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Nucleare “De France”: Meglio Di Quello Patrio?

Di Vittorio Venditti

E Non Mi Chiamare Cassandra!

Lo scorso ventisei aprile, parlando di un disastro accaduto venticinque anni prima, mi permisi di esporre il mio pensiero, risultato poi minoritario, per effetto del referendum tenuto in tema lo scorso giugno.

Non voglio sparare sulla Croce Rossa:
Mi sembra però, che quanto mi permisi di dire, si è puntualmente verificato.

Non, che io desideri lo sterminio degli italiani, (quand’anche ne avrei diritto di rivendicazione), ma almeno, mi sia concesso il desiderio di morte, da esprimere nei confronti di quei “sognatori”, che non hanno voluto accettare la realtà, intesa nel fatto che, mentre l’italietta si ribellava alla sola idea di avere sporche e distruttrici centrali nucleari, i nostri cugini francesi, colonialisti per nascita e di più larghe vedute, ci tiravano per i piedi, (ad esclusivo loro vantaggio), pregando Dio che i “fessi italiettani” votassero per la non costruzione di centrali nucleari, loro future concorrenti, nella mietitura di danaro a discapito dei “fessi votanti referendari recidivi”.

Quanto scrissi allora, sia pur non desiderato, si è verificato puntualmente.
Ovvio, che tutti, in primis i mas media italiettani, si sono preoccupati di ridurre alla calma il pubblico pecorone.

Ma quanto c’è di vero nei loro proclami?
Perché, nonostante tutto, si cerca in tutti i modi di minimizzare l’incidente accaduto?

Certo, che se si dovesse essere sinceri, domani stesso, i cosiddetti “anti T. A. V., lascerebbero indisturbati gli operai dei cantieri in val di Susa, per andare a protestare in Francia, ovviamente tenendosi ad adeguata a distanza dalle frontiere, vista la differente reazione che avrebbero i locali gendarmi, diametralmente opposta a quella messa in campo dalle nostre più tolleranti e “buscanti” Forze dell’ordine.

Al di là di tutto e senza volerti tediare più di tanto con discorsi elementarmente ovvi, mi permetto di rimarcare l’assoluta insubordinazione di noi italiettani, nei confronti di chi, avendo l’esperienza nel sangue, sa come dominare un popolino come il nostro, tenendolo alle briglie, così, come a suo tempo fece il grande Napoleone, da tutti oggi posto alla stregua di un pazzo.