Di Mina Cappussi
Non solo le calze di Mary Poppins con le scarpe a punta e la grande fibbia, ma anche il costume lasciato in eredità da una dominazione bulgara. Appuntamento alla Casa di Riposo per il precetto pasquale animato dai ragazzi del Servizio Civile Turchese e della Redazione UN MONDO D’ITALIANI. Una festa a base di musica, tradizione popolare e cioccolato in compagnia di Don Alessandro che celebrerà la messa. Saranno presenti anche Suor Beatrice e Suor Merina, che rappresentano l’Ordine Francescano Ospitaliere di Monna Tessa.
Precetto Pasquale Turchese con sorpresa a Bojano, dove i volontari dell’omonimo progetto di Servizio Civile, coordinati dalla testata on line unmondoditaliani.com, animeranno il Giovedì Santo presso la Casa di Riposo fondata da Monsignor Antonio Nuzzi.
Calze viola e scarpe nere alla Mary Poppins per le donne; cappello nero alla novantanove per gli uomini: è la curiosa eredità lasciata dall’invasione bulgara di Altzek nel piccolo comune di San Polo Matese, poco meno di 500 anime e l’incanto di un posto unico al mondo, abbarbicato sul massiccio del Matese. E saranno questi abiti speciali al centro della mattinata di giovedì 24 marzo a partire dalle 9.30 nella Casa di Riposo SS Cuori di Gesù e Maria di Bojano.
Presso la struttura di Terre Longhe, la Messa animata dal Trio Melody, l’Uovo Turchese, il costume tipico di San Polo Matese: insomma un Precetto Pasquale dal sapore particolare, con l’entusiasmo dei giovani e il fascino della tradizione, la chitarra, le coppie in costume tipico, con le bretelle, i zampitti, le maniche a sbuffo e le scollature vertiginose d’un tempo, che mettevano in risalto il decolletè delle donne matesine.
Lo speciale Precetto Pasquale Turchese vede coinvolti i giovani del Servizio Civile progetto Turchese di Bojano Agenzia Agorà. Con un’entrata a sorpresa porteranno un uovo di Pasqua di cioccolato, rigorosamente Turchese, da condividere con gli ospiti della struttura, offerto da Angelo Arena del Torronificio del Molise, nell’ottica della valorizzazione delle produzioni del territorio. Il gruppo folk contribuirà a creare un’atmosfera di festa a base di musica, tradizione popolare e cioccolato.
Alle 9.30 alcuni volontari dell’oratorio Don Stefano Gorzegno animeranno la messa mattutina, celebrata da Don Alessandro alla presenza di Monsignor Nuzzi, vescovo emerito e fondatore della Casa. Saranno presenti anche le suore dell’Ordine Francescano Ospitaliere di Monna Tessa rappresentate da Suor Beatrice e Suor Merina. I passi del Vangelo saranno letti dai ragazzi del progetto Turchese e dalla loro coordinatrice, Mina Cappussi.
La festa proseguirà all’insegna della musica con il trio composto da Salvatore Manna, Martina Chiovitti e Giovanna Pietrangelo seguiti da Nicola Varanese che animerà la mattinata con le note della sua inseparabile chitarra.
Come da appuntamento fisso per i Giovedì Turchese che da qualche mese si tengono alla Casa di Riposo riportando l’attenzione ogni volta su un costume tipico dell’Area Matesina, questa volta sarà protagonista l’abito di San Polo Matese, indossato da due coppie, composte da Aldo Gianfagna e Veronica Gargano e da Fernando Santoro e Donatella D’Egidio.
Nel testo “San Polo Matese”, Angelo Spina, oggi Vescovo della Diocesi Sulmona-Valva scrive: “Come si evince dalla varietà delle fogge del costume tradizionale femminile della fascia matesina, si capisce che l’adozione del costume ha origini remote, probabilmente da ricondursi all’epoca sannitica o romana e come sembra più probabile, a quella della invasione bulgara di Altzek. A San Polo le donne calzano scarpe nere e calzamaglie di color viola; il vestito, tutto d’un pezzo, comprende le bretelle, il corpetto e la gonna, il tutto di panno nero, preparato a mano. Alle bretelle vengono allacciate le maniche. Il corpetto che stringe alla vita e sostiene il seno, viene allacciato sotto le ascelle e, al di sotto, una camicetta bianca che fa da sfondo meraviglioso. La vita viene stretta da una fascia chiamata “mantera”, larga circa 10 cm., tutta pieghe, che protegge i reni e si annoda davanti. Dalla vita, ancora, scende il grembiule (lo zinale), pur esso di panno nero, che arriva fin sotto le ginocchia. L’ultimo pezzo dell’ornamento femminile è la mappa cioè il copricapo, che assume l’aspetto di una piramide rovesciata, la cui parte più lunga, sovrastante, viene ravviata dietro le spalle per tener saldo tutto il grosso fazzoletto. Questo appena descritto, è l’abito che veniva usato tutti i giorni: quasi tutte le donne, però, possedevano un secondo abito, quello festivo. Nei confronti del primo, risulta più vario e più riccamente ornato di ricami, eseguiti a mano, specie sulla parte anteriore dello zinale”.
“Per quanto riguarda il vestito maschile – scrive ancora il vescovo Spina – esso risulta così composto: gli “zampitti”, calzature formate da cuoio con concio, con cordicelle annodate alle gambe; un paio di calzettoni bianchi che si congiungono con le estremità dei pantaloni, un paio di pantaloni di panno scuro, orlati di rosso, che terminano ad imbuto (alla zombafuosse = saltafossi), spaccati, appena sotto il ginocchio; il panciotto di panno dello stesso colore, con bottoni dorati e, sotto, una camicetta bianca, annodata al collo con un fazzoletto di color rosso; infine il cappello nero con le falde piegate ai lati, portato dai più giovani, alla ‘novantanove’ ”.
La chiusura dei festeggiamenti è prevista per le ore 11.45 con l’apertura dell’Uovo Turchese di cioccolato, che sarà distribuito tra gli ospiti della Casa, il personale, e i volontari Turchese.