Di Vittorio Venditti
Ovvero: Chiedere Scusa? Con Fatti Concreti!
Ne avevo già parlato diffusamente qui e quindi ti evito ripetizioni inutili e fastidiose che se ti va puoi recuperare nel link appena proposto ed in quelli inclusi nel medesimo. Siccome però non c’è due senza tre e siccome si è verificato quanto già espettorato, oggi dico la mia sulla soluzione alla quale si dovrebbe arrivare, cosa che in un paese che sta festeggiando il proprio giusto onomastico, (da ieri è carnevale), non accadrà mai.
Prendendo spunto da Quest’articolo, scelto fra i tanti e senz’alcun calcolo preventivo, visto che la cosa si è risolta bene e che chi ci è costato ora è a casa sua, a bocce ferme vediamo di risolvere per il meglio la questione una volta e per tutte. Le due signorine tanto volenterose di aiutare i bambini in difficoltà hanno costretto il contribuente italico a pagare la loro liberazione. E’ stato fatto ed ora le nostre chiedono scusa, come se poi, qualsiasi cifra pagata per loro, fosse pure un centesimo, si possa ritenere frutto di uno scherzo. Loro dicono di voler aiutare i bambini in difficoltà e per questo hanno avuta la bell’idea di recarsi in un paese dove la guerra c’è sul serio e non è come se fossimo in TV. I bambini in difficoltà, purtroppo, li possiamo trovare ovunque, magari anche in Italia, magari anche nella regione di residenza di queste “volontarie”. Si pensi dunque ad applicare per una volta il libro “[download id=”769″ format=”2″]”, facendo quindi del bene di ritorno alla società che ha pagato in anticipo per questo risultato. S’imponga a queste due brave e “coscienti” ragazze di svolgere per un’ora al giorno e per due o tre anni un servizio di volontariato teso al recupero dei bambini in difficoltà che vivono in Italia, magari con relative riflessioni da postare su facebook o sistemi simili. In questo modo, sia pur in parte, avremmo fatto due servizi utili: Il primo, in favore di bambini non a proprio agio che hanno il torto di vivere in Italia, il secondo, per far comprendere a questa gente, “volontaria” con le altrui spese, che se si vuol far del bene, non è necessario mettere a repentaglio la propria e l’altrui vita. Ciò, anche nel ricordo di Nicola Calipari che la vita l’ha persa per recuperare alla patria un’altra gentil donna che in nome dell’informazione si è spinta dove non avrebbe dovuto e poi, a liberazione avvenuta, si è anche risentita contro chi, come il sottoscritto, le ha fatto notare i suoi errori che hanno portato non lei, ma un’altra persona, all’altro mondo.