Di Vittorio Venditti
E Lo Stato: “C’E’”?
Siccome essere troppo buono non mi si addice, eccomi tornare nei panni del fustigatore di chi non sa e o non vuol fare il lavoro per cui, comunque, pretende un lauto stipendio.
Molti sono gli appigli a cui potermi aggrappare per venir fuori dal marasma “giustizia”, ente che, come se appartenesse a “Costa”, da tempo sta naufragando, e stranamente ancora non affonda.
Da dire che se affondasse, (una volta e per tutte), il cittadino comune potrebbe finalmente avere la libertà di risolvere tutta una serie di problemi che, proprio per quest’eterno “provvisorio”, restano non risolti, mentre la vita di ognuno, inesorabilmente va avanti.
Per questa “Costa Giustizia”, ci vorrebbe un “Comandante Schettino”, seriamente impegnato a lavorare secondo i canoni che tutti abbiamo potuto apprezzare venerdì scorso nei pressi dell’isola del Giglio.
Un “Nocchiero” che, (sembrerebbe con un “dolce” aiuto), è stato in grado di trasformare una Vacanza in Tragedia, quindi, nel nostro caso, in grado di trasformare un Nulla, (dato dalle lungagini della giustizia italiana), in qualcosa di sempre paventato ma mai certo:
Il fallimento, dichiarato finalmente, di qualcosa già morta da lungo tempo.
Il cinese medio però, non aspetta!
Anche se vivente nel nostro “Bel Paese”, costui, da buon cinese appunto, ha già rapidamente imparato a far da sé, magari con l’aiuto dei propri personali difensori:
La Mafia.
Si dice di ogni mafia, che essa pensa ai propri interessi, dimenticando una cosa che è alla base della forza di simili enti: la capacità di saper sfruttare le falle in quello che moralisticamente viene definito Stato.
Va a darle torto!
Così, con una sete di giustizia sovralimentata dalla vergogna sprigionata dal fatto contingente, si arriva a giustificare anche l’impiccagione di uno degli assassini di una bimba, la cui unica colpa, (come ho già scritto), è stata quella di essere una bimba, che stava in braccio al proprio papà.
Non c’è da meravigliarsi del fatto che la mafia cinese abbia agito in Italia, innanzitutto perché in questa terra tutto è permesso, in particolare quando ad agire sono coloro che, ospiti in casa nostra, si comportano come se fossero loro i padroni; poi, per la possibilità che viene tacitamente concessa alla stessa mafia, di agire, a protezione di chi, non trovando ristoro in una giustizia in fase di affondamento, pur di continuare a vivere, si aggrappa all’unica scialuppa che si trova a tiro.
La cosa invece di cui stupirsi, la troviamo nella tranquillità d’azione dei giudici “Schettini” reperibili ogni giorno nei tribunali d’Italia, gentaglia che, non in grado di saper prendere la situazione con il giusto Polso, rimandano, magari di sei mesi in sei mesi, cause risolvibili in poche ore, magari applicando le leggi ed aggiungendo un minimo di buon senso, facendo passare poi il tutto come “normale amministrazione”.
Un’altra cosa, non meno importante della precedente, è assolutamente da rimarcare e stigmatizzare:
La suscettibilità, ricoperta d’ipocrisia, di certe procure, che di fronte al fatto compiuto, non si sa bene per quale ragione, si ostinano a pensare e soprattutto a dichiarare che un palese omicidio (come quello subito da uno degli assassini di tor Pignattara) va considerato suicidio.
Sarete stupidi voi!
Non chi vive per strada!
Ma davvero credete d’impressionare il popolino con parole che non resterebbero a galla neanche se agganciate a tavole di legno a prova d’affondamento?
Va bene che sono state proferite da stronzi, ma da qui, a considerare valido il relativo proverbio, solo perché chi le ha espettorate ritiene di avere ancora un potere degno di tal valenza ce ne passa!
In definitiva:
Già più volte ho dette queste cose,
Già più volte sono stato minacciato di chissà quali denunce,
Già più volte mi sono messo in attesa di chissà qual “Giudizio”.
In verità, caro “Solerte magistrato”, giorno per giorno mi accorgo sempre di più, che se tu appartenessi ad un mazzo di carte, (lo Stato), e vi appartenessi con tutti i requisiti che lo stesso mazzo di carte prevede per tutti i suoi componenti, saresti considerato al massimo un due di spade, quand’è briscola denari.
E non mi si venga a dire che tanti magistrati, per lo stato hanno data la vita!
Costoro, come ogni lavoratore, (soprattutto come ogni lavoratore che fa bene il proprio mestiere), innanzitutto lavorano senz’alcuna costrizione, (infatti un magistrato non è uno schiavo), poi, lo stipendio che acquisiscono, (per un servizio spesso non prestato), permette a questa particolare categoria di lavoratori di scegliere se continuare sulla strada intrapresa o cambiarla, senza pericolo di restare sull’astrico.
A differenza poi di tanti altri lavoratori, (che spesso e volentieri, anche per negligenze dei nostri magistrati, perdono la vita), i magistrati, appunto, hanno ogni forma di garanzia, estesa, (solo nel loro caso), anche ad eventuali errori, per i quali i Nostri, spudoratamente non pagano.
Difficile sarebbe infatti contrapporre il controllore al controllato quando si tratta del medesimo soggetto…
Tornando a rivolgermi a te che pazientemente mi leggi, potrei continuare per un bel pezzo, ma visto che sono già abbondantemente fuori tema e che mi preme rimarcare l’assoluta inutilità di un pachiderma che in Italia ci ostiniamo a chiamare giustizia, a fronte della presenza di un “animale” estremamente più agile chiamato mafia, (quella cinese è fra le migliori imprese), eccomi a chiedere alla tua intelligenza di condividere con la mia stupidità questa riflessione che è anche una domanda a quel “sordo che non vuol sentire”, denominato Stato:
Non sarà il caso di affidare la nostra “giustizia” ad enti come la mafia cinese?………….