Di Vittorio Venditti
Dove Finisce La Libertà E L’Anonimato Del Personaggio Pubblico
Non sparlo mai di Cultura, essendo in tutt’altre faccende affaccendato; oggi però mi rimetto in discussione e faccio volentieri uno strappo ad una regola che non ho. In questi giorni, si sta facendo un gran parlare di Elena Ferrante, firma, (per chi la conosce), di scritti importanti e per questo venduti a iosa, opere che evidentemente, oltre a generare guadagni per chi le ha prodotte, creano non poca curiosità per l’autrice, almeno nel nome esposto, di sesso femminile. Utilizzando la pezza d’appoggio che segue: “Anita Raja” su Twitter: “Sì, sono Elena Ferrante”. Ma è un fake, voglio dire brevemente la mia su chi, volontariamente o meno, in odor di fama, poi si nasconde al pubblico.
Prima di Elena Ferrante, abbiamo avuti i casi di “sparizione” che portavano il nome di Lucio Battisti, (ormai nel luogo della verità), e di Mina, ancora vivente per la gioia dei nostri gusti musicali e giornalistici. Il successo mette insieme queste tre celebrità che sono sotto il tiro dei vari cacciatori d’identità, i quali, non sappiamo fino a che punto, hanno trovate le tracce, sicuramente di chi ha lasciato questo mondo, ma pare anche delle due persone superstiti.
Ma quanto, un personaggio pubblico è ancora in diritto di avere un anonimato?
Questa storia mi ricorda da vicino quei VIP che si lamentano del fatto che vengono fotografati, a loro dire, senza il preventivo consenso; io ho sempre ritenuto che Questa gente, non fosse altro che per ragioni pubblicitarie, in qualche modo avverta preventivamente i paparazzi che poi fanno finta di scoprire il “caso”, realizzando un guadagno in moneta, non sempre da tenere solo per sé. Voglio dire che per esempio, nel caso oggetto di questa farneticazione, chi si nasconde dietro lo pseudonimo in questione sta ricevendo tanta di quella pubblicità, da far invidia ad attori o modelle fra chi è più in vista. Confesso pubblicamente che prima della nascita di questa querelle, io non sapevo dell’esistenza di Elena Ferrante, figura che allo spegnersi dei riflettori mediatici che oggi la illuminano, per me tornerà ad essere una perfetta sconosciuta.
Quanto realmente frega a quest’autrice di proteggere il proprio anonimato?
In definitiva: E’ come se a Gambatesa io, sparlando di tutto e di tutti, poi mi lamentassi per aver ricevute eventuali maidunate: Va da sé che chi le fa, se ha un minimo di coerenza e maturità, se le aspetta! Tutto ciò per dire che è ovvio che la popolarità porti alla fine della privacy, non fosse altro che per la produzione di un guadagno in termini economici, questa volta a favore di terzi che sanno sfruttare la situazione, cosa per altro perfettamente legittima!