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In Giro Con Sara 23_2

Di Marco Frosali

Ingrippone 2015 – Seconda Tappa (Il Percorso)

La prima notte è trascorsa in maniera abbastanza tranquilla: ho dormito benissimo e mi sono riposato, così alle 8 inizio a smontare la tenda e sistemare tutti i bagagli su Sara, aspettando però che arrivasse l’addetta alla reception per saldare il conto. Nel frattempo, il vecchio Franco bofonchia e bestemmia perché Ugo aveva distrutto un galleggiante della piscina spargendo i vari frammenti qua e la nel giardinetto, costringendolo a rimettere tutto in ordine, mentre i turisti Olandesi presenti, anche loro alzatisi di buon ora iniziano ad uscire per i loro giretti.

Dopo aver pagato il conto (una decina di euro più 15 della cena), saluto e ringrazio tutti dell’ospitalità, salgo in sella a Sara e la metto in moto sotto lo sguardo attento e incuriosito di Franco, di una coppia di motociclisti di Livorno (mi sembra) e di una coppia di Olandesi, i quali mostrano un senso di appagamento e soddisfazione quando Sara parte al primo colpo…e non saranno gli unici durante il viaggio!

Riprendiamo così la E45 fermandoci però nei pressi di Verghereto ad un autogrill per fare colazione, dopodiché ripartiamo e ci dirigiamo verso Ravenna, dove imbocchiamo la famigerata SS309 Romea, famosa per essere una delle strade più pericolose d’Italia, ma visto forse il gran caldo e considerato che è Domenica e la gente forse è al mare, la strada è libera e scorrevole…e anche bella dritta e larga, tanto che riesco a mantenere la media di 80 Km/h senza grossi problemi in modo tale da arrivare a Padova, prima tappa di giornata, verso le 12.30.

Il sole picchia bello forte, così parcheggio Sara in un garage a pagamento e, zaino in spalla, mi dirigo verso il centro storico armato di macchina fotografica e bottiglietta di acqua!

Padova: Ingresso ai Giardini Dell’Arena

Padova: Interno dei Giardini dell’Arena

Padova: Chiesa Degli Eremitani

Padova: Chiesa Degli Eremitani

Padova: Vicolo del Centro

Padova: Ponte Altinate

Padova: Palazzo del Comune

Padova: Palazzo del Bo

Padova: Palazzo del Bo

Padova: Portico del Centro

A metà percorso, mi fermo ad un distributore automatico per prendere dei tramezzini preconfezionati e una seconda bottiglia di acqua, in modo tale da placare sia la mia fame (dopo devo guidare, meglio non esagerare e appesantirmi troppo sennò mi addormento!) che la mia sete. Caronte anche oggi dà il meglio di sé con temperature abbondantemente oltre i 35 gradi (il termometro di una farmacia ne segnava 37!), costringendomi a girare all’ombra dei numerosi portici per sopportare meglio la calura. Camminando e sfidando il gran caldo, giungo nella grande piazza di Prato della Valle…

Padova: Prato della Valle

Padova: Prato della Valle

Padova: Prato della Valle

Padova: Prato della Valle

…dove si staglia l’imponente chiesa di S.Giustina.

Padova: Chiesa di S. Giustina

Padova: Chiesa di S. Giustina

Tornando indietro scorgo l’obiettivo di oggi e mi ci dirigo!

Padova: Piazza del Santo (Museo)

E posso così ammirare, a distanza di quasi 20 anni quando venni qui in gita scolastica con le scuole superiori, la bella Basilica di Sant’Antonio!

Padova: Basilica di Sant’Antonio

A questo punto torno indietro, passando dinanzi alla Cappella degli Scrovegni…ma la foto la tiro all’esterno.
Ho una tabella di marcia da rispettare e non posso visitarla…la tappa è ancora molto lunga!

Padova: Cappella degli Scrovegni (Vista Esterna)

Non ho nemmeno il tempo per poter ammirare il Duomo di Padova, anche se non è tanto lontano, ma il caldo e la stanchezza mi costringono a desistere…sarà per un’altra volta!

Panoramica del Duomo di Padova

Sono le 14 passate, fa caldissimo e sono ancora a metà strada…riprendo Sara dal garage e imbocco la SR307 in direzione Castelfranco Veneto quando, giunto ad un benzinaio per fare rifornimento, mi accorgo di essermi perso per strada un elemento essenziale del mio equipaggiamento: IL MIO PREZIOSISSIMO ‘PARACULO’! Un cuscinetto fatto con degli avanzi di gel solido e foderato con una vecchia canottiera da frapporre tra le mie chiappe e la sella, in modo tale da rendere il viaggio più confortevole…peccato: fin qui si era comportato in maniera più che soddisfacente. Da ora in poi dovrò farne a meno…vediamo se le mie proverbiali chiappe a chilometraggio illimitato non si smentiscono nemmeno stavolta!

Ci dirigiamo quindi verso Feltre costeggiando il Piave, ma il cielo, man mano che ci avviciniamo alle Alpi diventa sempre più oscuro e minaccioso quando, a pochi Km da Belluno, ci becchiamo lo sgrullone! Breve sosta da un benzinaio per indossare l’impermeabile e qui facciamo conoscenza con una coppia di Bonnevillisti di circa 55-60 anni che iniziano a chiacchierare facendo domande su dove fossimo diretti e, appena nominata la tappa di giornata, ci invitano a seguirli per alcuni km in modo tale da indicarci la strada.

Giunti a Ponte nelle Alpi -Polpet, la coppia prosegue per la sua strada ma ci indica di proseguire dritto…così io e Sara salutiamo e proseguiamo, iniziando a scalare la montagna fino a raggiungere l’imponente diga del Vajont!

Diga del Vajont

Diga del Vajont

La storia ormai la conoscono tutti: la diga è una delle più alte del mondo (oltre 260 metri!) ed è un capolavoro dell’ingegneria e dell’architettura Italiana, progettata e costruita negli anni ’60, ma teatro di una delle più terribili catastrofi italiane con le circa 2000 vittime e la distruzione di un intero paese (Longarone) nel lontano 9 Ottobre 1963.

Diga del Vajont: Ricordo delle Vittime

In questo caso, se dopo 50 anni e la catastrofe accaduta la diga è ancora in piedi è chiaro come prima le cose erano fatte per bene: il problema è che i progettisti non hanno considerato che era la montagna (Monte Toc) ad essere fatta male! E difatti è stato proprio il Monte Toc a franare nel lago provocando il suo traboccamento con gli effetti devastanti che purtroppo conosciamo.

Alberi All’Interno Della Diga del Vajont

Monte Toc Franato

Dopo questa breve sosta, sotto gli occhi incuriositi di un Milanese a bordo di una Suzuki V-Strom che guardava Sara con un pizzico di invidia, ripartiamo per la meta finale di giornata…ma dopo circa 3 km, mi accorgo che il mio navigatore cartaceo con tutte le indicazioni stradali, non è più al suo posto (tra le mie gambe, incastrato tra la sella e il serbatoio). Un attimo di smarrimento seguito da un bestemmione fragoroso che ha fatto girare alcune persone presenti lungo la strada: posso anche rinunciare al ‘paraculo’…ma alle indicazioni stradali proprio no! Torno indietro buttando lo sguardo a dritta e a manca, fino ad individuare il cellophane con le mie preziose indicazioni…meno male, l’ho ritrovato!

Bucio de culo!

Proseguendo nel viaggio, passiamo attraverso le montagne del Friuli Venezia Giulia percorrendo belle strade ricche di curve e attraversando stupendi paesaggi che, vista l’ora e considerato che mancano almeno altri 100 Km al traguardo di giornata, non riesco a fotografare.
Costeggiamo il bellissimo lago di Barcis e, discendendo dalle montagne, giungiamo nel piccolo centro di Spilimbergo, dove chiediamo indicazioni ad un anziano signore che ci indica la direzione spiegandoci di passare il ponte sul Tagliamento. Il ponte lo abbiamo passato, ma il Tagliamento…se era quella smisurata distesa di sassi senza nemmeno una goccia d’acqua beh, allora abbiamo passato anche quello!

Giunti nella ‘Capitale del prosciutto’, San Daniele del Friuli (che se avessi avuto posto, un bel prosciuttone lo avrei preso !) per recuperare tempo imbocchiamo la A23 in direzione Tarvisio, ma dopo poche centinaia di metri avverto un rumore provenire dall’avantreno di Sara, una specie di sferragliamento.

Che sarà mai?

Dopo pochi metri in cui tutto sembra tornare a posto però, sento qualcosa che mi urta contro il ginocchio e vedo la lancetta del contachilometri precipitare da 110 a 0!

Porc! Si è rotto il contachilometri!
E adesso come mi regolo con la velocità?

Sapendo che in quinta a 4000 giri sono a circa 90 km/h e che ogni 500 giri sono 10 Km/h, proverò a regolarmi col contagiri…solo che adesso non saprò più quanto km avrò percorso alla fine.

Non ci voleva proprio!
Alla successiva sosta all’area di servizio, scopro che si è spezzata la linguetta che comanda il rinvio del contachilometri!

Sto Fijo De Na…!

E vabbè…il viaggio deve proseguire e così continuando lungo l’autostrada, giungiamo al confine con l’Austria dove ci fermiamo alla frontiera per acquistare la vignetta da apporre sul parabrezza della moto per poter circolare sulle autostrade Austriache: 5 euro e posso circolare per 5 giorni (mi pare)! In pratica posso girare per 5 giorni 24 ore su 24 su tutte le autostrade…me cojoni!

Uscito dalla dogana vado subito ad apporre la vignetta sul parabrezza: a Roma tutti gli sbruffoni con le Bmw le hanno in bella vista. Adesso ce l’ho anch’io, ma su una Guzzi del 1981…che volemo fa?

Adesso Ce L’Ho Pure Io!

Proseguendo su un primo tratto di autostrada Austriaca, io e Sara usciamo nei pressi di Arnoldstein e da li raggiungiamo la tappa finale di giornata: il Camping Gerli nella cittadina di Villach. Entriamo un po’ timorosi nel campeggio, dato che erano le 20:30 e chissà se ci avrebbero fatti entrare…la reception era chiusa! Non parlando il Tedesco, provo col mio Inglese e un ragazzo mi indica di rivolgermi al ristorante dove trovo la signora che gestisce il campeggio la quale mi rassicura che c’è posto e che posso anche mangiare al ristorante e così, dopo aver scaricato i bagagli dal groppone di Sara, montato la tenda e fatto una bella doccia rigenerante, vado a cenare al ristorante ordinando una bella scaloppina con patate lesse e timo e, chiaramente, una birra 0,5 bella fresca e della zona (marca Villacher), con la quale mi disseto tracannandola come fosse acqua! Dopo una giornata lunga e faticosa come quella odierna, un bel C’ncion è d’obbligo.

Terminata la cena mi dirigo nella tenda e mi metto a dormire e, approfittando della quiete del campeggio cado presto tra le braccia di Morfeo…ma Giove Pluvio è in agguato!