Di Vittorio Venditti
Ecco Come Vengono “Protetti” I Nostri Familiari Più Deboli
Se nel periodo della loro gioventù i nostri padri e nonni facevano sacrifici e sognavano di partecipare a Rischiatutto e magari qualcuno di loro ha rischiato di prendervi parte sul serio per guadagnare soldi che allora avevano un valore, oggi questi nostri cari, senza volerlo e soprattutto in maniera subdola, ricevono la visita di Raschiatutto che si appropria di ciò che resta dei loro sacrifici, sotto innumerevoli ed apparentemente insignificanti piccole forme, alleggerendoli di quel danaro che non avrà più valore come quello del passato ma è spesso vitale per la maggior parte dei pensionati.
Come difendersi?
Di seguito, nella farneticazione, ti offro un documento ed alla fine qualche dritta che scoprirai essere utile se non conosci il “nemico”, vale a dire la pubblica amministrazione.
Qualche anno fa, nel produrre all’INPS la domanda che avrebbe permesso ai miei genitori di ricevere le loro sudate pensioni, (quasi date per elemosina dopo anni ed anni di contributi versati), non avendo dimestichezza con tali scartoffie decisi di avvalermi dell’aiuto di un patronato per risolvere al meglio la questione. Fui accolto con i miei ed in breve risolsi il loro problema che però trovò soluzione in maniera gratuita e ciò m’insospettì non poco. Se mi leggi da tempo o mi conosci, saprai senz’altro che io ho sempre diffidato di chi mi vuol bene a scatola chiusa; quando poi quel “bene” diventa troppo, per me significa che è un bene interessato e mi guardo le spalle per non avere successive rotture di ……
Fatta questa premessa, attesi di vedere i mandati di pensione dei miei e trovai l’ovvia fregatura ed il suo nascondiglio: Non pagammo niente perché dal primo mese di pensione versato ai miei genitori, fra le pieghe di un resoconto appositamente arzigogolato, scoprii che veniva trattenuta una quota, se pur di lieve entità, da girare al sindacato o patronato che dir si voglia, che aveva preparata la domanda gratuitamente inviata alla Previdenza Sociale.
Due pensioni = Due quote sindacali.
Il tempo ha giocato un ruolo non marginale nel fatto che io non abbia reagito con immediatezza; i prelievi erano di piccola e quasi insignificante entità ed avevo cose più importanti da portare a soluzione. Nei giorni scorsi però, una persona buona di cuore, (della quale non farò mai il nome per evitare gravi ritorsioni alla mia fonte d’ispirazione), mi ha ricordato questo fatto e mi ha offerto direttamente il documento che ti propongo ora in download, [download id=”786″ format=”2″], foglio già in mio possesso ma riposto nei meandri del mio dimenticatoio, luogo che tiene in sé una miniera di cose che forse riuscirò a portare a compimento se e quando andrò in pensione, ovviamente senza il versamento di quote sindacali così sottilmente estorte!
La morale di questa storia potrebbe far irritare il benpensante di turno che probabilmente starà già dicendo fra sé e sé che io parlo e sparlo ma poi voglio tutto in maniera gratuita. A questo italiano medio rispondo che sarebbe stato sufficiente che all’atto della presentazione della domanda di pensione, chi la preparò, avesse chiesto il giusto compenso, più che versato in questi otto anni con le trattenute sindacali estorte senza alcuna informativa in merito da parte di quei “santi benefattori”: Avrebbero fatta più bella figura!
Io infine mi chiedo qual è il giro d’affari di queste organizzazioni che di diverso dalla mafia hanno solo l’identificativo, atteso che un euro o più al mese presi ad ogni pensionato facciano un discreto gruzzoletto, ribadisco ESTORTO a chi magari non legge neppure il resoconto compilato alla stessa stregua del rendiconto di una bolletta della luce o di una qualsiasi tassa imposta da chi ce ne impone giornalmente tante da costringerci a continuare a vivere evitando di perdere tempo a leggere quelle scartoffie che fanno da giustificativo a prese di beneficio senza rese in servizi.
Io ti ho offerto quella richiesta di revoca della trattenuta sindacale nella speranza che il tuo buon cuore ti imponga di utilizzarla per aiutare i tuoi cari che magari non sanno nemmeno di venir turlupinati da chi poi fa finta di portar loro rispetto ed a ciò, come detto in testa a questa farneticazione, aggiungo qualche dritta utile se non conosci gli uffici INPS, nel caso mio, di Campobasso.
Scaricato e compilato il foglio che trovi sopra in download, dopo averlo fatto firmare alla persona interessata alla revoca, lo porterai personalmente alla sede INPS; a Campobasso si trova in Via Zurlo e gli uffici sono aperti al pubblico dalle otto e trenta alle dodici dal lunedì al venerdì, festivi esclusi. Il pomeriggio sono chiusi.
Dovrai recarti allo sportello avendo con te il documento di riconoscimento, (carta d’identità), di chi ha firmata la richiesta di revoca perché l’impiegato chiederà di visionarlo sia pur per terza persona. Entrando nella sede INPS, dovrai prendere il numero per fare la fila e dovrai scegliere il contrassegno “A”, che quasi sicuramente t’indirizzerà allo sportello “UNO”. Qui, l’operatore acquisirà la richiesta di revoca e ti rilascerà una ricevuta cartacea, (al massimo in cinque minuti), che attesta che la pratica è stata espletata e che andrà in vigore a partire dall’inizio del terzo mese dalla presentazione della pratica stessa; nel caso mio, avendo presentata tal richiesta in data diciassette marzo, questa darà i suoi benefici effetti a partire dal prossimo primo giugno.
Se credi, di questa richiesta fanne buon uso.
Diversamente ignorala e scusa per il disturbo.