Di Vittorio Venditti
Buon Senso Batte Arroganza Uno A Zero
Eccoci dunque a sparlare dei “capricci” della Vecchia signora, ovvero dell’arroganza di chi, abituata a vincere, con o senza giusto comportamento, pensa di poter soggiogare l’intero ambiente.
In questi giorni, si è tornati ad enfatizzare un disquisire che, forse per allontanare i veri problemi che stanno affliggendo gli italiani, forse per ragioni meramente pubblicitarie, sta mettendo in luce il peggio che può esprimere chi, utilizzando lo sport, pretende di far soldi calpestando i principi che regolano lo sport stesso.
Io, da interista, dovrei tenermi fuori dal discorso inquanto la squadra per la quale faccio il tifo è parte in causa.
Se parlo però, è per raggiunti limiti di nausea.
Personalmente mi dovrei vergognare di dirmi tifoso dell’Internazionale, visto che, a parte il nome della squadra, ed il nome di qualche giocatore in vista, posso fregiarmi della più totale ignoranza del resto che gira intorno a questi nomi.
Per altro, il mondo calcistico degli ultimi decenni mi aiuta in questo mio ignorare; ad esempio, essendo io di corta memoria, posso dire apertamente di non conoscere la formazione della mia squadra, visto che, proprio in virtù delle attuali regole vigenti, la stessa formazione è in continua evoluzione, non tanto per colpa o merito dell’allenatore che al momento siede in panchina, ma per una strana forma di relatività, che prevede, all’inizio di un campionato una rosa di giocatori, completamente stravolta a fine del campionato stesso.
A tutto ciò, va aggiunto lo strano modo di vedere il calcio e buona parte degli altri sport, almeno quelli più famosi, secondo cui, non è tanto importante partecipare agli eventi, quanto vincerli con ogni mezzo, sia esso lecito che no, ciò all’esclusivo fine di far soldi, soldi e ancora soldi, in nome del Dio Profitto.
Per inciso:
Questo è il principale motivo per cui mi onoro di pubblicare su quest’inutile sito ogni notizia sportiva, escluse quelle che riguardano avvenimenti direttamente riconducibili ad interessi che non hanno nulla a che vedere con lo sport, inteso secondo il senso puramente olimpico.
Tornando a bomba.
Perché allora sto parlando della vicenda Juventus?
Perché mi preme stigmatizzare il comportamento dei dirigenti di quest’azienda che, come molte altre, Inter compresa, ormai non ha più nulla di sportivo, ma tutto di affaristico, ma che, a differenza delle altre, ha superato ogni limite di decenza nel rivendicare ciò che, per sentenza sportiva, prima che per senso di giustizia, non le spetta e le è stato giustamente tolto.
Volendo essere radicali fino alle estreme conseguenze:
La società Juventus di Torino, quotata in borsa, rivendica uno scudetto che nell’ormai lontano duemila sei, le è stato tolto (per acclarato demerito sportivo), a vantaggio della società Internazionale di Milano, anch’essa quotata in borsa.
La prima, va gridando ai quattro venti che il proprio comportamento non è disimile da quello che, durante gli anni precedenti al duemila sei, ha contraddistinto la società a cui è stato poi concesso lo scudetto a tavolino.
Va considerato che nelle sentenze in merito, nulla fa trasparire interpretazioni diverse da quella attualmente in essere, anche perché, se è vero che si parla di una “non responsabilità oggettiva” attribuita alla Juventus, anche un bambino capirebbe che, un dirigente di una società, qualunque essa sia, quindi anche un dirigente della Juventus, non può agire senza che la società che lo retribuisce, sappia delle azioni di costui, compiute proprio per il bene della società a cui il nostro presta il proprio lavoro.
Ammesso poi che l’Inter si fosse comportata come la Juventus, (nessuno lo ha dimostrato compiutamente), considerato quanto detto sopra, tutt?al più, lo scudetto sarebbe dovuto essere stato assegnato alla squadra che seguiva l’Inter in classifica, non certo a chi, per demerito, non potrebbe riottenerlo.
In tutto questo bailamme, ritengo che il vero modus operandi da attuare nel duemila sei, sarebbe stato quello già applicato durante il ventennio, quando fu tolto uno scudetto al Torino, ma rimase non assegnato.
Bene quindi ha fatto ieri il presidente del Coni, Gianni Petrucci, a strigliare questi buontemponi.
Altrettanto bene ha fatto il presidente di questi ultimi a rinsalire, ravvedendosi delle stupidaggini che giorno per giorno sta sputando, infangando chi, a dire di più sentenze, non solo di giustizia sportiva, sta agendo nel giusto.
Se non fossi interista, mi verrebbe di dire: “vergogna”!
Se non fossi interista, proporrei qualche altro anno sabatico da far scontare a costoro.
Se non fossi interista, (ma iuventino), tifoso serio, eviterei di accomunarmi a personaggi del genere.
Tutto ciò, se non fossi interista.
Visto che sono interista, tifoso a modo mio, ma pur sempre interista, mi limito a farneticare da simpatizzante di un calcio che non esiste più, auspicando un ristabilimento della giusta serenità di giudizio, tale da poter essere di riflesso un beneficio per la possibilità di vedere negli stadi famiglie di normali cittadini che, ad un prezzo giusto per i tempi, possano avere, meglio: tornare ad avere un’alternativa in più, per passare la domenica pomeriggio o i giorni dedicati alle partite di calcio, in pace e serenità, così come chiunque, dopo aver lavorato, merita.