Di Stefano Venditti
Volontario per passione, nonno per vocazione, angelo custode per professione. Un cuore ricolmo d’amore, una persona che ha fatto sempre del bene nella sua vita e che nell’età della pensione ha voluto dedicare tutto il suo tempo ad una vera e propria missione. Un uomo di vecchio stampo forgiato da una grande umanità che si percepisce attraverso il suo sguardo che è, nel contempo, tranquillo ma fiero e sincero. E’ questo in sintesi l’identikit del signor Giovanni Curci il “nonno” che si prende cura delle tombe dei bambini e, più in generale, di tutte le tombe che sono abbandonate, sia nel cimitero vecchio sia in quello nuovo.
A Natale, nelle feste comandate, nei giorni festivi, di domenica, sotto il sole, sotto la pioggia, sotto la neve, il signor Giovanni è sempre presente al suo posto e negli anni è diventato il punto di riferimento per i parenti e i familiari dei defunti che riposano nel cimitero di Campobasso. In lui la cittadinanza, e in special modo le persone che giungono da fuori città, ha trovato un amico, un sostegno morale, un aiuto concreto ogni qual volta si reca a visitare i propri cari. Il signor Giovanni, infatti, conosce forse meglio delle sue “tasche” tutte le aree presenti nel cimitero e, quindi, spesso riveste anche il ruolo di ufficio informazioni per rintracciare la sepoltura terrena di quelle persone di cui non si hanno dei precisi riferimenti se non il nome e cognome. Il signor Giovanni non si limita solo a dare informazioni ma si prodiga anche e soprattutto nell’aiutare tutte quelle persone che hanno difficoltà a raggiungere i propri defunti che sono tumulati nei piani alti delle varie strutture. «I morti pregano per me e se riesco ancora a camminare sulle mie gambe è grazie anche alla loro intercessione» è solito affermare il signor Giovanni che nelle sue parole e nei suoi gesti riesce a dar vita a una grande fede. «Durante la mia permanenza alle dipendenze del Comune di Campobasso ho lavorato, alla fine degli anni ‘90, anche nell’ufficio comunale al cimitero. In quel luogo ho lasciato il mio cuore – ha ribadito il signor Curci – è mi ero ripromesso che quando sarei andato in pensione avrei continuato a prendermi cura dei defunti e delle loro tombe, e così è stato! Nel 2000 sono andato in pensione e, quindi, cambiando il mio status ho deciso di diventare un volontario e grazie all’associazione “Santo Stefano” iniziai la mia opera quotidiana di assistenza. Mi si stringeva il cuore a vedere le tombe dei bambini abbandonate, ornate da una sola e piccola croce in legno. Tombe, forse, che ospitavano bambini la cui madre aveva deciso di interrompere la gravidanza e che, quindi, avevano già dovuto vivere, per così dire, un destino infame e che, quindi, non potevano essere nuovamente abbandonati in completo anonimato in una terra fredda e senza un minimo segno o gesto d’amore. Allora mi venne l’idea di adornare le tombe e di renderle più consone al ricordo dei piccoli deceduti. Da solo, ovviamente, non sarei riuscito a far nulla anche perché serviva una certa quantità di denaro. Trovai un valido supporto alla mia idea in Domenico Clera, titolare di una impresa di pompe funebri, che non mi lasciò neanche spiegare tutto il mio progetto che mi disse subito di si. Da allora nessuna tomba è più isolata al suo triste destino, nessun bambino si sente più solo nel cimitero di Campobasso – ha sottolineato il signor Curci -. Ogni tomba ha il suo mazzo di fiori finti, ogni tomba ha il suo fiocco bianco, ogni tomba ha la sua targhetta con il nome del bambino defunto, ogni tomba viene curata con amore quotidiano come se fossero i miei nipoti acquisiti. Mi si stringeva il cuore di commozione e di dolore ogni volta che vedevo arrivare una cassettina dall’ospedale contenente le spoglie mortali di un bambino. Non potevo rimanere indifferente ad un simile evento, non potevo far finta di nulla, non potevo lasciarli nuovamente soli, erano comunque bambini!» Un benefattore di altri tempi che ha seguito la voce del suo cuore, che ha voluto realizzare dei fatti concreti per dare una degna sepoltura a tutti ed in particolar modo ai bambini. Tra le altre cose, l’amministrazione comunale di palazzo San Giorgio ha approntato una delibera su misura per il signor Curci affinché lo stesso possa lavorare e prestare la sua opera meritoria in perfetta tranquillità, sotto ogni punto di vista in particolar modo legale ed assicurativo. A tal proposito il signor Giovanni si è tesserato con l’associazione di quartiere di “Campobasso Nord”, suo rione di residenza. «Debbo ringraziare a cuore aperto sia l’amministrazione Di Bartolomeo sia il comitato di quartiere ed il presidente Franco Sallustio che mi hanno permesso di continuare a stare vicino ai defunti e a prendermi cura dei bambini. Sono a completa disposizione di tutti e ci tengo a precisare che non accetto ne offerte in denaro ne regali di sorta perché quello che faccio lo faccio dal più profondo del cuore e la miglior ricompensa per me è rendermi utile al mio prossimo e nel mio piccolo essere di conforto a tutti coloro che non riescono a darsi pace dopo la perdita di una persona cara. Non potevo certo lasciare le tombe dei bambini senza neanche un fiore, senza una targhetta dove si poteva leggere il nome, senza un minimo di cura del verde che le circonda. E’ un dovere morale e civile prendersi cura dei propri cari defunti e, la dove non è possibile per i familiari, intervengo io». Ma i compiti del signor Giovanni non hanno confini, il suo ruolo è quello di prendersi cura del cimitero in senso generale. In passato, infatti, si occupava anche della manutenzione delle aree verdi che si trovano all’ingresso del nuovo cimitero, compito ora affidato ad una ditta esterna, o di cambiare le lampadine fulminate delle lampade votive presenti nei pressi delle tombe, che tutt’ora svolge con profondo senso del dovere. Una presenza costante e discreta che grazie al suo impegno incondizionato è riuscito a rendere meno triste e meno sconsolato un luogo che per antonomasia è abbinato al dolore e alla disperazione. Un nobile cavaliere che vive oggi giorno e che cerca di combattere il dolore della morte.