Di Vittorio Venditti
Che Ti Dicevo? Ci Hanno Presi In Giro!
Come scrissi lo scorso nove ottobre, nell’articolo dal titolo: Il Censimento, eccoci finalmente alla verità, con lo scoprire delle carte, da me abilmente previsto.
Avrei dovuto scrivere già ieri, ma ho voluto ponderare, viste le innumerevoli parolacce che, scrivendo appunto ieri, avrei rivolte a tutta una serie di gentaglia, impiegati del municipio di Gambatesa in primis.
I fatti:
Come ogni giorno, quando non sono fuori Gambatesa, a mezzogiorno o giù di lì, esco per il consueto aperitivo al bar, ciò, anche per vedere se il “Segreto di Pulcinella” ha diramato nuovi dispacci.
Passeggiando sulla “Nazionale”, ecco che squilla il mio cellulare.
Dall’altro capo del telefono, mi parla Pasquale Vezza, che esordisce dicendo:
“stiamo contattando alcuni utenti, a proposito del Censimento”.
Visto che quando voglio so essere anche educato, dico al nostro di mettere giù il telefono, perché di lì a poco sarei stato fisicamente presente proprio presso il municipio.
Così dicendo, insieme a Totore, dirottiamo il nostro tragitto e rapidamente ci portiamo presso l’ufficio di Pasquale Vezza.
Incontrandolo, ecco la magagna:
Il Nostro, mi accompagna nell’ufficio dei vigili urbani, dove, alla presenza di Maria Antonietta Regina, e del rilevatore del censimento dello scorso nove ottobre, mi chiede senza tanti giri di parole:
“Ma i plichi del censimento inviati ai tuoi genitori, li hai riconsegnati in bianco?”
Io, come da articolo che ti ho rimesso in link sopra, ho ovviamente risposto di sì, ed il Vezza, di rincalzo:
“E perché, i fogli vanno compilati! Diversamente mi toccherà fare una relazione…”.
A questo punto, avevo di fronte due soluzioni:
La prima, quella di compilare le domande proposte dal censimento, sbugiardandomi nei tuoi confronti, oltreché venendo meno ai miei principi di privacy, e di rispetto per me stesso.
La seconda, di prendere una delle persone a caso, e pestarla a sangue alla stessa stregua dell’uva durante la vendemmia, avendo appena scoperto che i dati eventualmente presenti su quei fogli, così come da me ampiamente previsto, sarebbero stati alla mercè di chiunque.
Ho optato per una terza via, consistente nel ricordare agli astanti che, compilare quei moduli sarebbe stato contro la mia poca intelligenza, visto che:
1°: I dati riferiti a tutti gli atti, Catastali, reddituali ecc., erano già presenti negli archivi dei vari uffici statali, regionali, provinciali e municipali, così che, lo Stato stesso, nella persona dell’Istat, avrebbe potuto rilevare direttamente i dati richiesti;
2°: Che a proposito di quanto non presente negli uffici di cui sopra, il destinatario del plico in questione, può tranquillamente rifiutarsi di rispondere, trattandosi di domande che, nella migliore delle ipotesi, ledono la libertà personale e la riservatezza dei dati della persona.
Ho portato anche un esempio, che la dice lunga sul non voler lavorare, della classe impiegatizia appartenente alla pubblica amministrazione.
Nel duemila quattro, fra l’altro, i miei familiari, per poter riavere l’agibilità dell’abitazione in cui tutt’ora viviamo, furono costretti a sottostare ad un ricatto, imposto dal municipio di Gambatesa, sulla base di leggi statali.
Il municipio, costrinse i miei genitori, a certificare l’impianto elettrico e quello energetico, pena la non classificabilità della nostra casa.
Gl’impianti appena citati, li avevamo costruiti senza l’ausilio di ditte esterne, quindi, senza emettere oboli, in nome di chissà quale Professionalità, espressa nella costruzione degli stessi impianti.
Non mi dilungo, ad esempio, su quanto accadde durante l’installazione di una caldaia a GPL, ti dico solo che l’installatore in questione, avrebbe voluto installare un tubo a T, per collegare alla stessa caldaia due bombole di gas.
Fui costretto ad agire quasi di forza per impedire una tale installazione, non omologabile già da più di venti anni.
Tutto questo bailamme, per costruirmi io i miei impianti, secondo la legge vigente, (legge ancora attuale), ma che doveva essere “certificata”, a dire del municipio.
Per farla breve, fui costretto a chiamare un tecnico qualificato che, alla irrisoria cifra di quasi ottocento euro, (ed a questa somma, avrei dovuto aggiungere il compenso per il tecnico, che, compreso tutto, non volle un centesimo di più), riuscii a far redigere il “certificato” corpo del ricatto.
Espresso questo semplice esempio, Maria Antonietta Regina, con una semplicità disarmante, dice:
“Ma… non è che adesso ci dobbiamo aspettare una richiesta di rimborso?…”
A questa persona, va ricordato che già dal duemila uno, anche pagando la cosiddetta Legge Bucalossi, il cittadino avrebbe diritto a tutta una serie di servizi d’urbanizzazione.
Dal duemila uno, per l’appunto, per legge, i municipi possono prelevare il cinquanta per cento dei proventi di questa imposta, e dirottarli per pagare gli stipendi, proprio dei vigili urbani…
Andando avanti nel disquisire, ecco un’altra “allegra e spensierata domanda”, proposta questa volta da chi mi aveva chiamato:
Pasquale Vezza.
“Ma tu non me la potresti preparare una relazione in merito?”
Io, sempre più esterrefatto, ho quasi glissato, smarcandomi con il dire:
“Ma non sarebbe ufficiale”…
Così, da sentire la giusta risposta:
“Va bè, ci penso io, visto quello che ci siamo detti…
Ridicolo!
Comunque, (e mi rivolgo espressamente questa volta a te, caro Pasquale), in rappresentanza di tutti coloro che sono stati previdenti, e per rispondere a voi sfaticati e ingenuamente furbi, ti dico:
1°: La risposta e la relazione le trovi in quest’articolo, pubblicamente presente e pubblicamente, oltreché comodamente scaricabile anche dai pc presenti nei vostri uffici;
2°: Voi, gente nulla facente, dovete ringraziare l’onestà di chi sta farneticando in questo momento, ed accettare lo status quo, visto che, se voleste ancora che rispondessimo alle vostre insinuanti ed interessate domande, dovreste accettare le risposte, così come redatte, quindi, risposte date per farvi fessi e contenti, non certo risposte allineate alla realtà.
Tutto ciò, proprio perché le risposte stesse, a differenza di quanto da voi gridato ai quattro venti, sono tutt’altro che riservate, tutt’altro che per il bene dei cittadini.
Le domande che cercate d’imporci con ogni mezzo, primi fra tutti minacce e ricatti, sono necessarie a voi per:
1°: Evitare di fare il lavoro per cui siete lautamente pagati con i proventi delle nostre tasse;
2°: Per trarne altri, più lauti proventi, derivanti dalla vendita dei dati stessi, (o quantomeno dalla loro pubblica esposizione), allo scopo d’indirizzare il grasso mercato pubblicitario.
Prova ne sia proprio il fatto che, buste chiuse consegnate all’ufficio postale, dovevano arrivare ai promotori dell’indagine, (l’Istat, così come ampiamente detto, in tutti i modi e con tutti i mezzi, anche da dirigenti di quest’istituto), ed invece, alla presenza di chiunque volesse, sono state aperte in un ufficio, al piano terra del municipio di Gambatesa.
Scusateci:
Ma vi abbiamo sgamato!
Ora, dopo questa figura “marrone”, non vi resta altro che tacitarvi e lasciare in pace gente che, a differenza vostra e dei vostri degni compari, (i ladri che a vario titolo ci rapinano giorno per giorno), non ha tempo per assecondare il vostro non lavoro, impegnata com’è a procurarsi il modo di riparare i danni, fatti da voi, parassiti, giorno per giorno.
E scusa se, come Obelix a cena, mi sono mantenuto leggero.