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Gambatesa: Che Brutta Bestia E’ L’Invidia!

Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Stefano Venditti

Per La Serie: “Ciucce E Mule Ne Lassn’A Stessa Pdat,(Asini E Muli Non Lasciano La Medesima Orma

Oggi voglio farneticare su un vizio capitale che affligge spesso il genere umano e che a Gambatesa attecchisce più del normale, vista la pochezza di chi ne è pervaso: L’invidia. Ti racconterò di qualcosa della quale sono stato vittima, ma lo farò omettendo volutamente il nome del povero diavolo che non avendo altro da fare, con il suo agire cerca di mettersi in mostra per guadagnarne in gratuita pubblicità, per cui, felice di contribuire all’aumento della sua bile e del suo livore nei miei confronti, sparlerò per allegoria. I fatti:

Mulo

Circa due mesi fa, mi sono trovato di fronte al problema che prima o poi si sarebbe palesato: Due dei muli che normalmente utilizzo per la produzione giornaliera, probabilmente per il troppo lavoro, sicuramente per sopraggiunta vecchiaia, dimostravano di avere dei malanni duri da curare; ciò, secondo la diagnosi del veterinario di fiducia, presso cui normalmente porto i miei animali. Considerato che abbatterli mi sarebbe dispiaciuto non poco, ho pensato bene di permutarli acquistando due muli di razza francese, appena nati; la scelta è caduta su quella specie in quanto sono rimasto soddisfatto nel tempo, per la riuscita di uno degli animali che ho dato indietro, proveniente proprio d’oltralpe; l’altra bestia era di produzione patria, ma contrariamente al mio voler acquistare italiano, si è dimostrata una mezza fregatura, costringendomi ob torto collo a riconoscere la qualità e la superiorità delle bestie da soma prodotte dai cugini che vivono oltre confine. Devo dire che l’allevatore che mi ha forniti i due nuovi muli, da quel professionista che è, si è dimostrato sicuramente più all’altezza dei suoi colleghi italici; qui, ogni acquisto, buono o cattivo che sia, sembra che ti venga accordato per Divina concessione; là, la serietà fra venditore ed acquirente è il punto cardine per la riuscita dell’affare.

Tornato in paese soddisfatto dei miei nuovi acquisti, nel festeggiare con gli amici, non mi sono reso conto di aver pubblicizzato un po’ troppo il mio gesto attirando chi mi vuole bene ma anche, o forse soprattutto gli invidiosi, uno in particolare. Ho saputo che la sera stessa nella quale avevo trasportato il primo mulo in paese, il povero diavolo che oggi mi fa da bersaglio, aveva fatto in modo di poter andare a spiare nei minimi particolari le caratteristiche della mia nuova bestia, facendosi gonfiare il fegato per il nervosismo, cosa accentuata dall’arrivo del secondo animale che per varie ragioni aveva tardato qualche giorno per raggiungere Gambatesa e la mia stalla.

Asino

L’acrimonioso, incazzato come una iena per questo nostro passo, non volendo restare indietro e venir sbeffeggiato dai suoi ammiratori, nei giorni successivi, avendo anche lui un asinello di produzione italiana che aveva fatto il suo tempo, si è recato presso un altro allevatore che però predilige vendita e scambio di animali, magari anche pregiati, ma provenienti da prime stalle, di quelle ove le bestie in questione stanno per poco e poi vengono rivendute a prezzi più contenuti rispetto alla produzione proveniente direttamente dal seno materno. Il povero diavolo del quale tratto, pur di lenire la sua rabbia per l’affronto ricevuto, ha acquistato un asino da ritenersi già padre e non puledro, (vista la generazione precedente alla quale risulta annoverata quella prolificazione), come detto di seconda stalla e comunque di produzione italica, la qual cosa già rende l’idea del risultato ottenuto. L’astioso poi, pur di far apparire la sua compera più recente dei miei, ha operato in modo che i documenti anagrafici relativi alla sua bestia fossero registrati secondo quanto potesse tornare utile per mostrare che io avevo acquisito qualcosa di più vetusto.

Da dire che quando lavorava, chi m’invidia in questo modo faceva il burocrate, (unico mestiere praticabile da chi, raccomandato di merda, non sa far altro), e per quest’ottusità, propria dei burocretini, il Nostro non si è reso conto, (o più verosimilmente non sa), che la registrazione dei documenti anagrafici delle bestie delle quali sto trattando è basata su pacchetti assegnati alle scuderie che poi vendono gli animali che noi compriamo; vuol dire che se l’allevamento “A” dispone di un pacchetto di documenti numerato da uno a dieci e la produzione “B” ha con sé la sequenza che da undici arriva a venti, nulla osta a che una vendita cifrata quattro/cinque portata a termine in un dato periodo, non abbia per oggetto un paio di animali nati in tempi successivi rispetto alla bestia che fa parte della definizione di un contratto contrassegnato con la cifra quindici che è stato concluso a seguire rispetto al primo. Per inciso, va aggiunto che l’asino acquistato dalla mia controparte risulta proveniente da una prima stalla estera, il che è tutto dire su come gli animali di produzione nostrana vengano considerati oltre frontiera.

Un ultimo episodio che dimostra la puerilità di chi mi si contrappone è accaduto l’altra mattina. Mi trovavo a cavallo del mio asinello di servizio, una bestiola d’origine coreana che comprai su invito dei miei familiari circa otto anni fa; davanti a me c’era l’asino “novello” del poveraccio del quale sto trattando. Il Nostro procedeva lentamente e per questo avrei voluto superarlo, avendo premura. Il povero diavolo, visto che stavo per operare secondo quanto descritto, ha aizzata la sua “fiera” volendo dimostrare di essere più veloce di me, cosa inutile e stupida, atteso che se volessi sfidarlo, non dovrei far altro che chiamare a me uno dei nuovi acquisti ed il gioco sarebbe fatto senza discussioni di sorta.

Dunque, a Gambatesa succede anche questo ed io lo voglio raccontare al mondo per documentare la pochezza di gente che forse contava proprio di potersi pavoneggiare attraverso queste pagine, ottenendo invece solo lo sberleffo di chi, senza dover dimostrare niente a nessuno, va avanti per la propria strada guidando muli che per effetto del proverbio del quale al sottotitolo, non lasciando la stessa impronta, dimostrano di essere diversi dall’asino del mio avversario, bestia che pur avendo una sua dignità, può esser considerata valida alla stessa stregua del mulo per l’appunto, solo da chi evidentemente non può permettersi di meglio, proprio perché a causa dei suoi personali limiti non ne conosce il valore.