Di Vittorio Venditti
(Foto), Presa Da Internet Da Vittorio Venditti
S. E. Mons. Pietro Lagnese: Il Timone
E’ ovvio dover riprendere una delle rubriche più schifose della serie proposta durante l’anno, ma è più curioso farlo se pensi che normalmente, dell’azienda della quale tratto, dico peste e corna. Quando però ci si trova di fronte ad un uomo che trasmette certe impressioni e sensazioni, queste vanno riportate e se poi infondono gioia e voglia di vivere, ciò, va descritto senza se e senza ma. Oggi dunque, voglio raccontarti cosa mi ha trasmesso S. E. Mons. Pietro Lagnese, qui se vuoi conoscerlo meglio.
Martedì scorso, date le notizie di cronaca sull’ultimo sisma che ha colpito Ischia, entrando in ufficio, mi sono posto il problema: E’ il caso di accendere la radio e sentire la solita retorica e le solite polemiche, uguali per ogni post disgrazia che Dio ci manda? Di primo acchito stavo per evitare, ma poi, considerato che il lavoro di quel giorno iniziava a filare liscio, per non soccombere alla noia ho preferito affrontare il sacrificio. Tralascio tutto il resto perché tornerò domani sull’argomento per dire la mia e passo direttamente a quando il conduttore RAI ha chiamato in causa il vescovo di Ischia e la chiesa che costui dirige, parlando di quanto, a poche ore di distanza dalla scossa, quell’organizzazione stesse già facendo per la gente impaurita e colpita dal sisma. Va bene: qui si parla di poche migliaia di persone, ma se consideri che generalmente certe organizzazioni non si muovono se non dopo che tutto si sia allineato, bisogna ammettere che la rapidità d’azione della chiesa ischitana e di tutti i suoi annessi e connessi va considerata davvero un esempio da seguire.
Il conduttore intervista il vescovo e Don Pietro gli risponde con la calma serafica di chi sa di agire nel giusto e nemmeno questo dovrebbe far notizia. L’intervista va avanti e s’inizia ad intravvedere una qualità che è possibile trovare in ogni essere umano: La capacità di descrivere ciò che gli sta intorno, magari facendolo da un punto di vista un po’ diverso dal solito. Don Pietro infatti, a differenza degli altri giornalisti in campo, nel descrivere gli eventi, s’immedesima al punto di far vedere per radio ogni sentimento che attraversava in quel momento la mente di un uomo che, se pur estraneo a soccorsi e quant’altro di operativo, se non per quanto concerne ciò che può fare la sua organizzazione, poteva “permettersi il lusso” di Soffrire perché una persona aveva persa la vita in quanto colpita da calcinacci caduti da una chiesa, come per sottolineare il fatto che quell’edificio, da recettore di vita, era diventato portatore di morte.
Quel prete mi stava diventando simpatico e mentre lavoravo mi chiedevo se non fosse così per via dei riflettori, in quel momento accesi anche su di lui. Il conduttore radiofonico intanto, iniziando a comprendere che sotto i panni del vescovo si nascondeva un radiocronista a dir poco eccellente, prega Don Pietro di restare in contatto e gli chiede espressamente di occuparsi della radiocronaca diretta dell’estrazione dalle macerie dei bambini che vi erano rimasti sepolti la sera prima. Don Pietro accetta di buon grado e si continua così dalle nove e mezza del mattino a quasi le due pomeridiane.
Viene estratto il primo bambino verso le dieci ed ecco il saggio di uno che aveva sbagliato mestiere. Il conduttore, da Roma, da quel momento inizia a tartassare il povero vescovo con la solita domanda: “Eccellenza, a che punto stanno per portare fuori anche Ciro?”. No, Don Pietro non ha sbagliato mestiere. Avessero posta a me quella domanda in maniera così insistente, li avrei mandati a cambiar canale senza perdere tempo; il vescovo invece mantiene la calma, anzi, comprendendo lo stato d’animo di chi dirigeva la trasmissione e dei suoi ospiti, politici ed altri che nel frattempo si avvicendavano nel filo diretto, cerca di mettere una buona parola, ripetendo, ma sempre con l’aggiunta di qualcosa in più, quanto magari aveva detto due minuti prima.
Arrivati al fatidico momento dell’estrazione di Ciro, ecco che si palesa l’Enrico Ameri che si nasconde in Don Pietro; una radiocronaca magistrale in tutte le sue parti, ci ha letteralmente fatto vedere cosa stesse succedendo in quel momento a Casamicciola, senza nemmeno l’ausilio di un televisore: Quando si dice che la Radio è immortale!
L’impressione in me è stata davvero incancellabile e tornato a casa, ho deciso di mettere per iscritto le mie sensazioni, non prima però di aver conosciuta meglio questa eccelsa persona, andando a leggere quanto ho rimesso nel primo link di questo scritto. Lì, se mai ce ne fosse stato bisogno, ho trovata la risposta ai miei dubbi. Quando ci si trova di fronte ad un uomo che alla faccia di camorra e quanto di simile, crea una struttura per la disintossicazione dalla droga e la chiama “Il Timone”, facendo con ciò capire che la nave, se ben governata, può arrivare indenne in porto nonostante la tempesta che spesso fa rassegnare anche il più astuto lupo di mare, (detto da Ulisse…), non si può, anzi, non si deve far altro che ammettere che esistono mosche bianche che ci riconciliano con la vita, mostrandoci che quel Gesù Crocifisso, qualche seguace serio ancora lo può mostrare anche a chi, come il sottoscritto, ormai non crede più in certe “guide”.
Il benpensante di turno, ritiene che i blog, o come li chiamo io in italiano, i siti, normalmente servano a dare notizie sulle quali si deve solo dire di male, oppure si possa campare più o meno bene: Io ho sempre creduto che lo scrivere in maniera confidenziale, dando del tu a te che mi leggi, sia il modo migliore anche per comunicare sensazioni come quella che ho vissuto martedì scorso e mi sono permesso di condividere oggi con te. Percezioni del genere, sia pur in parte, le vissi poco meno di trentacinque anni fa anche a Gambatesa, quando mi trovai di fronte ad un uomo che sembrava volesse perseguire i medesimi fini vissuti lo scorso ventidue agosto, queste ultime, sia pur per colpa di una disgrazia.
poi le cose non sono andate così.
Spero che Monsignor Pietro Lagnese non cambi!