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Giuda

Di Vittorio Venditti

Il Valore Dei Quaquaraquà

“attento a Tizio! Quello è falso dalla testa ai piedi!”. Queste parole mi furono dette circa due anni fa durante una chiacchierata di routine da un amico comune e si riferivano a colui che io chiamerò Giuda, spiegandoti a seguire il perché non ne voglio fare il nome, ne esporre foto, pur in mio possesso.

Il mio esser garantista, allora mi fece rispondere che se pur vera, una cosa del genere va provata con fatti inoppugnabili perché io non ho accettato, non accetto e non accetterò mai di farmi un giudizio in merito alla reputazione di una persona sulla base di un sentito dire; io voglio le prove di quanto si dice ed in questo caso mi sono arrivate, proprio mentre tratto di Zia Mafia in tutte le sue sfaccettature, ma prendendo di petto il problema dai bassi fondi di un paesello italiettano, sito nella “vergine Molise”, quella terra nella quale Zia Mafia, oltre a non sparare, si sente parte integrante se non importante di quella famiglia allargata che ci si ostina a chiamare Stato, considerato nel pieno della legalità, della quale in molti interpretano il senso, logicamente a loro vantaggio e con l’aiuto fattivo di sentenze come quella di ieri su “Mafia Capitale”.

L’altra sera, come ogni mercoledì, io e Donato ci siamo recati a casa di Totore, dove facciamo base. Discutendo del più e del meno, come per esempio di cose che non pubblicherò mai, alla faccia di chi vorrebbe saperne di più; nel bel mezzo della chiacchierata, fra una birra e l’altra con intermezzo di popcorn, ecco che i miei amici mi leggono un verbale proveniente dalla procura della repubblica di Campobasso, documento nel quale sono stati fissati, nero su bianco, i nomi di padre e figlio che hanno avuto il coraggio di negare fatti che conoscono anche le pietre. E’ questa la ragione che poi mi ha costretto a sostituire in corsa il sottotitolo del resoconto di ieri, inerente la minaccia di morte che ho ricevuta e che ho denunciata al mondo per prendere per quello che è colui che mi ha minacciato.

Ma perché mi ostino a non fare nomi?
Forse Zia Mafia sta impaurendo anche me?

L’esempio che mi guida in questo tema, come sai, risponde al nome di Leonardo Sciascia, che in fatto di Mafia ne seppe una più del diavolo; nel caso specifico, avrebbe inquadrati Giuda padre e Giuda figlio, (a Gambatesa vogliamo strafare anche nel numero di simili “apostoli”), nel ruolo non proprio edificante di quaquaraquà; facendone il nome dunque, renderei importante chi non lo è, ma soprattutto non potrei in seguito far del male a questi personaggi di dubbio gusto, cosa meritata a pieno, anzi, che spetta a costoro di diritto! Ci troviamo di fronte infatti ad un padre avvezzo a lamentarsi sempre e comunque ed a non contribuire a risolvere problemi comuni e di categoria, salvo poi chiedere collaborazione quando ad essere colpiti sono i suoi interessi e su questo potrei anche soprassedere, atteso che chi nasce tondo non possa morire quadrato. Su Giuda figlio no: Questo è più giovane, all’apparenza combattivo, salvo poi essere peggiore del padre quando si mostra guerriero, facendosi passare per punta di diamante, in prima linea e davanti a coloro che nell’agosto di quattro anni fa m’implorarono di non chiudere il fastidio che stai leggendo, avendo io già allora raggiunto l’obiettivo che mi ero posto nell’avviare questo lavoro che come sai è completamente scevro da ogni forma di commercio e danaro, per poi comportarsi come il peggior ricottaio che la storia di tutti i tempi possa annoverare. Il Giuda peggiore infatti, è stato scoperto da più di un agente de “Il Segreto Di Pulcinella”, mentre riferiva a Chupa Chups di colloqui fra me e gli ormai ex spazzini; come detto poi, il bastardo oggi protagonista del mio giornaliero farneticare, si è reso responsabile del voltafaccia del quale ho scritto sopra, documento che avrei voluto pubblicare, ma che lascerò fuori da queste pagine perché ormai non più necessario, avendone preso il succo che oggi fa da volano alla presente ulteriore denuncia, tutto ciò, non fosse altro che per accrescere la bile di quei vigliacchi che si divertono a leggere per ridere sulle altrui disgrazie e poi si lamentano se, una volta scoperti, vengono esposti al pubblico giudizio di chi fa della lettura di queste lerce pagine, una questione di giustizia e di combattimento contro quella Mafia che io descrivo con Lettera Maiuscola come si fa quando si vuol rispettare a pieno il proprio nemico per determinarne la sconfitta nei limiti del possibile, quella Piovra che avviluppa in maniera esiziale il vivere comune di chi, pur di raccattare un tozzo di pane per sé e “famiglia” senza dover per questo lavorare, arriva a far rubare il lavoro ad altri che sono più deboli e o solamente meno istruiti, lamentandosi per giunta del fatto che c’è chi fa notar loro questa forma di crimine, leggero secondo il pigro pensare comune, pietra miliare per chi poi costruisce la Mafia che non spara, della quale sparlo da sempre, quel cancro che tenta, senza riuscirci, di aggredire per mangiare anche me.

In definitiva: Volendo essere più sintetico e dispregiativo del Maestro Sciascia, affermo che il tessuto mafioso che avviluppa Gambatesa, il Molise in genere e tutta quella parte dell’Italia e del resto del mondo che si crede “vergine” solo perché in questi giorni ed in periodi simili non ricopre il ruolo di protagonista sotto i riflettori dei mezzi di comunicazione di massa, si costruisce organicamente non solo con capi e capetti che si nascondono, ma prendono per sé la parte migliore della torta; a questi, vanno aggiunti i picciotti che in genere chiacchierano a vuoto, magari facendola fuori dal vaso così come ho raccontato ieri ed infine i microbi più pericolosi anche se sembrerebbe il contrario, quei quaquaraquà che a Gambatesa si chiamano anche “portarrarreca”, i più viscidi e ributtanti perché si fanno passare anche per amici di chi chiede solo giustizia e libertà di vivere secondo la Legge.

Su questi Giuda gambatesani però ho da porre una domanda che sorge spontanea: Avranno ricevuti i famigerati trenta denari? Mi preme saperlo perché se chi è committente di questa porcata a suo tempo pagava secondo le proprie volontà chi ora è stato estromesso dal lavoro che è stato in essere per una quindicina d’anni, potrei iniziare ad avere giustizia, constatando che il patto con i traditori in tema non sia stato onorato! D’altra parte, non vedo cambiamenti eclatanti nella vita di questi “Onesti Lavoratori”!

Il mio esser garantista dunque, mi porta a dover sbattere col muso contro questa feccia per garantismo per l’appunto, ma ciò che mi ripaga rimarginando al meglio la ferita ricevuta, lo troverò nel fatto che al bene donato a questi vermi di terra, sostituendomi spesso, volentieri e gratuitamente a loro per combattere in difesa dei loro diritti violati, (senza contare altre forme di rispetto ed amicizia condite da lavori non retribuiti e portati avanti in un contesto di festeggiamenti che avrei dovuto vivere sotto altra forma e vacanza), a seguito del loro comportamento da emeriti traditori ed ingrati, da oggi potrò a ragione sostituire quanto appena descritto con ogni maledizione foriera del peggior male, tendente non tanto a far riflettere queste nullità, quanto ad istigarle al suicidio, così come si dice che avvenne per chi, suo malgrado, ha dato loro nome e qualifica.

E Scusa Se Senza Fare Nomi Ho Detto Molto Di Più!