Di Stefano Venditti
(Premessa), Di Vittorio Venditti
Questo Sì Che E’ Un Buon Natale!
Non dovrei proferir parola perché mi sembra di sporcare il lavoro fatto dal mio amico e collaboratore Stefano Venditti che con il colpo magistrale inferto dalla rubrica del giovedì, oggi ci mostra l’essenza vera della venuta di Cristo in terra, al di là delle chiacchiere morte dette da pulpiti più o meno abbelliti, più o meno importanti, da chi, facendo la professione di venditore di chiacchiere per l’appunto, è il primo a non credere in ciò che vende. Leggi quest’intervista memorabile e con ciò, sia per te un vero Buon Natale.
La farfalla non conta gli anni, ma gli istanti. Per questo il suo breve tempo le basta. Questa frase ha un posto di riguardo su una delle pareti dell’ufficio del dottor Mariano Flocco, responsabile dell’Hospice di Larino. Una frase che racchiude in poche parole lo spirito e la filosofia del ruolo e degli obiettivi con cui lo staff medico e paramedico dell’Hospice quotidianamente si confronta con i suoi pazienti e i loro familiari.
Una missione, più che una professione, una scelta di vita, più che un lavoro. « Il nostro compito nell’Hospice di Larino è quello di accompagnare alla fine della vita i nostri pazienti, cercando di far vivere gli ultimi istanti della loro esistenza terrena in maniera piena e soddisfacente in un ambiente che si avvicina più ad una casa che ad un reparto ospedaliero. Da noi giungono persone affette da malattie, non solo oncologiche, non più suscettibili di guarigione. Quello che possiamo fare come staff medico e paramedico – ha ribadito Flocco – è di lenire il dolore fisico e di prenderci cura maggiormente dell’aspetto spirituale, psicologico, morale, sia del paziente sia della sua famiglia. Questo delicato compito lo svolgiamo grazie e soprattutto alla collaborazione di diverse figure altamente professionali che gravitano attorno all’Hospice quali medici, infermieri, operatori socio sanitari, assistente sociale, psicologo, fisioterapista, assistente spirituale, volontari. Dal mio punto di vista le cure palliative, forse, passano in secondo piano rispetto alla salvaguardia della dignità del paziente e alla cura della sua anima, per così dire. Proprio per questo come struttura pubblica dell’Asrem appartenente al distretto socio sanitario di Larino che mette a disposizione 10 posti letto, accogliamo il malato e la sua famiglia nella nostra struttura cercando di ricreare il più possibile un ambiente familiare. Ogni stanza, infatti, è strutturata in modo che almeno un parente possa avere assicurato il vitto e l’alloggio gratuito e trascorrere così gli ultimi istanti della vita del paziente al fianco del suo caro notte e giorno. A livello fisico, come detto, possiamo solo curare i sintomi fisici del dolore, ma le nostre energie sono maggiormente concentrate nel dare una maggiore qualità di vita agli ultimi istanti di ogni nostro paziente. Come riusciamo a fare ciò, facendo lenire la rabbia legata alla morte. Ci impegniamo, per esempio, in prima persona, a recuperare, qualora c’e ne siano, dei rapporti familiari interrotti bruscamente per vari motivi. Affrontando la morte in maniera più razionale e sfruttando al massimo gli ultimi giorni su questa terra si dà modo al malato di lasciare con animo più sereno questo mondo. In questo modo quasi non c’è tempo di pensare alla morte, ma si pensa all’oggi, all’istante, al valore e alla qualità di ogni singolo secondo trascorso in compagnia dei propri affetti. All’Hospice, per chi ci crede, si vive costantemente e più a stretto contatto con il Cristo crocifisso, con la vera sofferenza, con l’essenza di ogni singola persona. Lo staff dell’Hospice è compartecipe alla cura del paziente perché la terapia si evolve istante per istante in base alle esigenze di ogni singolo degente. Staff e malato diventano membri di una stessa famiglia. Il nostro compito non è assolutamente riconducibile ad un accanimento terapeutico o all’eutanasia, ma è quello di dare dignità alla morte e agli ultimi istanti dei malati. Chi entra nell’Hospice sa che prima o poi dovrà morire, ma non per questo non può o non deve vivere a pieno con gli affetti più cari i suoi ultimi istanti di vita». L’Hospice di Larino è intitolato a Madre Teresa di Calcutta non a caso, visto che il suo testamento spirituale è parte integrante del vissuto quotidiano di tutti coloro che a vario titolo gravitano attorno alla struttura larinese. Chi entra nell’Hospice si accorge subito di essere in un ambiente sanitario differente da quello ospedaliero. I pazienti vengono chiamati per nome, le stanze non hanno semplici e freddi numeri ma nomi particolari, l’arredo è accogliente e colorato, i medici e i paramedici si sentono coinvolti nelle singole storie dei loro assistiti. L’Hospice di Larino, che dal maggio dello scorso anno ha ricevuto il riconoscimento ufficiale, dopo un periodo sperimentale, di struttura pubblica ed accreditata all’Asrem è una struttura all’avanguardia non solo per la regione ma per l’intero centro-sud Italia. Un titolo che viene confermato anche dal fatto che ci sono pazienti che giungono anche da altre regioni e non solo dal Molise. Un polo d’eccellenza al quale si può accedere in maniera del tutto gratuita o attraverso la richiesta del proprio medico di base, o dopo un ricovero ospedaliero o tramite una richiesta diretta della famiglia del malato. «La filosofia dell’Hospice – ha ribadito il dottor Flocco – è quella di una casa dove è presente una elevata offerta assistenziale che, però, non si limita solo all’aspetto farmacologico. Vorrei spiegare, per esempio, meglio il ruolo dell’assistente spirituale che non è solo legato alla religione. Essendo una struttura pubblica ed aperta all’accoglienza di qualsiasi tipo di paziente, abbiamo trovato nella figura di un frate un punto di riferimento per qualsiasi tipo di malato, sia esso credente o non credente, cattolico o musulmano. Dio è Dio per tutti gli uomini e le donne della terra senza nessun tipo di distinzione. Quello che abbiamo notato è che se non si ha più il timore della morte o il pensiero fisso su di essa, ma si vive ogni istante nella pienezza la prognosi si può, anche se in parte, allungare e regalare al malato e ai suoi familiari qualche giorno in più di coesistenza». L’unica cosa inguaribile è la mia voglia di vivere è anche questa una frase che riecheggia nei locali dell’Hospice di Larino e che spiega quale sia il delicato e mirabile compito che hanno deciso di darsi coloro che lavorano nella struttura. «Nel pieno rispetto della laicità della struttura, del testamento di Madre Teresa di Calcutta, di ogni singolo credo, credenza o religione, della dignità di ogni persona che si rivolge a noi svolgiamo il nostro compito che, in sintesi, è quello di curare più l’anima che il corpo». L’Hospice, proprio per il suo ruolo, è stato insignito nel maggio del 2011 del premio Gerbera d’oro assegnato dalla conferenza Stato-regioni e dalla Fondazione Gigi Ghirotti per un progetto do comunicazione, denominato Io ci sono, sulle unità di cure palliative. «Ci terrei infine a sottolineare – ha concluso il dottor Flocco – che l’unica fonte ufficiale per ciò che concerne l’Hospice di Larino è lo stesso staff medico e paramedico che quotidianamente vive e lavora in questa struttura. Su internet ci sono alcuni siti e notizie che fanno riferimento a noi che non sono del tutto veritiere. Chi volesse conoscerci o contattarci può farlo direttamente attraverso il sito www.doloremolise.doloredoc.it o telefonando ai numeri 0874.827775 o 338.5683267».