Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Alom Jahangir, Salvatore Conte e Salvatore Di Maria
Un Bel “Finire”
Eccoci dunque all’epilogo di un triduo che già di per sé è imperfetto, componendosi di quattro articoli.
Sai però che su quest’inutile sito anche le imperfezioni, se presenti a tuo favore, sono ben venute.
Siccome vale il proverbio che recita:
“Del maiale non si butta via niente”,
trasferendo questo detto alla necessità di portarti virtualmente con me in questa “passeggiata”, ho ritenuto ovvio farlo sì, in maniera virtuale, ma il più possibile avvicinandomi alla realtà dei fatti, anche quella temporale.
Visto dunque l’accaduto durante la Santa Notte ed il giorno successivo, vieni con me per gustare quanto abbiamo combinato ieri sera e questa notte, cose che in me hanno ancora un segno tangibile, visto che mentre sto iniziando a scrivere sono circa le dieci del mattino, e sono ancora visibilmente stordito.
I Fatti:
Come da accordi presi nei bar, ieri sera alle otto ci dovevamo incontrare per recarci là dove consumare quel rito, ormai anch’esso tradizionale:
Il Banchetto.
Quest’anno, grazie al lavoro di
Michele Santella, (Piscialett), e Riccardo D’Antonio, (a Ciavl), la nostra destinazione non poteva che essere il ristorante La Rondine.
A tal proposito, va rimarcato che tolto Michele e considerato Riccardo, non si poteva avere di più, considerato che il soprannome di quest’ultimo appartiene alla stessa categoria di animali, si tratta infatti comunque di uccelli.
Passata questa battuta che ha imperato nella Stock 84 durante tutto il banchetto, eccoci, dopo circa un’ora, all’avvio, per altro alla spicciolata.
Come Dio ha voluto, alle nove e un quarto circa abbiamo iniziato a mangiare, con la testa già proiettata a quanto sarebbe dovuto accadere in seguito.
Già ti dissi che la nostra squadra, quest’anno più degli altri anni, è stata oltreché politicamente pluralista, anche multietnica.
La sintesi, era possibile vederla nel nostro tavolo.
Oltre a noi gambatesani stanziali, erano presenti emigranti in Germania, così, come un africano, (Aliu) ed un indiano-bengalese, (Alom), quest’ultimo autore di una delle foto proposte.
Durante il banchetto abbiamo scherzato, mangiato ed ovviamente abbondantemente bevuto.
Da dire però che a differenza di quanto accaduto la notte di Capodanno, la Stock 84 ha evitato di prendere alla lettera il proprio Nome, tenendo anche conto del fatto che si stava fuori paese e che, vista la necessità di dover rientrare in auto, ubriacarsi sarebbe stato deleterio per tutta una serie di ragioni, non ultima quella comprendente la possibilità d’incontrare le forze dell’ordine che, nel pieno delle proprie Facoltà, (non solo mentali), avrebbero potuto trasformare la nostra bella serata in un incubo difficilmente dimenticabile.
Non poteva mancare qualcosa che in parecchi ricorderemo.
Il capolavoro che ti ho appena mostrato, è stato offerto da tre squadristi, appartenenti tutti alla stessa famiglia e tutti alla stessa impresa:
Il Bar Tràsce E Jsce.
La ormai a te nota pasticceria in questione, ieri, oltre a donarci quel ben di Dio, (ti assicuro, di ottima fattura e di gusto che non ha eguali), ci ha donata l’amicizia di Carmen, Mimmo E Pasquale che per essere presenti anche a questo Terzo Atto, non hanno esitato a chiudere il loro esercizio, perdendo così anche il guadagno della serata.
Sì, gli strumenti li avevamo con noi.
Ecco perché, già mentre ci veniva servita la torta, ognuno incominciava a mettere mano alla Musica, ovviamente quella che già ci aveva fatto da cornice durante la Santa Notte.
Marcette, di quest’anno e non solo, maidunate e canzoni paesane, ci sono sgorgate dalle menti brille, a guisa di sorgente inesauribile di divertimento.
Tutto ciò, finché le Donne della Stock 84 non hanno deciso di prendere loro l’iniziativa e sequestrarci gli strumenti, forse per provare a suonare loro.
E Totore cercava di requisire il simbolo!
Festa nella festa, è stato il fatto che, superata la mezzanotte, abbiamo cantato in coro gli auguri ad Aliu e Mikel, quest’ultimo, gambatesano puro sangue.
Aliu, uno degli ospiti del convento, proprio oggi compie diciotto anni.
Per la cronaca, lo abbiamo costretto a cantare una canzone in lingua senegalese, mentre tutta la squadra, con ogni strumento, lo accompagnava, strimpellando una musica che, se da un lato non si poteva definire ne africana ne gambatesana, dall’altro, accomunava tutti in un unico mondo, quel mondo che, rendendoci tutti uguali, ci dona quella pace che tanto farebbe bene all’intera umanità.
Ma neanche i bambini sono stati quieti!
Ecco Giulia, la figlia di Giuseppe e Sandra, mentre fa una maidunata al papà, reo, a suo dire, di non saper suonare affatto la due file, (vedi foto nel 1° atto).
Avendo sufficientemente disturbato il ristorante presso cui abbiamo allegramente gozzovigliato, dopo aver dato a Cesare quel che è di Cesare, abbiamo riprese le automobili per…
No, non per rientrare a Gambatesa, ma per allungare ancora un po’ la nostra normale attività di poeti estemporanei.
Strada facendo, (sì o no ha poca importanza), ci siamo ritrovati a casa di una delle nostre squadriste, Tiziana, i cui genitori sicuramente non ci aspettavano.
All’una e venti, ecco la prima marcetta e Luca che ci accoglie a braccia aperte e con ogni ben di Dio.
Là, con un portare il tempo degno della miglior orchestra del conservatorio di Santa Cecilia, (e non sto scherzando), abbiamo iniziato a bersagliare i nostri ospiti in ogni maniera, sicuri di doverci meritare il bottino che di lì a poco sarebbe stato nostro.
Per inciso, non tanto per l’ebrezza del fotografo, quanto per l’assenza di luce e la mancanza di volontà di prendere provvedimenti tecnici, non è stato possibile acquisire foto presso questa casa.
Alle due meno venti, (ora notturna di Gambatesa), salutati i nostri “Predati”, si riparte per concludere in bellezza la nottata.
Alle due e venti circa, si arriva a Gambatesa e, in corso Roma, si dà inizio alla Tradizione nella Tradizione.
Ogni anno, infatti, la Stock 84, evitando di andare a disturbare durante la Santa Notte, si presenta a casa di Giuseppe e Sandra al termine del banchetto finale, dando fastidio con gl’interessi.
Come detto, è ormai tradizione che, dopo aver lautamente sbafato con il banchetto, così, per rimettere un po’ a posto gli stomaci, si costringe allegramente Sandra a preparare una spaghettata, con tutti gli annessi e connessi.
Alle tre meno dieci del mattino dunque, dopo averne cantate di cotte e di crude anche a questa famiglia, saliamo in casa per continuare a suonare, cantare, bere e mangiare tutto ciò che ci viene a tiro, in attesa della spaghettata di cui sopra.
Quest’anno, la variante:
Mentre stavamo bersagliando Giuseppe e Sandra, si uniscono alla Stock 84 anche altri amici, fra i quali Gianluca Giorgio, (banana), e Giampiero (u Pink), quest’ultimo munito di organetto.
Non so bene come, ma a Giampiero viene l’idea di trasformarsi in chef (come da foto) e preparare delle penne al posto degli spaghetti.
Devo dire anche buone.
Ma, come già detto, i bambini hanno fatta la loro parte.
Già detto di Giulia, ecco Ilenia che prendendo la tromba del papà, (mio fratello Tonino), incomincia a soffiarci dentro con una potenza invidiabile, tanto da cacciare anche qualche nota, fra l’ilarità generale e gli applausi che la gasavano sempre di più.
Così, fino alle quattro e un quarto del mattino, quando decidevamo di terminare lo spettacolo anche per quest’anno, rientrare e, dopo qualche ora di sonno, riprendere la vita di tutti i giorni, ovviamente con i postumi di tali bagordi.
Ecco dunque la fine di quanto hai potuto godere, sia pur solo dal punto di vista virtuale.
Ora, non ti resta che tornare alla vita ordinaria, fatta di alti e bassi, con la sicurezza di aver passato qualche momento diverso, in compagnia di chi, senza chiederti nulla in cambio, ti ha voluto donare un po’ del proprio tempo, della propria amicizia e della propria gioia di vivere, alla faccia delle disgrazie e di chi, giorno per giorno, soffia su queste ultime, per alimentare un voler farci vivere avendo problemi, il più delle volte superabili, con un po’ d’inventiva, ed ignorando l’anzia ed il “logorio della vita moderna”.
All’anno prossimo!
E vivi bene!