Di Elena Salvatore
“Tacere, quando si dovrebbe protestare, è un peccato che fa degli uomini dei codardi…” (Ella Wheeler)
Il “Premio Fasolino” incompreso, come incomprese sono le tante persone che ogni giorno puntano “semplicemente” a giocare, invece vengono trasportate a “ludo-terapia”!
Quello che è accaduto martedì 31 maggio nella scuola di Cantalupo del Sannio è Sport, movimento compreso come messaggio di vita vissuta e che vuole vivere nella dimensione dell’incontro.
Il “Sociale” è un’altra cosa!
In una regione in cui il settore “Sociale” è agonizzante da tempo, non possiamo utilizzare impropriamente volti e competenze noti per strumentalizzare una bella esperienza! Chiamiamo gli eventi con il loro nome!
Il “Premio Pietro Fasolino” nasce dalla dedizione alla notizia rispettosa delle persone e ha promosso negli anni la valorizzazione del linguaggio sportivo ad ampio raggio inteso. La competenza e la professionalità dell’organizzatore Stefano Venditti non ha mai messo etichette ai partecipanti al concorso giornalistico. Hanno partecipato disabili, anziani, persone di ogni estrazione e l’unica evidenza per ognuno è stato il messaggio che ha voluto lanciare nel suo scritto. Il concorso è “Giornalistico Sportivo”! Poi, che nel coinvolgere anziani e disabili abbia anche svolto e svolga un ruolo “Sociale”, è scontato come scontato risulta considerare opera di cultura sociale aperta e diversa ammettere il “Somatic Movement” e non il calcio tra le attività motorie di cui si poteva parlare.
Non si può dunque considerare “Sociale” il “canestro” raggiunto perché vuole diventare un mirato linguaggio di avvicinamento sportivo e non vacuo pietismo.
I giornali dovrebbero essere promotori del vero e non “lanciatori” di interpretazioni superficiali e personalistiche.
(Il commento è rivolto all’articolo di “Primo Piano Molise” di venerdì 3 giugno, nella pagina dello sport n° 27 – “Un canestro per il sociale”)