Di Vittorio Venditti
Trivella Sì, Trivella No
Premessa: Questa farneticazione è stata eruttata alle dieci e mezza di mercoledì tredici aprile con i giusti riferimenti temporali; dunque: ben prima dell’Enews di Matteo renzi, anzi pubblicata.
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?” Pare sia questo il quesito che chi vorrà votare troverà sulla scheda dopodomani.
“Se vince il Sì, alla scadenza delle concessioni non ci sarà alcuna proroga e le attività di ricerca ed estrazione di gas e petrolio nelle piattaforme presenti entro le 12 miglia dovranno essere interrotte (sarà un processo graduale che, per via delle diverse età dei vari impianti, si completerà solo nel 2034). Se vince il No invece le concessioni (rilasciate per un primo periodo di trent’anni, prorogabili una volta per dieci anni e altre due volte per cinque) possono essere rinnovate dopo l’ultima scadenza fino all’esaurimento del giacimento”. (Fonte: Corretta Informazione).
In questi giorni, nonostante tutto, i mezzi di comunicazione di massa ci stanno “facendo sentire Cittadini”, ovviamente per interessi che ci toccano fino ad un certo punto, atteso che da lunedì prossimo le cose cambieranno radicalmente, per cui si comincerà ad andare a lavorare con l’automobile per mancanza di mezzi pubblici adeguati, si utilizzerà il condizionatore d’aria o se dovesse far freddo il regolare riscaldamento… Cose che fino ad oggi non si pensava di considerare nella vita di tutti i giorni.
Sì, nonostante tutto; quel “tutto” sta nel fatto che l’altro ieri mattina, approfittando di una giornata di ferie “meritate”, ho voluto vedere fino a che punto era possibile reperire un testo ufficiale del quesito referendario navigando su Google. Pensavo di trovare un sito istituzionale che mi fornisse quanto cercavo, ma il risultato migliore, (a mio parere), è stato quello che ti ho mostrato sopra.
Analizzando la Legge in questione, (per fortuna già in mio possesso), ne ho dedotto che la sintesi presentata dal sito lincato fosse corretta e di conseguenza l’ho estrapolata per poi poter proporre la farneticazione finale. Per ora m’interessa toccare un altro punto: L’esser considerati “Cittadini” oggi.
Stando alle Parole del presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi, “si deve votare: ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto. Ma credo si debba partecipare al voto: significa essere pienamente cittadini. Fa parte della carta d’identità del buon cittadino”, (Fonte: Repubblica.it), noi oggi siamo considerati “Cittadini” ed io per questo ringrazio cotanta Autorità che, lo ricordo, fa parte della potente categoria che da sempre sintetizzo nel personaggio nemmeno tanto allegorico del “Solerte Magistrato”. A quest’uomo però ricordo che noi saremo cittadini anche da lunedì prossimo e che lo siamo stati anche in precedenza, con la quasi assoluta assenza di pensiero, sua e del resto dei Tre Poteri, oggi attenti alla nostra condizione.
Andando dunque a chiudere, mi va di pensare a due sfaccettature che in pochi tengono in considerazione. La prima, consiste nel fatto che il petrolio e o il gas estratti dai giacimenti in tema, per forza del “cambiamento” che ci vedrà protagonisti a seguire, dovranno venir rimpiazzati da materiale acquistato da altre fonti, gas e o petrolio provenienti da altre nazioni cui dovremo pagare quanto ci daranno, primo dei due danni prodotti dal voto di dopodomani. L’altro problema sta nella disoccupazione che si andrebbe a creare chiudendo anticipatamente i pozzi già attivi, cosa che mi fa ribrezzo al solo pensiero: Si parla di qualche migliaio di posti di lavoro.
Se dunque quanto dico è suffragato da prove e visto che alla chiusura dei pozzi esistenti qualcuno potrebbe scavarne uno attiguo spostandosi di cinquanta metri al di là dei confini determinati dalle Leggi esistenti prelevando quanto vietato dall’eventuale sciagurato “Sì” che potrebbe venir partorito dalla consultazione in tema, beffando i “vincitori”, considerando che le ragioni del “Sì” vorrebbero in essere fonti d’energia rinnovabile e quant’altro di bello ma poco reale, visto che la chiusura eventuale dei giacimenti non è un fatto odierno e considerato che il materiale estratto è acquisibile dagli Stati frontalieri che magari poi lo potrebbero rivendere all’Italia:
A che pro tanto spreco di pubblico danaro?