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Capolinea Per La Politica Italiana: Prego Scendere

Di Vittorio Venditti

Ed Ora: Per Chi Votare?

Eccoci al dunque:
Finalmente sta per finire questa manfrina.
A breve, se Dio vuole, dovrebbe cadere il governo.

Molteplici sono gli scenari; fra i più probabili c’è però quello di tornare alle urne per l’ennesima volta.

Ma per scegliere chi?
Gli stessi, già candidati ed eletti o bocciati nelle precedenti elezioni?
Qualche portaborse che assume il posto del suo “padrino”, stanco di correre sempre per la stessa poltrona?

Sì, solo questi potranno essere i futuri candidati, ciò ovviamente, vale per ogni compagine in lizza, ragione principale che, dal 1996, quando ebbi l’onore di poter votare per quel galantuomo che rispondeva al nome di Romano Prodi, mi tiene lontano dai seggi, almeno per quanto concerne le tornate per il rinnovo del parlamento nazionale.

E a seguito di quest’ennesimo spreco di pubblico danaro, cosa cambierà per noi, pazienti cittadini del popolino?

Ovviamente un beatissimo e fottutissimo niente!

Perché dovrebbe cambiare qualcosa, atteso che i nostri politici, sempre gli stessi a meno che il Padre Eterno non decida di sua iniziativa, stanno comunque bene dove si sono installati, con tutti i privilegi che, mangioranza o falsa opposizione, tutti allo stesso modo acquisiscono senza alcun ritegno?

E poi, ammesso che veramente l’Italia elettrice volesse avere uno sbotto di orgoglio, chi dovrebbe essere così masochista da poter pensare di aggiustare il giocattolo irreparabilmente rotto, da un andazzo che è sempre lo stesso da almeno trent’anni?

Per dirla con Piero Ostellino, giornalista editorialista del Corriere Della Sera, nonché amico del professor Mario Monti, (in questi giorni si fa un gran parlare di questo docente ed economista, come futuro presidente del consiglio, a capo di un eventuale governo tecnico), sarebbe davvero sconsigliabile, a meno di una sua decisione da Sant’uomo, che Monti stesso accettasse di occuparsi di risolvere un problema, a cui altri, in questi decenni, eletti a propri rappresentanti dal Popolo Sovrano e per questo lautamente strapagati con le tasse versate dai cittadini onesti appartenenti al Popolo Sovrano di cui parlo, non hanno voluto ne saputo dare una soluzione degna della rispettabilità che un paese, a suo dire, fra i più e meglio industrializzati, deve poter mostrare come propria bandiera.

Che dire poi, dello scempio che i politici stessi, a qualsiasi banda (pardon) ideologia appartengano, allo scopo di rimanere indissolubilmente legati alla cadrega, fanno di chi, sfortunatamente a loro vicino, cerca di rimetterli sulla via della credibilità, cosa probabilmente mai saputa apprezzare, perché sconosciuta a livello culturale?

E’ il caso del maltrattamento, (ad esempio), riservato dai sedicenti “democratici”, a loro compagni, del calibro di Matteo Renzi e Pietro Ichino.

Il primo, a mio avviso, ha il pregio di essere l’unico, nel PD, ad aver avuto il coraggio di porre il problema del riavvicinamento della classe politica alla realtà che i cittadini comuni vivono ogni giorno.

L’altro, cosa forse ancora più importante, ha il merito incontestabile di aver compreso, così come già a suo tempo aveva fatto Marco Biagi, che i tempi sono cambiati per tutti, anche per il modo di concepire la prestazione lavorativa.

Marco Biagi è stato per questo ucciso.
Pietro Ichino ci è andato molto vicino.

Ma chi sono gli assassini?

Fatti salvi i nomi degl’imbecilli che si sono fanaticamente esposti ad impersonare tale ruolo dal punto di vista fisico, a mio avviso, (e per fortuna non solo mio), i mandanti sono tutti coloro che, in un modo o nell’altro, pensano di mantenere uno status quo, ormai non più in linea con i cambiamenti imposti dal vero nuovo padrone del mondo:
Il mercato.

Facile sarebbe dire che è colpa delle frange più estreme della C G L.
Difficile è ammettere che, da parte di ognuno di noi, si pretenderebbe di lasciare immutati scenari, ormai reali solo nella nostra fantasia.

E la destra?

Alla destra s’imputa di essere stata e di essere ancora succube di Berlusconi e del berlusconismo.

Anche qui, sempre a parere di un pazzo come chi scrive, si commette qualche errore di fondo.
Io ne estrapolo uno per tutti:
L’inconfessabile volontà di tenere in vita quelle che durante la Firenze del dodicesimo secolo, venivano definite Corporazioni, con tal nome esistite durante il Ventennio, e che, con il trasformismo gattopardesco che contraddistingue noi italiani, con l’avvento della cosiddetta prima repubblica, hanno preso l’altisonante nome di Ordini Professionali.

Qualche tempo fa, il buon Marco Pannella, (un altro dei pochi, veri politici che hanno tentato di fare qualcosa per scuotere il monolite Italia), aveva provato, con un referendum, ad abolire queste classi di privato interesse.
L’interesse, appunto, che imponeva la sopravvivenza delle classi in questione però, ha avuto il sopravvento, inficiando il lavoro dell’esponente radicale.

E la chiesa?

Nel bene o nel male, quest’ente, (che dovrebbe occuparsi esclusivamente dello Spirito), si è occupato anche del potere temporale, con influenze non di poco conto.

Posto che ognuno abbia il diritto di dire la sua, diventa un problema il fatto che, dopo aver detta la propria, s’imponga, in maniera più o meno velata, la propria dottrina, senza voler in alcun modo ascoltare ciò che di buono si potrebbe trovare nel pensiero del Prossimo.

Se questo modus operandi porta frutti durante il tempo di ricostruzione, (nessuno ha tempo di pensare, avendo la pancia vuota), può diventare deleterio quando, a pancia piena, tutti cercano di tenere la posizione acquisita, senza voler prevedere ed attuare alcuna forma di compromesso, questa volta sì, valido per il bene comune.

Il vero e naturale modo di far politica, schema ben collaudato dagli antichi greci, secondo cui,:
!La politica, si fa a pancia piena e, possibilmente, brilli!.
(Dictat, acquisito come Vangelo dalla C G Pelle).

Altra carne al fuoco, può essere costituita dal più volte abusato termine “credibilità”.
Se ne parla ogni giorno, specialmente durante i periodi di decadenza, tipo quello che stiamo vivendo.

Senza addentrarmi in disquisizioni di filosofia spicciola, utili esclusivamente a disturbare la tua intelligenza, oltreché a stancare e disgustare me che preferisco gli atti pratici, ti porto qualche esempio, proposto in maniera estremamente sintetica, ma che, senza voler portarmi alcun merito, vuole dimostrare a che livello di schifo riesce ad arrivare l’essere umano, specialmente se italiano, pur di poter salire sul carro del vincitore e trarne quantomeno le briciole, che neanche il cane accucciato sotto il tavolo dove si sta consumando il pasto, mangerebbe.

25 aprile 1945:
Tutti antifascisti;
Il mostro è Benito Mussolini.
In quanti, prima, avevano leccato i piedi a costui?

1992:
Addosso a Bettino Craxi! (Che per l’occasione, aveva assunto il nome di Bottino).
Quanti, magari ancora in servizio, (e che servizio!), si erano prostrati ai suoi piedi o a quelli, forse ancora più puzzolenti dei suoi vassalli?

2011:
A morte Berlusconi!
Ma a me risulta che, a parte Enrico Mentana, (che in parte si è allontanato di sua iniziativa), il Cavaliere (per antonomasia) non abbia mai licenziato nessun suo dipendente!
Dov’è quindi il male?
Forse nel fatto che si è saputo fare i propri interessi?
E se questo è il motivo di tanto astio:
è colpa sua, o di chi, magari dopo aver venduto anche il proprio corpo, non ne ha saputo trarre vantaggio?

Guardando a ritroso la storia poi, non vi sono stati altri e ben più pesanti atti di prostituzione, magari aventi per beneficiari esponenti che, spacciandosi per capipopolo, una volta avuto il potere, hanno agito peggio di gente del calibro di Berlusconi?

E che dire dei “Salvatori della Patria”?

1946:
Il referendum che, cacciando il re, instaurava la prima repubblica, quanto ha di solennemente vero nel suo risultato?
E quanto, dei benefici creati dal passato e disprezzato regime, i nuovi e candidi repubblicani hanno acquisito?
Ricordo a me stesso che, ad esempio, il doppio incarico, con conseguente doppio stipendio, e tanti altri “doppi”, sono stati importati a piè pari dai nuovi politici, di ogni ideologia, di tutto il nuovo Arco costituzionale.

Quanti, di questi privilegi, sono stati aboliti dopo il 1992?
Quanti, di questi privilegi, sono stati acquisiti ed accentuati, da chi, sdegnato, aveva contribuito alla formazione della seconda repubblica, sulle ceneri della prima?
Quanti, di questi privilegi, con la caduta di Re Silvio, verranno eliminati, in nome di una crisi strutturale che, come detto da Berlusconi, ma anche a mio modesto parere, è presente solo nelle chiacchiere di coloro che, liberato l’ambito posto di comando, si stanno scannando per poterlo occupare a loro volta?

Che dire poi, del mai eliminato nepotismo, ovviamente di ogni ordine e grado?
Solo per restare in ambito politico:
Si parla e si sparla del comportamento di Umberto Bossi, del compianto Francesco Cossiga, e di tanti altri politici della storia d’Italia;
E dove lo mettiamo il molisano Antonio Di Pietro, già giustiziere della prima repubblica, da cui ha però ben imparato il modo di vivere e comportarsi?
Chi è stato eletto nelle liste regionali dell’Italia Dei Valori?
Forse io?
Ma non erano valori da rimettere solo nella memoria affinché restassero un ricordo del passato?

E che dire del finto Messia, impersonato da Beppe Grillo che, se da una parte sa attirare a sé tanta gente, dall’altra, proprio per autofinanziarsi, chiede a questi creduloni, piccole ma significative somme di danaro, che tutte insieme formano un bel gruzzolo che, come dicevano gli antichi latini, “non olet”, ma proprio per niente?

E a livello regionale?
Dopo le elezioni appena tenute, (di cui, ricordo, stiamo ancora aspettando il risultato, derivato dagli accordi sotterranei fra coloro che ci dovranno “governare”), cosa ci toccherà patire, in nome della ricostruzione di un potere che, com’è ovvio, cercherà d’imbrigliare ancora una volta il paziente popolino, magari con contentini, resi ancor più leggeri con la scusa della crisi di cui sopra?

Quanto sarà reale quel risultato elettorale, in termini di facciata, considerato che… sembrerebbe… prossima la migrazione di zio Michele, (alias il riconfermato presidente Michele Iorio), dalla nave che affonda denominata Popolo Delle Libertà, ad una più sicura barchetta, chiamata U. D. C., che, alla chetichella, dopo la tempesta, dovrebbe dare a questa vecchia volpe la possibilità di un tranquillo ritorno verso la tana, ove lo attende il solito e sempre succulento pasto, mangiato alla faccia dei contribuenti, sempre più necessariamente disoccupati?

In definitiva:

Oggi, con la promessa di dimissioni dell’attuale governo in carica, i mercati hanno riacquistata la fiducia che era stata azzerata dalla persistente volontà di rimanere al governo, di chi, eletto dalla maggioranza degli italiani, stava facendo i propri interessi, mostrando di fare il proprio dovere.

Quanto durerà questa ritrovata fiducia, atteso che chi si accinge a sostituire questo governo, non potrà far altro che continuare sulla strada intrapresa dal governo dimissionario?

Niente|
Visto il tracollo pomeridiano di ieri della borsa e gli annessi e connessi.

E quanto ci vorrà, affinché si capisca una volta e per tutte che se la politica, per sete di potere, blocca tutto e tutti, mai nessuno, dai tanto ammirati stati esteri, verrà ad investire nel nostro Bel Paese?

Quale impresa, sapendo che per esigere un credito vantato in Italia, deve, per ben che le vada, attendere almeno una quindicina d’anni, verrebbe a perdere i propri capitali per aiutare noi ed alleviare la nostra disoccupazione?
Quale imprenditore, posto che ne abbia il giusto tornaconto, assumerebbe operai italiani, sapendo che non sono stati adeguatamente qualificati e, peggio, sapendo che, assumendoli e non potendoli utilizzare secondo l’obbiettivo che si è prefissato, non li può licenziare, pena altissimi costi e tempi biblici per la soluzione del problema?

A proposito poi di innati pregiudizi:

Quando, a sinistra, cambierà lo stato di bassa cultura, che attanaglia quella parte, stato che fagocita senza ritegno chi, capace fra loro, potrebbe dare una vera svolta alla governabilità ed alla conseguente credibilità di cui l’Italia ha bisogno?

E quando, a destra, si comincerà a capire che, dare una vera svolta liberale e liberatrice, magari eliminando definitivamente quei carrozzoni mangia soldi, che oggi rispondono al nome di Ordini Professionali, significherebbe solo aiutare l’Italia ad uscire dal fango, fango in cui, tutti, ma proprio tutti, hanno saputo così ben affogare le aspettative di un popolo come il nostro?

Insomma:
Chi rompe paga e i cocci sono suoi.

Questo è il motto che, finché non riavremo la possibilità di eleggere un vero nostro Rappresentante, cui magari sputare in faccia, in caso d’insuccesso della propria politica, io non mi avvarrò più del diritto di voto, considerato che mi ritengo estraneo al livello di bassezza raggiunto e mostrato da chi, a suo dire, ci governa.

Detto questo, a scanso di equivoci, sarò ben vigile, a difesa dei miei personali interessi, qualora a qualcuno, di questi “nuovi santi”, dovesse balenare l’idea di colpirli in qualsiasi modo.

Io sono stato sempre del parere che, per vincere, bisogna considerare il proprio nemico sempre superiore alle proprie capacità.
Quanto appena esposto vale anche per gli stupidi, cioè coloro che, per innata incapacità, si ritengono superiori agli altri.
Costoro, proprio per la loro natura, che li fa ritenere in diritto su tutto e su tutti, sono i più insidiosi, quindi, i primi da tacitare, ciò senza mezzi termini.

Intelligenti pauca.