Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria
Dichiarazione Di Guerra
“… Tu m’insulti tutti i giorni sul tuo blog! …”. E’ questo il sunto dell’incontro fortunoso che sono riuscito ad avere con la (da oggi) vostra sindaca (volutamente con la s minuscola) “Avv. Carmelina Genovese”, (berlinguer), incontro che avrebbe dovuto chiarire fatti dei quali sparlerò dettagliatamente dopodomani, scusandomi per il notevole ritardo, dovuto esclusivamente alla mia innata voglia di garantismo e di appianare ogni problema, prima di sparare meritatamente a zero sui colpevoli di quanto accade.
I fatti:
Da circa un anno, sai della situazione di mobbing che gli spazzini di Gambatesa devono sopportare loro malgrado. Ultimamente è accaduto qualcosa che evidentemente ha fatto sbroccare la vostra sindaca, (per inciso: sapendo il fatto, in buona sostanza aveva ragione), la quale, da buona avvocata come leggi nelle firme ufficiali da lei apposte, anziché risolvere educatamente ed in maniera professionalmente anonima il problema, ha voluto umiliare Donato in mezzo alla strada. Fatto ciò e visto il mio amico che prendeva il suo telefonino per concordare con il suo collega Totore su problemi di lavoro, la Vostra, ha intimato a Donato: “E adesso a chi telefoni?”, pensando che lo spazzino volesse informare me dell’accaduto. Questa, per quanto è prevenuta, pochezza che in pochi possono sfoggiare, non si rende conto del fatto che Donato e Totore, per parlare con me, non hanno bisogno del telefono, ma lo fanno la sera successiva ai fatti, facendoci insieme generalmente grasse risate.
Quanto raccontato sopra, è accaduto il ventisèi dello scorso mese; come detto, quella stessa sera abbiamo fatta la nostra verticale ed io, senza perder tempo, ho informato Marco Abiuso, (Vicesindaco e come detto spesso: l’unico che veramente ascolta tutti), del fatto che avrei voluto parlare con Carmelina il prima possibile, ciò per cercare di venire a capo della situazione, non credendo e non avendo prove della di lei faziosità oggi acclarata. Marco, come al solito disponibile, (chissà in futuro e sicuramente non per colpa sua), Marco dicevo, senza problemi mi ha fissato l’appuntamento che per tutta una serie di ragioni si è dovuto spostare a stamattina.
Alle dieci e un quarto dunque, eccoci al municipio; alle dieci e mezza arriva la nostra controparte che però, per sue ragioni, si ferma ai piani inferiori. Alle undici meno un quarto, eccola arrivare al piano del suo ufficio, ma per ragioni evidentemente più importanti, entra nella sua stanza con Rosario Conte, accolti da Luca D’Alessandro che in precedenza ci aveva salutati. Qualche minuto dopo arriva anche Marco Abiuso e fino alle undici meno cinque discutono fra loro.
Arriva il nostro turno ed in maniera ovviamente educata, io e Donato entriamo. L’atmosfera sembrava accogliente, visto che Luca esordisce dicendo: “Ma Quanto dura?”, ed io: “il meno possibile, dipenderà solo da chi deve ascoltarci”. A questo punto, inizio l’esposizione dei fatti e vengo immediatamente interrotto dalla vostra sindaca: “ma tu a che titolo stai qui? Donato è adulto e può parlare per sé”, cosa che detta da una che si firma col titolo di avvocata, è tutto dire. Io provo a rispondere per argomentare e la vostra si alza come per cacciarci dall’ufficio, dicendo che con me non vuole parlare perché io la insulto ogni giorno dal mio blog, come se (per esempio) il suo non saper scrivere le delibere o il suo non rispettare per prima le ordinanze da lei stessa promulgate con tanto di firma e di titolo, fossero dipendenti dalle mie volontà.
Alle undici, visto che eravamo indesiderati, io e Donato ce ne andiamo, non prima di aver espresso il mio pentimento per averla votata. Sarei voluto stare nei pensieri di Marco e forse pure in quelli di Luca…
Sì, o Carmelina, io ti ho considerata il cambiamento ed ho continuato a fare ciò che mi sono permesso con chi amministrava prima di te, convinto del fatto che alle maidunate a Gambatesa eravamo ed eravate tutti abituati; sapevo che sei stata acquisita da una famiglia che definire permalosa è voler loro bene, ma mi aspettavo che il tuo titolo di avvocata fosse vero e non unicamente frutto di anni persi all’università; insomma: fino ad oggi non pensavo di porti a livello di Salvatore cafter e se questo è un insulto, sappi che è solo l’antipasto. Un buon avvocato sa portare avanti la causa che gli viene affidata dalla vita, spesso a costo di sacrifici che nel caso in cui si diventa super partes, sono derivanti dall’accettazione delle idee altrui, soprattutto se espresse tenendo conto degli errori mostrati al mondo di chi poi si dice “offesa”.
Oggi sappiamo chi abbiamo di fronte.
Da domani ne trarremo le dovute conseguenze.
E VINCEREMO!!!