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Lettera A Matteo Renzi

Di Vittorio Venditti
(Foto), Presa Da Internet

Da: “Vittorio Venditti” (postmaster@gambatesaweb.it)
A: (matteo@governo.it)
Oggetto: Eccomi Di Nuovo A Disturbarti
Data: domenica 2 agosto 2015 20.39

Il messaggio è stato letto in data domenica 2 agosto 2015 18:40:01 UTC.

Eccomi Di Nuovo A Disturbarti

Matteo Renzi

Caro Matteo,
Sono più di tre mesi che non ti scrivo per esprimere il mio pensiero sul lavoro tuo e della tua squadra; oggi, nonostante Caronte imperi senza pietà, provo a dire la mia su parte di quanto tu hai espresso nella tua Enews 395 la scorsa settimana.

Parto innanzitutto dai problemi economici, ribadendo che tutta questa crisi della quale si parla, forse da altre parti si è vista meglio, atteso che dalle nostre parti, la cartina di tornasole che si può trovare nel flusso di vacanzieri presenti nel mese di luglio/agosto, non abbia mostrate significative variazioni, ciò, guardando la cosa a partire da dieci anni fa, per non spingerci più indietro. Con questo, voglio dire che se il termine crisi significa cambiamento, stante il numero costante ed alto di emigranti di ritorno dalle nostre parti, non possiamo parlare di crisi. Se poi si parla di crisi del lavoro, ti garantisco che la cosa non cambia, atteso che, ad esempio, da queste parti, da qualche anno, chi possiede una o più case, frutto di lasciti o comprate a buon prezzo, più o meno sistemate, si arrangia a fare l’affitta camere, non so quanto in regola col fisco, sicuramente con ritorno economico di cui tener conto. E’ questo dunque il tema principale da considerare: la lotta all’evasione fiscale, evasione spesso messa in atto con il fattivo contributo di pubblici ufficiali che si adoperano in favore dei propri amici e o parenti, a discapito del resto della cittadinanza contribuente. Riforme? Quella del fisco, di un fisco più equo, di un fisco che sappia poi recuperare ciò che gli spetta da chi non paga ed eviti di tartassare chi paga ciò che deve alla fonte, magari eliminando tutto quel sottobosco di Leggi e Leggine, semplificando ogni pagamento, una riforma come questa ci piacerebbe vederla in essere prima possibile, nei fatti e non a chiacchiere.

JobsAct. Tu vieni da una terra che è abitata da gente che per varie ragioni, nel tempo, ha acquisito un modus operandi che dista millenni luce dal comportamento che si usa da queste parti. Noi molisani, abbiamo percepito in questa riforma, esclusivamente una modalità caporalesca di gestire il lavoro, modalità spesso applicata anche negli appalti pubblici e nei servizi al cittadino, vedi raccolta dei rifiuti, ambiente che definire sporco è giusto, non tanto per ciò che tratta, quanto per come lo tratta e soprattutto per come tratta i lavoratori che, nel dipendere da queste cooperative al limite del legale, vengono vessati in ogni modo, giorno per giorno, così come avveniva cinquanta o cent’anni fa, sempre e comunque in Italia meridionale.

Come riportare alla legalità questi delinquenti?
Con la cultura e la scuola?

Sono d’accordo se pensiamo ai futuri cittadini; un po’ meno se ci riferiamo al presente e Dio solo sa quanto ci sia bisogno di legalità anche in Molise, regione che in tal senso sembrerebbe vergine ma lo è solo perché da queste parti esiste un’omertà nel popolo ed una sicumera in chi ci governa, tali da non far pensare, nemmeno lontanamente, ad episodi come il complotto ideato magistralmente ai danni dell’attuale presidente della regione Sicilia, terra ove la mafia ha paura e per paura spara.

Tante piccole operazioni sono state da te portate a termine in questo breve periodo ed io sono con te anche per questo. Va detto però che finché non riuscirai a convincere i veri poteri che ci governano, anche dall’estero, (e non parlo solo di Santa romana Chiesa), che a tutto c’è un limite e che certe ulteriori riforme vanno fatte, senza se e senza ma, resterà legato all’Italia quel termine “parolai” che tu giustamente schifi.

“Certo la sfida non è facile, anche perché c’è una costante tentazione del sistema Paese a autoflagellarsi. In tanti dicono che va tutto male, sempre male, solo male…”. Come vedi, a proposito di ciò, io credo di essere ancora più radicale di te, nel pensare che chi ha voglia può e sa lavorare; da queste parti ti posso fare i nomi di diverse imprese composte da gente che lavora a capo chino dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, spesso ignorando politici e portaborse che in cambio di un voto o di qualche sponsorizzazione, promettono ciò che poi non possono mantenere. Altre imprese che sono cadute nei lacci di questi cacciatori di frodo, stanno fallendo o sono già fallite; le imprese che ammiro io invece, sono fiorenti, alla faccia della crisi che tutti dicono di vedere. Sarà questo anche il motivo per cui in casa mia non si conosce disoccupazione? Tu parli di silenzio assordante a proposito di ciò che avete fatto per ridurre alla ragione chi voleva distruggere l’economia di famiglie italiane date in pasto a multinazionali senza scrupoli; io, questo silenzio assordante, lo sento potentemente se ci riferiamo a chi lavora sul serio, magari evitando di omaggiare con salamelecchi e quant’altro di simile, politici che da queste parti, a tutto servono tranne che a far politica, gente che troviamo anche fra chi ieri ti ha votato contro ed oggi professa la sua amicizia per te.

Non vado avanti, proprio per evitare che tu perda tempo a leggere quest’ulteriore mio sfogo, ma ti prego di tener sempre più conto di chi davvero lavora, mettendo in cattivo risalto l’inutilità di gente diplomata e laureata che si annida nella pubblica amministrazione, nazionale, regionale e locale, gente che se avesse presi quei diplomi e quelle lauree sapendo davvero fare il mestiere che ne deriva, avrebbe lavorato in maniera indipendente e non sarebbe un peso per la società tutta. Ciò, come hai più volte detto, lo si fa a partire dalla “buona scuola”, una scuola che però deve essere equa anche nella sua stessa gestione. Voglio dire che ad esempio, sarebbe il caso di evitare di dare soldi alle scuole private, visto che sono tali e che devono venir gestite come imprese private, con tutti gli annessi e connessi. Se i vescovi parlano di offesa alla libertà personale, va ricordato a costoro che sono liberi di professare la loro religione, ma non lo sono se per libertà intendono evadere il fisco.

Scusa se poi il discorso torna sempre alla stessa radice, ma io credo che si possa parlare di convivenza se tutti facciamo la nostra parte, secondo le nostre possibilità. Là dove esiste la supremazia dei furbi, non può esserci ne civiltà, ne convivenza, atteso che chi è considerato pollo da spennare, alla fine della fiera perda la pazienza e riesca a mettere in atto azioni che, nel ledere il furbo che non si aspetta una simile reazione, ristabiliscono d’imperio un minimo di giustizia, quella giustizia che solo in questo modo risulta realmente riformata.
Saluti.