Di Stefano Venditti
Si chiamano “Patriarchi” della natura è sono gli alberi secolari che vivono il Italia. Un’associazione li ha identificati, contati e raccontati, grazie anche al contributo del Corpo Forestale dello Stato. Sì è così arrivati a catalogare ben 6000 alberi, divisi per regione e province.
Di questi “Patriarchi” il più antico si trova vicino Oristano, in Sardegna: è un ulivo di ben 3800 anni, alto 11 metri con un tronco dalla circonferenza di ben 13 metri. Il re dei castagni vive in Sicilia, più che un albero sembra un vero e proprio bosco, questa stupenda pianta si trova in un bosco di carpineto a Sant’Alfio, nella provincia di Catania.La circonferenza del tronco misura oltre 54 metri, ma in realtà si tratta di tre fusti separati tra di loro ma cresciuti tutti sullo stesso ceppo, età stimata 3.000 anni è considerato il castagno da frutto più antico del mondo. A questo sono legate tante leggende, ma di vero risulta una stampa del 1800 che rappresenta l’albero con dentro un impianto per far essiccare le castagne nel periodo autunnale. In Puglia abbiamo la quercia dei 100 cavalieri, alta 19 metri con circonferenza di tronco di 4 metri e 800 anni di vita. I Larici del Trentino Alto Adige, che si trovano all’ingresso del paese di Santa Gertrude la cui età stimata è di 2.300 anni. In Calabria il platano di Cringa, in Emilia Romagna i pioppi di Armarolo, in Veneto il platano dei 100 Bersaglieri, in Friuli Venezia Giulia, la Fornia di Sterpo, in Umbria, la Quercia di Nottoria, in Valle d’Aosta, il Tiglio di San’Orso, in Basilicata, il Pino di Serra Crispo. In questo elenco di autentici e veri monumenti dell’architettura naturale potrebbero essere inseriti, a breve, due alberi secolari che sono stati individuati dal dottor Michele Tanno , agronomo rinomato e presidente dell’associazione “Arca Sannita” in due comuni della provincia di Campobasso. A Jelsi, infatti, è stata rinvenuta una quercia di 500 anni, mentre a Cercepiccola è stato trovato un pero di 250 anni che ha ancora una fase fruttifera di buona intensità.
«Ho invitato personalmente il presidente dell’associazione “Patriarchi della Natura d’Italia” a Campobasso e con lui abbiamo visitato la quercia secolare di Jelsi. A breve mi è stato ripromesso – ha affermato il dottor Tanno – che sarà inserita nel loro archivio tra le piante ritenute di notevole interesse per le loro caratteristiche di età, dimensione, rarità. Archivio che potrebbe anche catalogare il pero di Cercepiccola che ha una età stimata sui 250 anni. A Forlì una pianta simile a quella di Cercepiccola è divenuta un’attrazione di richiamo non solo nazionale tanto è vero che nei suoi pressi sono nate diverse strutture ricettive, come agriturismi. Tutti vogliono vedere e fotografare il pero di Forlì ed assaggiare i suoi frutti. Figuratevi che sono stati posti in vendita anche i suoi semi, in modo tale da poter far riprodurre un albero di tale importanza. Un progetto simile potrebbe essere realizzato anche con i nostri “patriarchi” che potrebbero dare nuova linfa vitale al turismo nella nostra regione. Per esempio, i Comuni di Jelsi e di Cercepiccola potrebbero organizzare nei pressi dei due “patriarchi” la festa dell’albero coinvolgendo le scolaresche non solo molisane, attivando così un circuito virtuoso. Si potrebbero vendere, perché no, anche i frutti del pero. Siamo fortunati ad avere sul nostro territorio due monumenti viventi che si stagliano nel cielo a dimostrazione della ricchezza della biodiversità del Molise – ha concluso il dottor Michele Tanno – e della magnificenza di madre natura. Un patrimonio da salvaguardare e tutelare, ma che, nel contempo, deve essere divulgato e promosso secondo i canoni più idonei».