Di Matteo Renzi
Tra quattro giorni si svolgeranno le primarie per individuare in modo democratico il segretario del PD per i prossimi quattro anni: il vincitore sarà anche il leader candidato a Palazzo Chigi alle prossime elezioni.
In molti vogliono farci credere che il risultato sia già scritto. E lo fanno per allontanare molti di voi dai gazebo che saranno aperti domenica prossima 30 aprile, dalle 8 alle 20.
Non caschiamoci, vi prego! Il passaggio di domenica è fondamentale e noi abbiamo molto bisogno dell’impegno di voi tutti.
Partirei allora proprio dalle informazioni logistiche.
Intanto si può votare anche fuori dal proprio comune di residenza purché ci si iscriva online a un apposito elenco entro le 12 di domani, giovedì 27 aprile. Quindi: chi vuole può seguire le semplici istruzioni di www.primariepd2017.it per capire come votare in una provincia diversa.
Possono votare anche i sedicenni, sempre preiscrivendosi sul www.primariepd2017.it entro le 12 di domani. E la stessa procedura vale anche per i cittadini che non fanno parte dell’Unione Europea.
Noi siamo ripartiti da zero. Abbiamo percorso l’Italia in lungo e in largo ma in silenzio, nei piccoli comuni, senza la sfilata di telecamere e taccuini. Siamo stati nel cuore della Locride e nel profondo Nord. Non abbiamo mai parlato male dei nostri avversari alle primarie, mai: non troverete mai una sola parola contro. Abbiamo incontrato persone di qualità per ricominciare a progettare l’Italia dei nostri figli. Che deve andare avanti, che deve andare insieme.
Abbiamo discusso di come creare lavoro oltre al JobsAct, di come impostare una strategia diversa in Europa, di come coniugare innovazione tecnologica e tradizioni artigianali, di come combattere l’evasione fiscale e dunque abbassare le tasse e di molto altro.
Abbiamo cioè messo al centro i contenuti. Non l’odio contro l’altro, ma la proposta per il Paese.
Lo abbiamo fatto anche nelle ultime ore parlando di agricoltura, di formazione professionale, di industria 4.0, di sociale, di diritti. Lo faremo nelle prossime ore. Abbiamo fatto una campagna elettorale di squadra e continueremo a farla. Incontri, dibattiti, iniziative.
Vogliamo che ci sia la massima partecipazione e abbiamo inventato di tutto per coinvolgere i cittadini: qualcuno di noi – cliccate qui – si è pure travestito da chef per coinvolgere i cittadini a discutere della mozione anche se non sappiamo con quali risultati culinari.
• Oggi alle 11 una iniziativa sul tema delle Pari Opportunità. Con Maria Elena Boschi, Michela De Biase, Lucia Annibali e naturalmente Maurizio Martina. Che non è una donna ma ha condiviso con me questo tour ricco di spunti. Ci potete seguire in streaming sulla pagina www.facebook.com/matteorenziufficiale
• Alle 13 faremo uno speciale Matteo Risponde sul tema territorio e ambiente. Mi aiuteranno a rispondere ai dubbi e alle domande Graziano Delrio, Teresa Bellanova, Ermete Realacci, Catiuscia Marini e Simona Bonafè.
• Stasera alle 21 il confronto su SKY con gli altri candidati
• Domani alle 8 sarò a RTL 102.5 per un filo diretto con gli ascoltatori
• Domani alle 9.30 a Pioltello (Milano) discuteremo di periferie con gli amministratori locali del milanese: ora non va più di moda parlarne, ma questo è il vero tema delle metropoli europee dei prossimi anni. Abbiamo messo tanti soldi quando eravamo al governo su queste realtà. Ora mettiamo a frutto questo impegno.
• Domani alle 16.30 saremo in una periferia romana (Corviale) a discutere con Marco Minniti di sicurezza
• Domani sera parteciperò alla puntata sulle primarie di Porta a Porta.
• Venerdì mattina voliamo a Bruxelles. Europa sì, ma non così. Noi vogliamo l’Europa della democrazia, non della burocrazia. Vogliamo un’Europa sociale non solo l’Europa del deficit. L’Europa dei figli, non solo quella dei ricordi.
• Sabato mattina saremo con Dario Franceschini a Caserta per parlare di cultura e rilancio del Mezzogiorno.
Insomma. Noi vogliamo che chi andrà a votare domenica possa scegliere un’idea di futuro. Non un concentrato di critiche. Idee, non polemiche.
Se toccherà a noi lo decideranno gli iscritti al PD, i simpatizzanti del PD, i cittadini italiani. Nessun altro. Ma se toccherà a noi dovremo lottare per non rassegnarci all’immobilismo che dopo il referendum del 4 dicembre sembra aver bloccato la vita politico istituzionale italiana. Avevano detto: se vincerà il NO, in sei mesi risolveremo tutto. Dopo cinque mesi la palude regna sovrana. E il PD da solo non ha i numeri per cambiare le cose. Ma noi non ci accontentiamo di chi dice solo no. Di chi vuole solo bloccare tutto. E faremo di tutto per restituire energia, slancio, vigore al Paese. Ce la date una mano? È fondamentale coinvolgere più persone possibile, specie in queste ore in cui molti non sanno che si vota per le primarie, per informazioni organizzazione2017@matteorenzi.it
Alcuni pensieri in libertà. In queste ore sono:
I. Contento per l’ottimo risultato di Macron in Francia. Ma non è ancora vinta la partita, come ieri ha giustamente ricordato Hollande. La sfida con la Le Pen non sarà semplice. Dunque, rinvierei ogni dotta analisi al 7 maggio sperando naturalmente che Macron riesca a farcela. Qui il pensiero sulle elezioni francesi.
II. Preoccupato per il Venezuela di cui non parla nessuno. E dire che qualcuno anche da noi elogiava il regime di Caracas come un modello. Follia pura. Qui un’immagine che mi ha colpito.
III. Commosso dalla rilettura di alcune lettere di condannati a morte della Resistenza. Ieri ho ricordato le stragi nazifasciste di Cavriglia, a Castelnuovo e a Meleto. Qui la mia riflessione.
IV. Divertito da un confronto con i ventenni di oggi. Quelli che stanno a Pontassieve e con i quali abbiamo discusso per oltre un’ora di tutto. Qui il video.
V. Inorridito dalle continue polemiche sui vaccini. Qui il mio ultimo pensiero su Facebook.
Pensierino della sera.
Ieri un’agenzia ha battuto la seguente notizia: l’Europa critica l’Italia sulla gestione dell’immigrazione. E voi avrete pensato: guarda che strano, il giornalista ha confuso le parole. Avrà invertito la frase. Forse sarà l’Italia che si lamenta di quante volte gli altri paesi ci hanno lasciati soli nella gestione dell’emergenza. Macché, l’agenzia era formalmente corretta.
Cioè in altri termini: i portavoce delle istituzioni europee ieri hanno davvero contestato l’Italia chiedendo di fare di più per l’immigrazione. All’Italia, mi spiego? Chiedere di più all’Italia sull’immigrazione!
Noi crediamo nell’Europa. Abbiamo messo soldi per un progetto straordinario su Ventotene, vogliamo andare avanti nella strada di istituzioni più democratiche con l’elezione diretta del Presidente della Commissione, abbiamo proposto un maggiore impegno sul servizio civile europeo, sulle reti della ricerca e della conoscenza a livello continentale, vogliamo una politica fiscale unica e unitaria. E il PD di Milano, bravissimo come sempre, ha sfilato tutto in blu con uno striscione “patrioti europei” alla marcia del 25 aprile. Perché noi crediamo all’Europa, davvero.
Ma credere nell’Europa non significa accettare passivamente tutto quello che ci chiede Bruxelles. Non significa lasciare a una tecnocrazia senza politica la direzione di marcia della più grande scommessa istituzionale mai fatta al mondo: l’Unione Europea.
Gli europeisti convinti non sono quelli che dicono “Ce lo chiede l’Europa”, ma sono quelli che provano a cambiare le cose che in Europa non vanno. In questi anni si sono sbagliate le politiche economiche centrate sull’austerity: aveva ragione Obama, non Barroso. In questi anni si è data molta centralità ai veti di alcuni paesi dell’Est senza rilanciare sui contenuti forti del messaggio europeo. In questi anni nei palazzi europei si è parlato molto di banche e deficit e poco di famiglie e lavoro.
Nei mille giorni abbiamo iniziato a cambiare le cose a cominciare dalla flessibilità. E abbiamo detto che non saremo più il salvadanaio per chi con i soldi italiani costruisce muri: l’Europa è nata per abbattere i muri, non per costruirli. Ma ancora molto è da fare. E la sfida per tutti, anche per il nuovo segretario del PD inizierà soprattutto da lì. Quello che io vi propongo è di dire “Europa sì, ma non così”. Ne discuteremo insieme venerdì da Bruxelles. Forse sembrerà strano che si vada a chiudere una campagna elettorale in trasferta. Ma dobbiamo far capire che quella ormai non è più una trasferta e che per i nostri figli ci vorrà un’Italia sempre più forte e più presente a Bruxelles. Serve a noi, al nostro interesse nazionale. E secondo me serve anche all’Europa.
Un sorriso,
Matteo
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