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Collegi E Campi Profughi: Cosa Cambia Nella Gestione Di Queste Strutture?

Di Vittorio Venditti

Parla Chi Ci E’ Stato

Oggi, contrariamente a quanto faccio di solito, per protesta non metterò ne link, ne foto, alla faccia dell’immagine che dicono “conti più dei fatti che si raccontano”. Oggi desidero farti riflettere sul problema che nessuno vuol mostrare fino in fondo, problema che si nasconde dietro immigrazione e disabilità, in un paese che si definisce “civile” ma che risulta più rozzo dell’esser rozzi tout court, a causa del fatto che vuol cambiare senza però dover cambiare.

Io posso parlare e sparlare della cosa, essendo stato per dieci anni in uno di quei lager che vengono definiti collegi o più pomposamente opere pie, avendo avuta la sola colpa di non vedere e per questo di non poter frequentare le scuole cosiddette “normali”. Intendiamoci: è stato un bene tutto ciò, se consideriamo che l’alternativa sarebbe stata quella di dover frequentare le scuole di Gambatesa, luogo che come ho detto più volte usava più pesi e più misure, discriminando gli alunni sulla base del censo e dell’arruffianamento dei genitori con personale docente e non. Detto ciò però, come mi è stato possibile, sono scappato da quel carcere, struttura che, come quelle similari, dopo l’aver data la possibilità di evadere ed esser trattati come normali cittadini e studenti, avrebbe dovuto chiudere i battenti per sempre e diventare solo un ricordo d’inciviltà.

E… chi vi lavorava… che fine avrebbe fatto?
Sarà per questo che tutte queste strutture sono ancora esistenti e rigogliose, a spese non solo dei cosiddetti “benefattori”?

Una similitudine la trovo con i campi profughi, meglio definibili come campi di concentramento dalla faccia pulita. Queste strutture, nate provvisorie e non in Italia, vedono giorno per giorno un sempre più ampio ed interessato sviluppo, teso ad inglobare più gente possibile, gente da rendere schiava in libertà, gente che poi viene spostata di terra in terra, di continente in continente, sulla base dei capricci di chi sposta queste masse e poi magari si presenta in politica per gestire lo stesso traffico.

Un esempio per tutti?

Laura Boldrini, da portavoce Unhcr (Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati), è diventata terza carica dello Stato ed oggi ce la dobbiamo sciroppare con tutte le sue spesso insulse battute; ma vuoi che questa non pensi al suo redditizio passato?

La Nostra per la verità, vorrebbe che coloro che fino ad ora erano nei campi di cui sopra, venissero in Italia ed in Europa e facessero ciò che più gli aggrada, magari sotto l’obbligo di “partecipazione” imposto agli autoctoni ai quali sarebbe demandato il dover pagare le spese…

Quanta differenza c’è fra questo modo di gestire le masse migranti ed il modus operandi che veniva e viene attualizzato nel governare i disabili nel nostro “bel paese”?

Insomma: si tratta o no di qualcosa che non deve cambiare pur mostrando sostanziali cambiamenti?