero dello Sport, ha stanziato 6
milioni e mezzo per il completamento di questo
centro con un palazzetto polifunzionale e una
foresteria, che lo renderanno davvero all’avanguardia nel mondo. E sempre su questa strada, qualche mese fa, su proposta del Governo il Parlamento ha approvato il riconoscimento del Comitato Paralimpico Italiano come Ente Pubblico.
Un atto che non è puramente formale. E’ un atto che riconosce l’utilità pubblica del Cip e di luoghi come questo Centro. Utilità pubblica, è bene sottolinearlo, che non è esclusivamente rivolta alla comunità delle persone con disabilità, ma è rivolta alla crescita e lo sviluppo della società tutta, nel suo insieme.
Lasciatemi ricordare che, ormai quasi 60 anni fa, per la prima volta scienza, medicina, sport, e buona politica si univano per dare vita e corpo a quella che oggi viene considerata la prima Para-limpiade della storia, i Giochi Internazionali per paraplegici del 1960.
Ma quello era un inizio. Era l’inizio di un cammino che ha portato fino a Rio 2016 e che ci porterà ancora molto lontano. Il sogno e l’augurio, ma anche l’impegno, è che la Cittadella dello sport paralimpico possa essere un altro inizio, un’altra pietra miliare su cui costruire un grande futuro.
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Lavorare tutti contro l’esclusione

Oscar De Pellegrin CONDIVIDI SU
Campione paralimpico, ex atleta di Tiro con l’Arco e Tiro a Segno

L’L’inaugurazione del Centro di Preparazione Paralimpica a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Ministro per lo sport Luca Lotti, del presidente del Cip Luca Pancalli e di tante autorità nazionali e cittadine, è stata una giornata da mettere negli annali dello sport nazionale. Per il nostro movimento, come ha detto il Presidente Mattarella, è stato come un ingresso nell’età adulta, in una fase nuova basata sempre sulla consapevolezza del ruolo importan
te che ognuno di noi ha nella società. Io, Oscar De Pellegrin, con un sorriso dico sempre di essere un
vecchio atleta. Da 5 anni ho interrotto la mia attività sportiva agonistica. Ora – con il progetto Primavera Paralimpica promosso dal Cip – vado nelle Unità Spinali per promuovere l’importanza dello sport per le persone con disabilità. Sentire il Ministro Lotti citare le mie parole, pronunciate in occasione della presentazione degli Ambasciatori dello sport
Inaugurato il Centro di Preparazione Paralimpica:
sarà possibile praticare diverse discipline sportive, fra le quali tennis, torball e goalball (sport tipici dei non vedenti), calcio, nuoto, scherma, atletica, tennis tavolo e danza moderna.
Fuoriprogramma del ministro il palleggio con gli atleti

Paralimpico, è stata una piacevolissima sorpresa. Sono parole pronunciate con il cuore che rappresentano ciò che intendo per spirito paralimpico: “Nella nostra società quello che non si conosce si esclude”. Ed è proprio contro ogni forma di esclusione e discriminazione che dobbiamo tutti insieme lavorare, sportivi, istituzioni, persone comuni. Grazie anche alla giornata di ieri abbiamo fatto un passo in avanti per far conoscere questo straordinario movimento. Questo Centro, per come è stato pensato, ci aiuterà inoltre a realizzare un altro sogno: abbattere ogni barriera tra lo sport olimpico e paralimpico, favorire lo sport integrato. La strada è avviata.
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Focus America “The Donald” contro i campioni NflLa stella Nba: “Trump, un idiota” La rivolta dello sport Usa contro Trump

Stefano Cagelli CONDIVIDI SU

DDonald Trump ha messo d’accordo tutti. In pochi giorni alcuni dei protagonisti degli sport più amati e seguiti oltreoceano si sono apertamente schierati contro la presidenza.
In piedi, tenendosi per mano, bianchi e afroa
mericani, atleti e staff, presidenti e superstar.
O inginocchiati. Oppure, addirittura, assenti
al momento dell’inno nazionale. Così i cam
pioni della Nfl (football americano) e della
Mlb (baseball) hanno dato vita ad una dome
nica storica, che verrà ricordata come la Gior
nata della grande Protesta contro le parole
pronunciate da Trump.
Un messaggio chiarissimo al presidente e alle sue continue (divisive) provocazioni.
Tutto nasce da alcune deliranti dichiarazioni di Trump. E siccome il presidente non riesce a contare fino a 10 prima di parlare (o di twittare), si è trovato in men che non si dica sotto il fuoco incrociato dei campioni delle due leghe dopo aver suggerito ai proprietari delle franchigie di licenziare i giocatori che si inginocchiano durante l’esecuzione dell’inno nazionale (che negli Stati Uniti viene eseguito prima di ogni partita ufficiale) in segno di protesta per il trattamento ricevuto dalle persone di colore da parte della polizia. E ai tifosi di uscire dagli stadi in segno di protesta.
Apriti cielo.
Poche ore dopo Bruce Maxwell, degli Oakland Athletics è diventato il primo giocatore delle Major League Baseball a inginocchiarsi durante l’inno americano. Poi è toccato ai giganti della Nfl, che addirittura hanno dato vita alla protesta sul campo di Wembley, a Londra, dove si giocava la partita tra Jacksonville Jaguars e dei Baltimore Ra-vens.
Una rivolta civile che coinvolge tutti, anche i ricchi proprietari (da
sempre politicamente in quota Trump) che hanno risposto “picche” alla provocazione senza senso di Trump. Robert Kraft dei New England Patriots ha detto: “Sono molto deluso dai toni delle dichiarazioni fatte dal presidente”. Shahid Khan, proprietario dei Jaguars,
che è stato tra i finanziatori del-
per le parole del presidente è irrefrenabile, anche a causa della penosa vicenda legata al mancato invito alla Casa Bianca dei campioni della Nba di basket dei Golden State Warriors. Invito che, va detto, era già stato rifiutato a priori da Steph Curry e compagni, come ha fatto notare l’altra stella del basket mondiale Lebron James in un twett in cui non le manda a dire a Trump.
La protesta rischia ora di spostarsi da
stadi e palazzetti ed estendersi an
che agli altri ambiti della società americana. Intanto, occhio poi agli sponsor: Under Armour -il colosso dell’abbigliamento sportivo che ha come uomo immagine proprio Curry e che in passato ha avuto come testimonial anche Muhammad Ali – si è schierata con la protesta. Intanto a New York, durante un concerto al Central
Tutti in ginocchio durante l’inno nazionale in segno di protesta contro le parole del presidente
la campagna di Trump, è sceso in campo a braccetto con i suoi giocatori durante la partita, in segno di protesta contro le “dichiarazione divisive e aggressive del presidente”. Così ha fatto anche il capo dei Dallas Cowboys Jerry Jones.
Ma di fronte alle proteste, Trump ha rincarato la dose: “I fan sportivi non dovrebbero perdonare giocatori che non sono fieri dell’inno nazionale o del Paese, la Nfl dovrebbe cambiare la sua politica”.
Ovviamente ottenendo il risultato di cementare ancora di più la rivolta. Lo sdegno
Park, la leggenda della musica soul
Stevie Wonder, nonostante il precario equilibrio dovuto all’età, si è inginocchiato davanti al pubblico, aiutato dal figlio: “Lo faccio per l’America”.
La bufera che sta investendo il presidente americano e che rischia di renderlo ancor più impopolare di quanto già indichino gli ultimi sondaggi: mai da oltre 60 anni – dalla presidenza di Harry Truman – un inquilino della Casa Bianca dopo otto mesi ha avuto un rating così basso, appena il 39%.
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Anche Stevie Wonder si unisce alla
Tutti in ginocchio anche a Wembley:
protesta sul palco di Central Park
“E ora licenziateci tutti”
Movimento Cinque Stelle
25 SETT. 18 SETT.
PD 28,4 27,8 +0,6 M5S 27,1 28,3 -1,2 Lega Nord 14,4 14,9 -0,5 Forza Italia 13,0 12,3 +0,7
Di Maio, il nuovo uomo qualunque

Elisabetta Gualmini CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

A ARimini è andato in onda un film trito e ritrito, anche se più grigio e deprimente delle performance psichedeliche del guru di dieci anni fa.
Un film in tre atti. La messa in sce
na di una finta democrazia del popolo, l’appello all’uomo qualunque capace di rovesciare il sistema, gli slogan trasversali e piagliatutti, adatti a non scontentare nessuno.
Sulla finta democrazia è Paola Taverna a dire la verità. “Abbiamo scelto un candidato talmente riconosciuto che abbiamo deciso di non candidarci”. Tradotto: il nuovo capo politico scelto da Grillo e Casaleggio non poteva essere messo in discussione e quindi non lo abbiamo sfidato. E le primarie on line? La democrazia dei click che ci rende tutti uguali? Tutto alle ortiche. Ancora una volta, un gruppo striminzito di webe-lettori, poco più di 30 mila ha ratificato una decisione già presa da tempo (in effetti un successone, se solo avessero votato per un candidato sindaco). Di Maio o uno dei setti comprimari? Di Maio of course. L’utopia della democrazia diretta viene annientata per l’ennesima volta da un autoritarismo assoluto, quello del capo fondatore, che è chiamato a serrare i ranghi, a estromettere i titubanti, a non permettere il dissenso. Perché solo in questo modo si tiene insieme un partito privo di un collante ideologico di fondo come quello dei 5 Stelle.
E poi l’appello all’uomo qualunque, al cittadino-eroe, vessato da una casta affamata di potere e di vitalizi, che finalmente si libera dal giogo dell’oppressione, rivoluziona il sistema e porta la salvezza. I militanti
SONDAGGIO EMG ACQUA PER TG LA7
ascoltano i propri portavoce lì sotto al palco, sperando che prima o poi tocchi a loro. Nel suo discorso d’insediamento, privo di qualsiasi acuto, Luigi Di Maio prova a dire che cercherà persone capaci e addirittura una squadra coesa (il riferimento alla giunta mordi e fuggi di Roma non è casuale), ma i suoi colleghi sul palco non la pensano così. Sono tanti gli incitamenti alla folla: “tu, tu, tu, tu fra poco sarai al mio posto…”, e il popolo di Rimini ci crede fino in fondo se nelle interviste alle TV alcuni di loro dichiarano che bisogna convincere gli italiani a mandare i propri figli nel M5Stelle così possono trovare degli spazi… (cioè un lavoro?)
Infine il programma, un’ideologia trasversale e pronta per qualsiasi uso. Un po’ di qua e un po’ di là. Prima contro l’euro e i tecnocrati assassini di un’Europa da cancellare ora a favore di un’Europa che deve solo trasformarsi. Prima contro il sindacato e ogni forma d’intermediazione degli interessi, oggi dritti verso il modello nord-europeo che si regge proprio sull’inclusione organica del sindacato nelle decisioni pubbliche. Prima giustizialisti fino al midollo, ora garantisti. E poi il reddito di cittadinanza, una forma di sussidio di base universale, che convive, nella smart nation di Di Maio con occasioni di lavoro per tutti. Delle due l’una. O si pensa a un reddito universale perché la robotica e le nuove tecnologie porteranno via il lavoro, come ci hanno spiegato i 5 Stelle fino a poco tempo fa, oppure si promette un lavoro a tutti come ci aveva spiegato Berlusconi fino a un po’ di tempo fa. Bisognerebbe dirglielo a Di Maio che le due cose non vanno di pari passo.
Ma in fondo tutto ciò è secondario nel magico mondo dei 5 Stelle, un mondo davvero smart, e anche un po’ large, in cui tutto e il contrario di tutto convivono in perfetta armonia.
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Effetto di Maio, il Pd sorpassa M5S
Il Movimento 5 Stelle perde l’1,2% in una settimana e viene sorpassato dal Pd. Nei sette giorni che hanno visto l’incoronazione di Luigi Di Maio a candidato premier e capo politico, i grillini hanno perso la quota più consistente di consensi rispetto agli altri partiti. Sondaggio condotto da Emg per il Tg La7.
Di Maio, M5s e l’Euro
Il posizionamento sull’euro rappresenta la madre di tutte le retromarce di Luigi Di Maio e del suo Movimento.
Se a fine 2014 Grillo
gridava: “Dobbiamo uscire dall’euro il prima possibile”, qualche mese dopo Di Mario disse: “Proporremmo un
referendum consultivo
sull’euro“. Fino ad arrivare a domenica scorsa, quando alla Cnbc, Di Maio ha detto che il referendum sull’euro non è un impegno elettorale.
Legge elettorale
“Al voto con una legge semplice e comprensibile”
Vasco Rossi durante il concerto di Imola Gino Ginetto / Ansa
dire di no in Commissione, insieme ai Cinque Stelle. Poi abbiamo

Democratica intervista Ettore Rosato CONDIVIDI SU

provato la prima versione del cosiddetto Rosatellum, che era più maggioritaria, e anche in quel caso MdP e Cinque Stelle contribuiro-
“F“Forse riusciamo a fare un miracolo”, afferma il capogruppo del PD alla Camera Ettore Rosato a proposito della discussione sulla nuova legge elettorale che inizia oggi. Un miracolo? “Sì, perché in un parlamento dove è molto chiara la presenza di una maggioranza trasversale a favore del proporzionale è possibile che il PD riesca ad ottenere una legge di impianto maggioritario. Una legge, tra l’altro, che sia in gra-
dunque
Mdp scelga se vuole la coalizione di centrosinistra o una beata solitudine
Difficile dirlo, anche perché i Cinque Stelle si
Sì, anche con questa proposta di legge il Partito
stanno rivelando non solo privi di principi (e
Democratico esprime l’ambizione di ricostruire
questo lo sapevamo) ma persino incapaci di con-
un’alleanza di centrosinistra che possa dare al
durre una navigazione parlamentare coerente
paese un governo solido e duraturo dichiarando
e in grado di tutelare i loro interessi di partito.
ai cittadini i propri programmi prima del voto.
Prima hanno affondato il modello tedesco, e ora
do di rispettare la nostra tradizione e la nostra vocazione.
Quali sarebbero i criteri di funzionamento del cosiddetto “Rosatellum bis”?
Si tratta di una legge semplice e comprensibile, che permette ai cittadini con una sola X sia di scegliere il proprio candidato nel collegio uninominale sia di determinare la distribuzione dei seggi nella quota proporzionale.
Una legge in grado di favorire le coalizioni,
Perché è del tutto evidente che in una situazione frammentata e nello stesso tempo tripolare senza una quota di maggioritario è difficile pensare che all’Italia possa essere garantita la governabilità necessaria.
Coalizioni ad ogni costo, nonostante i tanti fallimenti che hanno segnato la storia dell’ultimo ventennio?
E’ vero, i governi di centrodestra e centrosinistra sono sempre caduti sulla rottura delle coalizioni. Per questo dovremo essere molto prudenti nel costruire la prossima alleanza di governo, con quei partiti e movimenti della società civile con cui condividiamo programmi e progetti per il futuro. Questo sarà il nostro metodo, fondato sulla serietà e sulla responsabilità di fronte agli elettori. Diversamente dalla destra italiana, viene da dire pensando al voto tedesco e prima ancora al voto francese. Nè in Francia né in Germania la destra moderata che aderisce al PPE ha mai pensato di allearsi con la destra radicale e nostalgica dell’autoritarismo, in italia rappresentata oggi da Salvi-ni e Meloni. Spero che questa lezione sia stata finalmente compresa anche in Italia, nonostante il richiamo delle convenienze elettorali.
Un nuovo tentativo di legge elettorale, nonostante tutto?
Il nostro metodo rimane lo stesso: coinvolgere tutto il Parlamento e ottenere il consenso del più ampio numero di forze politiche, perché le regole del gioco si scrivono tutti insieme. D’altra parte noi le abbiamo provate tutte, e non siamo stati protagonisti dei vari fallimenti. Abbiamo cominciato con il Mattarellum e fu MdP allora a
no a bocciarlo. Poi abbiamo provato con il sistema tedesco e lì dopo un accordo fatto anche con i M5S furono proprio loro ad affossarlo al primo voto segreto in aula. Oggi riproviamo con un metodo inclusivo, ma Cinque Stelle e MdP dichiarano oggi di volere quel tedesco che hanno bocciato qualche mese fa.
Come risponde alle obiezioni di Mdp, che non sembra gradire la nuova legge?
Questo progetto di legge rappresenta per MDP l’occasione buona per ottenere finalmente quello che quel partito ha dichiarato di volere: una coalizione di centrosinistra per il governo del paese. Non vedo quindi alcun fondamento sostanziale per la loro contrarietà. Altra faccenda è se invece puntano a correre in beata solitudine, come stanno facendo in Sicilia, con l’unico obiettivo di far perdere il centrosinistra. Se così stanno le cose lo dicano apertamente, senza giustificarsi con tecnicismi del tutto incom
prensibili.
E cosa possiamo attenderci dai Cinque Stelle?
dicono di volere proprio quello. Abbiamo dato
ai Cinque Stelle una grande occasione, e proprio
loro l’hanno gettata via. La nostra proposta non va
contro nessuno, volendo dare ai cittadini un sistema
semplice in grado di facilitare la comprensione di quanto
accadrà con il loro voto, ma certo non possiamo chiedere al Parlamento di produrre una legge elettorale che sia tagliata su misura sui cambiamenti di umore di Luigi Di Maio.
Perché abolire le preferenze?
Abbiamo preferito il sistema dei collegi, con i nomi scritti sulla scheda che consentono all’elettore di decidere. E’ lo stesso metodo adottato nel Mattarellum, che rimane la nostra ispirazione fondamentale, ed è quanto accade nei grandi paesi europei come Francia, Spagna e Germania.
Cosa c’è da attendersi oggi e nei prossimi giorni?
Oggi in Commissione Affari Costituzionali alla Camera è prevista l’approvazione del testo base, dopo di che (alle ore 18) la conferenza dei ca pigruppo deciderà il calendario della discussione parlamentare: è probabile che il progetto arrivi in aula entro i primi dieci giorni di ottobre. Non è accettabile che il Parlamento italiano rinunci a scrivere una nuove legge elettorale, almeno per quanto ci riguarda. Esiste un partito del “Meglio non fare niente”, al quale non ci iscriviamo e che intendiamo combattere in aula. Il percorso è complicato, ma il Partito Democratico ce la sta mettendo tutta.
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Cara Europa, ora o mai più Dopo il voto tedesco “Dobbiamo uscire dallo stillicidio della trattativa mensile con Bruxelles. Serve tornare per 5 anni ai parametri di Maastricht” Matteo Renzi ““Serve un grande momento europeo. Occorre lavorare su tre assi fondamentali: Europa sovrana, Europa unita, Europa democratica” Emmanuel Macron ““Sosterrermo ciò che ha senso, tutto ciò che creerà più lavoro e più concorrenza. Non è più il momento degli slogan ma di ciò che gli sta dietro” Angela Merkel “

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Sandro Gozi
Sottosegretario agli Affari europei

LLe elezioni tedesche ci consegnano una Germania nuovamente guidata da Angela Merkel e da un governo di coalizione. La prima novità è l’ingresso al Bundestag di AfD: qualcosa
che dovrebbe preoccupare tutti coloro che
hanno a cuore le sorti dell’Europa e del
la tenuta della democrazia. La crescita di
AfD, avvenuta specialmente a Est, ha fat
to leva sulle debolezze e sull’immobilismo
della Grande Coalizione: le disuguaglianze
sociali e tra Est e Ovest non si sono attenua
te, nonostante la crescita economica, e il
prezzo politico più alto lo ha pagato la Spd.
La prossima coalizione sarà presumibil
mente la “Giamaica”, con Cdu, Verdi e Libe
rali, e sarà interessante capire come Verdi e
Liberali, che su molti temi hanno posizioni
distanti, riusciranno a fare una sintesi effi
cace. Questo riguarda soprattutto l’Europa:
se sotto la spinta dei Liberali la Germania
dovesse ripiegare su posizioni di austerity,
potrebbe diventare tutto ancora più len
to e difficile. Mentre con i Verdi abbiamo
molte cose in comune, a cominciare dalla
costruzione di un’Europa più democratica
con veri partiti politici europei eletti in liste transnazionali.
Fase difficile, quindi. Che proprio per questo ci deve vedere ancora più protagonisti. E il PD, prima forza politica in Europa, è assolutamente pronto a fare la sua parte.
L’Europa deve imparare a stare più vicina ai suoi cittadini, deve diventare un’Europa che dà e che non toglie, un’Europa che sia politica e sociale e non contabile. Emmanuel Macron è determinato a riformare
l’Unione: nel giorno del dietro, e allo stesso tempo
Dobbiamo tornare all’Europa dei valori politici forti e dei parametri semplici
suo discorso alla Sorbona, Macron ribadisce il suo impegno a un’Europa che sia sovrana, orientata alla crescita, più democratica; un’Europa in cui siano centrali Stato di Diritto e diritti fondamentali, e che possa
essere un faro di civiltà in questo nuovo disordine globale. Noi e Macron siamo dalla stessa parte, e insieme vogliamo subito lavorare per una grande riforma europea.
Con Parigi e Berlino e con tutti i Paesi che vogliono una vera riforma dell’Unione dovremo quindi far valere le nostre priorità. La nostra idea è molto chiara: torna
re a Maastricht e a Ventotene. E ripartire da Lisbona. Tornare all’Europa dei valori politici forti e dei parametri semplici, non della tecnocrazia e delle regole di bilancio astruse e incomprensibili. Vogliamo un’Unione che abbia al centro il lavoro, non gli zerovirgola. Un’Unione che si doti di un bilancio comune per gli investimenti e per ridurre le disuguaglianze sociali, non l’Europa del Fiscal Compact. Un’Unione che sappia preoccuparsi di chi è rimasto in-
possa guardare avanti
sfruttando l’innovazione e la cultura. Un’Unione democratica con vere forze politiche europee.
Questa è l’Europa per cui siamo pronti a batterci, consapevoli che se
non riusciremo, non ci sa
ranno altre possibilità. Non ci
rassegniamo né all’immobilismo
dell’austerity, né allo sfascismo dei populisti, né alle nostalgie dei neo-nazisti e dei loro accoliti leghisti: la possibilità di cambiare l’Europa c’è, e il Pd può essere il perno di questo cambiamento.
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Dal Partito Per il Partito
Il treno di Renzi e la meta del Pd

Claudio De Vincenti CONDIVIDI SU
Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno
Segue dalla prima

PProprio con riferimento a questa responsabilità, in un bell’articolo dell’11 dicembre 2012 Alfredo Reichlin parlava della necessità per il PD di pensarsi e di agire come “partito della nazione”, certo non per annacquare l’ispirazione di sinistra e la portata riformatrice della sua
politica ma, al contrario, per renderla capace di risponde
re alle questioni centrali della società italiana e quindi co
struire una prospettiva per tutto il Paese.
Nel vivo dell’azione di Governo, prima nei 1000 giorni
del Governo Renzi e ora con il Governo Gentiloni, ci siamo
misurati con i problemi e le difficoltà che vivono gli italia
ni e abbiamo fornito risposte operative che hanno rimesso
in moto il Paese dopo anni di stagnazione e poi, peggio, di
drammatica recessione. Non ricominciamo da zero, quin
di, ma dalla costruzione passo dopo passo delle condizio
ni per la ripresa economica che sta oggi prendendo corpo
sotto i nostri occhi.
Ma non di sola ripresa economica ha bisogno la demo
crazia italiana: gli anni Duemila sono stati anni in cui è
andato perdendo coesione il tessuto profondo della so
cietà italiana; la stagnazione e poi la crisi economica han
no contratto drammaticamente, specie nei nostri giovani,
speranza e fiducia nel futuro e hanno indotto comporta
menti spesso distruttivi; si sono aperte ferite che rischiano
di minare la stessa tradizione italiana fatta di gusto per il
“saper fare” (mani-fattura e Made in Italy) e al tempo stes
so di tolleranza e solidarietà umana (“Italiani brava gente”
era il titolo emblematico di un film di tanti anni fa). La
crisi ha fatto così emergere fenomeni nuovi che incidono
sulla cultura un tempo condivisa dal nostro popolo.
Il compito cui è chiamato oggi il Partito Democratico è
allora più ampio di quanto, pure con merito, abbiamo fat
to in questi anni: è il compito di parlare ai sentimenti e alla
intelligenza degli italiani, riannodando i fili del tessuto so
ciale. Per farlo dobbiamo partire dalla consapevolezza che
il dispiegarsi della democrazia italiana dalla Costituzione
ad oggi ha determinato una crescita di autonomia e sog
gettività dei cittadini e che il nostro obiettivo deve essere
quello di sottrarre tale crescita alla tentazione del ripiega
mento individualistico e della sfiducia rabbiosa, per valo
rizzare all’opposto la capacità di iniziativa delle persone,
la loro voglia di essere protagonisti.
È un compito nuovo rispetto a quello svolto dai partiti nel corso del Novecento: prima avanguardie del coinvolgimento popolare rispetto al vecchio Stato liberale; poi, nella Prima Repubblica, formatori della coscienza politica di uomini e donne per realizzarne la partecipazione allo Stato democratico. Oggi si tratta, partendo da una democrazia finalmente dispiegata, di ascoltare con attenzione i bisogni delle persone, di cogliere le preoccupazioni e le nuove lacerazioni che percorrono il Paese, di dare voce e sostegno a tutti coloro che cercano di costruire per sé e per gli altri, che collocano il proprio sforzo individuale nella prospettiva del bene comune. Un partito capace di individuare strategie “al servizio” delle energie positive presenti nella società civile affinché si diffondano, facciano tessuto connettivo, siano traino di fiducia e speranza per tutti, a cominciare da chi teme di non farcela. Il compito, ambizioso e difficile insieme, è quello di aiutare il Paese a ritrovarsi in un sentimento di identità condiviso e collettivo, in cui anche le frustrazioni che agitano questi anni tormentati si sciolgano in soluzioni mature e produttive.
Il Pd ha il compito di riannodare i fili del tessuto sociale
Sono tante, queste energie positive, e diffuse in tutto il Paese, più di quanto alcuni immaginino: ne Segui la diretta sulla pagina Facebook del Pd ho avuto prova ancora una volta in questi mesi, venendo a contatto, nel mio lavoro quotidiano, con l’impegno di tante donne e uomini che, a cominciare dal Mezzogiorno, hanno voglia di prendere in mano il proprio destino e quello della comunità che li circonda. Il treno con cui Matteo Renzi percorrerà il Paese sarà l’occasione per mettere tutto il PD in sintonia con il sentire profondo degli italiani.
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