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18 Settembre 2017
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Democratica: Benvenuti Fra Noi

Della Redazione Di Democratica
(Premessa), Di Vittorio Venditti

Se Non E’ Democrazia Questa…

Una breve premessa a quanto da oggi potrai leggere di nuovo su quest’inutile sito: Facendo seguito all’appello proposto da Matteo Renzi sulla sua ultima Enews, ho chiesto alla redazione di Democratica lumi su come scaricare e diffondere il loro giornale. Di seguito, ti rimetto la conversazione che fra l’altro contiene le strade percorribili per arrivare al risultato che mi sono prefissato e per finire ti lascio il file PDF che potrai recuperare, magari per leggerne il contenuto in santa pace. Dal prossimo numero, questo verrà proposto senza le mie parole di disturbo.

Da: Vittorio Venditti
Inviato: giovedì 14 settembre 2017 16:27
A: democratica@partitodemocratico.it
Oggetto: democratica: Se vi fa piacere, inviatemela. Sarò ben lieto di diffonderla!
Ciao Matteo,
Ciao a te che ti stai prendendo materialmente il disturbo di leggermi al
posto di Matteo,
se vi fa piacere, da uomo di destra che però sa e soprattutto vuol
vedere quanto c’è di buono e propositivo nel Prossimo, visto che ormai
da sèi anni mi permetto di divulgare l’Enews e soprattutto, là dove mi è
possibile, di contribuire con volontà e non per dovere alla causa,
chiedo d’inviarmi “democratica”, allo stesso scopo e per la medesima
ragione per i quali sono a disposizione di chi vuol fare, sa fare e
soprattutto lo sta mettendo in pratica con un’azione dirompente che non
sembrerebbe venir proposta da un politico italiano.
Chi mi conosce, sa che per il mio vezzo di voler essere trasparente e
dire la verità al punto di arrivare a litigare con i benpensanti di
turno, giungo a quel brutto traguardo, ma riesco a divulgare il
messaggio, magari con il sottofondo dell’invidia di chi crede di essere
depositario del marchio registrato. Così, capita che a Gambatesa mi si
faccia notare che opero in favore del segretario di un partito al quale
non sono iscritto, del quale non digerisco i locali democristiani che
oggi sono all’interno del partito democratico, ma del quale (votandolo
alle primarie, di fronte a chi costituisce il seggio che ne resta
frastornato), apprezzo chi ho da sempre ritenuto l’unico in grado di far
ripartire l’Italia, magari restituendole il rispetto internazionale che
merita.
se vi fa piacere dunque, come ho pubblicata anche l’ultima Enews,
http://www.gambatesaweb.it/?p=33623, così vorrei iniziare a rilanciare
anche democratica, magari per criticarla pure, se lo riterrò necessario,
ma con la consapevolezza che divulgare il Dire del Prossimo,
innanzitutto serve a far crescere anche me, cosa non di poco conto.
In attesa: saluti.

“Grazie Vittorio per averci scritto e per le parole che ci hai riservato. Riteniamo ogni contributo e punto di vista prezioso.
Ti ringraziamo, inoltre, per l’interesse mostrato per Democratica, il quotidiano digitale della comunità PD.
Ricevere Democratica automaticamente ogni giorno è semplicissimo: scrivi con Whatsapp al numero 348.6409037 oppure vai sul messenger Facebook all’indirizzo m.me/partitodemocratico.it
Grazie!
la redazione di Democratica
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n. 29 venerdì 15 settembre 2017
“La mentalità mafiosa è l’ideologia che svende la dignità dell’uomo per soldi” (Don Pino Puglisi, 1937-1993)
Il complotto
Consip Sempre più chiaro il tentativo eversivo di una parte delle istituzioni contro il Pd e la sua leadership. Mentre la Lega ladrona non restituisce il maltolto
PAGINA 3
L’INTERVISTA
Minniti: “Vi spiego la nostra visione. Insieme integrazione e sicurezza”
Il ministro dell’Interno illustra a Democratica il senso della strategia italiana sull’immigrazione. “Gran parte del tema non si gioca in Italia, ma dall’altra parte del Mediterraneo”
PAGINA 4-5
L’EDITORIALE

Vogliamo la verità
Andrea Romano
LLa vicenda Consip non riguarda solo Matteo Renzi o il PD, ma la stessa solidità delle nostre istituzioni democratiche. Perché quando un magistrato della Repubblica, audito dal CSM, descrive le indagini condotte dal Noe come un lavoro “fatto con i piedi” da un gruppo di “esagitati” in preda ad un “delirio di onnipotenza”, infarcito di “chiacchiere da bar” e soprattutto finalizzato esplicitamente a colpire l’allora Presidente del Consiglio (“Noi vogliamo arrivare a Renzi”), ci troviamo di fronte ad un fatto enorme e dal chiaro sapore eversivo. La fotografia di quelle indagini che è stata consegnata dal Procuratore di Modena Lucia Musti all’organo di autogoverno della Magistratura non può essere equivocata: un pezzo di Stato – quello rappresentato dai Carabinieri inquirenti del Noe poi indagati per falso e violazione del segreto d’ufficio – si è mosso con l’obiettivo dichiarato di colpire un altro pezzo di Stato – quello rappresentato da chi guidava il governo democratico della nostra Repubblica. Un obiettivo preventivo, scollegato dalla sostanza e dalle risultanze delle indagini, al quale è stato poi subordinato il lavoro investigativo e l’analisi che è stata consegnata alla magistratura sulla base di quel lavoro. Questa è la sostanza dei fatti, al netto di ogni chiacchiera e di ogni retroscena immaginario. E questo è il nodo sul quale deve essere fatta assoluta chiarezza in tempi brevi, perché ogni ritardo nel raggiungimento della verità può trasformare quella che già oggi è una pagina oscura in un macigno destinato a pesare sulla serenità della nostra vita democratica.
SEGUE A PAGINA 3
CARROCCIO
La truffa della Lega di Bossi e Salvini
PAGINA 2
MONDO.COM
La Germania pronta per Merkel IV
PAGINA 7
Soldi pubblici
La truffa della Lega

Franco Vazio CONDIVIDI SU

IIl Tribunale di Genova ha disposto, su richiesta della Procura, il sequestro preventivo di diversi conti correnti della Lega Nord in sei diversi istituti bancari in Emilia-Romagna, Liguria e Trentino. Umberto Bossi è stato condannato in primo grado a 2 anni e 3 mesi di carcere nel processo su presunte irregolarità nell’utilizzo di fondi pubblici da parte del partito. E’ stato anche disposto il sequestro di 48 milioni di euro di contributi pubblici che la Lega ha ricevuto negli anni in cui Bossi era segretario. E Salvini che fa? Grida allo scandalo, parla di attacco senza precedenti alla democrazia, di atto unico nella storia della Repubblica, di una scheggia della magistratura che vuole
mettere fuori gioco la Lega.
Salvini è in stato confusionale, lo scandalo
vero è non restituire i soldi agli italiani. Vo
gliamo sapere tutti i responsabili politici della
truffa.
Lui minimizza, parla di una condanna a
400/500 mila euro, quando invece la sentenza
del Tribunale di Genova riguarda la condan
na del vecchio segretario e del suo tesoriere
Francesco Belsito, condannato a 4 anni e 10
mesi di reclusione per truffa ai danni dello
Stato, nonché la confisca e la condanna alla restituzione di 48 milioni di euro. È vero, non si tratta di una sentenza definitiva, ma come sempre accade in casi di questa gravità i giudici cercano di salvare il salvabile. Insomma provano a mettere al sicuro almeno una parte di quei soldi dei cittadini italiani indebitamente percepiti e distratti dalla Lega; soldi frutto di rimborsi pubblici per attività politiche mai fatte. Non è affatto uno scandalo. I giudici fanno il loro lavoro e lo scandalo sarebbe se non rincorressero i truffatori e i soldi spariti.
Oggi però leggiamo cose che mettono Sal-vini nudo in piazza. Belsito infatti afferma (testuale): “Avevo rapporti con tutti i maggiori dirigenti del Carroccio quando ero tesoriere, anche quelli che fanno finta di non avermi mai incontrato. Certo anche con Matteo Salvini”. Esistono responsabilità penali per le quali le sentenze le hanno pronunciate i giudici; ma noi pretendiamo di conoscere il nome di tutti i responsabili politici di questo scandalo. Chi sono -oltre a Salvini -i maggiori dirigenti del Carroccio di cui parla Bel-sito? Si tratta di quei governatori e di quegli assessori regionali che vengono portati ad esempio per trasparenza ed efficienza amministrativa?
Lo scandalo è questo silenzio! Lo scandalo è non restituire i soldi. Sembra di essere in un film comico: chi ieri gridava “Roma ladrona”,
E hanno il coraggio di parlare di Roma ladrona
“Roma ladrona? Oggi è ladronissima”.
UMBERTO BOSSI, 1 MARZO 2015
“Dobbiamo far sentire a Roma ladrona che qui si combatte e qui si vince”.
ROBERTO MARONI, 25 APRILE 2017
“Roma ladrona c’è ancora. A Roma serve un sindaco leghista”.
MATTEO SALVINI, 28 FEBBRAIO 2015
oggi viene ricorso per restituire 48 milioni di euro arraffati agli italiani. E Salvini, anziché chiedere scusa e restituire il maltolto, si permette di recitare la parte della vittima. All’estero non ci possono credere; certo in Europa sarà difficile irridere l’europarlamentare Matteo Salvini, anche perché, sebbene prenda regolarmente la sua diaria di mandato, vederlo in Parlamento a Bruxelles è quasi un miracolo”.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Le tappe dell’inchiesta
1 1APPROPRIAZIONE INDEBITA E TRUFFA AGGRAVATA
Nel 2012 le Procure di Milano,
Napoli e Reggio Calabria si occupano della gestione dei soldi della Lega. Nel 2013 i pm contestano a Bossi, in concorso con Belsito, l’appropriazione indebita e la truffa aggravata per i rimborsi
elettorali 2008 e 2009 e ai figli di Bossi, Renzo e Riccardo, l’uso a fini personali di
300mila euro di soldi pubblici
2 2LA PRIMA SENTENZA DEL MARZO 2016
La prima sentenza arriva nel
mese di marzo dello scorso anno: 2 anni e mezzo per Riccardo Bossi. Un anno dopo la richiesta di condanna per
il Senatùr, il figlio Renzo e l’ex tesoriere
Belsito. La sentenza arriva il 10 luglio: per Bossi, la tesi dei pm, “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega era “un modo di agire consolidato e concordato” con Belsito.
3 3LA CONDANNA PIÙ PESANTE 48 MILIONI DA CONFISCARE
Il 10 luglio Bossi è condannato in primo grado a 2 anni e 3 mesi,
il figlio Renzo a 1 anno e 6 mesi e l’ex tesoriere Belsito a 2 anni e 6 mesi. Erano
accusati di appropriazione indebita e truffa allo Stato nel processo sulle irregolarità nell’uso dei fondi pubblici della
Lega. Il tribunale ha disposto la confisca
di 48 milioni al partito.
Il complotto
“Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano.
“Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi” IL CAPITANO DEL NOE SCAFARTO E IL COLONNELLO ULTIMO ALLA PROCURATRICE DI MODENA LUCIA MUSTI
“Il capitano Scafarto e il colonnello Ultimo erano particolarmente spregiudicati e presi da un delirio di onnipotenza”
LA PROCURATRICE MUSTI DURANTE L’AUDIZIONE DAVANTI ALLA PRIMA COMMISSIONE DEL CSM
Le ombre sul caso Consip
La decisione del Csm
È il Csm a inviare alla procura di Roma alcuni atti della pratica Consip-Cpl, avviata dalla procura campana. Si tratta di documenti da cui emergono delle dichiarazioni che riguardano possibili
comportamenti tenuti da ufficiali di
polizia giudiziaria. Nelle modalità di invio degli atti ci sarebbero delle presunte anomalie.
Le audizioni ai magistrati
La decisione viene presa in seguito alle audizioni svolte dalla prima commissione del Csm che aveva ascoltato alcuni magistrati, tra cui la procuratrice di Modena Lucia Musti.
L’audizione della procuratricedi Modena
La procuratrice Lucia Musti viene ascoltata lo scorso 17 luglio. Tra le
dichiarazioni emerge come l’ex capo del
Noe Giampaolo Scafarto e il colonnello Ultimo le dissero: “Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”.
Franceschini e Zanda: “È un fatto di inaudita gravità istituzionale”
Vogliamo la verità

Andrea Romano CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

TTanto più alla vigilia di una stagione elettorale decisiva, che non può e non deve essere intossicata dal fumo che si diffonde dal comportamento di rappresentanti di istituzioni verso le quali è indispensabile conservare la massima fiducia. Gli italiani devono sapere che chi riceve il mandato democratico e parlamentare a governare l’Italia, di qualunque parte politica sia espressione, non può essere oggetto di operazioni investigative ispirate dal pregiudizio. Così come non può esserlo nessun altro cittadino, al di là del ruolo pubblico che si trova provvisoriamente a ricoprire. E se questo è avvenuto, i fatti devono essere accertati con la massima trasparenza e i responsabili devono essere sanzionati con il massimo rigore. Se questo non avvenisse, si tratterebbe di un colpo alla solidità di istituzioni democratiche che in questa stagione storica sono già investiti dalla crisi di credibilità che nasce dall’onda
“È giusto andare fino in fondo nella ricerca della verità. Vogliamo sapere se qualcuno ha deciso di fabbricare delle prove false contro il presidente del Consiglio”. Matteo Renzi
ta antipolitica. Per questo noi vogliamo tut-contribuenti dei milioni di euro ricevuti dal ta la verità sul modo in cui sono state con-finanziamento pubblico e utilizzati per sco-dotte le indagini Consip. La verità pi personali – si lancia in un’accusa e solo la verità, guardando al sconclusionata contro la de-bene comune rappresen-mocrazia italiana. Come se tato dalla credibilità di una sentenza di colpe-istituzioni democra-volezza (di primo gratiche che abbiamo do, tra l’altro) contro sempre difeso e che la Lega per truffa intendiamo difen-
ai danni dello Stadere anche contro
to fosse di per sé le eventuali ma-
un colpo alla no-lefatte di alcuni
stra democrazia. loro rappresen-
A differenza di tanti.
Salvini, noi non Questa è la dif-
commentiamo le ferenza tra il PD e
sentenze. E soprat-quelle forze popu-tutto, lavoriamo liste che non riesco-ogni giorno per raf-no a distinguere tra il forzare istituzioni che proprio tornaconto e la devono essere difese credibilità delle istituzioni. anche dalle ombre che vi Proprio oggi, sulle stesse pagi-possono gettare loro indegni ne di giornale dove troviamo il rac-rappresentanti. Per questo, ancora conto del Procuratore Musti sulle indagini una volta, chiediamo verità e rapidità sulla del Noe, leggiamo il delirio di un Salvini che conduzione delle indagini Consip.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM

chiamato dalla magistratura a risarcire i
L’intervista
“Ecco la nostra visione”
A partire dalla Libia? abbiamo il rischio di una fuga di massa dei La Libia che è il Paese di transito per eccel
trasto al terrorismo, nel momento in cui noi La legge sullo Ius soli non c’entra nulla con l’immigrazione. Bisogna approvarla
foreign fighters e il modo più semplice per lenza. Nei primi otto mesi di quest’anno
arrivare in Europa potrebbe essere quello circa il 97% dei flussi migratori è arrivato
di seguire i flussi migratori.

Mario Lavia CONDIVIDI SU

Ministro, tutti hanno la percezione che l’approccio italiano al problema dell’immigrazione sia cambiato. Che non sia solo una questione di frenare gli sbarchi ma anche e soprattutto un problema di politica internazionale. Infatti lei è “accusato” di fare anche il ministro degli Esteri…
Quando abbiamo incominciato ad affrontare il fenomeno migratorio, abbiamo cercato fin dall’inizio di mettere in campo una visione, una strategia, non di agire rincorrendo il fenomeno. La mia convinzione è che un grande Paese come l’Italia, invece di inseguire il fenomeno deve cercare di governarlo e non essere costretto a rispondere sempre sul terreno dell’emergenza. Io penso che gran parte del tema dell’immigrazione non si gioca in Italia, si gioca dall’altra parte del Mediterraneo per due questioni cruciali: la prima è quella dei punti di partenza e se noi vogliamo affrontare in maniera strutturale ed organica il tema dell’immigrazione noi dobbiamo affrontarlo dal punto di partenza, cioè dai Paesi dai quali provengono.
dalla Libia, con una piccola particolarità: che non c’è nessun libico. E quindi il tema è esattamente questo: avere una doppia iniziativa, intervenire nei paesi di provenienza e intervenire nella Libia. Per questo, il 2 febbraio abbiamo firmato un accordo con il governo libico, con il governo di Al Sarraj, che ha due principali riferimenti: il primo la lotta ai
trafficanti di esseri umani, il secondo la lotta al terrorismo. Il 3 febbraio, al Vertice europeo di Malta, l’Europa ha fatto proprio l’accordo firmato dall’Italia. Noi abbiamo cambiato l’approccio verso l’Europa: prima l’Italia chiedeva all’Europa di fare di più, oggi siamo nella condizione in cui è l’Italia che ha
fatto di più e l’Europa sostiene l’Italia in questo lavoro.
Cosa prevede l’accordo con la Libia?
L’accordo ha tre punti cruciali: primo punto il controllo delle coste, attraverso un sostegno alla guardia costiera libica. Noi abbiamo mandato 4 motovedette alla guardia costiera libica, abbiamo formato gli equipaggi, altre motovedette arriveranno a breve, entro la fine dell’anno la guardia costiera libica sarà una delle guardie costiere più strutturate del nord Africa. La guardia costiera ha già iniziato ad operare e, dal primo gennaio a fine agosto, ha effettuato 13 mila 500 operazioni di salvataggio.
Si è capito che il problema dei problemi è intervenire a sud della Libia. Cosa fare?
E’ il secondo punto dell’accordo: il controllo del confine sud della Libia, questione più importante del controllo delle acque territoriali libiche, perché il confine sud è la porta di accesso al complesso dell’Africa settentrionale ma è in qualche modo la porta d’accesso all’Europa. Il confine sud è importantissimo sia per il contrasto ai trafficanti di essere umani sia per quanto riguarda il tema del con-
Quindi bisogna parlare con le tribù perché si attivino.
Abbiamo operato attraverso una doppia attività. La prima è quella di mobilitare coloro che in Libia sono già presenti e sono le tribù del deserto: i Tebu, i Soleiman e i Tuareg. Sono tribù storiche, denominati i “guardiani del deser
to”. Queste tribù erano in guerra tra di loro, soprattutto i Tebu e i Soleiman. Il 31 marzo sono venute a Roma e hanno firmato la pace tra di loro, i Tebu e i Soleiman che erano le tribù in guerra, con i Tuareg che hanno fatto da testimoni.
SEGUE A PAGINA 5
L’intervista
SEGUE DA PAGINA 4
Quando ho incontrato le tribù ad un certo punto il sultano, perché il capo della tribù si chiama sultano, mi ha detto: lei mi deve aiutare ad impedire ai miei figli di diventare trafficanti di esseri umani.
Questo è il cuore della questione, il cuore della questione è comprendere che in questi anni in Libia il traffico di essere umani è stata una delle poche “industrie” che ha funzionato, un’industria dannata ma è un industria che ha funzionato e che ha prodotto e redistribuito reddito, se noi vogliamo combattere il traffico di essere umani dobbiamo costruire un reddito alternativo.
“Aiutarli a casa loro”: concretamente?
Guardi, il 13 di luglio ho incontrato i sindaci di 14 città principalmente interessate al traffico di essere umani che hanno presentato degli action plan, progetti di sviluppo per le loro città, chiedendo alla comunità internazionale di essere aiutati a rompere con i trafficanti di essere umani. Inoltre, abbiamo istituito una Cabina di regia con i ministri all’Interno di Libia, Niger, Ciad e Mali perché tutto il flusso dei migranti passa attraverso il sud, il confine meridionale è il punto cruciale, controllare quel confine è un elemento importantissimo contro i trafficanti di esseri umani.
L’idea è di far diventare le tribù del sud un elemento di forza di una guardia di frontiera coordinata con Niger, Ciad e Mali, cioè avere una guardia di frontiera che controlli insieme le nuove frontiere, anche con le nuove tecnologie, dai sensori laser sino ai droni.Se noi riusciamo ad avere una guarda costiera che funziona, quindi controllare le acque territoriali, controllare il confine sud, rimane il problema di come gestire l’accoglienza in Libia perché in questo momento abbiamo centri di accoglienza assolutamente non adatti e non adeguati agli standard di carattere internazionale.
Ma l’Italia è sempre sola? Dove sono le
islamiche italiane percorsi di formazione perControllo dei confini, circuito economico alternativo, diritti umani: è il nostro modello
gli imam, scuole di formazione, che si faran-organizzazioni internazionali?
no presso le università italiane. Quarto, nel Su questo abbiamo fatto dei passi in avanti,
momento in cui viene chiesta la costruzio-nel senso che l’organizzazione mondiale per
ne di una nuova moschea, bisogna rendere l’immigrazione, l’OIM, che era già presen-
pubblici i finanziamenti ricevuti in Italia e te negli anni passati in Libia, è ritornata in
i finanziamenti ricevuti dall’estero. Io con-Libia. E quindi da questo punto di vista sta
sidero tutto questo straordinariamente im-operando. Il secondo dato è che l’UNHCR che
portante. non era mai stata in Libia, perché la Libia non
aveva firmato la convenzione di Ginevra, è di nuovo operativa. Anche su questo c’è un segnale positivo, l’OIM dall’inizio dell’anno ha fatto 7.300 rimpatri volontari assistiti dalla Libia.
Tutto ciò vuol dire che noi possiamo costruire un modello: controllo dei confini,costruzione di un circuito economico alternativo, rispetto dei diritti umani per quelli che ci sono e la possibilità di rimpatri volontari ed assistiti. Assistiti vuol dire che a ciascuno di loro viene dato un budget per potersi ricostruire una vita nel paese di provenienza.
Insomma, servono investimenti europei?
È chiaro che sullo sfondo di tutto ciò c’è il tema della stabilizzazione della Libia. L’Unione Europea ha compreso che noi abbiamo messo in campo un modello, una visione e se l’Europa vuole affrontare il tema dell’Africa e della Libia deve pensare a investire in Africa quanto ha investito nella rotta balcanica. Adesso c’è un progetto comune, cioè il progetto approvato a Parigi il 28 di agosto, tra Spagna, Francia, Italia e Germania.
L’Europa si sta svegliando, ministro Minniti?
Da quando siamo partiti a gennaio un passo in avanti c’è. E’ letteralmente cambiata la filosofia, perché prima l’idea era che bisognava aiutare l’Italia a migliorare la propria accoglienza. Prima il massimo che l’Europa poteva pensare era quella di aiutare l’Italia a fare più hot spot, perché il problema era come gestire l’accoglienza in Italia, ora noi abbiamo portato l’Europa a ragionare come gestire l’immigrazione dall’altra parte del Mediterraneo. E ieri, durante la riunione del Consiglio Affari Interni di Bruxelles, c’è stato un “plauso per quanto fatto” dall’Italia, ma abbiamo insistito sulla necessità di proseguire con un consolidamento a livello Ue, i 28 Paesi, la Commissione, la Presidenza estone dell’Ue, hanno riconosciuto i primi risultati in termini di diminuzione dei flussi.
Gli italiani restano molto preoccupati. Il problema dell’integrazione è più che mai aperto. Cosa fa il governo?
L’accoglienza, però, ha un limite nella capacità di integrazione, compito del ministro dell’Interno, che si deve occupare della sicurezza del complesso degli italiani, è quello di far si che quel limite non venga mai superato, perché se quel limite viene superato, vuol dire che non abbiamo a cura, per il presente e il futuro, del nostro Paese.
Noi abbiamo fatto un accordo con i singoli comuni italiani, per una così detta accoglienza diffusa, 2,6 migranti per ogni mille abitanti. La mia idea è avere comuni che accolgono per piccoli numeri e chiudere i grandi centri di accoglienza. Perché i grandi centri di accoglienza, per quanto possano essere gestiti nel migliore dei modi possibili, non producono integrazione. Generano una diffidenza con la popolazione italiana, mentre i piccoli numeri, spalmati sul territorio, abbattono il muro della diffidenza, rendono più semplice riconoscersi reciprocamente. Il punto cruciale è che per gestire una politica dell’accoglienza bisogna tenere conto del diritto di chi viene accolto e il diritto di chi accoglie.
L’altra cosa che abbiamo fatto sul terreno dell’integrazione è il patto con l’Islam italiano con tutte le associazioni che fanno riferimento all’Islam. Io considero questo un patto straordinariamente importante dal punto di vista culturale e, aggiungo da ministro dell’interno, straordinariamente importante sul terreno della sicurezza del mio Paese. Perché tutte le associazioni liberamente, non attraverso la costrizione di una legge, hanno aderito alla Costituzione italiana, che è molto importante, ma soprattutto a quattro regole precise.
Cioè?
Prima regola, le moschee sono luoghi di culto pubblici e aperti al pubblico. Secondo, per ogni moschea è noto il nome dell’imam, cioè si deve sapere chi è il titolare del culto. Terzo, le prediche, cioè il sermone, viene fatto in italiano e, aggiungo, abbiamo concordato con le comunità
A fine settembre il governo presenterà il piano per l’integrazione. I punti principali?
Primo, l’integrazione linguistica, cioè noi sviluppere
mo moltissimo l’elemento della conoscenza della lingua italiana; secondo, l’integrazione di carattere culturale: ci sono valori delle nostre comunità che non possono essere in alcun modo compromesse; terzo, la formazione professionale, e cioè per tutti cercare di avere un minimo di formazione professionale.
Il presente e il futuro del nostro Paese, si gioca su queste questioni. Qui non si giocano piccole partite contingenti, di consenso
o
di dissenso, si stanno giocando i presupposti fondamentali di una democrazia.
Lei sta acquisendo consensi da varie parti… Pensa di farcela?
Io penso che sia mio dovere impegnarmi con tutto me stesso in questa partita, non so se ci riuscirò, la partita è molto complessa, l’unica cosa certa è che abbiamo una visione, quella visione può essere giusta o sbagliata, ma c’è una visione, abbiamo un impegno: io non so se l’impegno sarà sufficiente, ma posso garantire che quell’impegno non cesserà mai nemmeno per un attimo.
Un’ultima cosa, ministro. La sua opinione sullo Ius soli?
Il problema del governo dei flussi migratori non ha niente a che vedere con lo Ius soli che peraltro è temperato dallo ius culturae, ovvero riguarda i figli dei migranti stabilizzati e che sono pienamente integrati. La legge sullo Ius soli non è affossata e io penso che ci siano le condizioni per costruire in Parlamento una maggioranza per approvarlo. Noi faremo ogni sforzo. Lo Ius soli è un pilastro per le politiche di sicurezza, perché quando uno tiene troppo a lungo una persona che pensa di averne diritto ai margini della società fa una cosa ingiusta e le ingiustizie producono odio.
Quella persona che sta governando i flussi migratori è la stessa persona che dice che approvare lo Ius soli non è un salto nel buio ma va nella direzione della costruzione di un’Italia migliore.
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SU DEMOCRATICA.COM
Focus
La settimana della Moda si allarga e nasce “Milano XL la Festa della Creatività italiana”. Sette spettacolari installazioni celebrano la grande eccellenza italiana del saper fare MILANO XL In programma dal 16 al 26 settembre 2017 Si guarda spesso a Milano come una Cit-tà all’avanguardia capace di sprigio-nare energie uniche nei diversi settori della cultura, della scienza, dell’econo-mia. Tale capacità è figlia delle sinergie del tes-suto sociale della stessa metropoli che sono in grado di generare quelle eccellenze con cui la stessa Città si contraddistingue. Le sinergie vanno però coltivate ed è per questo che grazie a un accordo di collabora-zione fra il Ministero dello Sviluppo Economi-co, il Comune di Milano, Confindustria, Fon-dazione Altagamma e con il supporto di ICE, si è deciso di raccontare accanto alle tradizio-nali sfilate la cultura delle filiere produttive di eccellenza che promuovono il Made in Italy nel mondo. “Milano XL è non solo una festa dell’ele-ganza italiana e una straordinaria occasione per le nostre imprese – afferma il Sottosegre-tario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfa-rotto -ma un progetto dal profondo valore strategico. Cultura e creatività sono a un tem-po valori della nostra identità e fondamenta dello sviluppo del nostro Paese, il vero ‘monte di filiera’ della nostra economia: i settori del-lo stile che saranno rappresentati a Milano in settembre – tra fiere, sfilate, installazioni e al-tre iniziative – fatturano oltre 104 miliardi di euro, di cui 64 sui mercati esteri, e impiegano più di 600.000 addetti in 70.000 aziende lungo l’intera filiera. È anche un progetto a suo modo storico e unico al mondo, perché per la prima volta mettiamo in scena tutta insieme, in un perfet-to gioco di squadra, la bellezza e l’eccellenza del saper fare italiano: dalla moda al gioiello, dalla cosmesi agli accessori, dagli occhiali al tessile, in un racconto di cultura, saperi, cre-atività e capacità tecnica che solo noi italiani possediamo e che contribuisce in modo decisi-vo all’immagine dell’Italia nel mondo.” “Un progetto di sistema che rappresenta il segno tangibile della collaborazione tra le istituzioni e operatori nella valorizzazione del grande patrimonio manifatturiero fatto di artigianalità, produzione e creatività che contraddistingue il Made in Italy nel mondo” afferma l’Assessore alle Politiche del Lavo-ro, Attività produttive, Commercio, Moda e Design Cristina Tajani che prosegue: “Queste installazioni non sono solo un omaggio alla cultura del bello, ma soprattutto un omaggio a un sistema, quello della “moda”, che partecipa attivamente allo sviluppo produttivo ed eco-nomico della città e dell’intero sistema Paese, basti pensare che la sola settimana della moda di settembre mobilita un indotto in città di cir-ca 50 milioni di euro”. Per approfondimenti milanoxl.com MILANO XL La festa dellacreatività italiana Anna Scavuzzo CONDIVIDI SU LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Mondo.com FOTO, VIDEO, ANALISI, COMMENTI SU COSA SUCCEDE FUORI DALL’ITALIA Sarà per il protrarsi di quella che gli inglesi chiamano la “sil-ly season”, sarà per lo scarso interesse suscitato da una cam-pagna elettorale dai toni tutto sommato moderata: sta di fatto che le prossime elezioni federali tedesche, che si svolgeranno il 24 settembre, faticano ad occu-pare le prime pagine dei giornali. Il vero motivo di questo apparente disinteresse è o quasi. E poi c’è un problema politico, e qui occorre fare un Stefano CagelliLa quarta cavalcata di Frau Angela CONDIVIDI SUL’ULTIMO SONDAGGIO Cdu-Csu 36% Spd 23% Die Linke 10% Alternative für Deutschland 10% Liberali Fdp 9% Verdi 8% (Fonte YouGov)
passo indietro. La Fdp, storicamente, è sempre stato l’ago
della bilancia tra democristiani e socialdemocratici. E’ una forza politica che ha varie volte appoggiato, alternativamente, governi neri (nero in Germania ha un’accezione diversa e non estremista come da noi) e governi rossi. Il punto più basso della storia del partito è stato alle elezioni del 2013, quando, per la prima volta nel dopoguerra, non ha raggiunto la soglia di sbarramento del 5%, restando così fuori dal Bundestag.
Dopo questo risultato shock, le redini del partito sono state affidate ad un nuovo giovane leader, Christian Lindner, che, al fine di recuperare consensi, ha impresso una svolta alle politiche del partito, soprattutto in materia di approccio a due questioni dirimenti per la Canceliera: Europa e migranti. L’obiettivo – non dichiarato ma chiaramente leggibile

è quello di “rubare” voti alla destra populista di Alternative für Deutschland, che dopo la forte crescita nel boom dell’emergenza profughi, ha perso consenso pur rimanendo, secondo le ultime rilevazioni intorno al 10% con buone possibilità di diventare la terza forza parlamentare.
La Fdp, perciò, si è creata uno spazio politico nuovo: estremamente liberale in materia di diritti, estremamente rigida sulle questioni economiche e migratorie.
E’ chiaro che, per come si sono messe le cose negli ultimi anni, non è più assiomatico che la Merkel preferisca un’alleanza con un partito che promette ai propri elettori politiche intransigenti e securitarie. Anche perché, da questo punto di vista, deve già tenere a bada l’ala più conservatrice del suo partito, a partire dai bavaresi della Csu.
Non è pertanto del tutto campata in aria la teoria per la quale Frau Angela non disprezzi tanto l’idea di una riedizione della Groβe Koalition, che finora ha regalato tante soddisfazioni a lei e riservato solo amarezze ai socialdemocratici.
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però legato a un altro fattore: c’è già un vincitore dichiarato, o meglio una vincitrice. Angela Merkel sta cavalcando senza intoppi verso il quarto mandato alla guida della più importante potenza politica ed economica europea.
I sondaggi non lasciano spazio a interpretazioni differenti. L’alleanza cristiano-democratica (Cdu-Csu) è davanti a tutti con percentuali che variano tra il 35 e il 40%. I socialdemocratici, dopo un primo semestre del 2017 in cui l’effetto Schulz aveva suscitato effimere speranze di rimonta, sono al chiodo, accreditati di una percentuale che va riducendosi tra il 20 e il 24%, staccati di ben oltre 10 punti. Un abisso.
L’unica vera incognita è relativa alla composizione della maggioranza che sosterrà il prossimo esecutivo. Con il sistema elettorale sostanzialmente proporzionale in vigore in Germania, infatti, i cristiano-democratici saranno costretti (a meno di un improbabile exploit a ridosso del 50%) ad allearsi almeno con un’altra formazione politica.
A tal proposito, le opzioni credibili e praticabili sono due, entrambe già sperimentate nei primi tre mandati di Frau Angela. La prima, più probabile, è una riedizione delle larghe intese (Groβe Koalition) proprio con la Spd, come già successo nel 2005-2009 e nel 2013-2017. In questo caso non ci sarebbe alcun problema ad avere una solida maggioranza parlamentare, ma il programma di governo doßβomplicata.
La seconda opzione è quella di un governo nero-giallo, un’alleanza tra la Cdu-Csu e i liberali della Fdp. In questo caso la coalizione sarebbe molto più “comoda” da dirigere per la Merkel, dato che i rapporti di forza sarebbe decisamente più sbilanciati a suo favore. Ma ci sono alcuni problemi.
Il primo: non è scontato che la Fdp ottenga un numero di voti sufficiente a garantire una maggioranza parlamentare. I sondaggi attribuiscono ai liberali un consenso che varia tra l’8 e il 10%, quindi, anche nell’ipotesi migliore, il traguardo del 50% potrebbe restare un miraggio
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