Di Matteo Renzi
1. Leopolda, cara Leopolda
La Leopolda6 è stata un’esplosione di gioia per molti di noi, felici di ritrovarsi tra amici. Tanta gente, idee, suggerimenti, materiali video in abbondanza sulle tante cose fatte (riforme, legge elettorale, JobsAct, giustizia, tasse). Ma soprattutto l’idea che la politica sia un’avventura da vivere insieme con leggerezza e stile. Da una stazione dismessa di Firenze abbiamo rovesciato il sistema politico e riportato l’Italia a crescere. Adesso dobbiamo accompagnare i nostri figli nel futuro, con umiltà e coraggio. Qui il mio video finale, ma – uomo avvisato, mezzo salvato – ho il dovere di informarvi che dura un’ora. Qui invece in pillole due minuti della Leopolda6.
Chi di voi c’è stato mi dice che ne pensa? Mi inviate qualche critica o qualche spunto per il futuro? Email: matteo@governo.it
2. Mamma, le banche!
L’attenzione dei media come sempre è stata catturata da altro rispetto all’energia dei leopoldini. Noi abbiamo parlato di politica, loro hanno scritto di banche. Succede. Sulle banche, la questione è molto ampia. In sintesi estrema: l’Italia del passato avrebbe dovuto cambiare il sistema del credito. Ridurre poltrone e istituti, rendendoli più solidi e meno rischiosi. Non è stato fatto. Da quando ci siamo noi andiamo in questa direzione, partendo con la riforma delle Popolari. Davanti a una crisi di quattro banche (Marche, Etruria, Ferrara, Chieti) abbiamo operato un’azione di salvataggio. Grazie al decreto del Governo questi istituti sono salvi e avranno un futuro. Ma le nuove regole europee hanno permesso di salvare solo i risparmiatori: gli investitori in azioni o in obbligazioni subordinate hanno perso ciò che avevano. Si tratta di una decisione europea, piaccia o non piaccia: si salvano i risparmiatori, non gli investitori.
Da parte nostra abbiamo istituito un fondo per salvaguardare le situazioni più delicate e previsto un arbitrato: chi è stato truffato, recupererà i soldi.
Stiamo parlando di un milione di correntisti salvati e di settemila stipendi assicurati. I casi di cui si sta discutendo invece in queste ore sui giornali non arrivano a diecimila, circa l’1%. I numeri sono questi, altro che il milione di cui sparla qualcuno.
Tra questi, caso per caso, andrà verificato chi ha fatto un investimento sbagliato e chi invece è stato truffato. I problemi seri si affrontano seriamente. Non a colpi di spot. Noi ci siamo, nell’interesse dei cittadini.
3. Strumentalizzare la morte.
Il suicidio di un pensionato ha aperto una bagarre politica che mi colpisce molto. Trovo squallido strumentalizzare la morte di una persona. Un signore – alla cui famiglia va tutta la nostra solidarietà – che ha deciso di uccidersi dopo aver perso dei soldi investiti. Scelta drammatica e tragica davanti alla quale occorrerebbe grande rispetto.
La Lega Nord – con la consueta sobrietà istituzionale che la rende garbato punto di riferimento dei moderati italiani – ha accusato il Governo di omicidio di stato.
Credo che quando i politici superano il confine del rispetto personale arrivando a parole così forti significa che si è rotto qualcosa nella civiltà del rapporto maggioranza-opposizione. Non siamo più nel campo del confronto, ma dell’odio.
Noi non varcheremo quel confine. Noi non apriremo quella porta. Noi non ci metteremo su quel terreno lì. Il nostro campo da gioco è l’Italia e noi la rispetteremo sempre. Abbiamo praticato il rispetto per gli avversari quando eravamo minoranza, quando non andava di moda, quando dicevamo di non demonizzare l’altro che era avversario e non nemico: adesso, per raccattare un voto che non avranno, arrivano al livello di dire le cose che abbiamo sentito oggi.
A Firenze ci hanno insegnato da secoli come si fa: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Ma soprattutto in questo momento avverto come prioritaria la responsabilità istituzionale di dare tranquillità e forza al sistema bancario. L’unico rischio che abbiamo è che si crei una situazione di caos tra i risparmiatori sobillati dalla paura. Ora è il momento della calma, non degli allarmismi o delle polemiche: il sistema bancario italiano è solido. Lo è più di quello tedesco, pensate un po’, nonostante non sia stato aiutato con fondi pubblici come accaduto in Germania quando ancora si poteva fare e l’Italia di allora non volle fare.
I mutui stanno crescendo, la ripresa economica è partita. Ci sono quelli che vogliono distruggere tutto seminando rancore. Non possiamo consentirlo. Tutti al lavoro, dunque
4. Conflitto di interessi.
La polemica sul conflitto di interesse del Governo e del ministro Boschi è tecnicamente assurda. Come forse è noto il padre della ministra è stato per nove mesi vice presidente di Banca Etruria (maggio 14-febbraio 15). Lo hanno scelto i soci ma dopo appena nove mesi è stato commissariato con tutti i suoi colleghi. E sapete chi ha interrotto il suo mandato? Proprio noi, il Governo che ha predisposto il commissariamento su richiesta di Banca d’Italia. Altro che favoritismi: il signor Boschi è stato – come gli altri membri di CdA di varie banche – commissariato e l’intero CdA sanzionato da Banca d’Italia. E il ministro, esattamente come tutti gli azionisti, ha in mano azioni che non valgono più niente.
Non c’è nessun favoritismo, nessun conflitto d’interessi. La realtà dice che è accaduto esattamente il contrario di quanto paventato da chi parla di conflitto di interessi.
Con il nostro Governo, non ci sono più le leggi ad personam o le banche di partito. Noi non guardiamo in faccia nessuno (qui) il tweet con cui proprio il ministro Boschi commentava la vicenda qualche mese fa). Ma non saremo mai a rimorchio di giustizialismo e pressappochismo. Noi non scendiamo nella barbarie di chi pensa di prendere i voti passando sopra alla dignità delle persone.
Chi è in buona fede sa perfettamente che non c’è nessun conflitto di interesse.
5. L’inizio della soluzione
Deve essere chiaro: nell’Italia della rottamazione, chi sbaglia paga. Ma chi ha sbagliato non lo decide il tribunale del popolo delle opposizioni che per uno show televisivo non hanno paura di strumentalizzare tutto, persino un suicidio. Chi ha sbagliato lo decidono i magistrati e gli arbitrati. Punto. I decreti fatti dal Governo non sono la causa dei guai delle banche. Sono l’inizio della soluzione. Senza quei decreti sarebbero saltati in aria migliaia di posti di lavoro e andato in fumo qualche miliardo di risparmio. Voglio proprio vedere, quando sarà finita la fuffa dello show sulla pelle degli investitori, come voteranno le opposizioni sulla ratifica della nostra legge di salvataggio. Diranno che abbiamo fatto bene a salvare i conti correnti e gli stipendi o voteranno contro sperando che salti tutto?
6. La ripresa.
Nel frattempo la ripresa dell’economia italiana avanza. Perché l’Italia c’è e sta tornando. Crescono ancora i dati sul lavoro, sui mutui, sulla produzione industriale. Il punto centrale però è uno: se cresce la fiducia e la confidenza degli italiani, abbiamo svoltato. Se riusciamo cioè a smuovere i miliardi di risparmio privato bloccati dalla paura e blindati nelle cassette di sicurezza e nei comodini, l’Italia – da sola – riparte.
A me interessa questo. Le riforme, il JobsAct, la riduzione delle tasse, tutto è finalizzato a rimettere in piedi il Paese. Per questo davanti a un problema noi cerchiamo di risolverlo contro quelli che lo utilizzano per buttar giù il Paese. Senza tentennare, senza paura, senza essere ricattati da niente e da nessuno, noi andiamo avanti. E l’Italia la rimettiamo in piedi, costi quel che costi.
7. La legge di stabilità
Domani, mercoledì 16 dicembre, scade il termine per pagare la seconda rata della tassa sulla prima casa. È la seconda rata. Ma è anche l’ultima rata, per sempre. Il 16 dicembre del prossimo anno quei soldi – magari – li spenderete in regali di Natale. O in quello che volete voi. Ma non è l’unica buona notizia. Basta vedere la legge di stabilità che in queste ore sta per essere chiusa dalla commissione Bilancio della Camera. Un tempo la legge di stabilità (o finanziaria, come si chiamava prima) conteneva un sacco di brutte novità: aumenti, nuove tasse, pessime notizie. Quest’anno vi faccio l’elenco di ciò che mettiamo sotto l’albero di Natale. Vado a memoria, quindi qualcosa può essere dimenticato.
I. Via le tasse sulla prima casa, Imu e Tasi
II. Via le tasse Imu e Irap agricola
III. Superammortamenti per chi mette i soldi in azienda anziché tenerli in tasca
IV. 80 euro estesi a forze dell’ordine e militari
V. Più investimenti sulla sicurezza dello stesso importo degli investimenti in cultura
VI. Più posti per il servizio civile
VII. Via il patto di stabilità per gli investimenti dei Comuni
VIII. Intervento straordinario sulle case popolari
IX. Semplificazione per il contante, per le partite iva, per i lavoratori autonomi
X. Il canone Rai passa da 113 euro a 100 euro: pagare meno, pagare tutti
XI. Più fondi per la cooperazione internazionale: aiutiamoli a casa loro, davvero
XII. 450 milioni per la Terra dei Fuochi: via le ecoballe entro il 2018
XIII. sblocco di Bagnoli
XIV. il finanziamento finale per la Salerno Reggio Calabria
XV. il finanziamento ponte per far fronte alle esigenze di Ilva
XVI. il miliardo in più per la sanità (111, contro i 110 del 2015)
XVII. Mille nuovi ricercatori, 500 cattedre speciali, 500 assunzioni cultura
XVIII. La lotta all’evasione con la digitalizzazione (qui il link a una news di Facebook)
XIX. lo statuto dei lavoratori autonomi per dare più diritti e certezze
XX. la prima misura organica contro la povertà
XXI. Il fondo per la legge sul Dopo di Noi
XXII. Sulle pensioni: aumento della no tax area,
XXIII. Azzeramento delle clausole di salvaguardia
XXIV. Più soldi per il welfare aziendale
XXV. Credito di imposta per il sud
XXVI. Continuità territoriale in Sardegna
XXVII. Tax credit per il cinema e rilancio dell’ArtBonus
XXVIII. Cybersecurity contro terrorismo
XXIX. Aumento dei fondi su ricerca e borse di studio
XXX. 500 milioni per la riqualificazione delle periferie
XXXI. 500 milioni per gli investimenti sulle scuole
XXXII. Card per i diciottenni per eventi culturali (mostre, teatri, cinema, arte)
XXXIII. Piccole Imprese: giù l’Irap, anticipo iva per crediti non riscossi
XXXIV. I soldi per le realtà culturali con il due per mille.
Sono piccole cose, forse. Ma sono tante. E tutte buone.
Ma secondo me sono il segno più forte – insieme alla conferma dei provvedimenti del passato a cominciare dagli 80 euro e dall’Irap costo del lavoro – che l’Italia sta cambiando davvero. Mai vista una cosa del genere in termini di buone notizie per il Paese. Io fossi un italiano che non vota per noi sarei comunque contento.
Un affettuoso augurio di buon Natale a tutti quelli che dicevano che con il nostro governo non sarebbe cambiato nulla.
Pensierino della sera. Domenica scorsa Report ha messo in piedi una trasmissione contro ENI, su Rai Tre. ENI ha risposto sui social in diretta, dimostrando che molte delle affermazioni fatte dai giornalisti trovavano su Twitter e su Facebook una risposta puntuale e argomentata. È una novità nel dibattito di comunicazione in Italia. Mi sembra interessante. Costringe a pensare, anziché a prendere per oro colato ciò che dice la TV. Molto, molto, molto interessante. Voi che dite? matteo@governo.it
Un sorriso, più largo che mai
Matteo