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IL MOLISE CHE TI STUPISCE: CAMPOBASSO ABBRACCIA PAPA FRANCESCO

Di Stefano Venditti

Per La Prima Volta Un Pontefice Si Ferma Nella Città Capoluogo Di Regione

Il 5 luglio era atteso come un giorno storico non solo per Campobasso ma per l’intero Molise. Un giorno che sarebbe rimasto indelebile nelle memorie dei campobassani e dei molisani in genere perché sarebbe coinciso con la visita pastorale di Papa Francesco.

E così è stato.

Per una città abituata alla calma del sabato mattina, visto che la maggior parte dei campobassani ha un impiego pubblico nei diversi uffici statali presenti sull’intero territorio comunale, al poco traffico e ad un risveglio lento e piacevole, il 5 luglio è stato un giorno diverso, particolare ed emozionante che ha data “la scossa” all’intera popolazione. Il lungo fiume di pellegrini, solo su Campobasso si parla di circa 150 mila persone, ha invaso pacificamente ed ordinatamente la città sin dalle primissime luci dell’alba. Dai parcheggi organizzati nelle strade periferiche di Campobasso un flusso colorato di persone si è avviato lentamente verso l’area dell’ex stadio Romagnoli per seguire da vicino la messa celebrata dal Santo Padre. Famiglie intere, bambini, adulti, anziani, ammalati, disabili, volontari, si sono incamminati verso la “Capanna del Pastore” per vivere una giornata speciale all’insegna di Papa Francesco. Man mano che si avvicinavano al vecchio Romagnoli i pellegrini venivano avvolti dal benvenuto che la città ha voluto regalare alle migliaia di fedeli e a Papa Francesco. Sulle ringhiere dei balconi e sui davanzali delle finestre, infatti, i campobassani, in segno di omaggio e devozione, hanno esposto piante e fiori colorati, bandiere del Vaticano, diversi striscioni ed effigi di Papa Francesco e molte coperte di pregiata fattura.

Ci si aspettava un’invasione molto più fragorosa e disordinata, invece, il popolo di Dio, il popolo di Papa Francesco ha rispettato in pieno ed in maniera molto educata tutti i dettami imposti dalla sicurezza che c’è dietro un simile evento. Campobasso, non abituata a simili ed eccezionali avvenimenti, è riuscita a rispondere in maniera egregia grazie anche e soprattutto ad un’organizzazione perfetta e professionale che ha saputo prevedere e provvedere a tutti i vari aspetti collegati alla visita del Pontefice.

Una volta disposti nelle 25 mila sedie, costruite in cartone pressato, sistemate nell’area dell’ex Romagnoli i pellegrini hanno atteso in preghiera o cantando lodi al Signore l’arrivo del Vescovo di Roma.

Verso le 8.15, poi, tutti con il naso all’insù attirati dal fragore delle eliche dell’elicottero che ospitava Papa Francesco. Un momento di forte emozione che ha unito tutti i pellegrini presenti, e gli oltre 500 giornalisti accreditati da tutto il mondo, in un unico e fraterno abbraccio verso il Vicario di Cristo in terra. E Papa Francesco non si è fatto attendere, anzi è atterrato con ben 15 minuti di anticipo sull’eliporto costruito nei pressi della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi del Molise.

In via De Sanctis la sua prima tappa, l’incontro con il mondo del lavoro e del mondo produttivo nell’aula Magna dell’Ateneo molisano. All’entrata di Papa Francesco nell’aula Magna si è subito percepita la presenza di un uomo semplice ma carismatico, buono ma determinato, dolce e paterno. Un Papa che si sente ancora prete, ancora vescovo e che ha infiammato gli animi dei presenti soprattutto nei momenti in cui, a braccio, è andato al di la del discorso ufficiale preparato proprio sugli argomenti che sarebbero stati introdotti nei vari interventi quali il lavoro, la famiglia, la disoccupazione, il futuro dei giovani.

Tra questi passaggi uno dei più significativi è stato “… ma vi dirò una cosa: io vado al confessionale, confesso gente; adesso non tanto come lo facevo nell’altra diocesi … Quando viene una mamma o un papà giovane, domando: “Quanti bambini hai?”, mi dice. E faccio un’altra domanda, sempre: “Dimmi: tu giochi con i tuoi bambini?”. La maggioranza: “Come, Padre?” – “Sì, sì: tu giochi? Perdi tempo con i tuoi bambini?”. Stiamo perdendo questa scienza, questa saggezza di giocare con i nostri bambini. La situazione economica ci spinge a questo, a perdere questo. Per favore, perdere il tempo con i nostri bambini! La domenica: lei ha fatto riferimento a questa domenica di famiglia, a perdere il tempo …”.

Altro messaggio forte lanciato da Papa Francesco nel tempio della formazione molisana è stato quello del lavoro che equivale a dare dignità all’essere umano. “… non avere lavoro non è soltanto non avere il necessario per vivere: no. Noi possiamo mangiare tutti i giorni: andiamo alla Caritas, andiamo a questa associazione, andiamo al club, andiamo là e ci danno da mangiare. Ma quello non è il problema. Il problema è: non portare il pane a casa: questo è grave, e questo toglie la dignità! Questo toglie la dignità. E il problema più grave non è la fame, c’è un problema. Il più problema più grave è la dignità. Per questo dobbiamo lavorare e difendere la nostra dignità che la dà il lavoro. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese: è vero. Ogni giorno ce ne fa una, eh? E’ così, il nostro Padre. Dio che rompe gli schemi. E se noi non abbiamo il coraggio di rompere gli schemi, mai andremo avanti perché il nostro Dio ci spinge a questo: a essere creativi sul futuro. Bella definizione teologica!”

Il Papa, poi, si è congedato dall’aula Magna prima di tutto salutando calorosamente tutti, nessun escluso, con una delicatezza e con uno sguardo amorevole come un padre amorevole fa con i suoi figli, i suoi figli prediletti e ringraziando per il dono ricevuto dalla comunità regalando anche un aneddoto. “ … mi ha colpito il fatto che mi abbiate donato un dipinto che rappresenta proprio una maternità. Maternità comporta travaglio, ma il travaglio del parto è orientato alla vita, è pieno di speranza. Allora non solo vi ringrazio per questo dono, ma vi ringrazio ancora di più per la testimonianza che esso contiene: quella di un travaglio pieno di speranza. Grazie! E vorrei aggiungere un fatto storico, che mi è successo. Quando io ero Provinciale dei Gesuiti, c’era bisogno di inviare in Antartide, a vivere lì 10 mesi l’anno, un cappellano. Ho pensato … è andato uno. Ma, sapete, era nato a Campobasso, era di qua … Grazie!”.

La seconda tappa della visita del Pontefice romano a Campobasso è coincisa con la celebrazione della Santa Messa domenicale nell’area dell’ex Romagnoli, nel cuore della città, punto focale della visita pastorale in Molise. Ovviamente consueto bagno di folla per Papa Francesco nel tragitto, seppur breve, dall’Unimol all’ex Romagnoli. Un bagno di folla dal quale Papa Francesco non si è sottratto e dove è emersa dirompente ancor di più la sua semplicità, la sua umanità, la sua grande bontà.

All’arrivo del Pontefice nella sede della Santa Messa un vero e proprio boato ha avvolto il Vicario di Cristo in terra. Un abbraccio caloroso e vigoroso di fedeli e pellegrini giunti a Campobasso da tutte le regioni limitrofe, pronti a testimoniare la loro fede e la loro speranza nella guida spirituale della Chiesa universale. Un abbraccio variegato e colorato che Campobasso e il Molise ha voluto donare a Papa Francesco attraverso le caratteristiche e le tradizioni più radicate nel Dna di un popolo che affonda le sue radici nell’agricoltura e nella pastorizia. Ecco perché la presenza nei pressi dell’altare di tanti giovani, di gruppi folkloristici, dei medici clown e di tanti volontari. Non a caso l’altare, costruito in ferro battuto da un ragazzo senegalese ospite della comunità “La Valle” di Toro, che raffigurava un ragazzo che viene sorretto da Papa Francesco mentre cade nel vortice della droga e del peccato, è stato inserito in un contesto pastorale. L’altare, infatti, era sormontato da una struttura costruita con canne di bambù che ricordava, in maniera stilizzata, una capanna di pastori, una delle tante che si possono vedere lungo i tratturi, le antiche autostrade verdi della transumanza. Attorno all’altare ginestre e diverse essenze arboree tipiche dei paesaggi tratturali molisani. Al lato dell’altare la statua della Madonna della Libera, proveniente da Cercemaggiore, protettrice della Valle del Tammaro, e alle spalle dell’altare un crocifisso ligneo del 1400 proveniente dal comune di Pietracatella.

Il passaggio dell’omelia che è stato sottolineato maggiormente dagli applausi dei pellegrini è stato “ … la testimonianza della carità è la via maestra dell’evangelizzazione. In questo la Chiesa è sempre stata “in prima linea”, presenza materna e fraterna che condivide le difficoltà e le fragilità della gente. In questo modo, la comunità cristiana cerca di infondere nella società quel “supplemento d’anima” che consente di guardare oltre e di sperare. È quello che anche voi, cari fratelli e sorelle di questa Diocesi, state facendo con generosità, sostenuti dallo zelo pastorale del vostro Vescovo. Vi incoraggio tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici, a perseverare su questa strada, servendo Dio nel servizio ai fratelli, e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. È necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari. Dunque la Chiesa è il popolo che serve il Signore. Per questo è il popolo che sperimenta la sua liberazione e vive in questa libertà che Egli le dona. La libertà anzitutto dal peccato, dall’egoismo in tutte le sue forme: la libertà di donarsi e di farlo con gioia, come la Vergine di Nazareth che è libera da sé stessa, non si ripiega sulla sua condizione – e ne avrebbe ben avuto il motivo! – ma pensa a chi in quel momento ha più bisogno. E’ libera nella libertà di Dio, che si realizza nell’amore …”.

A conclusione della Santa Messa l’arcivescovo metropolita della Diocesi di Campobasso/Bojano, Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, ha salutato il Santo Padre a nome di tutti i campobassani e dei pellegrini presenti. “Padre santo, l’anima mia magnifica il Signore, per le meraviglie che sta facendo nella vita mia di Vescovo e della nostra diocesi di Campobasso-Bojano, cui si uniscono con gioia le altre diocesi dell’Abruzzo – Molise. La stiamo accogliendo con cuore colmo di benedizione, in un abbraccio immenso che vuole esprimerle tutto il nostro affetto e tutta la nostra gratitudine. Le diciamo ancora una volta, in coro, tutti insieme: Grazie, Grazie, Grazie! Lei ha scelto di visitare una terra poco visitata. Ma ora ha conosciuto questo mio popolo, mite, cordiale in una regione bella, dalla cultura vivace, con chiese curate, paesi lindi, dalle colline dove si gusta il sapore del grano e del pane, benedetto dalla fatica dei nostri contadini e dal profumo delle nostre stalle. E’ soprattutto una terra molto vivibile: pensi che il Molise è forse la Regione d’Italia con meno inquinamento e meno delinquenza. Lo ha fatto con cuore di predilezione, nella logica di Maria: “Ha guardato l’umiltà della sua serva. E noi chiameremo beata questa sua visita, di generazione in generazione”. E’ la cultura della solidarietà, davanti alla precarietà e alla disoccupazione, piaga che richiede da parte di tutti, ogni sforzo e tanto coraggio. E di questo, il Molise ha immenso bisogno, perché il lavoro è la grande sfida per le nostre terre, che deve coinvolgere tutti. Maria della Libera ci doni quella sua premura nel servire i più fragili ed i più poveri, faccia maturare in noi la sua stessa sollecitudine materna, nella condivisione che troverà fattiva già Casa degli Angeli Papa Francesco, nell’abbraccio agli ammalati. Infine, uno sguardo alle mete alte, belle come le cime innevate del Matese, sorretti dalla Madonna della Libera. Sono i tanti volti di Vangelo vissuto, che hanno testimoniato come la vita vada riempita di giustizia, costruendo un domani positivo, fatto di ponti! Lei vede, espressi in un apposito banner sul fondo di questo meraviglioso stadio che l’abbraccia con entusiasmo, una serie di volti. Sono i testimoni del Vangelo, nativi o operanti in Molise, lungo i secoli: accanto a san Pietro Celestino, nostro compatrono regionale, sono presenti le immagini di mons. Secondo Bologna, Padre Giuseppe Tedeschi, san Giovanni eremita, Fra Roberto di Giovanni, don Stefano Gorzegno, padre Antonio Rocco, san Pio da Pietrelcina, il beato Ludovico da Gildone, Fra Immacolato Brienza, padre Raffaele di sant’Elia, mons. Vittorio Fusco. Da loro, imparo ed insegno continuamente, uno slogan: gareggiate nello stimarvi a vicenda e scegliete sempre ciò che unisce, poiché Dio mai si stanca di perdonare!! Ringrazio infine tutti coloro che in questi mesi, complessi e vivaci, ma fortemente unificanti, hanno concretamente lavorato per la buona riuscita di questa imponente manifestazione. Ci perdoni eventuali mancanze o limiti, poiché non è semplice accogliere papa Bergoglio, per il suo fascino e la sua forza travolgente! Grazie allora ai numerosi e graditissimi confratelli vescovi, ai molti sacerdoti, diaconi e seminaristi, alle fattive autorità, ai tantissimi volontari, agli operai che hanno sudato sotto il sole, al comitato organizzativo fedelmente presente, agli ammalati ed anziani, che hanno offerto la loro sofferenza, alle consacrate che ci accompagnano con la loro preghiera, agli emigranti che ci seguono con partecipazione viva, ai tantissimi organi di stampa locale, nazionale e internazionale”.

La visita pastorale, per ciò che concerne Campobasso, si è poi articolata in altri due momenti molto profondi e significativi che hanno avuto la valenza della visita privata, dove Papa Francesco ha voluto dare una valenza più intima e più profonda. Dopo la Santa Messa, sulla Papa mobile, si è recato in Cattedrale dove ha incontrato alcuni ammalati gravi e dove ha pregato per qualche minuto sulla tomba dei vescovi Alberto Romita e Secondo Bologna. Poi il Pontefice ha firmato la Positio per la beatificazione di Fra Immacolato Brienza, uno dei punti di riferimento della comunità cristiana di Campobasso.

Subito dopo Papa Francesco ha pranzato nella mensa dei poveri diretta dalla Caritas diocesana denominata “Casa degli Angeli Papa Francesco”. Qui Papa Francesco ha avuto un momento di relax degustando insieme a 40 poveri alcuni piatti tipici della cucina campobassana e dove ha avuto modo di scambiare due chiacchiere al di fuori del protocollo. Un breve momento di riposo e poi il Papa ha proseguito la sua visita in direzione Castelpetroso e Isernia.

Cosa resta di questa visita nel cuore dei campobassani? Una grande forza, una grande speranza nel cuore, la presenza di un uomo che è veramente la guida, il punto focale di tutti coloro che hanno consacrato la loro vita a Cristo e ai suoi comandamenti. Ci si augura che questa ventata di amore, solidarietà e fratellanza possa essere il più possibile contagiosa e riportare a Campobasso e nel Molise intero un po’ più di tranquillità e di lavoro, vale a dire dignità per ognuno di noi.