Di Raffaele Salvione
(Premessa), Di Vittorio Venditti
A partire da oggi, a tempo indeterminato e senza nessuna forma di regolarità nelle pubblicazioni, parte una rubrica seria, curata, (è proprio il caso di dire), da un nostro Nuovo Collaboratore: Il Dottor Raffaele Salvione. Raffaele si occuperà di esporre le più elementari informazioni utili alla salvaguardia della salute di ognuno di noi, cosa che vale come consiglio e nulla più. Buona lettura!
L’ Olio Di Palma
Per la nostra rubrica il Medico risponde, oggi parliamo dell’olio di palma.
Negli ultimi tempi c’è stato un gran parlare sull’argomento, soprattutto perché le nuove norme sull’etichettatura dei prodotti hanno fatto scoprire a molti che l’ ingrediente incriminato è presente praticamente in tutti i cibi più comuni. Tralasciando discorsi sull’eco sostenibilità della produzione di olio di palma, sulle guerre tra multinazionali che periodicamente se ne escono con una novità per far vendere un prodotto e affossarne un’ altro (il più delle volte sempre contro i prodotti italiani!!!) qui ci concentriamo sull’effetto che quest’olio ha sulla nostra salute.
Innanzitutto una definizione. Esiste:
l’ olio di palma, che si ricava dai frutti che vengono raccolti, sterilizzati, snocciolati, pressati e filtrati. E’ molto usato nell’industria alimentare perché costa molto meno degli oli tradizionali; dell’extravergine di oliva soprattutto.
l’ olio di palmisto, che si ricava dai semi, è solido, fonde a 28° ed è molto usato nell’industria dolciaria.
Dal punto di vista chimico, molto semplicemente, questi oli sono trigliceridi: acidi grassi esterificati con glicerolo. Entrambi contengono un’alta quantità di acidi grassi saturi, circa il 50 e 80% rispettivamente.
L’olio di palma dà il nome all’acido palmitico (acido grasso saturo con 16 atomi di carbonio), suo principale componente, mentre l’olio di palmisto contiene soprattutto acido laurico. Questi oli e loro derivati sono usati anche nella produzione di saponi e cosmetici vari.
Controllate se nel vostro cosmetico preferito è presente questo nome: ELAEIS GUINEENSIS OIL e ELAEIS GUINEENSIS KERNEL OIL.
Sono degli acidi grassi a lunga catena, quindi pesanti, che vengono assorbiti come chilomicroni e nella via linfatica: in parole povere aumentano il rischio cardiovascolare.
Il CSPI (Center for Science in the Public Interest), afferma che l’olio di palma aumenta i fattori di rischio cardiovascolare. Da molti anni è stato accertato che i principali acidi grassi che alzano il livello di colesterolo, aumentando i rischi di coronaropatia, sono gli acidi grassi saturi con 12 atomi di carbonio (acido laurico) e 16 atomi di carbonio (acido palmitico).
L’ American Heart Association elenca l’olio di palma fra i grassi saturi dei quali consiglia di limitare l’uso a coloro che devono ridurre il livello di colesterolo.
In risposta allo studio dell’OMS, il Comitato di promozione dell’olio di palma malese (Malaysian Palm Oil Promotion Council) ha sostenuto che non ci sono prove scientifiche sufficienti per elaborare linee guida globali sul consumo di olio di palma e ha citato uno studio cinese che mostrava che l’ olio di palma aumenta il colesterolo “buono”. Gli studi a favore dell’utilizzo degli oli di palma, presentati dalle autorità scientifiche della Malesia (tra i maggiori produttori !!!) si sprecano.
Nel 2013 l’ Istituto Mario Negri di Milano ha pubblicato uno studio da cui risulta che gli effetti negativi dell’olio di palma sulla salute sono evidenti, ma gli studi sono ancora pochi per avere un quadro generale e anche per quanto riguarda la possibile insorgenza di tumori a causa dell’assunzione di olio di palma, gli studi sono scarsi e non vi sono prove convincenti.
A settembre 2015 l’ Istituto Superiore di Sanità di Roma conclude un suo parere tecnico scientifico sull’olio di palma affermando: ” non ci sono evidenze dirette nella letteratura scientifica che l’olio di palma, come fonte di acidi grassi saturi, abbia un effetto diverso sul rischio cardiovascolare rispetto agli altri grassi con simile composizione percentuale di grassi saturi e mono/polinsaturi, quali, ad esempio, il burro” e aggiunge: “Il suo consumo non è correlato all’aumento di fattori di rischio per malattie cardiovascolari nei soggetti normo-colesterolemici, normopeso, giovani e che assumano contemporaneamente le quantità adeguate di polinsaturi.”
La solita posizione all’italiana: un po’ di qua… un po’ di la’..!!!
A maggio 2016 una nota dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare riporta che gli oli vegetali raffinati ad alta temperatura, come l’olio di palma, possono contenere sostanze tossiche che sono: estere glicidico degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD), 2-monocloropropandiolo(2-MCPD) e loro esteri degli acidi grassi. Ci sono evidenze sufficienti che il glicidolo, precursore del GE sia genotossico e cancerogeno. Il problema riguarderebbe anche altri oli vegetali e margarine (in gran parte derivate da oli di palma), ma l’olio di palma ne conterrebbe di più.
In conclusione, da questa rapida e veloce disamina si può dedurre che:
come per tutte le sostanze che assumiamo, anche per l’ olio di palma c’è un effetto dose-dipendente, in parole semplici, un cucchiaino di nutella non fa niente, un vasetto intero fa malissimo;
ora si può capire l’ assalto vero e proprio che in questi ultimi tempi è stato portato agli uliveti pugliesi; quando andiamo al supermercato leggiamo bene le etichette: in molti prodotti c’è ancora scritto grassi vegetali o oli vegetali;
l’ olio di palma raffinato genera prodotti cancerogeni. La COOP è l’ unica, fin’ora, che ha ritirato prodotti alimentari contenenti olio di palma raffinato.
Viva l’ olio italiano extravergine di oliva!!!