Di Giovanni Carugno
Unimol a Nanchino (Cina), dal 13 al 15 gennaio 2016, quale istituzione capofila del programma IUCLAND di cooperazione universitaria internazionale sulla “land degradation” o degrado delle terre. Il programma europeo presentato sotto gli auspici dell’Accademia delle Scienze cinese, con una conferenza di lancio alla quale hanno partecipato anche prestigiose istituzioni internazionali europee e asiatiche.
Il degrado delle terre colpisce l’Italia in maniera significativa per circa il 25% del territorio nazionale ed in particolare le regioni centro meridionali, meridionali e insulari (Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia) dove, oltre allo stress di natura climatica, la pressione spesso non sostenibile delle attività umane sull’ambiente sta determinando una riduzione della produttività biologica ed agricola ed una progressiva perdita di biodiversità degli ecosistemi naturali. Il fenomeno della degradazione delle terre riveste oggi una maggiore e preoccupante incidenza per le recenti variazioni del regime climatico ed ha effetti diretti sulle proprietà del suolo e sulla vegetazione, ancor più poi nei paesi economicamente avanzati, (consumo del suolo, compattazione, copertura, eccessive attività agricole non sostenibili). A livello mondiale, gli effetti dell’alterazione del suolo (desertificazione, salinizzazione, inquinamento, siccità) colpiscono più di 1,5 miliardi di persone in oltre 110 paesi, il 90% dei quali vive in aree a basso reddito.
Secondo l’UNEP (United Nations Environment Programme), ogni anno si perdono, solo per l’erosione idrica o eolica dei suoli, fino a 50.000 km2 di suoli fertili, cioè circa un sesto del nostro territorio nazionale, con un costo stimato per mancata e persa produttività che supera, mediamente, i 40 miliardi di dollari anno.
La necessità di fermare o prevenire i processi di degrado ha sollecitato la comunità scientifica internazionale e le Università a fornire strumenti interpretativi dei fenomeni di degrado, per comprenderne meglio i fattori predisponenti e le loro interazioni e supportare i politici ed i decisori nella scelta delle più adeguate soluzioni di mitigazione o recupero.
Per tre anni, sotto la guida di UniMol, i partner saranno impegnati sui temi evidenziati dagli scienziati e ricercatori riuniti alla Conferenza di Nanchino: degrado dei suoli e delle acque, inquinamento, salinizzazione, deforestazione, desertificazione, contaminazione da pesticidi, problematiche politico-internazionali.
Il progetto IUCLAND – coordinato dal prof. Claudio Colombo – vedrà nascere sei Summer Schools nei Paesi partner (Italia, Slovacchia, Croazia, Cina, Kazakhstan e Kirghizistan) con la partecipazione degli studenti delle 11 Università e dei workshop diretti agli operatori sul campo (associazioni agricole e imprenditoriali, regioni, comuni, province ed ogni ente ed istituzioni coinvolte).
Creato dall’Università del Molise nel quadro del programma “ERASMUS+” e coordinato dal prof. Claudio Colombo, Ordinario di Pedologia, la Commissione UE lo ha approvato e finanziato collocando l’Ateneo molisano ai vertici delle istituzioni accademiche italiane per qualità dei progetti finanziati da Bruxelles, confermando come l’Università del Molise sia protagonista di una nuova consapevolezza ambientale internazionale nel settore dell’istruzione superiore.