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Stock 84 2011 2° Atto: La Santa Notte

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria

Nel Pieno Della Festa

Dopo aver passata la “Santa Notte” quasi indenni, eccoci a dartene conto, ovviamente dal punto di vista particolare espresso da chi scrive e dalla squadra della quale, lo Stesso, si è onorato di far parte, l’ormai famosa:
Stock 84.

Stock 84 Con Altre Squadre

Quest’anno senza animali al seguito, se non si considerano tali gli squadristi stessi, per “ottemperare” ad una fantomatica ordinanza della quale abbiamo abbondantemente disquisito già dallo scorso anno.

La Ma-Scorcia: Nostra Arma Segreta

Però un animale c’era!

Già nel primo atto infatti, avevo parlato di un’”arma segreta” che non potevo mostrare.

La Ma-Scorcia Vista Di Fianco

Ora posso.

Il piccolo finto porcellino, da noi assunto in qualità di mascotte e da me ridenominato “Ma-scorcia” per esorcizzare le azioni di Dio Bacco, è stato presentato alla Stock 84 durante il concertare dello scorso ventinove dicembre, da Mariano.
La mascotte stessa è stata poi protagonista della prima, delle maidunate che i nostri cantori hanno proferite sul palco, ieri sera primo gennaio.

La Stock 84, come già detto, ha in sé ogni genere di esseri umani:
Maschi, femmine, ricchi, poveri, adulti, bambini, intellettuali, manuali, due aspiranti religiosi, (antonio Lembo il caposquadra, futuro sacerdote e Antonio Di Mauro, futuro frate), e tanti diavoli, (il resto della squadra), quasi tutti i baristi di Gambatesa, idraulici, ingegneri, italiani, ed ospiti, che si ubriacano, che mangiano, che bevono in modo limitato, che cantano, che stonano, che strimpellano, che suonano… insomma, un vero mondo cosmopolita, composto da amici, Tutti accomunati da una sola cosa:
La voglia di divertirsi, stando insieme agli altri.

Ma torniamo ai fatti.

Come d’accordo, alle tre pomeridiane di sabato 31 dicembre, la squadra si è riunita per la prova generale, che si è regolarmente tenuta, secondo i normali canoni, vale a dire, con chi c’era, chi non c’era e chi si è presentato regolarmente in ritardo.
Tutto comunque è andato per il meglio, compresa la ben augurante bevuta di vino, offerto da chi ne ha voluto portare.

Alle cinque circa, tutti, alla spicciolata e strumenti alla mano, in chiesa per la Messa di ringraziamento e la benedizione delle squadre.
A tal proposito, va rimarcato quanto già detto lo scorso anno, in occasione del medesimo evento.
La chiesa era piena all’inverosimile; sembrava di trovarci nel giorno del quindici di agosto, o nella notte di Natale o di Pasqua.
Certo, era tutta gente, nessuno potrà mai dire che la chiesa era così piena per colpa degli strumenti che i componenti delle squadre avevano a seguito.

Vorrà dire qualcosa?…

Davanti Alla Chiesa

Finita la Messa, (erano circa le sei e un quarto), come lo scorso anno, tutti fuori dalla porta della chiesa e, componendo un’unica, grande squadra, tutti a fare le maidunate ai sacerdoti che, ormai abituati, si sono messi a nostra disposizione per ricevere quell’abbraccio generale dai propri fedeli, davanti a quella che, per l’occasione, era diventata la Porta di una normale Casa:

Don Franco, Don Peppino e Don Fabio

La Casa Di Dio.

E nemmeno a Lui ed alla Madonna sono stati riservati riguardi!

Giovanni Carozza

In rappresentanza dei cantori che hanno voluto “bersagliare” questa particolare casa, ecco in foto il presidente dell’Associazione Culturale I Maitunat nell’esercizio delle sue funzioni.

Un momento di commozione si è avuto quasi al termine di questa performance, quando Don Peppino ha voluto comunicarci un particolare messaggio, da poco giunto.
Con la voce rotta dall’emozione, don Peppino ci comunicava la vicinanza a Gambatesa tutta, di Don Erasmo, un sacerdote tanzaniano, da Gambatesa adottato durante il periodo della sua formazione.
Stando a quanto testimoniato da don Peppino, don Erasmo, nel comunicare il proprio saluto, si è messo a piangere, ricordando di quando lui stesso, venuto a Gambatesa, è potuto stare “insieme alle bande”, così il nostro ha chiamato le squadre.

Poi lo scherzo:

Don Peppino, a quel punto ha detto:
“Quindi, siete dei banditi”.
Ciò, fra l’ilarità generale ed il giusto applauso, tributato alla battuta in segno d’affetto per chi l’aveva proposta, e di saluto per la persona che, da lontano, sia fisicamente che culturalmente, aveva voluto ricordare il periodo vissuto fra noi, da costui mai dimenticato.

Tornando a bomba, erano quasi le sette e dovevamo lasciare la chiesa, anche perché nel concertare sopra descritto, fra l’altro, si era deciso che quest’anno, per la Stock 84, la Santa Notte sarebbe iniziata alle otto della sera del trentun dicembre, quindi, rientrare a casa, mangiare qualcosa con i familiari e predisporsi per uscire, sarebbe stato da farsi in un tempo strettissimo.

Tutto regolare, compreso il ritardo con il quale poi, di nuovo riuniti, si è partiti dal Tomolo, un’antico recipiente in pietra posto quasi vicino al Castello, che si utilizzava per l’erogazione del grano e cereali simili, da lasciare al signore di Gambatesa, nella misura, appunto, ripartita in tomoli, con i relativi multipli e sottomultipli.
Erano le nove circa.

Fatta la prima casa, (Caten), il caposquadra decide di andare ad omaggiare i camperisti, ospitati all’estremità opposta di Gambatesa, nel ristorante Mucci per il cenone di Capodanno, a loro riservato.
Sarebbe stato bello poter fare qualche foto, ma era umanamente impossibile, visto l’alto numero di persone in sala, fra ospiti e componenti della Stock 84, che per varie ragioni, come accade ogni anno, da una quindicina durante il concertare, erano diventati una buona cinquantina.
Erano solo le dieci e mezza.

Nel proporre le nostre maidunate, ho potuto percepire netta la soddisfazione dei nostri amici provenienti da ogni parte d’Italia, nuovi o già presenti nelle altre edizioni, che si sentivano parte di noi, e sentivano che volevamo loro bene, così, come da parte nostra, il sentimento non poteva non essere ricambiato.

Usciti dal ristorante, abbiamo proseguito la strada andando casa per casa finché. Giunti a mezzanotte, in casa dei proprietari del bar Tràsce E Jsce, (questi, pur di essere in squadra, per quella sera avevano chiuso il loro esercizio, così com’è valso per il bar Pallons, che aveva come rappresentante nella Stock 84 Donato), in quella casa, abbiamo potuto cacciare l’anno vecchio e dare il ben venuto al nuovo.

A seguire, il primo malinteso:

Stock 84 Con Altre Squadre

La foto che ti ripropongo, la dice lunga su due cose:
La prima, buona ma fino ad un certo punto, è consistita nel fatto che da quel momento e fino a dopo le quattro del mattino, la Stock 84 si è moltiplicata, quasi fosse avvenuto il miracolo dei pani e dei pesci.
Dalla cinquantina di persone presenti al ristorante in cui abbiamo “disturbato” i camperisti, si è passati al centinaio di componenti, registrati per il periodo di cui mi accingo a parlare.
La seconda, e qui posso parlare di malinteso, è consistita nel momentaneo allontanamento di parte della squadra, vale a dire, di coloro che hanno voluto presidiare il Castello, dimenticando d’informare il resto della ciurma che, anche un po’ contrariata, ha proseguito il proprio cammino.

Va detto, per inciso, che la riunione delle squadre in piazza Municipio, dopo la mezzanotte, ha visto una presenza veramente assordante di squadre che, strette come sardine, suonavano le proprie marcette, diverse una dall’altra, ma come se ognuno non fosse disturbato dal vicino.

Insomma:
Erano saltati tutti gli schemi.

Compreso quello della buona educazione.

Come infatti ho dovuto registrare ieri sera, a festa finita, un nostro concittadino, emigrante, si è lamentato del fatto di non aver potuto mettersi in mostra sotto la webcam, e farsi vedere dai propri familiari in Svizzera.

Chi, a dire del Nostro, glie lo ha impedito?

Stando a costui, proprio una squadra che, nelle fila, annoverava qualcuno di coloro che si sono adoperati e si adoperano ogni anno per mostrare al mondo quanto accade a Gambatesa…

La Notte procedeva sempre e comunque, e dopo la visita ad altre case e bar, dove abbiamo mangiato e bevuto di tutto e di più, recuperati i momentanei “dissidenti”, non poteva mancare la canonica visita al Sindaco, presso cui ci siamo acquartierati dalle due meno venti alle due e mezza, cantandogliene di santa ragione.
Personalmente, anche in maniera rabbiosa, prima con una maidunata, poi, mentre il nostro primo cittadino mi offriva qualcosa da bere di cui parlerò di seguito, ho ricordato a costui, il guaio che ha combinato, a proposito dei contributi, non versati agli spazzini, di cui hai già letto.

Entrati in casa, ovvero nel garage, trovo la solita tavola imbandita.
Il Sindaco, nel farmi gli auguri, mi offre un bicchiere di champagne, ottimo inizio, ma dimenticato immediatamente quando, incontrato Luciano, (genero di Emilio), ricordiamo insieme di una promessa che costui mi aveva fatto durante la scorsa estate.

Botte Del Rosé

Il Nostro, mi parlò allora di una futura, particolare produzione, che avrebbero iniziato presso la cantina Val Tappino:
Un Rosé d’Aglianico con alta gradazione.
Questo vino, presente nella botte che ti ho appena mostrata in foto, raggiunge quasi quindici gradi.
Berlo, è una vera soddisfazione.
Figurati che era buono anche nei bicchieri di plastica, usati per l’occasione per ovvie ragioni.

Che significherà, per il nostro palato, berlo con i bicchieri adeguati?

Usciti dalla casa del Sindaco, eccoci diretti al bar di Donato, (il bar Pallons), chiuso come detto sopra, per mancanza di baristi, aperto per volontà esclusiva dei baristi stessi, proprio per accogliere la Stock 84.

Giunti qui alle tre meno un quarto e fatte le maidunate con tutta calma, dopo essere entrati, il centinaio di persone che componeva la squadra si è trovato coinvolto in una pizzica, nata dal nulla ma bella, veramente bella da godere.
Va da sé che era impossibile fotografare, anche perché nel frattempo, il fotografo, (come quasi tutta la squadra), si stava beatamente adagiando fra le accoglienti braccia di Bacco………

Andando così avanti, eccoci arrivati alle cinque.

Da Miuccio

Il segretario politico della C G Pelle, Salvatore Conte, visibilmente nell’esercizio delle proprie funzioni, mi propone un paio di argomenti da cantare a casa dello Zio, Bartolomeo, (da tutti sempre conosciuto come Miuccio), cosa che ci ha gasati ancora di più, visto che, andare da Miuccio, significa ogni anno, aver assolto ad una tradizione nella tradizione.

Fatto il dovere per cui ero stato interpellato, cantato il cantabile ed anche di più da parte dei cantori ufficiali della squadra, entriamo in casa, accolti da ottimo vino, salami, formaggi ed ogni altro ben di Dio.
Qui, per me, è stato un momento di vera goduria,

Devi sapere, (se non ne sei già a conoscenza), che entrare in casa per mangiare e bere, non significa necessariamente smettere di suonare, anzi, il continuare a suonare e cantare, è segno inequivocabile del fatto che stare in quella casa, è un piacere, che ricambia lo stesso sentimento, proposto da chi ci accoglie.
Figurati che la cosa è stata ben assimilata anche dagli squadristi non proprio di origine autoctona.
Alom, (indiano) e Aliu, (senegalese), hanno talmente ben imparato le nostre usanze che erano nella top pell della Stock 84, per questa notte di Capodanno:
Erano ubriachi più di Totore, che quest’anno è stato imbattibile.
Per dirla tutta, fino alle sei e un quarto, mentre suonavo, come un Re d’altri tempi, mi sono ritrovato ad essere servito da più di un paggio.
Questi servitori improvvisati, (Totore, Gerry ecc.), a turno, m’imboccavano, nel senso più reale della parola.
Senza pericolo d’ingozzarmi, mi arrivavano pezzi di formaggio, di salame e bicchieri di vino, mentre io, senza fermarmi, tenevo occupate le mani con la fisarmonica, così come facevano in parecchi con i propri strumenti, per continuare la festa.

Purtroppo, a partire da quel momento, un po’ per la “Pelle”, un po’ per giustificate ragioni di lavoro, la Stock 84 cominciava a perdere pezzi.
In breve tempo, ci siamo ritrovati a contarci in una decina di persone, le più irriducibili.

Così ridotti, andiamo senza indugio a Casa di Michele Santella (piscialett), là dove nei giorni precedenti avevamo disturbato per poter concertare.
Nella casa di Franco, (pollicino), il padre di Michele, ecco che Danilo, il chitarrista, se ne esce con un termine che risulta obsoleto anche all’accademia della Crusca.
Nel cercare di convincere un’altra persona a passargli da bere, il Nostro termina la sua esortazione Con: “orsù!”.

Pelle conclamata.

Erano le sette e ventiquattro, orologio alla mano.
Da quel momento, ogni occasione è stata buona per riderci sopra.

Salutata la famiglia di Michele, Quasi ubriachi, ridotti a poche persone, ma con il distintivo sempre esposto, (quest’anno avevamo i cartellini che esponevano il nome ed il simbolo della squadra, opera di Angela Abiuso, componente cui vanno i dovuti ringraziamenti per il lavoro fatto), decidiamo di uscire dal centro storico ed arrivare presso i camperisti, non prima di aver “disturbato” qualche altro nostro compaesano, magari ancora al meglio del sonno mattutino.

Come Dio ha voluto, siamo arrivati presso i nostri ospiti che, evidentemente capaci, avevano ben appresa la lezione.

Da Ottorino

Ottorino, (da Rieti), uno di quei camperisti presenti a Gambatesa dalla loro “prima volta”, aveva imbandita una tavola che non si poteva non onorare.
A Tommasino, conciati com’eravamo, siamo arrivati al punto di cantare le maidunate, sia secondo il moderno canone, sia secondo la modalità antica.

Come ci siamo riusciti: Bòòòòòòò!

E’ Capitato addirittura, di dover cantare una maidunata ben augurante davanti al camper di Giovanni Gallo, la cui moglie aveva avuta la sfortuna di beccarsi l’influenza:
Proprio la notte di Capodanno!

Alle nove e mezza, perso il caposquadra un’ora prima, eravamo rimasti io e Michele, con due delle tre fisarmoniche, Mariano con il sax, Danilo con la Chitarra, e qualche altro componente, maschi e femmine, componenti di bassa musica, oltre a Gianmichele, uno dei cantori.

Visto che la cosa si trascinava senza progetti validi e visto che ormai la tradizione, anche per quest’anno era stata rispettata, (avevamo visto sorgere il primo sole dell’anno), anch’io, con i resti di Totore, ubriaco all’ultimo stadio, decido di chiudere qui il nostro girovagare per Gambatesa, almeno per questo Capodanno.
Erano le dieci meno un quarto, quest’anno ben lontani dalle tredici, raggiunte lo scorso anno.

Il pomeriggio?

Come proposto in diretta da www.gambatesablog.info, e come da me, normalmente sopportato.

Sai ormai bene che io, (come diversi altri gambatesani), considero terminata la tradizione di Capodanno al sorgere del sole del primo gennaio, e, comunque, considero l’aggiunta delle maidunate fatte sul palco il pomeriggio del primo, appunto, come un’aggiunta, valida finché si vuole, ma pur sempre un’aggiunta.
Insomma, se vado sul palco, lo faccio esclusivamente per volontà della squadra, sempreché io sia nelle condizioni fisiche per fare questo passo.

Detto ciò, ecco il secondo malinteso:

Ricorderai che l’anno scorso mi lamentai per il fatto che ci fecero stare, strumenti in spalla, ad attendere per ore la chiamata sul palco.
Quest’anno, sapendo che non saremmo potuti salire prima che non fosse tornato mio fratello, (unica tromba), dal lavoro, o pensato bene di uscire senza fisarmonica, pronta a casa, in caso di chiamata.

Ebbene:

Se non fosse stato per Nico, un nostro componente di squadra, capitato per sbaglio nel bar in cui stazionavo con i miei amici, probabilmente la squadra si sarebbe alleggerita di me e Totore.

Ma una telefonata?
Avrei restituiti i soldi del disturbo!

O, forse… si volevano liberare di noi?
Non credo; il caposquadra e gli altri, mi sembrano persone sufficientemente serie…

Al di là di tutto, (terzo malinteso), nessuno dei componenti della Stock 84, a partire da coloro che in vario modo fanno parte della pro loco e dell’associazione culturale I Maitunat, ha pensato di avvertire il palco della mancanza di mio fratello, e dell’opportunità di posticipare l’esibizione della nostra squadra, considerato che dopo di noi, diverse altre squadre sono salite a presentare il proprio spettacolo.

L’anno scorso sì, per ultimi o quasi;
Quest’anno:

A che titolo questa prescia?

Al di là di tutto, onore al merito di chi ha vinto, sia giusto o no, e grazie a chi, in vario modo, ha onorato me e quest’inutile sito, proponendo al mondo qualche maidunata per noi.

Per il resto, chiusa anche questa tornata, attendiamo fiduciosi il termine di questo nuovo anno, sempreché chi ha prevista la fine del mondo, per qualche ragione, non ci privi della gioia di poter ripetere quanto, da più di trecento anni ormai, rende felice Gambatesa ed i suoi figli, in qualsiasi parte del mondo viventi.