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Una Ragione In Più Per Diffidare: Solo Della Burocrazia?

Di Stefano Venditti

A volte la burocrazia è talmente lontana dal mondo reale, dalla vita quotidiana di chi con determinazione affronta le avversità della vita, che può rendere infernale anche l’esistenza di un comune cittadino, di un uomo che fino al giorno prima svolgeva una vita regolare e tranquilla. E’ quanto accaduto al Dottor Luigi Biondi originario di Sepino ma residente a Campobasso.

I fatti risalgono al febbraio del 2012 quando a seguito di una forte nevicata, tra le più copiose che i molisani di ogni età possano ricordare, il tetto della casa del Dottor Biondi, situata in via Roma 34 a Sepino, venne giù proprio per l’eccessivo peso della neve. Fatti che hanno avuto un risvolto decisamente drammatico che si è concretizzato solo nel 2016.

domanda

“Nel 2012, come molti molisani, anche io presentai regolare domanda al comune dove era situato l’immobile, nel mio caso Sepino, per segnalare i danni ingenti che la mia casa aveva subito a seguito delle abbondanti nevicate che colpirono l’intera regione per essere risarcito e poter così prontamente provvedere alla messa in opera dei lavori di consolidamento e rifacimento del tetto. Fiducioso delle Istituzioni consegnai quasi nell’immediato la domanda all’ufficio protocollo del comune di Sepino (che si allega) restando in attesa di una risposta da chi di dovere – spiega il Dottor Luigi Biondi -. Risposta che non mi fu mai recapitata nel dal comune di Sepino, ne dalla Protezione Civile di Campobasso alla quale il comune di Sepino aveva inoltrato la mia domanda, ne dalla Regione Molise, ne tantomeno dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Nel 2012 non avevo una somma tale da poter riparare con le mie sole forze economiche la casa quindi aspettai con trepidazione la liquidazione della mia domanda di risarcimento danni, anche perché nel corso di questi anni ho saputo con certezza che altri cittadini come me che avevano avviato il mio stesso iter burocratico erano riusciti ad essere indennizzati e a riparare le proprie abitazioni. Ma a me la risposta ancora non arrivava. Solo qualche giorno fa sono venuto a conoscenza, grazie all’aiuto del geometra Consiglio della Protezione Civile di Campobasso, che il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio ha inviato alla Regione Molise solo i soldi per coprire le spese dello sgombero neve del 2012 e nulla più. Nel frangente il mio vicino di casa ha avviato, senza neanche contattarmi prima nel tentativo quantomeno di avere un colloquio chiarificatore con il sottoscritto, una causa nei miei confronti, causa che si è conclusa con una sentenza a mio sfavore perché condannato in contumacia dato che non ho potuto presenziare alle varie udienze e presentare una mia difesa per gravi motivi di salute che hanno attanagliato e stanno attanagliando mia madre. La sentenza emessa dal Giudice Stefano Calabria ha sancito che se entro un determinato periodo io non avessi provveduto a porre in essere i lavori di consolidamento e messa in sicurezza della mia casa, gli stessi potevano essere avviati dal mio vicino che, poi, in separata sede avrebbe potuto chiedere al sottoscritto il relativo risarcimento. E qui sta il dramma! Scaduto il termine il mio vicino ha provveduto ad effettuare i lavori di messa in sicurezza della mia casa ed ora rivuole indietro la somma di 40,000 euro scaturita non solo dai lavori ma anche dall’accumulo delle spese legali del processo che si è concluso con sentenza in giudicato. L’accordo che hanno stabilito il mio legale con quello della controparte è di versare una prima rata di 10,000 euro il prossimo 31 agosto e altri 10,000 entro ottobre 2016, altri 10,000 entro dicembre 2016 e l’ultima rata entro febbraio 2017 sempre di 10,000 euro. Io non sono in grado di pagare questa somma anche perché vivo del solo stipendio di medico e devo prendermi cura di mia madre 24 ore su 24. A questo punto rischio seriamente che il mio vicino vada avanti con il procedimento, visto che non ho a disposizione ne la somma di 10,000 euro ne tantomeno i 40,000 euro totali, e che mi pignori lo stipendio che è l’unica entrata economica e di sostegno per me e mia madre malata. A pochi giorni dalla scadenza della prima rata invio un appello alle Istituzioni o a chi mi possa aiutare per risolvere questa situazione annosa che mi ha letteralmente annullato le energie fisiche e psichiche, visto che vivo un forte stato di ansia e di preoccupazione per il mio futuro. Se non dovessi trovare un aiuto concreto nel giro di qualche giorno nei io ne mia madre riusciremo più a vivere una vita da esseri umani. Ci ritroveremo in mezzo ad una strada senza soldi e senza mangiare!”