Di Vittorio Venditti
(Foto), Presa Da Internet Da Stefano Venditti
Sta A Vedere Che Ora Devo Ringraziare Fesbook…
L’altro ieri, con la farneticazione sugli spazzini ed il conseguente “augurio”, secondo qualcuno ho sforato. Non avendo letti di prima mano i commenti, te li descrivo per sommi capi e senza citare gli autori, secondo quanto riferitomi da Totore che per propri e legittimi interessi ha postato il tutto sulla sua pagina personale, evidentemente suscitando tali reazioni che se tutto va bene dovrebbero portare ad un chiarimento, se non alla pace, fra me e Giovanni Abiuso, (Johnny). I fatti:
Detto di quanto ho scritto io l’altro ieri, fra gli altri, Il buon Totore, nel dirmi: “Condividendo quello che hai scritto ho scatenata una guerra!”, cosa della quale io non sono responsabile anche perché non ho imposto a lui di postare alcun che, visto che tal divulgazione è a tutto interesse personale del mio amico e di Donato che ricordo a me stesso al momento è in “libertà”, detto ciò, ecco che Totore mi riferisce dei commenti, non certo lusinghieri nei miei confronti, cosa buona e giusta perché vuol dire che ancora una volta ho colpito nel segno.
“Salvatore, perché condividi questo schifo di articoli…”, come se il mio amico dovesse rendere conto a chi rispondo: Perché, se non ti piacciono li leggi?
“Mi dispiace, ma Vittorio questa volta è andato oltre!”, volendo vedere come avrebbe reagito questa persona se le avessero offesa la madre!
“Salvatore, sono con te, ma questa volta Vittorio ha superati i limiti”, cosa che io ritengo corretta, soprattutto se porta a quanto segue:
Oggi a pranzo, nel discutere del più e del meno, mio fratello mi dice fra l’altro: “renditi conto che anche noi, per il tuo scrivere, veniamo maltrattati dalla maggior parte della gente; nessuno ci guarda più in faccia: Ce ne dobbiamo andare da gambatesa?”; è questo in sintesi il legittimo disquisire di un uomo che evidentemente ritiene di non doversi difendere o non dover difendere la propria famiglia, in ossequio a quella forma di gerarchia non scritta che vede ognuno, in una società obsoleta come quella gambatesana, occupare il posto che gli viene assegnato dal destino, senza poter o dover reagire, pena l’allontanamento forzato, imposto dai soliti noti. Ascoltato mio fratello, gli ho chiesto quale fosse l’oggetto del contendere e lui, senza mezzi termini, ha risposto che era arrabbiato per la maledizione che io avevo proposta al mondo nei confronti della famiglia di Johnny. Io ho immediatamente risposto che se quello non avesse maltrattata nostra madre, non mi sarei sognato nemmeno lontanamente di cambiare l’augurio che a suo tempo avevo proposto nei suoi confronti, nonostante il fatto che per quella ragione Giovanni non mi rivolge più la parola. Mio fratello, avendo precedentemente parlato con chi una volta era mio amico, ha tentato di rispondere che Quello gli ha riferito che il non rivolgermi la parola era un mio modo di vedere, anzi, che lui mi aveva salutato ed io non gli avevo risposto, un’arrampicata sugli specchi degna del miglior prestigiatore o di chi non sa che scusa accampare per aver ragione.
Senza tirarla per le lunghe, mio fratello si è proposto come mediatore per un chiarimento fra me e Johnny, avendo detto: “Lui è anche disposto a chiedere scusa a nostra madre, ma quella mattina non l’ha vista”, cosa falsa perché su via San Nicola c’eravamo solo noi e lui, guidando il camioncino per la raccolta dei rifiuti, non poteva non vedere chi passava, scusa che io metto da parte, atteso che far pace non sia mai sbagliato, previa però il riparare a ciò che si è fatto senza se e senza ma.
Insomma: Sono in attesa d’incontrarmi con Giovanni, per sentire se il proposito registrato da mio fratello è vero; se sì, sarò ben disposto a perdonare, sapendo che l’invito alla disgrazia da me proposto, non solo avrà ottenuto il vero effetto desiderato, ma lo avrà fatto senza far del male a chi che sia.
Te ne parlerò, se tutto andrà a buon fine!