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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 35 lunedì 25 settembre 2017
“Non siamo qui per temere il futuro, ma per cambiarlo” (Barack Obama)
L’argine
Europa. Anche in Germania è allarme populismo. Renzi a Imola: “Da noi partita decisiva: Pd, una squadra unita in modalità campagna elettorale”
EDITORIALE /2

Così la sanità è diventata più sicura
Federico Gelli
ÈÈsoltanto di pochi giorni fa la terribile
MOVIMENTO 5 STELLE
Il grande flop delle “buffonarie”

notizia della violenza subita dalla guardia
medica nel Catanese. Una donna per ore vittima della follia di chi difficilmente possiamo definire uomo. Quanto accaduto ci costringe ad aprire nuovamente una riflessione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per i medici e tutti gli operatori sanitari, i soggetti più a rischio della follia di qualche individuo SEGUE A PAGINA 6
A PAGINA 5
EDITORIALE/1

Il segnale di Berlino e noi
Mario Lavia
EEsattamente 100 anni dopo il nazionalismo avanza. Non ha vinto ma fa paura. Nell’ anno di Trump e della Brexit, questo ventaccio non spira più solo nei paesi ex comunisti ma percorre i viali di Parigi, Barcellona, città del nord Italia, e – da ieri lo sappiamo anche Berlino. 100 anni fa l’urto fra i nazionalismi portò alla guerra mondiale, e nessuno può escludere che nella situazione odierna l’Europa giunga ad una “orbanizzazione”, a inediti muri, a tensioni e rivalità che pensavamo archiviati nei bauli della storia. Parliamoci chiaro. Il voto tedesco è accettabile solo grazie alla tenuta di Angela Merkel ma inquieta moltissimo.
SEGUE A PAGINA 2
Quel segnale tedesco e noi La Festa di Imola “I populisti urleranno, dovremo studiare di più. Ci insulteranno e noi dovremo sorridere. Dovremo aggrapparci alla realtà” ““È inutile parlare di sinistra se non si creano posti di lavoro, l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” ““Le tasse sono ad un livello insopportabile: gli altri ci hanno fatto la campagna elettorale, noi le abbiamo ridotte” “

Mario Lavia CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

SSe nel paese della stabilità e della prosperità economica l’estrema destra raccoglie il 13% dei voti e il quadro politico si frammenta in quel modo bruciando la possibilità di un governo forte e coeso, c’è davvero di che spaventarsi. Il minimo storico dell’Spd
temiamo non sia un incidente di percorso ma qualcosa di enorme, il segno del declino della sinistra storica europea ad aggiornare la propria visione del mondo, come d’altra parte si era capito dal crollo dei socialisti francesi. Siamo dunque in vista di un bivio storico, nel quale i democratici devono attrezzarsi per incanalare il malessere europeo sulla strada di un nuovo change europeo, rompendo schemi novecenteschi sia in materia
Il vento populista come 100 anni fa. La sfida italiana sulle spalle dei Democratici
economica sia in quella della sicurezza e della giustizia. E’ dunque più chiaro che i prossimi anni saranno quelli decisivi per capire se si può andare avanti o se si torna al 1913: dipende da chi prevarrà nello scontro fra i democratici e la destra populista. Di qui si comprende come il banco di prova più determinante sarà quello ita
liano. Da noi i populisti – da Di Maio a Salvini alla Meloni – partono già forti, seppure sfrangiati e per loro natura pasticcioni (la kermesse riminese del M5s è stata la loro pagina più penosa), politicamente improvvisati e culturalmente sotto lo zero. Però una parte dell’Italia si lascia sedurre da slogan nazionalistici, antiparlamentari e populisti, lo stesso micidiale mix – ancora una volta – di 100 anni fa. Cosa c’è, dall’altra parte? C’è una squadra di persone serie che ha dimostrato in questi anni, pur con tutti gli errori, di sapere
come fare. Questa squadra è il Partito democratico guidata da Matteo Renzi. Il messaggio più forte venuto ieri dal segretario del Pd sul palco di Imola – una Festa bella e non facile – è appunto questo, la campagna elettorale è virtualmente iniziata, ci siamo noi e ci sono loro, c’è l’Italia del risanamento, della giustizia sociale e delle riforme e c’è l’Italia dell’incompetenza, del privilegio e della chiusura. La grande gara ha dunque preso il via.
C’è poco tempo e poco spazio per risen
timenti, ripicche e vendette – è stato il messaggio rivolto a quanti hanno abbandonato il Pd. La squadra rinserra le fila, con l’orecchio preoccupato a quanto sta avvenendo in Europa, eterno ritorno delle pagine peggiori del Novecento.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
“Se l’Italia non la cambiamo noi, non la cambia nessuno” “Grazie a tutti i volontari, siete l’orgoglio del Pd” Focus festa Imola “Non c’è dono più grande di una comunità di persone libere e coraggiose. Questa comunità sono i volontari del Pd. Noi possiamo solo dirvi grazie. E andiamo avanti”. Queste sono le parole che Matteo Renzi ha scritto sul muro della pizzeria della Festa de l’Unità nazionale di Imola. Quale comunità politica ha donne e uomini così speciali, che ogni giorno dedicano un pezzo della loro vita per aiutare il proprio partito, per proporre la propria idea dell’Italia? I volti che sin della prime ore del mattino hanno invaso la Festa per la manifestazione di chiusura con Renzi non erano volti stanchi, nonostante i 15 giorni di lavoro. Erano volti felici. Felici perché sono riusciti nell’intento di dimostrare ancora una volta quanto forte e coesa, nonostante le differenze, sia la comunità del Pd. I volontari certo, ma anche tanti militanti che da ogni parte d’Italia hanno raggiunto Imola. C’era il gruppo dei giovani torinesi, che sono partiti alle 6.30 del mattino, o gli agrigentini che hanno percorso più di mille chilometri per ascoltare il segretario e per vivere un giorno di festa tra amici e compagni. Naturalmente la parte del leone l’hanno fatto gli emiliano-romagnoli che giocavano in casa e che hanno raggiunto Imola da ogni parte della regione. Quello che più colpiva era la voglia di parlare di politica, di confrontarsi, di informarsi sull’attività parlamentare, sulle cose fatte e di proporre idee. Gli stand di Senatori e Deputati Pd sono stati presi d’assalto, i dirigenti di partito hanno conversato con la gente del Pd, cercando di spiegare, di rassicurare e ricevendo in cambio tanti incoraggiamenti. Una comunità festante con tanta voglia di politica unità da una frase: “Andare avanti”. Una frase ripetuta come un mantra, una frase che dimostra la volontà di non tornare indietro. La paura in tanti che i populisti possano prevalere, distruggendo quanto di buono hanno fatto i governi Renzi e Gentiloni, riportando l’Italia indietro, proprio ora che sta ripartendo. Una grande dimostrazione d’affetto per il segretario, che ha toccato con mano l’affetto della “sua” gente, dei democratici. Un affetto gentile e pacato, fatto di pacche sulle spalle, di incoraggiamenti, di selfie e di strette di mano.Una Festa che è stata molto partecipata, nonostante il maltempo, e che ha vissuto 15 giorni di bella politica e di dibattiti interessanti e sempre propositivi. Soddisfatto il responsabile Organizzazione del Pd Andrea Rossi: “Oltre 1500 volontari che si sono alternati tra allestimento, cucine e servizi generali. La festa chiude con il bilancio in leggero margine positivo frutto anche dell’impostazione sobria data alla stessa visto il momento. La scelta di fare la festa a Imola è stata una scommessa riuscita, la prima città non capoluogo di provincia ad ospitarla. Avremmo solo voluto un clima più tropicale, ma quello che emerge ancora una volta è che il Pd è una bellissima comunità. Grazie alla federazione e alla città di Imola che ci ha accolti con entusiasmo. A tutti i volontari, infine, il nostro grazie più grande.”Dunque da Imola il Pd riparte con la consapevolezza che quella democratica è una grande comunità, una comunità che da una grandissima spinta ai dirigenti e gli chiede di fare sempre meglio. Una comunità che non si accontenta, che non crede alle fake news che circolano sulla rete, che s’informa, appassionato. Tanti uomini e donne che svolgono un lavoro silenzioso, fatto di piccoli grandi gesti per le proprie comunità. Ecco questa è stata la Festa di Imola, 15 giorni di politica, divertimento e buon cibo. Una grande comunità che chiede di andare avanti Francesco Gerace Inviato a Imola CONDIVIDI SU LEGGI SU DEMOCRATICA.COM “Di barzellettieri ne abbiamo già avuti, ora serve competenza”
Focus Germania
La fine del mito della stabilità
Terremoto politico in Germania: Merkel vince ma arretra, crollo Spd
Stefano Cagelli CONDIVIDI SU
“È“Èun giorno amaro per la
socialdemocrazia. Sta­sera finisce la Grosse Koalition“. È un Martin Schulz provato e stan­co quello che parla alla
stampa e ai militanti alla Willy Brandt Haus
di Berlino. La Spd ha ottenuto il peggior risul
tato della sua storia, dal 1945 a oggi. E così ha
fatto anche l’Unione cristiano-democratica
guidata da Angela Merkel.
Quelle che fino a poche ore prima del voto
erano considerate delle elezioni scontate,
poco più che una formalità, si sono trasfor
mate in un vero e proprio terremoto politi
co che rischia seriamente di mettere fine al
mito della stabilità tedesca.
Angela Merkel, come previsto, vince le
elezioni federali e guiderà il governo per la
quarta volta consecutiva. Ciò che nessuno
aveva previsto erano le modalità con le quali
questa vittoria si sarebbe concretizzata. Lo
ha detto la stessa Cancelliera nel breve di
scorso tenuto dopo la chiusura della urne:
“Ci aspettavamo un risultato migliore ma l’o
biettivo è stato raggiunto, non era scontato
essere ancora qui dopo 12 anni”.
È vero, non era scontato. La Merkel egua
glia il suo vecchio “padre politico” Helmut
Kohl e il suo cancellierato durerà ben 16 anni,
un record che sarà difficile da raggiungere in
futuro. Però, quella di oggi, si tratta sicura
mente della vittoria più difficile. E mentre
Frau Angela cerca di vedere il bicchiere mez-
I risultati
zo pieno, la sensazione è che questa volta sia davvero mezzo vuoto. Poco meno del 33% è il peggior risultato dal 1949 a oggi.
Cosa ancora più grave è il vero e proprio boom dell’estrema destra che per la prima volta entra nel Bundestag. E lo fa in grande stile, centrando un insperato 13% che fa diventare Alternative fuer Deutschland la terza forza parlamentare in Germa
nia.
Motivo per il quale la Spd ha già deciso di dire basta all’esperienza della
Grosse Koalition.
Essere partner di minoranza del governo Merkel per otto degli ultimi 12 anni ha provocato un’emorragia di consensi che si sono tradotti nel clamoroso 20,5% di queste elezioni.
I vertici socialdemocratici sono ora convinti più che mai che solo un ritorno all’opposizione possa aiutare a tamponare questa ferita. Ma poi c’è un altro elemento da considerare: se Union e Spd si alleassero ancora, la destra estrema diventerebbe la prima forza parlamentare di opposizione, con tutto ciò che ne consegue.
A questo punto, per la Cancelliera (che però continua a chiedere un “gesto di responsabilità” da parte della Spd), rimarrebbe una sola opzione per la formazione del governo.
Il nuovo Bundestag
La cosiddetta Jamaika-Koalition, che prende il nome dai colori della bandiera giamaicana: il nero della Cdu/Csu, il giallo dei liberali e il verde, ovviamente dei verdi.
Ma non sarà facile. Sia la Fdp che i Grünen si sono già detti disponibili a sedersi al tavolo delle trattative ma hanno già fatto sapere che non sono pronti ad accettare qualsiasi condizione, anzi. I due partiti non
Boom della destra di AfD. La svolta estremista ha fatto recuperare consensi che sembravano persi. Si va verso un’intesa a tre (Cdu-liberali-verdi) con la Spd primo partito di opposizione
sono particolarmente affini, per usare un eufemismo. In particolare le differenze di approccio sono concentrate sui due temi che probabilmente hanno portato all’exploit dell’estrema destra: Europa e immigrazione. Mentre sarà più semplice trovare punti in comune in materia di econo
mia e diritti.
Non è un caso che nelle sue
prime parole dopo il voto Angela Merkel abbia voluto parlare proprio di Europa e immigrazione, pronunciando due frasi che sembrano due messaggi ai suoi futuri alleati di governo. “Colpiremo e combatteremo l’immigrazione illegale” (messaggio per i liberali), “vogliamo un’Europa più forte” (messaggio per i verdi). E’ l’inizio di un braccio di ferro che si preannuncia già molto serrato. Sarà un lungo autunno a Berlino.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
La Jamaika-Koalition
Il grande flop
Movimento 5 Stelle
delle “buffonarie”La troupe di RaiNews accerchiata e insultata dagli attivisti alla festa di Rimini
Di Maio incoronato, ma solo a metà
L’L’elezione di Luigi Di Maio a candidato premier doveva essere l’incoronazione della democrazia diretta, il trionfo di chi vorrebbe cambiare il mondo con un click. Si è invece rilevata un flop. In primo luogo per la scarsa affluenza elettronica, un chiaro sintomo di disaffezione al Movimento: Rousseau non riesce a mobilitare tutti i suoi 150mila iscritti, visto che i votanti sono stati solo 37.442 e soltanto uno su 5 degli aventi diritto ha cliccato la sua preferenza sul Di Maio. C’è poi il tema dell’opacità. Si pensi ai tweet dell’hacker @r0gue_O, che a urne virtuali ancora aperte ha mostrato su Twitter di aver votato decine di volte per Di Maio, rivelando ancora una volta la vulnerabilità dello strumento. Nulla a che vedere, ovviamente, con le ultime primarie del Partito democratico. Al di là delle opache modalità con cui si sono svolte le consultazioni grilline, infatti, la differenza di partecipazione tra le due votazioni è stata netta: 37.442 partecipanti del M5S contro 1.839.000 del Pd.
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Primarie Pd Candidati Programma dei candidati Campagna elettorale Vincitore Garanzie sul voto Votanti 3 tutti ben conosciuti dettagliato 60 giorni circa Il giorno stesso Rappresentanti dei candidati 1.800.000 circa 1 + 7 sconosciuti “Dichiarazione di intenti” 3 giorni 2 giorni dopo (???) Casaleggio & Associati… 37mila circa Primarie M5s
Grillo ai cronisti “Ora scrivete quello che dico io”. L’ordine dei giornalisti reagisce: Torni a fare il comico”
Focus
venerdì 22 settembre 2017
66
Così la sanità è diventata più sicura
Nuovi Lea
Ludopatia
Fondo sanitario
L’impegno del Pd per un incremento progressivo del Fondo sanitario nazionale. Per la sanità, nella scorsa legge di Bilancio, la determinazione del Fondo sanitario 2017 è salita da 111 a 113 miliardi, che salgono a 114 nel 2018 e a 115 nel 2019.
Dopo 16 anni di attesa, varati i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tra le molte novità introdotte, sono previsti anche i trattamenti contro la ludopatia, le cure per l’adroterapia per la cura dei tumori e la terapia del dolore.

Federico Gelli CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

EEd è proprio in questi luoghi, se possibile ancora di più rispetto ad altri, che siamo tenuti a garantire un alto livello di sicurezza per impedire episodi di questa gravità. E’ evidente che se è stato possibile sequestrare una guardia medica per ore nel pie
no dello svolgimento della sua attività all’interno del
suo ambulatorio, qualcosa non ha funzionato. E la fa
cilità con cui chi ha abusato della donna ha potuto di
sattivare il sistema d’allarme deve farci correre subito
ai ripari.
Quanto accaduto, non è purtroppo un episodio isola
to. Negli ultimi anni si sono registrati già tragici episo
di di aggressione, soprattutto a carico delle donne, con
due dottoresse uccise e innumerevoli denunce di rapi
ne e aggressioni. Non è dunque sufficiente prendere
provvedimenti sul caso specifico, ma è ormai chiara la
necessità di intervenire per ridisegnare, con interventi
strutturali, l’intero servizio di Guardia Medica.
Bene ha fatto il Ministero della Salute ad avviare ve
rifiche ispettive a campione sull’intero territorio na
zionale per verificare le condizioni di lavoro. Da que
sto si dovrà ripartire, nell’immediato, per mettere in
campo soluzioni che possano porre un freno a questi
fenomeni delinquenziali. Penso, ad esempio, all’avvio
di un tavolo nazionale su questo tema che coinvolga lo
stesso ministro Minniti.
Sono diversi gli approcci possibili: dalla presenza di
guardie di sicurezza e di una rete di telesorveglianza
con le forze dell’ordine, a sistemi diversi di organizza
zione del lavoro. Una soluzione, di certo più ‘estrema’,
per quanto comprensibile data la preoccupazione di
chi ogni notte si trova ad operare in contesti così a ri
schio, è quella avanzata dalla FNOMCEO: spostare le
guardie mediche all’interno delle Stazioni dei Carabi
nieri, che sono capillari sul territorio, o delle postazio
ni di Polizia.
Di sicuro nell’immediato si potrà e dovrà però la
vorare per migliorare l’organizzazione del servizio.
Un suggerimento importante è venuto in questo caso
dalla FIMMG: si può pensare di destinare il servizio a
sedi più centrali e meno periferiche, limitando gli orari
di ambulatori al solo ciclo diurno e prenotturno. Così
lasciando che di notte intervenga un servizio centra
lizzato gestito da una Centrale operativa con triage,
collaterale se non proprio integrato al 118, così come
avviene per i Tso psichiatrici al fine di consentire sem
pre l’identificazione del chiamante. Questa proposta,
già ratificata in molte regioni, potrebbe essere estesa a
livello nazionale. Di certo il tema dell’incolumità degli
operatori non può essere più rinviato a cominciare dal
la questione più evidente, quella della loro solitudine.
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Più tutele per i medici
La sicurezza delle cure nella legge Gelli. L’obiettivo è quello di aumentare le tutele dei professionisti prevedendo, al contempo, nuovi meccanismi a garanzia per i cittadini. Si riuscirà così a contrastare quel fenomeno denominato ‘medicina difensiva’ che, secondo alcune
stime, peserebbe fino a 13 miliardi
di euro sulle casse dello Stato.
Lotta senza quartiere alla Ludopatia. Con la recente intesa raggiunta in sede di Conferenza
Unificata si è deciso di intervenire
riducendo l’offerta di gioco, sia dei volumi che dei punti vendita, attraverso l’anticipo della riduzione delle AWP (gli apparecchi elettronici che erogano vincite in denaro). Ciò
significa in meno di un anno la
riduzione da 400.000 a 264.674 macchine.
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