Di Pietro Abiuso
Oggi puntualmente sono stato sul tuo sito ed ho visto che hai postato un articolo sul terremoto dell’irpinia.
Io ero in America da poco piu’ di un anno e non essendo ancora padrone dell’inglese lavoravo per una compagnia Italiana che importava giornali, riviste eccetera eccetera dall’ Italia.
I giornali che uscivano di mattina in Italia, dovuto anche al fuso orario di 6 ore , arrivavano in America lo stesso giorno a mezzogiorno e di pomeriggio.
Allora via di corsa all’aereoporto per sdoganarli, per poi portarli in magazzino dove venivano differenziati, separati per poi portarli alla posta centrale e consegnarli di persona a ristoranti, negozi Italiani e cosi’ via.
In poche parole riuscivamo a far leggere la gazzetta dello sport agli italoamericani, lo stesso giorno che si leggeva in Italia, anche se di sera.
Allora dicevo che io lavoravo in questa azienda Italiana e con me c’erano altri dieci undici lavoranti, la maggiorparte tutti della provincia di Avellino.
Quando successe il terremoto, lo ricordo come se fosse ieri, quei poveri ragazzi disperati li’ a piangere perche’ non potevano avere notizie dei loro cari li’ in Italia.
Allora non c’erano i cellulari e le telefonate non filtravano dovuto al terremoto che aveva buttato giu’ le linee telefoniche.
Dovevi vedere il dramma di questi ragazzi, che erano anche loro da poco tempo in america, che non potevano fare contatto con i loro cari.
Gli aerei erano tutti pieni e solo due riuscirono ad andare in Italia per constatare di persona se i loro cari erano vivi o morti.
Gli altri tre o quattro non riuscirono a procurarsi i biglietti dovuto all’esigenza.
Dovevi vedere il dramma, la disperazione nei loro volti dovuto
all’ impotenza di non poter ricevere notizie.
Lo stesso dramma che si viveva in Italia lo si viveva anche qui in America, anzi peggio perche’ non si riusciva ad avere notizie.
Ringraziando Iddio solo un ragazzo perse i nonni e due zie, il resto furono piu’ fortunati. Pero’ passarono una diecina di giorni, prima che poterono fare contatto con i loro cari.
Fu una tragedia vissuta in tutti e due i continenti. Voi in Italia viveste quella tragedia dal vivo, pero’ non potevate neanche immaginare come fu vissuta qui.
Lo stesso anno, il mese dopo, io venni a Gambatesa per Natale ed al ritorno la coda
dell’aereo che stava imbarcando noi, i passegeri, fu colpita da un fulmine, quindi dovemmo pernottare ad un hotel e fu li che trovai un paio di coppie della provincia di Avellino che lasciavano l’italia per venire in America,ancora scioccati dal terremoto…