Il Grande Salasso
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L’ASREM Come L’INPS?

Di Vittorio Venditti

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Prima di sparlare della nuova disavventura che mi è toccato patire nei meandri della durocrazia campobassana, è necessario che io torni ad una mia farneticazione di fine novembre, ove ho abbondantemente spiegate le gesta dei solerti lavoratori dell’INPS, non intendendo tanto riferirmi agli sportellisti, quanto ai loro dirigenti, e parlo anche dei superiori che agiscono nella caput mundi.

A questo proposito, a seguito del fatto che il dire di questo pazzo è stato poi ripreso ed amplificato da ben più importanti testate, (vedi “Il Nuovo Molise”), cui dà valido contributo il nostro giornalista di fiducia: Stefano Venditti, è successo qualcosa che mi ha fatto comprendere che si era aperta una breccia nell’immarciscibile burocretinismo che è presente ed è definito “Monolite Italia”.

Che sarà mai successo?

Semplicemente che, stando alla diretta testimonianza del nostro valente giornalista, qualcuno che abita le alte sfere dell’ente preposto alla gestione delle pensioni degli italici lavoratori, sembra si sia permesso il lusso di sclerare al punto di mettere in dubbio il fatto che un non vedente possa scrivere quanto proposto su quest’inutile sito, e che quanto scritto, sia talmente credibile da essere poi ripreso da testate ben più importanti.

Visto che grazie a Dio esiste il diritto di replica, e che chi farnetica da questo sito, (proprio perché considerabile pazzo oltreché inferiore mentalmente), può esprimersi in maniera “innocente”, ecco l’inaspettata, quanto inesorabile ed inappellabile risposta:

“Sarà anche anormale che un cieco riesca a scrivere così compiutamente di quanto proposto, ma è sicuramente ancor più anormale che ad un idiota venga concesso il diritto di esprimere un qualsiasi giudizio in merito”.

Tornando a bomba, passiamo ai fatti di ieri pomeriggio.

Previa appuntamento, arrivavo presso il cosiddetto “Ospedale Vecchio Di Campobasso”, luogo ove si svolge la maggior parte delle visite ambulatoriali, per accompagnare mio padre presso l’otorino, con il quale, come detto, era stato precedentemente fissato l’appuntamento, per le tre pomeridiane.
Arrivavamo in loco alle due e cinquantacinque.

Ricevuti da un impiegato dai modi gentili, caso abbastanza raro nella pubblica amministrazione, venivamo indirizzati al primo piano, con la premura di farci salire in ascensore, cosa da noi garbatamente rifiutata.

Arrivati presso la stanza ove di lì a poco, (per modo di dire), si sarebbe tenuta la visita, come da prassi, depositiamo il certificato “redatto all’uopo”.

Alla faccia della puntualità svizzera, con l’appuntamento per le tre, mio padre viene introdotto nella stanza appena citata alle tre e ventidue.
Ne esce alle tre e ventisette, con preghiera di rimettersi in attesa, mancando l’audiometrista, appena “assentatasi Brevemente”.

Al battere delle quattro da parte del mio orologio scalcinato, ho una leggera perdita di pazienza che mi fa esclamare:
“Se fra un massimo di dieci minuti non si risolve il problema, chiamo i carabinieri”,
cosa che ha immediatamente provocato un sorriso che mia madre ha potuto leggere sul volto di uno degli astanti.
Costui, subito dopo, si è qualificato, facendomi i complimenti per quanto detto a Tufara lo scorso sabato all’inerme onorevole Di Pietro.
Dal canto mio, mi sono dovuto render conto del fatto che, al giorno d’oggi, non sarebbe possibile neppure marinare la scuola, senza che la cosa diventasse di dominio pubblico.

Tornando però all’episodio, ecco che alle quattro e dieci, con una flemma da far invidia al miglior inglese, rientra al proprio posto di lavoro l’audiometrista mancante e, senza perdere altro tempo, viene chiamata… un’altra persona.
A questo punto mia madre esclama:
“E Venditti, quando lo chiamate?”
L’infermiera risponde:
“Ma non lo avevamo già fatto?”
E mia madre, di rimando:
“E noi saremmo stati così cretini da rimanere qui?”

Per fortuna non è ancora Carnevale!

Come Dio ha voluto, alle quattro e un quarto mio padre è rientrato per il prosieguo della visita, conclusa finalmente alle cinque meno un quarto.

Come se stessi concludendo la Scrittura del Vangelo:
“Chi c’era ha visto e chi ha visto può testimoniare”.
Questa però, non è parola di Dio, ma il dire di un cittadino che ha ricevuto un servizio non certo all’altezza di quanto finora ha speso e di quanto dovrà spendere successivamente all’applicazione del “Grande Salasso”, che colpisce noi, ma non scalfisce minimamente chi, per una cosa del genere, o qualcosa di più serio, bypassa ogni fila, non considerando la giusta ed incorruttibile uguaglianza che toccherà, prima o poi, tutti indistintamente:
La morte.

Questa volta, troverò fra i miei lettori, dirigenti più intelligenti?