Di Monica Surace
Un’altra riforma del processo civile che potrebbe non portare a nulla. Forse l’ennesimo spot pubblicitario di un Governo che ora è pronto al suo diciottesimo “tentativo” di migliorare le cose. Intanto, i tempi di tali giudizi restano lunghi (in media due anni) ed i costi sono aumentati, mentre l’arretrato è di 3milioni e 300mila cause civili pendenti in primo grado, di cui il 20% vede come controparte l’Inps (dunque lo Stato). Resta la carenza dei giudici, appena 5mila, su 17mila, quelli togati e la crisi delle cancellerie oberate di lavoro e con pochissimo personale. Un quadro non proprio roseo. Anzi.
Ed allora “…un’altra riforma del processo civile…” è davvero possibile?
E’ questo il dibattito forense che si pone costantemente e che è stato protagonista all’iniziativa di studio che si è svolta l’altro ieri pomeriggio nella sala della Costituzione della Provincia di Campobasso, organizzata dall’Associazione Forense del capoluogo molisano. Un momento di confronto e formazione per gli operatori del diritto, sempre attenti alle innovazioni di carattere giuridico.
Illustri relatori hanno esaminato e dibattuto degli aspetti positivi e negativi dell’impianto riformatore, con attenzione rivolta proprio alle riforme ancora in itinere.
Tra questi, il prof. Giuseppe Della Pietra, associato presso il dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, docente di diritto processuale civile, ha illustrato tecnicamente le principali novità del decreto-legge 132/2014 sulle “misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile”. Criticata sostanzialmente l’inutilità del decreto quando sarebbero bastate piccole modifiche per regolare più efficacemente le procedure. Nessun riferimento, invece all’ultimo disegno di legge, che consegue a quello della precedente commissione mai, stranamente, preso in considerazione. Ha poi concluso con delle slide per sintetizzare il modo di fare di un Governo che fa l’opposto di quello che dovrebbe fare. Un’attenzione particolare non è mancata per l’Avvocatura, il cui ruolo è minato su più fronti.
“Di fronte la schizofrenia ed alla imprevedibilità del legislatore, e fin quando il potere della magistratura non avrà limiti – ha infatti ribadito l’avv. Michele Draghetti, presidente della Commissione Procedura Civile Oua – l’Avvocatura difficilmente potrà tornare ad essere parte che dispone del processo”.