Il Presepe – Storia Di Fede, Arte E Tradizione
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Capodanno 2016: Sul Palco

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria

Come Viè Viè

Durante la seconda guerra mondiale, l’artiglieria tedesca era rinomata perché con il primo proiettile aggiustava la mira e con il secondo colpiva inesorabilmente il bersaglio. E’ in quest’ottica che per quest’anno ho voluto dividere la farneticazione su quella che ho sempre definita “La Santa Notte”: Ieri ho raccontato ciò che ho vissuto come bella esperienza, oggi torno a fare il punto della situazione su ciò che resta di una bella tradizione.

Camper: Presepe Nel Fusto Della Birra

Prima d’iniziare a far fuoco però, mi piace mostrarti ciò che Totore, passando, ha visto su uno dei camper che nonostante tutto ancora ci onorano della loro presenza: Un modo come un altro per rappresentare qualcosa di presente in questo periodo.

Tornando a bomba. Chiusa la nottata con un bilancio sicuramente positivo, eccoci a dover passare quel guaio, denominato “andare sul palco il primo di gennaio”. Tu sai bene che io considero rispettata la Tradizione, superando indenni la notte e che me ne frego di ciò che viene dopo, in quanto aggiunta inutile a semplice valore commerciale. Ad ogni buon conto, siccome Marco Frosali aveva preparata una canzone che nei giorni scorsi avevamo concertata in due e soprattutto in cinque minuti, (per evitare gli effetti collaterali proposti dal titolo: “Che Abbuttamente De Palle”), se pur con lo stomaco in subbuglio, decido di assecondare il volere del mio collaboratore ed amico e con l’aiuto di Donato, (che pur quest’anno passato ha subito il lutto dovuto alla morte della madre), e Totore, non so quanto con la mente chiara,abbiamo deciso di salire su quel palco. Sì, perché Giuseppe e Mario si sono rifiutati di assecondarci, a mio parere a piena ragione.

Come sai, fino a quel momento la nostra squadra era in perfetta regola con la vera Tradizione, consistente nel fare esclusivamente le maidunate, (suono da trentotto anni e credo che un paio di marcette le avrei sapute eseguire, sia pur terra/terra); durante la “Santa Notte”, tolte le aggiunte di percorso, eravamo in sèi e di questi, due eravamo stati i cantori, divertendoci alla follia e registrando il gradimento di chi ci aveva ascoltati. Ora, la squadra, tenendo in sé i due cantori, si riduceva a quattro componenti, cosa ancora più semplice da gestire.

Ma come andare sul palco?

Era necessario crearsi un nome ed avere un caposquadra; il nome, neanche a dirlo: “Come Viè Viè”, a dimostrazione del fatto che della cosa non ce ne potesse fregare di meno. Per registrare la squadra, l’unica soluzione è stata quella di spedire marco presso Giovanni Carozza; il nostro emissario, gioco forza diventava così anche caposquadra pro tempore.

Sistemata la parte burocratica, non restava che capire come avremmo dovuto fare per levarci questo dente anche in considerazione del fatto che l’attesa ci avrebbe costretti sempre di più al freddo. “Quando siete pronti, venite sul retro del palco e fatemi sapere”. Questo è stato il consiglio che Giovanni Carozza ha fornito al nostro Marco e questa è stata l’immediata nostra presa di posizione. Acquisiti dunque armi e bagagli, ci stavamo accingendo all’azione, quando c’imbattiamo in Antonio Marino, (Carlantino), il quale si propone di accompagnarci per fare un po’ di scena, travestendosi da donna. La cosa ci piace ed accettiamo l’aggiunta di buon grado.

Alle cinque e mezza del pomeriggio del primo gennaio, con un tempo che volgeva come presagito al freddo, eccoci sotto il palco in attesa che scendesse la squadra che si stava esibendo.

Come Viè Viè

Alle sèi meno dieci saliamo e come avevamo fatto durante la notte precedente, attacchiamo con le maidunate, rivoluzionando lo schema che le squadre che salivano sul palco avevano ed a seguire avranno avuto come guida. Marco cantava ed Antonio si dimenava come una stellina d’avanspettacolo, suscitando l’ilarità generale, chiaramente udibile dalla nostra posizione. A seguire la nostra canzone che ha ricevuti graditi applausi ed alle sèi in punto, “tutto è compiuto”; scendiamo dal palco e nel farlo incontro i primi “favori”: “Te lo avevo detto che sarebbe andata bene”, mi viene detto: “Guarda che lo sapevo benissimo!”, rispondo io con sufficienza…

Andiamo a posare gli strumenti e due buste contenenti della pasta, consegnateci dal comitato, (pasta che utilizzeremo nei prossimi banchetti di pasquetta e dell’ultimo sabato d’aprile), NDR: (Ieri, verso le due e trenta pomeridiane, Marco mi ha consegnata un’ulteriore busta contenente altre quattro confezioni di pasta, più un buono/spesa di ottanta euro, materiale gentilmente fornito da Giovanni Carozza, roba che farà parte dei banchetti di cui detto), per poi ritrovarci da cafter a consumare le due birre che ci erano state precedentemente offerte. Sì, perché si è verificata una cosa anomala e che ho accettata solo perché proposta con buona educazione. Luca D’Alessandro, (schiattarella), prima che noi salissimo sul palco mi ha fermato, dicendomi, quasi chiedendomi, se accettavo che mi facesse un paio di maidunate, cosa che per me è stata un pugno allo stomaco, atteso che le maidunate si facciano senza permesso e se vogliamo a sorpresa. Io ovviamente ho risposto che due maidunate erano poche e che si sarebbe dovuto sforzare di più e lui, per tutta risposta, ci ha lasciate pagate due birre, sufficienti a dissetare l’intera squadra.

La “manifestazione” proseguiva ed è venuto il momento di ascoltare Luca: Mi sono spostato sotto il palco ma davanti ed in prima fila, come promesso al mio amico ed ho ascoltato ciò che aveva da dire. Siccome Luca, pur di avere la motivazione per cantarmene qualcuna, ha ripreso e modificato a suo piacimento un fatto accaduto all’inizio dello scorso settembre, (TARI: Diminuita Dell’Otto Per Cento? Ha Ragione L’Amministrazione. Chiedo Pubblicamente Scusa, questo il canovaccio sul quale si è basato Luca), e qualcuno che considero ormai mio detrattore, (Riccardo D’Antonio, a ciavl), ha avuto da dire che avrei dovuto rispondere, magari da internet, io ne traggo le dovute conseguenze dicendo che le maidunate si accettano perché se non hai nulla da nascondere, possono venir considerate tranquillamente di buon augurio. A seguire però, mi riservo di tornare sull’argomento, atteso che l’altra mattina, in proposito, ci sono stati degli strascichi che con tanta promozione culturale non dovrebbero aver ragion d’essere.

A proposito poi di maidunate a me indirizzate, mi dispiace di non aver potuto sentire quella proposta da Pasquale Curiale, (capsciarell), con la Stock 84, per altro, maidunata sorteggiata che aveva per argomento i blog locali; come detto, il tempo volgeva al freddo, io ero stanco dalla notte precedente e quindi, essendomi rintanato nel bar, ho perso lo stornello che mi è stato detto, “sbagliato” da Pasquale: Mi rifarò se ci riesco.

Considerazioni finali:

Com’è andata a finire per la premiazione?

Se t’interessano questi dati, puoi leggerne a sufficienza sul sito dell’associazione “I Maitunat” o su altri blog, magari proprio quel gambatesablog.info gestito dal mio amico Luca. Io posso dirti di aver vinto a piene mani per tutta una serie di ragioni: La prima, quella di aver rotto ogni schema ed essermi presentato sul palco per fare le maidunate senza troppi fronzoli, con una squadra delle giuste dimensioni per venir accolta in ogni casa con piacere durante la notte, vero fulcro della tradizione; poi, perché sia la nostra esibizione notturna, sia la performance “ufficiale”, sono state accolte da chi abbiamo incontrato con una raffica di complimenti che non possono che farci piacere, soprattutto se venuti da chi, fino a ieri e forse da dopo capodanno, ci ha considerati e ci considera degli appestati da scansare, magari perché se il primo in ferie, dal due gennaio e per il resto dell’anno, le maidunate, più che riceverle, le fanno con documenti e prove alla mano. Andando avanti, mi piace poter dire di aver assunta la giusta importanza per ricevere qualche maidunata, atteso che questi strali, vadano da sempre lanciati a chi conta e magari canta; a tal proposito, devo registrare che da quando al municipio non c’è più Emilio Venditti, la situazione “maidunate” si è appiattita nel senso più becero del termine: Voglio dire che anche da quel palco che io non condivido, è calata la potenza distruttrice di ciò che si canta e questo, non solo e non sempre per le capacità, (pur sufficientemente valide), dei cantori che ascoltiamo.

Tornando sulla composizione delle maidunate e su come questa viene spiegata a chi, ospite, magari richiamato con ogni forma di promozione, non comprende a pieno la manifestazione della nostra espressione, va detto che sabato mattina, andando dai cafter, mi sono sentito chiedere da Emilio, (proveniente da Isernia e da troppo poco tempo fra noi), il perché, (in sintesi), magari nelle maidunate vengono proposti argomenti poi rivelatisi falsi o almeno superati dagli eventi. Nel caso specifico: A dire del mio amico, è stata fatta una maidunata che riferiva del fatto che il bagno del suo esercizio puzzasse. Per dovere di cronaca, il locale è stato da poco ristrutturato e la ragione della maidunata in questione è stata risolta. Io ho spiegato quanto già proposto sopra a proposito della maidunata che il buon Luca ha fatta a me e la cosa si è chiarita, atteso che io mi trovassi di fronte ad una persona intelligente che ha compreso che il dubbio è alla base delle maidunate che diversamente non potrebbero esistere, visto che sfido chiunque a pensare la ragione per la quale i signori avrebbero dovuto concedere tal licenza in odore di assoluta verità. Non aggiungo niente a proposito di quanto si è verificato dopo la nostra discussione in quel bar, perché se da una parte considero che ognuno abbia diritto a pensarla a modo suo su tutto, dall’altra reputo che non tutti abbiamo l’elasticità di considerare la goliardia come tale, tralasciando, almeno per un giorno, la seriosità, cosa anch’essa in diritto di ogni individuo.

Chiudendo. Posso dire di aver iniziato il duemilasedici alla grande: Non ci siamo fatti benedire, mandando parecchi a farsi benedire e già è un punto a favore di chi ritiene Santa romana Chiesa non più necessaria, (anzi: Portasse sfiga?); Siamo stati in grado di tenere la barra a dritta, nonostante le mode che prevedono la presenza di squadre composte da cinquanta/sessanta persone, molte delle quali, senza strumenti e sul palco o per strada solo per fare scena; abbiamo avuto l’onore e l’onere di mettere in pratica ciò che l’associazione culturale che gestisce il capodanno a Gambatesa, dice di voler ottenere con espressioni e manifestazioni che spesso non hanno nulla a che vedere con la nostra Tradizione, (vedi anticipazione del trenta dicembre, basata per buona parte sulla proposta di musica latinoamericana…); abbiamo ribadito che le maidunate sono il fulcro della tradizione e non un passatempo riempitivo fra una tambureggiata e l’altra e che se fatte o no, vanno accettate senza se e senza ma, perché sono una goliardia basata sul dubbio e nulla più; per finire, (ma ci sarebbe altro da aggiungere), abbiamo presentati i nostri resoconti anche quest’anno, accompagnandoli con immagini che non sanno neppure se esista la parola “Professionalità”, (foto scattate con una macchinetta che a suo tempo pagai cinquantatré euro e novantanove centesimi al Conad), ciò, a dispetto di cerimonie ed ingessature che nulla hanno a che spartire con la leggerezza e la libertà d’azione che contraddistinguono questa “Voce”;

Il Massaggio Al Bar

abbiamo fatto tutto questo ed io, come ogni post capodanno che si rispetti, ora ne pago le conseguenze con il solito mal di schiena settimanale, alleviato l’altro giorno dal buon Marco con un salutare massaggio, fatto al bar durante l’aperitivo…

Abbiamo vinto ancora una volta noi! Ha perso chi crede di aver vinto, magari manipolando la nostra Tradizione a suo uso e consumo, ovvero per leccare il culo ai soliti notabili noti, magari quelli che fino a ieri maledicevano le maidunate perché queste scoprivano e scoprono altarini da tenere rigorosamente nascosti al popolino/pecora, da mungere e tosare ed oggi, per la stessa ragione, benedicono queste impertinenze e chi le propone, con la giusta dose di oppio.

Il benpensante di turno ora dirà che è valido il proverbio d’origine romana che dice “Consolamose co’ l’aglietto”; a costui dico che alla faccia di tante certezze, noi che conviviamo con il dubbio, proprio per il fatto di saperci rimettere in discussione giorno per giorno, viviamo la vita che il buon Dio ci ha donata; altri che pensano d’ingessare e controllare il Prossimo, da quei poveracci che sono, non possono che venir compatiti e tenuti a bada come al solito da chi, quasi solo, va avanti per la sua strada e superata anche questa discussione, si accinge a tornare a far maidunate, disturbando il sonno di chi dice di non leggerci ma purtroppo fa esattamente il contrario, disturbando a sua volta la nostra vita con la sua presenza inutile ed ogni tanto anche dannosa.

Ancora Buon Anno!