Di Matteo Renzi
Tanti segnali di ripartenza vengono in queste settimane dal mondo del lavoro. Sono allora andato in queste ore a fare un giro in regioni dove NON si votava (volevo evitare la solita polemica sulle passerelle elettorali).
Elle come Lavoro
Ho visto con i miei occhi i neoassunti della Fiat a Melfi. Pensare che, grazie alla qualità dei lavoratori, all’innovazione degli ingegneri e alla strategia del management, nel profondo Sud adesso si costruiscono le Jeep che poi da Civitavecchia vanno in America mi allarga il cuore. Grazie a fabbriche come Melfi per i nostri giovani connazionali si aprono le strade per un lavoro di qualità e non solo per la fuga all’estero. Perché il lavoro si crea riaprendo le fabbriche, non parlandone tanto nei salotti televisivi. Si crea con il JobsAct, non con i seminari. Si crea eliminando vincoli burocratici, non organizzando convegni. Penso alle tante critiche che ci sono arrivate addosso quando abbiamo difeso il progetto di Marchionne: sono orgoglioso di essermele prese tutte. Marchionne può stare simpatico o meno. Ma è un manager che ha dato un futuro alla Fiat. E una speranza a migliaia di nostri concittadini da Cassino a Grugliasco, da Melfi a Pomigliano d’Arco. Qualcuno ha cercato di costruire una carriera politica attaccando Marchionne. E qualcuno sta cercando di creare posti di lavoro con il JobsAct e difendendo chi ci prova. La differenza è tutta qui.
Ho visto il Mater Olbia nella meravigliosa e nobile terra di Sardegna. Una struttura abbandonata da anni che grazie a un lavoro di squadra, corale e intenso, abbiamo sbloccato favorendo un investimento da oltre un miliardo di dollari della Qatar Foundation. Diventerà un centro di eccellenza per la sanità e per la ricerca. E sarà solo l’inizio. Perché in Sardegna stiamo affrontando lo sblocco del cantiere della Maddalena (vergogna nazionale, ricordate il G8 del 2009?), la questione Meridiana, il progetto Sulcis e più in generale un disegno organico per questa isola troppo spesso trascurata dalla politica nazionale. Il progetto di Olbia creerà centinaia di posti di lavoro ma darà soprattutto un segnale di ripartenza a tutta la Regione. Perché il messaggio in Italia deve essere chiaro: se ce la mettiamo tutta, si riparte davvero.
E considero un fatto positivo che Audi abbia deciso di investire sull’Emilia Romagna nell’accordo siglato ieri l’altro. Non solo perché ci saranno oltre 500 posti di lavoro e quasi un miliardo di investimenti. Ma anche perché il segnale è che torniamo ad attrarre investimenti. Torniamo a fare l’Italia. Un paese che ha carte da spendere, non solo la patria delle lamentele
Vorrei essere chiaro: ancora non basta. C’è molto da fare. Lo faremo. Abbiamo ancora sei mesi di grande intensità nel lavoro per le riforme: pubblica amministrazione, fisco, giustizia civile. Oltre naturalmente alla conclusione della riforma costituzionale. Ma quello che a tutti i livelli stiamo registrando è che la speranza torna a mettere la residenza in Italia. Non siamo più il malato d’Europa. E se ce la mettiamo tutta possiamo tornare a guidare l’economia del vecchio continente come abbiamo fatto fino agli anni Novanta, prima di entrare in un periodo di stagnazione da cui stiamo faticosamente cercando di uscire.
I dati della crescita, finalmente positivi dopo undici trimestri, ci dicono però che questa ripartenza va incoraggiata, accompagnata, sostenuta. E il mondo della politica invece è sempre diviso in due: da una parte c’è chi tutte le mattine si alza e spera che le cose vadano male. Spera in un fallimento, in una crisi aziendale, in un’invasione di immigrati, in una polemica. Sono i BeppeGrillo, i MatteoSalvini: quelli per cui più va male, meglio è. Vorrei essere chiaro: capisco la Lega, capisco Cinque Stelle. Fanno una scommessa sulla paura e sulla rabbia. Perché paura e rabbia sono monete preziose nel mercato elettorale. Ma noi non li inseguiremo mai in quel terreno. Perché noi stiamo dall’altra parte del campo: dalla parte di chi non fa l’elenco dei problemi, ma prova a risolverli. Abbiamo proposte e progetti, non urli e proteste. E andiamo avanti mettendoci il cuore, talvolta sbagliando, ma sempre provandoci a testa alta e viso aperto. Questo è il nostro Governo, questo è il Partito Democratico.
Elle come Legalità
Durante la discussione delle elezioni regionali in molti si sono concentrati sui problemi dei candidati così detti impresentabili. Mai visto un dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà. Perché sono pronto a scommettere che come tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di dire nessuno di questi candidati – nessuno! – verrà eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche che grazie al sistema elettorale delle singole regionali vengono assemblate per prendere un voto in più (sia benedetto l’Italicum che finalmente eviterà questo spargimento di candidature!).
Ma anche se nessuno di questi sarà eletto a me interessa discutere di legalità. Anzi. Andiamo nel merito. Perché io su questo punto rivendico il lavoro che ha fatto il mio partito, il PD. Nel giro di tredici mesi abbiamo realizzato una svolta che sembrava impossibile solo a inizio legislatura. Abbiamo:
I. Approvato una legge con pene più dure contro la corruzione e la mafia
II. Istituito l’Autorità Anti Corruzione, affidandone la guida a Raffaele Cantone
III. modificato il falso in bilancio come ci eravamo impegnati a fare in campagna elettorale, cancellando le norme dei governi precedenti.
IV. Introdotto l’autoriciclaggio con l’accordo con Svizzera e Vaticano (se finalmente tutti pagano le tasse, forse è la volta buona che iniziamo a pagarne meno)
V. Approvato la legge sui reati ambientali
Noi non siamo giustizialisti. Abbiamo anche introdotto la responsabilità civile dei magistrati e modificato le norme per il carcere preventivo. Ma siamo per la legalità, sempre e ovunque.
Detto questo: ma possibile che in questa campagna elettorale si discuta di tutto tranne che del ruolo delle Regioni (che per noi va cambiato, come abbiamo scritto nella riforma costituzionale)?
Possibile che non si parli mai di sanità? Il nostro Governo ha commissariato un’azienda sanitaria, per la prima volta nella storia repubblicana, ravvisando infiltrazioni camorristiche, a Caserta. Nel silenzio dei media e degli opinionisti. Possiamo discutere di questo? O pensiamo che le uniche proposte sanitarie siano quelle assurde di Beppe Grillo su mammografia e tumori, alle quali ha giustamente risposto il ministro Lorenzin chiedendo che non si giochi sulla pelle delle donne e dei malati.
Possibile che non si parli di trasporti, di banda larga, di ambiente, di discariche, di bonifiche, di infrastrutture?
Eppure è su questo che dovrebbero votare i cittadini. Domenica non si vota per il Governo nazionale e nemmeno per il congresso del PD. Si vota per decidere il futuro delle Regioni e di alcuni comuni, per i prossimi cinque anni.
Una chiosa sulla Campania. Da giorni c’è un tormentone intorno alla candidatura che il PD ha espresso di Enzo De Luca, già sindaco di Salerno. Lo hanno scelto gli elettori campani con le primarie. De Luca ha uno stile che non è il mio. Ma l’ho conosciuto come sindaco. Ho visto che cosa ha fatto per la sua città. Come ha cambiato il volto della sua amministrazione, chiamando alcuni tra i principali architetti a ridisegnare centro e periferie, da Chipperfield a Calatrava, da Zaha Hahid a Boffill. Ho visto la raccolta differenziata al 70%, un centro di compostaggio che è l’unico di tutto il mezzogiorno, gli asili nido che sono in media europea al 30% mentre nel resto del sud sono in media al 5%. De Luca è un amministratore straordinario. Le questioni della Legge Severino che lo riguardano sono esattamente le stesse che hanno riguardato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Allora, fatemela dire chiara. Il Governo lavorerà con chiunque vincerà le elezioni, come è ovvio, perché noi siamo rispettosi del dettato istituzionale. Ma il PD crede che De Luca sarebbe un ottimo presidente. Con un altro nome, forse, avremmo vinto con maggiore sicurezza. Ma bisogna governare il giorno dopo. E per governare la Campania occorre capacità. Se la Campania fosse governata con l’efficienza con cui è stata governata Salerno il pil dell’Italia sarebbe più alto tra lo 0,5 e l’1%. Perché De Luca non avrà i modi della dama da compagnia inglese del 700, ma non ha perso un centesimo di fondi europei. E se fosse per lui non ci sarebbe un cantiere fermo in tutta la Campania. Decidano i campani e vinca il migliore: ma si parli di Bagnoli, di Pompei, della Napoli Bari, della crisi industriale di Carinaro, di Pomigliano, di Acerra, della Terra dei Fuochi, della costiera amalfitana, del polo agroalimentare del beneventano, degli insediamenti industriali irpini, della Federico II e del turismo, della Reggia di Caserta e di Ercolano. Si parli di questo e si decida su questo. Perché se finalmente sblocchiamo il sud, riparte l’Italia, tutta intera.
Per chi è interessato alla Liguria: qui c’è un’intervista al Secolo XIX.
Per chi è interessato alla Campania: qui c’è un’intervista al Mattino.
Per chi è interessato al Veneto: qui una chiacchiera in auto con Alessandra Moretti.
Che ha fatto una campagna bellissima e difficilissima. E che ha avuto il coraggio di dimettersi da un posto sicuro – il Parlamento Europeo – per fare la campagna elettorale. Altri candidati, di altri partiti, non hanno fatto la stessa cosa, tenendosi ben stretto il seggio
In Umbria la candidata del PD è la presidente uscente Catiuscia Marini, in Puglia l’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano
Due informazioni di servizio, invece. Stasera alle 18 sono ad Ancona (Teatro delle Muse) con Luca Ceriscioli, alle 21 a Firenze (teatro Puccini) con Enrico Rossi
Elle come lettere
Stavo leggendo le email che mi inviate in risposta alla E-News. Giacomo che a febbraio si lamentava perché Garanzia Giovani non gli aveva dato le opportunità che cercava ed è stato assunto una settimana fa da una multinazionale con un contratto a tutele crescenti. Giulia che ha 23 anni e finalmente è stata assunta a Genova (me lo scrive sua madre, che è iscritta alla newsletter, e che finalmente si sente più tranquilla). Massimo, che a 48 anni ha una storia difficile: vedovo, con due figli a carico, si è visto stabilizzare il contratto di lavoro dopo anni di precariato. Ricevo centinaia di storie così, come pure tante altre che segnalano problemi, difficoltà, fallimenti.Voglio dire a tutti voi che mi scrivete e mi date suggerimenti e consigli che è davvero un dono prezioso poter governare questo meraviglioso Paese, un’avventura fantastica. Vi sono grato anche perché grazie alle vostre email tengo aperto un canale di confronto costante e continuo con le questioni reali, quelle della vita di tutti i giorni, che altrimenti uno farebbe più fatica a incontrare in questa nuova vita. Da sempre per me l’Enews è una sorta di una finestra dal Palazzo, una finestra da cui entra sole e si respira aria buona. Vi prego, allora: continuate a scrivermi a matteo@governo.it
Un sorriso,
Matteo
Post-Scriptum. Torneremo presto a parlare di scuola. Intanto qualche numero, oltre le polemiche. Abbiamo chiuso un accordo significativo con la Banca Europea degli Investimenti. Quasi un miliardo di euro di investimenti per l’edilizia scolastica, 905 milioni di Euro per la precisione. Qui l’elenco, regione per regione Link dati mutui bei. Dai, che è la volta buona!