Di Stefano Venditti
A Baranello ogni anno si rinnovano i riti legati al matrimonio dell’ottocento
L’intero paese si trasforma in un set teatrale dove prendono vita personaggi e storia vissuta di un passato che ha ancora legami durevoli con il presente
Ogni 16 agosto e la domenica successiva Baranello si risveglia nel passato. Grazie a La Compagnia di Cultura Popolare “Le Bangale” la tradizione dei riti del matrimonio dell’800 riprende vita.
Un evento per l’intera popolazione frutto del coinvolgimento di giovani, adulti, anziani e donne in particolare che si sono riappropriate della tradizione, ma anche della ricerca storiografica iniziata negli anni ’80 dal professore Giovanni Di Risio e dal recupero dei contenuti dei bauli che le nonne conservavano gelosamente. Dal 1991 si è data vita all’attuale ricorrenza che mette in risalto la figura della donna del tempo.
I rituali del matrimonio si concretizzano attraverso una rigida sequenzialità. Si parte dall’innamoramento. La richiesta ufficiale (quéte) si realizza solo col consenso da parte del nucleo familiare a cui il giovane appartiene. Il fidanzamento è già percorso di iniziazione al nuovo status. Solo ora la suocera fa dono alla futura nuora de “lu bangale”, il grembiule del costume della festa che, attraverso la più o meno ricchezza dei galloni e dei ricami in seta, diventa simbolo della posizione che la sposa andrà in seguito ad avere.
La presentazione del corredo ha una duplice funzione: far sapere alla comunità ciò che la donna porta in dote e testimoniare la condizione economico-sociale della sua famiglia. La “dodda” esposta diviene oggetto di contratto, ratificato alla presenza di un notaio.
Uno dei riti più suggestivi della cerimonia è il trasporto del corredo dalla casa della giovane alla dimora della suocera, quella dove andrà a vivere.
Le amiche della ragazza sistemano la dote in grossi cesti (cofani) e li trasportano in corteo
mentre la suocera attende sull’uscio della sua casa. Il passaggio successivo è la preparazione del letto che ospiterà gli sposi. Il culmine si raggiunge nella celebrazione delle nozze.
La sposa entra nello status di donna maritata con l’abbandono del fazzoletto a favore della “mappa”.
Il corteo nuziale, caratterizzato dal lancio beneaugurante di fiori e coriandoli (grascia), attraversa le strade,
suggellando l’avvenuto cambiamento attraverso il rituale del passaggio della sposa sotto i ponti allestiti con coperte in raso antico su cui risaltano bambole e banconote.
Una cerimonia pone in risalto la valenza storica e religiosa del matrimonio che si svolgeva nella tradizione contadina.
Baranello, infatti, a tutt’oggi, è caratterizzato da una popolazione che per i 2 terzi è residente in campagna.
La chiave di lettura di questa tradizione è la donna che non godeva degli stessi diritti dell’uomo.
La donna era sottomessa sin dalla nascita, sia nella sua famiglia sia in quella di arrivo una volta maritata.
Per assurdo il rito del matrimonio è tutto al femminile, ma nella vita reale la donna era sempre un gradino più in basso nella scala sociale.
L’unico momento di rivalsa era quando diventava suocera.
Solo allora poteva decidere del destino del figlio ma anche della nuora, prendendosi una rivalsa, seppur piccola, nei confronti del suo status di sottomissione.