Di Vittorio Venditti
Tradito Dai Migliori Amici
A volte, le più cocenti delusioni si ricevono da chi sembra che ti voglia più bene: è ciò che mi è capitato in questi giorni e come al solito te lo voglio raccontare, non tanto per sfogarmi, (cosa già fatta con i diretti responsabili dell’azione), quanto per ragioni di quella trasparenza che mi obbliga a chiudere quanto aperto, nel bene o nel male. I fatti:
Da quasi una ventina d’anni, sono amico degli “spazzini cattivi” di Gambatesa, oggi in disgrazia, anzi, uno dei due, praticamente licenziato. Sai anche che da sette anni a questa parte e da quando ho aperto questo fastidio, una delle priorità che mi ha assillato, è stata quella di aiutare queste persone nel far rispettare i loro diritti. Già da prima che iniziassi a tediarti da queste lerce pagine, in merito alle mie amicizie, mi sono sentito rimproverare da chi ha ritenuto che io non dovessi frequentare Donato e Salvatore, per via della nostra differenza di cultura, rimbrotto da me schifato. Nel tempo, sono arrivato a compiere gesti che ripensandoci alla luce degli odierni fatti, mi fanno ribrezzo: uno di questi è stato l’aver quasi presa una tessera sindacale, proprio per poter entrare a pieno diritto nella difesa di chi ho ritenuto fino all’altra sera fra i miei migliori amici; io non sono iscritto ad un sindacato, visto che ritengo che chi ne fa parte, rientrando nella specie umana prima d’ogni cosa, può essere corruttibile; a ciò va aggiunto che credo che queste associazioni politiche debbano venir considerate la massima costituzione del miglior volontariato, cosa che se guardiamo i fatti in cronaca in questo periodo in Italia, va esclusa senza se e senza ma.
Non volendo abusare della tua pazienza, lascio questo discorso che sa troppo di filosofico e passo al pratico.
Ricorderai che il clou della battaglia per la difesa dei diritti di questi due “giuda”, è stato il licenziamento di Salvatore, ricevuto il primo settembre duemilaquindici; grazie all’intervento della C G I L, alla quale i Nostri sono iscritti dal luglio dell’anno precedente, in un giorno si è risolta la situazione e tutto è rientrato, praticamente senza colpo ferire. In precedenza, i tentativi di mettere in difficoltà gli spazzini, erano stati rintuzzati dal sottoscritto, cui questi si sono rivolti; io ho risposto a mio modo alle diffide inviate a costoro e non serve che ancora una volta ti rimetta i link alle farneticazioni proposte in merito, tanta sarà ormai la tua stanchezza nel rileggere sempre le stesse cose. Quest’anno, l’andazzo è stato simile a quanto accaduto nel duemilaquindici, per cui, alla richiesta di chi voleva venir aiutato da me, io ho reagito in maniera identica, richiamando i fatti accaduti in precedenza. La C G I L, dal canto suo, in questo caso ha risposto con una freddezza, (spesso vista anche nel non trovare per tempi lunghi i preposti in sede), che definire sospettosa è poco. Dopo le lettere trasmesse da Donato e Salvatore ed a seguito dell’allontanamento dal posto di lavoro del primo dei due, il sindacato, cui i Nostri risultano ancora iscritti, si è comportato in maniera talmente algida che se fosse per me, avrei già presi i provvedimenti che il caso impone. I nostri invece, hanno accettato di seguire le indicazioni date loro dalla C G I L e martedì scorso, dopo essersi sentiti rassicurare in varie occasioni del fatto che avrebbero avuto il supporto di cotanto sindacato, recatisi negli uffici in questione, si sono trovati di fronte l’avvocata che in precedenza aveva prese le loro parti, persona che già si sapeva non dovesse essere presente all’incontro per ragioni di conflitto d’interessi, atteso che la Nostra, per sua stessa ammissione, lavori nel medesimo studio legale ove presta servizio chi governa Gambatesa in qualità di prima cittadina; La legale, dopo aver pesantemente redarguiti i convenuti, ha contestato loro il fatto di aver inviate le ultime risposte alle diffide di ECOALBA, così come erano state scritte e con i richiami al precedente. Gli spazzini in disgrazia hanno testualmente risposto: “Sì, ma quelle lettere non le abbiamo scritte noi!”, cui la controparte ha concluso: “Sì, ma voi le avete firmate, quindi ne siete responsabili”…
Dovrebbe esser chiaro il gioco della C G I L, sindacato che oggi mi accusa di aver detto che loro non vogliono lavorare in favore dei propri assistiti; io non ribatto alla polemica, atteso che la tua intelligenza e quanto scritto da me in precedenza facciano giustizia dei fatti e mi diano sia pur implicitamente ragione. Riprendo invece l’affermazione di chi, fino all’altro ieri ho ritenuto di dover aiutare, facendo forse molto di più di ciò che ho espresso in favore dei miei familiari. L’altra sera per l’appunto, visto che avevo ricevuta l’offesa che nella notte fra martedì e mercoledì non mi ha fatto chiudere occhio per il dolore e per la rabbia, ho convocati a casa mia Donato e salvatore e dopo aver ricordato loro che quanto scritto mi era stato richiesto, quasi implorando, proprio da loro due, ho comunicato agli stessi che d’ora innanzi non avrebbero più avuto il mio supporto attivo; in sostanza, da oggi, se vogliono un mio parere, devono portarmi l’argomento da trattare in tutto e per tutto; ho rassicurati i Nostri del fatto che quanto già pattuito in precedenza sarebbe e sarà da me rispettato, ma ho detto anche loro che se sono passato su precedenti cattive azioni commesse nei miei confronti, oggi si è raggiunto l’esiziale. Ho accettato con rabbia trattenuta in me che i miei consigli dati a Donato non venissero rispettati ma respinti con il sorriso beffardo di chi dice “dì e fatti in culo”; stessa cosa se mi riferisco a Salvatore, con la differenza che quest’ultimo certe “risposte” te le dà senza nemmeno parlare; ho tollerato che dopo la mia cacciata dal bar dei cafter per altrui colpe, i Nostri, andando regolarmente in quel locale, al mio chiedere come mai frequentassero ancora quel posto, mi hanno risposto: “E mica siamo stati cacciati noi!”, come se loro non avessero fatto parte della stessa squadra di capodanno, come se la solidarietà dovesse venir proposta solo da me nei loro confronti e non viceversa. Ho accettate in tanti anni, tante altre bassezze raggiunte da Questi e da me perdonate in nome di quella “diversa cultura” che mi era stata fatta notare da chi si dice un gradino più in alto di me; mi sono inimicato buona parte del paese in nome di quella solidarietà cameratesca che obbliga chi è più forte ad aiutare il più debole a costo di rimetterci personalmente, ma quanto accaduto martedì sera presso la C G I L di Campobasso, per altro senza la mia presenza, è troppo: sono stato praticamente accusato di circonvenzione d’incapace, là dove gli “incapaci”, non solo mi hanno implorato di operare secondo quanto esposto, ma mi hanno “pregato” di farlo mettendo in campo le mie attrezzature, la mia carta, il mio inchiostro, in almeno un caso il mio danaro e soprattutto il mio tempo, tutte queste cose cedute gratuitamente a chi oggi sputa nel piatto nel quale ha mangiato, trogolo che lo ricordo a me stesso, se a me per l’appunto ha portate spese in termini di tempo, soldi, e perché no: prestigio ed “amicizie”, (oltre che stress e quasi derisione politica), a questi “signori” ha restituito danaro in arretrato per diverse migliaia di euro, uno stipendio degno del lavoro che fanno e quasi secondo quanto imposto dal contratto nazionale di categoria, contributi a loro non versati in nome di un caporalato strisciante appoggiato, (non so fino a che punto ob torto collo), da una classe politica locale, (di oggi e precedente), a mio avviso prona ad interessi che non rispecchiano la volontà popolare, e soprattutto quella dignità che è di ogni lavoratore e che in un paese che si definisce civile dovrebbe venir rispettata al di là del censo, della religione e delle diversità di ciascuno degli appartenenti al consesso in questione.
Sì, è vero: dopo la strigliata dell’altra sera, i Nostri mi hanno chiesto perdono ed io, proprio in ossequio a quella differenza di cultura di cui sopra, ho accettate le loro scuse e non ho tolta loro la parola; ciò però mi libera dal dover loro qualsiasi altra forma d’assistenza che spero verrà loro resa dai trenta danari che riceveranno dal loro comportamento che se sembra dettato da incapacità, conoscendoli bene, ormai posso dire che in realtà deriva dal loro aver compreso che fare la remora è spesso più redditizio che preoccuparsi di gestire in prima persona le proprie responsabilità, vale a dire la propria vita. Da oggi dunque, potrai vederci insieme al bar a bere qualche birra, forse potrà accadere che si mangerà qualcosa fra noi in qualche occasione, sicuramente però non vedrai più che io mi faccia in quattro per mettere queste persone a loro agio, ne che litighi in loro favore, magari facendomi cacciare dal municipio senza trovare per me da questi exploit alcun guadagno.
Insomma: Da oggi, ognuno per sé e Dio per tutti.