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Da Tangentopoli A Mondo Di Mezzo

Di Mario Ricca

I Sequel Si Rivelano Sempre Dei Flop!

Popolino che inneggia a favore di chi rende loro giustizia vendicando gli incapaci di far soldi che per non ammettere i propri fallimenti esistenziali si dichiarano onesti, spesso contenti di quel miserabile stipendio che giustificano stando seduti alla scrivania di un pubblico ufficio a parassitare grazie ai danni fatti dai padrini costituenti prima e dal sessantottismo poi.

Spesso l’onestà sbandierata che fa ritenere a questa marmaglia di avere il diritto d’indignarsi verso chi fa quel che è nell’indole umana da che mondo è mondo, (campare al meglio), o ha la memoria corta, perché fa comodo dimenticare benefici tratti da un sistema “flessibile” come quello italico quando bisogna indignarsi verso chi ha fatto meglio di chi si indigna, o è affetto da sindrome di “favola di Fedro”.

All’inizio degli anni novanta, abbiamo avuto quella buffonata detta tangentopoli, atto sovversivo, uno stato autocratico e discrezionale, quello che il popolino ha sempre sognato, dal momento in cui cominciarono a Milano a mettere dentro, senza la minima prova, senza uno straccio di sentenza, quelli che venivano definiti ‘corrotti’. Le prove le estorcevano con la tortura, ossia qualche giorno a San Vittore, l’inferno in terra. Due decenni e abbiamo la versione due punto zero, venuta fuori con eccessiva enfatizzazione per colpa del legittimo sciacallaggio giornalistico d’inchiesta e non, (offerta ideale per quel popolame forcaiolo che per invidia domanda vendetta verso chi è stato più capace a far soldi sapendosi vendere, giustizialista quanto il togame inquisitore. Provo quindi dal mio punto di vista ignorante, ad analizzare lo spettacolo dato dall’ennesima pagliacciata che si profila, messa in atto dalla Procura capitolina. Riflessione per chi come il sottoscritto è politicamente scorretto, per chi ha voglia di violare la consuetudine del pensiero unico e accetta la scomodità di andare controcorrente.

È in corso a mio avviso, l’ennesima crociata ideologica della casta togata che – con mezzi tecnici, consenso e risorse virtualmente infinite a disposizione – riempiendo il vuoto lasciato dalla politica, analizza sistematicamente ogni comportamento e intercetta ogni singola frase di coloro che ritiene nemici pregiudizialmente colpevoli: i “colletti bianchi”, da colpire e possibilmente rieducare in qualche apposito campo, secondo i classici insegnamenti del procuratore Andrej Vyshinski, o il più recente e inquietante manifesto programmatico pubblicato da Micromega lo scorso ottobre (da leggere, estremamente utile per capire). In questo modo si giunge a colpire non tanto i reati gravi, che anzi interessano sempre meno (gli omicidi per esempio, sono solo buoni per le trasmissioni televisive, e gli assassini spesso si fanno strada nel mondo dello spettacolo), ma soprattutto i reati lievi, o addirittura a censurare comportamenti moralmente riprovevoli, assimilati dunque ai primi, scegliendo di fatto ex-ante il presunto colpevole. Di gran moda sono appunto i “reati finanziari”, una novità dei nostri tempi, che comportano castelli di accuse basate su favolose interpretazioni di chi nulla capisce della materia e che quasi sempre finiscono con “false comunicazioni sociali”. Fuffa.
E quindi lo sputtanamento generale dell’expo, il mose, la mafia (?) capitale, e così via. Non c’è necessità di prove o processi, basta una frase colta in una telefonata, un comportamento “border-line” del quale da sempre è campato (e cresciuto, finché cresceva) il mondo, non importa il contesto o se si tratti di una battuta, la si allunga ai giornali e il gioco è fatto. Per il resto, il terreno è fertile, gli italiani non aspettano altro che parlar male degli italiani, la palla di neve diventa valanga.

Forse per scrivere il terzo capitolo di questa farsa etico/giudiziaria, bisogna aspettare le olimpiadi del duemilaventiquattro, se malauguratamente dovessero assegnarle a questo Paese disgraziato!