Di Raffaele Salvione
EFFETTO COOLIDGE, Ovvero L’Impotenza Da Masturbazione Compulsiva
Molti ragazzi interpellano lo psicologo o l’andrologo lamentando un deficit dell’erezione. Indagando sui comportamenti si scopre che in molti casi è presente un uso o un vero e proprio abuso della pratica masturbatoria con l’aiuto di video porno. Soffrono della sindrome di Coolidge.
Il fenomeno prende il nome da un aneddoto. Si narra che il presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge fosse stato condotto un giorno in uno stabilimento agricolo insieme alla moglie e che i due avessero fatto tour separati. Quando la moglie del presidente giunse di fronte al recinto delle galline chiese al suo ospite: “Ma il gallo monta le galline una sola volta al giorno?” Il proprietario rispose sorridendo: “Oh, no, Mrs. Coolidge, anche una dozzina di volte al giorno!” – “Eh, ditelo a mio marito!” esclamò la signora. Quando venne il turno del presidente di visitare il recinto egli rivolse al proprietario la stessa domanda e poi un’altra: “Ma ogni volta con la stessa gallina?” – “No, ogni volta con una gallina diversa!” – “Eh, ditelo a mia moglie!” rispose il presidente.
L’effetto Coolidge è un programma cerebrale molto antico che può far scomparire l’esaurimento post-orgasmico in un batter d’occhio se vi sono nei paraggi nuovi partner disponibili a essere fertilizzati. Senza di esso non esisterebbe la pornografia. Tale automatismo biologico interpreta ogni nuova possibilità erotica – comprese quelle sullo schermo – come un’opportunità riproduttiva preziosa, attivando i comportamenti per mezzo di potenti agenti neurochimici.
Una volta, problemi sessuali come questi non erano così frequenti nei ventenni ma oggi si assiste a un aumento esponenziale di queste patologie. Sarà solo perché oggi se ne parla di più, che sembrano aumentate, oppure l’ abbondanza di videopornografia a disposizione dei ragazzi (e delle ragazze) può realmente avere un ruolo nella genesi di tali disturbi?
Se lasciamo cadere un topolino maschio in una gabbia in cui c’è una femmina ricettiva all’inizio si ha un turbine sessuale inconsulto poi gradualmente il maschio si stanca e smette. Anche se la femmina fosse ancora disponibile lui è ormai esausto. Deve passare il cosiddetto “periodo refrattario”; tuttavia, lasciando cadere nella gabbietta una nuova femmina ricettiva: Voilà! Il topolino resuscita e con galanteria si mette a fertilizzare anche lei. È possibile ripetere più volte questo processo, finché il povero topolino quasi muore per la stanchezza. Gli scienziati chiamano questo fenomeno effetto Coolidge, ed è stato osservato anche nelle femmine (Lester, Gorzalka, millenovecentottantotto). Il topo corre dietro a ogni femmina che riesce a trovare per via dell’aumento di dopamina nel cervello. Nessun’altra cosa in natura riesce a far rilasciare tanta dopamina come il sesso, perché la prima cosa che i nostri geni vogliono è farsi strada nelle generazioni future. La dopamina impone al topo di non lasciare nessuna femmina senza essere fertilizzata.
La dopamina è il neurotrasmettitore che sta dietro alla risposta: “Lo voglio!”, dietro qualunque motivazione. Quando il livello di dopamina cade altrettanto fa la motivazione. La dopamina è responsabile anche dei comportamenti di dipendenza e, quindi, del fatto che in questi casi il cervello diventa meno sensibile e più disperato perché ne vuole sempre di più.
Tornando al topolino, dopo ogni copula con la stessa femmina il cervello secerne sempre meno dopamina. Dopo 5 volte gli ci vogliono 17 minuti per terminare. Il tempo necessario per arrivare all’eiaculazione aumenta, la quantità di dopamina rilasciata diminuisce. Ma se a ogni rapporto sostituiamo la femmina con un’altra nuova, riesce a compiere il suo dovere in 2 minuti o anche meno. La sua virilità viene rinnovata dal cervello che emette forti impulsi di dopamina in risposta a ogni nuova partner.
Diversamente dai topi di laboratorio, negli esseri umani esiste il legame di coppia. Siamo programmati, in media, per crescere insieme i figli e trarre una buona quota di soddisfazione dall’unione di coppia. Ma l’effetto Coolidge è sempre in agguato anche dentro di noi e ci risveglia, quando il dovere chiama.
Pornografia su internet: effetto Coolidge con turbo
La videopornografia riesce a pungolare l’utente senza tregua, sbattendogli davanti “partner” sempre nuovi che lo forzano a rilasciare dopamina. La parte avvincente, però, è sempre costituita dalla nuova pornostar, dal nuovo video, dalla nuova scena.
Numerosi studi sulla pornografia hanno rilevato che topi ed esseri umani non sono così differenti in materia di stimolazione sessuale. La dopamina schizza in alto a ogni novità, specialmente di tipo sessuale. Alla parte più primitiva del nostro cervello non interessa se ne abbiamo già avuto a sufficienza: pretende risultati. È ovvio che il maschio ha bisogno di tempo per riprendere potenza e vigore. Ma cosa accade agli utenti dell’internet porno? Quanti di loro indulgono in questo meccanismo perverso (è proprio il caso di dirlo) senza darsi delle pause di alcune settimane per recuperare? Dopotutto sul video c’è sempre qualche nuovo “partner” che desidera essere fertilizzato. La risposta è che quando gli uomini con deficit erettile indotto dalla pornografia smettono di farne uso, sperimentano uno snervante periodo piatto, senza eccitazione o erezione. Appena tolto il piede dall’acceleratore, la libido si addormenta per un periodo che può durare settimane o addirittura mesi.
La novità può far sembrare il partner meno attraente
La dopamina non è rilasciata solo in risposta alla novità. Quando una cosa è più eccitante del previsto, il circuito cerebrale della ricompensa emette dopamina e funziona a pieno regime. E il porno online è sempre in grado di dare qualcosa d’inaspettato e più trasgressivo. Di contro, il sesso con la persona amata non sempre è migliore né più variato di quanto ci si possa aspettare anche se fornisce altri tipi di ricompensa.
Riassumendo: troppa stimolazione artificiale può far sembrare il proprio partner come fosse un piatto freddo.
Fino a qualche decennio fa l’attività sessuale con un essere umano in carne e ossa forniva più gratificazione del masturbarsi di fronte al paginone centrale di Playboy. Dopo che Miss Luglio era stata “fertilizzata” a dovere, veniva a noia e le sue curve non facevano più produrre tanta dopamina. Bisognava aspettare fino a Miss Agosto. Dopo sono arrivati i videonoleggi. Ma quante volte poteva essere interessante lo stesso video?
Ma ora la videopornografia su internet regala sfracelli a un semplice click del mouse. È possibile mettersi a caccia (un’altra attività che produce dopamina) per ore, sperimentando più nuovi “partner” in 10 minuti di quanti i nostri antenati cacciatori-raccoglitori potevano trovarne in una vita intera. Un colpo di dopamina dopo l’altro, è possibile raggiungere uno stato mentale alterato simile a quello dei drogati. Lo sentiamo spesso: “La pornografia c’è sempre stata e non ha mai fatto male a nessuno”. Ma l’affermazione perde del tutto significato una volta che si comprenda come funziona il sistema di ricompensa dopaminergico del cervello. Oggi le connessioni internet 24 ore su 24, 7 giorni su 7 non solo permettono di soddisfare qualunque appetito, ma di andare oltre tale appetito, con conseguenze anche molto spiacevoli.
C’è l’effetto Coolidge alla base del declino del maschio moderno?
Se non si capisce il funzionamento dell’effetto Coolidge, questo meccanismo nascosto che impone di schiacciare sull’acceleratore anche quando se n’è avuto più che abbastanza è difficile fare il collegamento fra una libido insaziabile e il fatto che il cervello risponde di meno a causa del sovraccarico di dopamina. La realtà, tuttavia, è che l’insoddisfazione indotta dall’uso del porno spinge a cercare sempre nuove stimolazioni. Un’indicazione che il termostato è andato fuori fase è quando non si può fare a meno del porno per avere un’erezione o raggiungere il piacere. Eppure è la pura verità: una volta gli uomini si masturbavano e raggiungevano l’orgasmo anche senza porno.
Altri segni sono: irrequietezza, irritabilità, insoddisfazione, bisogno di sesso più piccante, trovare il partner reale meno attraente di internet, bisogno di materiale più estremo. Il termine tecnico è “tolleranza”, ovvero l’instaurarsi di un processo di vera e propria dipendenza, che richiede dosi di stimolazione sempre maggiori.
Cosa si deve fare?
È necessario smettere del tutto di fare uso di pornografia e di masturbarsi, evitando di mettersi alla prova, di fare confronti con gli altri. Accettare totalmente e con pazienza che per qualche tempo la libido sarà come morta, confidando che, se non sono in corso patologie di altra natura, essa ritornerà.
Può essere necessario l’aiuto specialistico?
Sì. Specie se l’abitudine di masturbarsi con l’aiuto di videopornografia è radicata fino al punto da costituire una vera e propria dipendenza, può essere difficile all’inizio rinunciarvi completamente. Ricordiamo che il meccanismo cerebrale implicato è lo stesso delle dipendenze da sostanze e, come tutti i comportamenti compulsivi basati sul piacere, può resistere energicamente prima di essere spezzato. Lo psicologo psicoterapeuta può quindi insegnare delle strategie per superare l’ostacolo con più facilità. Inoltre, quando la persona che ha sviluppato una dipendenza da porno online smette, inizia a sperimentare dopo circa una settimana un periodo dove il desiderio sessuale sembra scomparso del tutto. È facile comprendere il disappunto che può sorgere quando la mente vuole, ma il corpo non reagisce. Il periodo può durare settimane o mesi e può essere difficile, senza un supporto specialistico, mantenere il coraggio e la motivazione per perseverare senza ricadute.
Durante il periodo di “disintossicazione” e recupero della normale funzionalità dell’erezione e del desiderio, vi sono numerosi fattori che possono contribuire al successo o al fallimento: il numero di orgasmi, la masturbazione (senza video porno), la qualità delle fantasie sessuali che si hanno, il tipo di relazione che si mantiene con il partner, il metterlo o meno al corrente del processo che si sta attraversando, le ricadute e così via. Per tutti questi motivi l’ausilio psicologico/psicoterapeutico può rivelarsi decisivo per il recupero di una sessualità piena, soddisfacente e normale.
Buona estate…
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