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Mangiare Ciò Che Troviamo, Non, Ciò Che Vogliamo: Colpa Dell’Università?

Di Vittorio Venditti

Ecco I Danni Del Permissivismo

Per provare ad alleggerire un po il mio buttare chiacchiere morte al vento, oggi, dopo aver in diverse occasioni farneticato in merito, ti voglio raccontare un episodio che, sia pur di riflesso, mi ha profondamente colpito, rafforzando in me, (qualora ce ne fosse bisogno), la convinzione che soprattutto in Italia, la scuola in genere e l’università in particolare, sono la principale fonte di tutti i nostri problemi.

Il Fatto:

Camminando per i corridoi dell’ateneo campobassano, (solo per caso, si potrebbe verificare quanto segue in tutte le Patrie Università), si può essere coinvolti in una discussione che, avente per tema il rinnovo dell’iscrizione all’anno accademico, vede lo studente o la studentessa in questione, in ambasce per un grave problema:

Cosa scrivere nella causale del bollettino di versamento per il pagamento delle tasse in questione…

Lascio alla tua intelligenza ogni considerazione sul fatto spicciolo.
A me, preme analizzare quanto, il “sapere” dello studente in questione, (mio malgrado), potrà nuocermi in un futuro più o meno prossimo.

Partendo dalla felice frase esposta nel titolo, dico che se siamo arrivati al punto di dover mangiare ciò che troviamo, non ciò che vorremmo, in buona parte è dovuto alla ormai cronica mancanza di forti braccia da impiegare in agricoltura.
Tutto ciò, per il fatto che in tempi non tanto lontani, si è creduto che permettendo il facile accesso alla scuola di alto grado, si potesse fare del bene all’umanità, dimenticando che, anche i ruoli ritenuti più “bassi”, vanno adeguatamente valorizzati e considerati la base su cui costruire quella convivenza definita Stato.

In molte nazioni della nostra vecchia e cara Europa, la scuola, in modo chiaro sa guidare i propri alunni verso la giusta scelta di vita, guardando, non tanto al grado scolastico raggiunto, quanto alla qualità di questo, intesa come obbiettivo da far raggiungere allo studente, prossimo adulto della società del “domani”.

In Italia no.

Quel modo corporativo secondo cui, il lavoro ed il potere dei genitori devono necessariamente ed inesorabilmente passare ai di loro discendenti, è duro a morire, per cui, se, ad esempio, due medici si accoppiano e mettono al mondo tre o quattro figli, questi ultimi devono per forza diventare medici:
Guai! Se a qualcuno di questi pargoli dovesse balenare l’idea di ritirarsi in campagna e, ad esempio, aprire un’impresa agricola, magari proprio con l’aiuto di quegli studi, cui i pargoli in questione sono stati avviati, grazie ai soldi di mamma e papà.

Che dire poi, (sempre per esempio), dei figli dei politici?
Già da tempo, ma oggi in maniera particolare, ne stiamo godendo i risultati.

I figli di quei politici che ci hanno rovinata l’esistenza in vario modo in passato, guarda caso, stanno prendendo tutti la stessa strada dei genitori.
Considerate le capacità di studio, mostrate da questi “figli d’oro”, e considerato che, a differenza dei loro genitori, generalmente questi “bamboccioni” non sanno neanche di riflesso cosa vuol dire la parola sacrificio, che dovremmo aspettarci per il futuro?
Una classe dirigente capace?

Neanche a sognarla!
Avremo ciò che stiamo chiedendo a gran voce:
Una classe di inutili parassiti!

Parlo del futuro!

Tornando al presente ed ai campi incolti che, se non già cementificati, attendono di essere coltivati, penso che qualcosa di male ci tocca sopportarla anche pensando al problema abbigliamento.

Oggi, grazie al cicaleccio di cui l’italiano medio è maestro, siamo costretti a vestire con cotonacci, magari pagati a caro prezzo per una stupida firma, ma pur sempre cotonacci importati dai paesi emergenti, che con poco, ingrassano la loro capace classe dirigente.

Non dico di tornare all’orbace, (quand’anche userei questo fine tessuto per confezionare il vestiario dei nostri politici e dei loro affini), ma se si mettessero a coltura i campi di cui sopra, magari riproducendo quelle piantagioni di ottimo cotone, tipiche degli stati uniti d’America, dove hanno prosperato e prosperano le classi conservatrici sudiste, si potrebbero trarre tutta una serie di vantaggi che, se da una parte permetterebbero all’Italia una maggior indipendenza da chi produce il cotonaccio di cui sopra, dall’altra, risolverebbe problemi di macroeconomia, e di ordine pubblico, con tutti gli annessi e connessi.

Schiavizzando qualcuno?

Sì, tutti quegli studenti che, per progredire nei loro “Studi”, necessitano, nella migliore delle ipotesi, dell’aiuto di mamma e papà, non tanto aiuto economico, quanto manuale, o peggio, necessitano di modulistica appositamente redatta, lamentandosi poi per l’aumento, (mai sufficientemente elevato), delle tasse scolastiche, per le quali non riescono nemmeno a compilare il bollettino di pagamento.

A questa classe di “lavoratori” aggiungerei tutta la massa di individui che hanno saputo talmente ben sfruttare i loro studi, da essere arrivati all’invidiabile traguardo di saper anteporre il cognome al loro nome, con buona pace di ogni forma di logica, magari nel compilare i propri curricula, ovviamente bocciati, questa volta non per mancanza di raccomandazione…

Considerando la mera logistica:

Gli studenti, proprio per poter meglio raggiungere l’obbiettivo pagato con le tasse di cui non hanno saputo compilare il bollettino postale, arrivano al punto di affittare la casa, non vicino al luogo di studio, ma il più possibile vicino ai luoghi di ritrovo, che non possono essere certo identificati come biblioteche e quanto di simile, ma vanno più precisamente ricercati fra discoteche bar ed affini, posti giusti da frequentare, magari però facendolo per riposare dopo lo studio, non certo come attività principale da svolgere durante gli anni di parcheggio, quegli anni che, alla maggior parte di costoro, servono a vivere alle spalle di mamma e papà e ai proprietari che affittano le loro case, (quasi sempre in nero) agli studenti in questione, spesso, per fare una vita al di sopra delle loro possibilità, alla faccia di chi, onestamente, paga le tasse.

A tal proposito, so per certo quello che dico:

E’ infatti possibile affittare più a buon prezzo appartamenti siti in prossimità dell’università, che locali posti in centro.
Ciò, non per la bellezza monumentale del nostro capoluogo di regione, ma perché è più facile, per questi inquilini, “socializzare” nei modi più disparati.

Se tanti di questi studenti, invece di “socializzare” lavorassero, magari proprio per poter poi studiare, la sera, se da una parte affosserebbero l’economia di bar e locali simili, dall’altra, scevri dai fumi di bevande e droghe varie, allevierebbero, e di parecchio, l’annoso problema d’ordine pubblico, che generalmente si pone all’ordine del giorno per effetto di incidenti stradali e disgrazie simili, problema difficilmente proponibile a mente serena.

In definitiva:

Non per dare la croce addosso a qualcuno, (si sa che il presente, così com’è stato il passato e come sarà il futuro, si compone di una serie concatenata di eventi), ma va senz’altro detto che, proprio perché ogni individuo è corresponsabile di quanto accade, la stessa Persona andrebbe educata con principi basati sul saper comprendere che per vivere bene, dev’essere considerata validamente la possibilità di capire e saper fare i giusti sacrifici.

Solo così, al di là di tutte le ricette proposte da quel o da quell’altro politico, si potrà continuare a parlare seriamente di un futuro per la nostra bell’Italia.