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Un Numero O Un Amico? (Del 22 Agosto 2012)

Di Vittorio Venditti
(Foto), Presa Da Internet

Cos’E’ Cambiato Da Allora?

Lo sbarco

A quindici anni esatti dal mio tentato omicidio, fallito per caso e del quale è colpevole lo Stato, in particolare la magistratura campobassana, troppo impegnata a smaltire il post San Giorgio, in quel caso post pranzo di Pasqua, ed in procinto di andare a banchettare come pasquetta comanda, mi permetto di tediarti con i problemi di chi, a seguire la stessa strada di tanti italiani, si sta riproponendo come un’indigesta peperonata, così, per riflettere: Qui quel giorno nel quale ho scritto di questi Disgraziati.

“ Ci siamo sbronzati con tutto ed in tutti i modi, abbiamo passati bei momenti, nonostante qualcuno volesse farci credere che nell’aria ci fosse un cambiamento, (crisi); ma quanti di noi hanno dimenticata la realtà che inesorabilmente ci circonda?
La foto che ti ho mostrata, ci fa tornare per l’appunto alla realtà, svegliandoci con il più duro degli schiaffi: vedere il nostro Prossimo nelle condizioni in cui non più di mezzo secolo fa, (per prendere una data simbolo, ma il problema, come si è posto prima, così si è posto dopo quella data e non è detto che non si possa riproporre), anche il gambatesano medio si trovava, avendo necessità di sopravvivere, quel gambatesano che oggi viene coccolato a suon di feste dell’Emigrante, quel gambatesano che non più tardi del pomeriggio di domenica scorsa, (sentito con queste orecchie), si è permesso di dire: “ma che ci fanno questi neri a Gambatesa?”.

Come scrissi e continuerò a scrivere in prossimità di ogni Natale che Dio ci vorrà far vivere, la corta memoria degl’italiani e dell’umanità opulenta in genere, fa sì che quella festa venga ricordata non per il Festeggiato ed il messaggio che Costui ha voluto lasciarci, ma per i chili presi, a causa dei bagordi che conseguono dagli sprechi in onore di tal ricorrenza.
Volendo tornare ancora più in dietro, mi viene da pensare al trattamento riservato ai prigionieri dei campi di sterminio di ogni regime dittatoriale, salvo poi scoprire che quei numeri, diventano persone quando assumono il nome di Primo Levi o di Anna Frank…
Così, mentre tutti si divertivano ed anch’io mi ubriacavo, quel poco di cervello fuso che mi resta, rimuginava al pensiero di chi, per avere le nostre briciole di “disperati per la crisi”, rischia di morire e spesso ci riesce.

Lo spunto mi viene da una notizia sentita alla radio e letta su tutti i giornali dell’altro ieri:
Samìa, già nel duemila otto aveva partecipato alle gare di atletica a Pechino, arrivando ultima, ma difendendo con onore la bandiera della Somalia.
La Nostra, avrebbe voluto a tutti i costi partecipare anche alle olimpiadi di Londra, sicura che avrebbe vinto qualcosa, se non altro, l’onore della partecipazione; ma non aveva soldi per il viaggio ordinario.
Decide dunque di arrivare in Inghilterra, affrontando uno dei numerosi viaggi della disperazione che, foraggiando criminali di ogni genere, a mio avviso protetti anche da chi dice di combatterli, porta nella vecchia Europa disperati di ogni risma.
Non si sa bene ne ora ne data, fatto sta che la nostra aspirante olimpionica viene sopraffatta dal mare, e torna in Somalia solo come nome scritto su una lista, chissà quanto attendibile…

Samia non si dopava;
Samia aveva come doping il coraggio delle sue azioni, meglio definibile come il coraggio di vivere, sapendolo fare con dignità…

Forse è per questo che nessuno l’ha voluta aiutare a raggiungere il suo scopo?

A Gambatesa, dall’aprile duemilaundici, abbiamo ospiti ragazzi dell’età dei nostri pochi giovani, ma di cultura altamente superiore.

Non parliamo dell’educazione!
Quando ti trovano, ti salutano loro, ed in maniera calorosa, spesso anche troppo.

Se mi leggi da Gambatesa e vivi qui stabilmente, senza dirlo ai quattro venti, ma solo alla tua coscienza:
Visti quei numeri che affogano nel canale di Sicilia, vorresti sentir dire che Aliù (ad esempio), non ce l’ha fatta a raggiungere Lampedusa?
Che Abu, sia morto di stenti mentre andava alla deriva su un peschereccio scassato, poi portato in quei cimiteri dove magari dovrà essere rubato per un nuovo carico di schiavi?
Che Alom abbia persa la propria vita nell’Egeo, caduto in mare per il menefreghismo degli scafisti, che ovviamente si sono fatta pagare la tratta in anticipo?

Sì, non mi vergogno, oggi voglio rovinarti la festa e la tranquillità, ricordando a me stesso che se a Gambatesa oggi abbiamo i “neri” da altre parti hanno i gambatesani, quelli che ogni anno vengono coccolati con la Festa dell’Emigrante, sicuramente non presente nel calendario feste dei paesi d’origine dei “neri”.

Là, a differenza di qua, c’è magari lo sparo…
Ma da quello che si vede in TV… non sembrano fuochi d’artificio.”

Ora te lo richiedo: cos’è cambiato da quel 22 agosto di tre anni fa?
Nell’ultimo naufragio, quante Samia, quanti Aliù, Abu o Alom non hanno potuto avere neppure la soddisfazione di rientrare nei paesi d’origine in una bara, finendo pasto per i pesci che magari noi mangeremo in uno dei nostri prossimi pranzi di italiani dalla memoria corta?
Quant’è cambiata da quel giorno la politica di quel pachiderma inutile e vorace che si chiama Europa?
L’operazione gattopardesca di questi giorni, quanti altri “incidenti” metterà in conto, per non Incidere sulla coscienza di chi ci governa, opposizioni comprese?

Chi mi fa il santo piacere di riferire a quel cretino che, emigrato da Gambatesa per fame, (a suo dire! Per carità!), e sbarcato in terra d’Emilia, oggi si permette d’insultare il Prossimo, affamato come lui, a suo tempo e credo pure ora, presentandosi come leghista su quella terra della massa di nessuno che risponde al nome di facebook, perché non ha fegato di farlo in una piazza normale, magari mettendoci la faccia e discutendone con chi sa qual è il suo vero status?

Sarò costretto in seguito a riproporre quanto farneticato così veemente, facendo “pensare” al benpensante di turno che oggi non mi andava di scrivere e per questo ho riproposta una “minestra riscaldata” per riempire la giornata?