Di Riccardo D’Antonio
(Foto), Di Salvatore Di Maria
(Premessa), Di Vittorio Venditti
Quando avrai lette le parole di Riccardo, sicuramente ti arrabbierai per questa mia premessa, utile solo a sporcare la bellezza dello scritto di seguito riportato, rubato da un’e-mail che il Nostro mi ha voluto inviare, in risposta al personale e privato dibattito su quanto ha colpito gli spazzini di Gambatesa, e tutti coloro che lavorando praticamente in nero, vengono sfruttati in maniera legale da gente che se patisse una pena necessariamente non definita, magari nel carcere visitato dal nostro Riccardo, probabilmente si comporterebbe nei confronti del Prossimo in maniera diametralmente opposta all’attuale, proprio, modus operandi.
Mi sono permesso di porre in testa a quest’articolo l’ennesima foto scattata da uno dei due spazzini, il nostro fotografo di fiducia, che lo ricordo, per le immagini date a gambatesaweb, (quasi cinquecento finora, e senz’alcuna capacità certificata), non prende un centesimo, ne vorrebbe nulla, proprio per accomunare le sofferenze dei nostri amici, a quelle di altri amici che, come detto da Riccardo, scontata la loro pena, vanno considerati tali, non esseri di serie B.
Caro Riccardo,
Tu Natale lo hai già fatto, ma Gambatesa ed il bel Presepe proposto dalla nostra Chiesa madre, come vedi, sia pur a tua insaputa, erano e sono con te ed il tuo cuore generoso.
Gesù E’ In Ogni Luogo
Io ho già fatto il mio Natale questo week-end in cella con i detenuti del carcere di Turi e devo dirti che davvero Cristo è nato nel mio misero cuore come mai è accaduto in 35 anni della mia vita.
Il mio cuore trabocca ancora di gioia perché ho compreso le parole di Gesù “ero malato e in carcere e mi avete visitato” e posso garantirti che il vangelo lo hanno insegnato i detenuti a me con piccoli gesti ma davvero amorevoli.
Ti dico questo perché voglio condividere con te questa immensa gioia che il Signore ha voluto donarmi soprattutto perché sono partito senza sapere cosa andassi a fare e cosa andassi a dire.
Ho detto sì a Dio, ad una Sua chiamata e mi sono affidato completamente a Lui.
Non puoi immaginare la gioia dei detenuti nel vederci piombare letteralmente nelle loro celle e trattarci da Re offrendoci di tutto, oltre che ai loro sorrisi e ai loro gesti semplici.
Non puoi immaginare i pianti che si sono fatti durante la messa della domenica quando ci siamo salutati e quando hanno letto lettere di ringraziamento al Signore e a noi perché prima d’ora non avevano mai sentito parlare di questo Gesù o comunque lo sentivano così lontano mentre ora hanno capito che Gesù è in mezzo a loro e si sporca le mani per risollevarli dal fango in cui sono caduti.
Voglio condividere alcune frasi dette da loro che mi sono rimaste nel cuore:
“in 3 questi giorni ci avete regalato una carezza”…”Cristo mi ha chiamato per nome”…”Avete fatto qualcosa di incredibile”…”siete angeli di luce che hanno annunciato ai pastori la nascita di Gesù”…”ci avete fatto comprendere non quello che è possibile all’uomo ma quello che è possibile a Dio”.
La cosa più sorprendente è che gli agenti, gli ispettori, la direttrice, che all’inizio erano tesi perché far entrare 28 persone nel carcere è complicato e non sai cosa possa succedere, non hanno smesso di ringraziarci salutandoci con le lacrime agli occhi perché questa esperienza è servita anche al loro rapporto con Dio e con i detenuti.
E poi, sedersi a tavola nella cella e mangiare con i carcerati è qualcosa di indescrivibile.
In ognuno di loro che ho incontrato e con cui ho parlato c’è la stessa storia di Gesù che dopo l’arresto è stato abbandonato da tutti gli amici e conoscenti, tranne la madre.
Ed è così anche per loro perché sono stati abbandonati da tutti gli amici e le uniche a consolarli sono le madri.
Hanno compreso appieno l’errore commesso e vogliono pagare per quello che hanno fatto ma Dio conserva la loro dignità perché in essi c’è la Sua impronta Divina, nonostante la società li veda come lupi mentre non sono altro che agnelli mansueti.