IL MOLISE: Una Regione Che Non Esiste, Ma Fa Parlare Di Sé
22 Maggio 2017
Enews 475, martedì 23 maggio 2017
23 Maggio 2017
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Il Barile Raschiato: A Venticinque Anni Dalla Morte Di Giovanni Falcone

Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria

La Mafia: Esiste?

Giovanni Falcone

Il destino a volte mi aiuta; oggi è martedì e dovrei espettorare la solita classifica della vergogna, approfittando dell’aiuto dei miei collaboratori Marco e Mario. Decido invece di farneticare in maniera solitaria e monotematica, atteso che il non plus ultra della vergogna per l’appunto, si estrinsechi nella giornata di odierna coincidenza con il venticinquesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, ucciso da tutti noi per averlo lasciato solo ed incompreso. Che dire?

In diverse occasioni ne abbiamo sparlato; una di queste va riletta qui, quando giusto cinque anni fa, la nostra Mina Vagante espresse il suo pensiero, più volte anche da me condiviso.

Di quel ventitré maggio di un quarto di secolo fa, io ho un ricordo indelebile. Quel pomeriggio infatti ero come al solito impegnato a fare radio/ascolto e seppi della strage di Capaci praticamente in diretta. Mi rimase impressa però una frase lanciata nell’etere da un collega radioamatore siciliano: “La Sicilia non c’entra. La gente di Sicilia è diversa”.

Paolo Borsellino

Questa stessa frase fu ripetuta da un altro collega O. M., il diciannove luglio dello stesso anno, quando toccò la stessa sorte di Falcone al suo amico e compagno di Lavoro Paolo Borsellino ed anche quella sera mi capitò di ascoltare i distinguo di operatori corrispondenti dalla Trinacria, probabilmente consapevoli che il loro dire sarebbe passato sotto silenzio, visto che ciò che doveva succedere era già successo e che i siciliani in genere non avevano nulla a che fare con un gioco più grande di loro.

Ma cosa hanno insegnato i martiri Falcone e Borsellino?

Nei giorni scorsi, per ragioni delle quali spero di poter parlare dettagliatamente a breve, con foto e documenti di prova, mi sono recato fisicamente e senza mediatori, prima in procura e poi presso il tribunale di Campobasso. Nell’interloquire con persone che mi hanno trattato benissimo, (alla faccia di chi dice che in quei luoghi lavorino dei mostri, pronti ad usare ciò che dici contro di te), ad un certo punto sono rimasto esterrefatto, quando chi parlava con me ha voluto scandalizzarsi nel sentirmi dire che in Molise esiste una Mafia, se vogliamo ancora più feroce di quella che imperversava in Sicilia venticinque anni fa, Mafia più feroce e pericolosa di quella sicula perché a differenza di quest’ultima, la nostra non spara, atteso che se lo possa permettere, non avendo paura di chi ne fa notare le gesta. Per inciso: Ho spiegato a chi parlava con me il fatto che avevo detto perfino al Vescovo Bregantini nel salutarlo al tempo della sua venuta a Campobasso: “Ben venuto nel paese nel quale la Mafia non spara”.

Avrai notato che io scrivo il termine Mafia con la M Maiuscola. Io rispetto sempre i miei nemici e ciò spesso mi permette di combattere ad armi pari, se non di vincere le mie battaglie. E’ qualcosa che a breve rimetterò in pratica, denunciando chi ha pensato di denunciarmi perché ho impedita la realizzazione di un progetto mafioso ed a vantaggio di chi voleva approfittare dell’omertà e di una pseudo paura da inculcare ad altri, allo scopo di trarne personale ed illecito profitto, cosa sventata in buona sostanza proprio dal mio farneticare.

In definitiva: Le chiacchiere morte che già da ieri, ma soprattutto oggi mi costringeranno a non accendere radio e TV, saranno le stesse di circostanza che da venticinque anni ci vengono propinate allo scopo d’insegnarci ciò che poi dovremmo evitare di mettere in pratica, come fossimo buoni cristiani secondo Santa romana Chiesa. Io ho un bruttissimo vizio: Quello di mettere in pratica ciò che mi viene insegnato, magari rimettendomi in gioco giorno per giorno, alla faccia del fatto che determinati “privilegi” mi permetterebbero di agire al contrario, con la paterna comprensione di uno Stato composto da gente che fa dell’ipocrisia il proprio status simbol. Io credo che questa sia l’unica possibilità di mettere a frutto l’insegnamento impartito loro malgrado da Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, gli agenti delle loro scorte ed i tanti Innominati che da Persone meno famose hanno fatta la stessa fine di coloro di cui ho fatti i nomi, alla faccia dell’omertà scalfita.

Mettendo dunque in pratica quanto imparato dal sacrificio di chi ostinatamente è rimasto solo come il seme gettato nella nuda terra per germogliare,oggi ti dico con orgoglio che agire per il bene altrui e sgominare il male imposto da ignoranza ed in qualche caso pura perfidia, non solo è legittimo, ma va messo in pratica come forma di vero rispetto cristiano verso il Prossimo, magari restando soli, ma con la consapevolezza di chi, agendo in questo modo, lo fa dopo aver preso esempio dai martiri sopra nominati, e da Gesù cristo in primis.